Non ero mai stata in una cella.
Certo, ci avevo pensato più e più volte, dopotutto ero una sovversiva, un ribelle, un criminale per questa società, se ci avessero presi ci saremmo fatti della sana galera. Ma a me non era successo, la mia copertura era solida e io ero riuscita a passare inosservata per tutti quegli anni, nascondendomi proprio nell'ultimo posto in cui avrebbero potuto pensare di trovare un ribelle, un Antico.
Ma ora, ero lì, chiusa in quelle quattro mura, a pensare e ripensare ad ogni dettaglio di quella vicenda, anche se in realtà erano gli occhi di Icarius a venirmi in mente ogni momento, anche nei meno opportuni.
Ormai quegli occhi, quel sorriso, erano la mia ossessione continua, si insinuavano in ogni mio pensiero prendendone la forma tanto che non c'era dettaglio, pensiero, idea, sogno che non parlasse di lui.
Quindi sì, caro il mio robottino, è la prima cosa che mi viene in mente, la più importante, quella che più di ognii altra mi interessa.
Lui è la mia priorità.
Tutto il resto, anche la fine del mondo, è riduttiva, è inutile, lontana.
Ma questo quel robottino non poteva saperlo, ovviamente e tantomeno capirlo: come avrebbe potuto una machina comprendere l'immensità di tutto quello? Semplice, non poteva.
Così mi limitai a sospirare, infastidita da tutta quella situazione, e a dirgli: "E quali sarebbero, queste priorità, sentiamo?".