Era un giorno d'inverno, di quelli limpidi e chiari, dal mio palazzo si potevano vedere le montagne in lontananza, ma solo immaginare i confini di Brazzen.
Anche se i confini sono per i mortali, l'immensità dell'universo è racchiusa nel mio sguardo. Eppure resto sempre affascinata dalla bellezza di questa terra che mi è stata affidata, ne amo ogni angolo, ogni anfratto.
Molti sussurrano che la bellezza di questo luogo dipenda dalla mia volontà, ed è esattamente così.
Amo la Bellezza in ogni sua forma, nei paesaggi incantati della mia terra, nei cieli stellati che posso raggiungere ogni notte, nelle persone.
Ahimè, quella è la mia condanna, l'unica bellezza su cui posso contare a Brazzen è quella delle mie ancelle, soldatesse e sacerdotesse.
Quanto agli uomini, essi sono solo dei bruti, solo pochissime eccezioni si potrebbero definire belli.
Ed è per questo che sono ridotti in schiavitù, solo la Bellezza può trionfare alla mia corte, anche se devo ammettere che non mi dispiacerebbe affatto avere un po' più di begli uomini da guardare... almeno da guardare!
Un passo dopo l'altro, nel mio sensuale abito bianco, mi ritrovo nella sala del trono per il consueto aggiornamento giornaliero sulle faccende pratica e spicce di cui io non mi occupo.
Voglio dire, a che mi servirebbero il mio bravissimo generale e la saggia sacerdotessa altrimenti?
Lascio a loro due queste quisquilie, che a dirla tutta mi annoiano.
Ai mortali sembrano così importanti cose che a mio avviso sono veramente inutili, senza contare quei loro litigi per le minime cose, veramente assurde.
Ad ogni modo, come è mio dovere ascoltare le preghiere che i miei preghiera sussurrano nella notte (per quanto a volte anche lì dicano delle cose assurde) lo è anche occuparmi di faccende più pratiche come la vita su Brazzen.
Mi siedo sul trono, e suono il campanello, annunciando quindi che sono pronta a ricevere il Generale Kyra e la Grande Sacerdotessa Vivian.