La risposta di Gutlax mi lasciò perplessa.
Aveva sempre parlato di questa fantomatica felicità di noi uomini, che il suo essere reticente mi insospettiva non poco.
Cosa nascondeva quel monolite così importante per loro?
Cosa speravano di trovare?
Tutta la situazione era sempre più assurda, ma almeno eravamo liberi.
Liberi, vivi e soli, finalmente.
Già solo respirare la luce del sole mi sembrava un toccasana, un momento di pace assoluta in quel contesto così complesso e assurdo.
Mi sedetti in macchina, dalla parte del passeggero, e sprofondai nel sedile, voltandomi a guardare Icarius.
Anche lui non vedeva l’ora di andar via di lì, e io più di lui.
“Oh sì, finalmente!” esclamai sospirando volta con la testa appoggiata al sedile.
“Per questo ci tenevo che ci ritenessero in grado di trovare il monolite, perché ci lasciassero andare…” chiudendo gli occhi per un momento, assaporando la pace ritrovata “Non so nemmeno se esiste in realtà, e devo ammettere che mi inquieta molto questa faccenda del monolite!”.
A quelle parole di Icarius, poi, un lampo malizioso mi attraversò lo sguardo mentre lo lasciavo scorrere su tutta la sua figura seduta al mio fianco.
Allora, senza dire nulla, allungai una mano a prendere la sua, mentre i miei occhi erano fissi nei suoi, con un’espressione indefinita, carica di emozioni, sensazioni e battiti di cuore impazziti in una giostra impazzita.
Com’era bello sentire la sua mano nella mia, come mi piaceva quel contatto.
Adoravo il modo in cui si sfioravano, si cercavano, trovavano.
Era una sensazione unica, bellissima, che mi attraversava tutta.
“Sì…” sussurrai con la voce calda ma attraversata da una profonda emozione “Finalmente siamo soli..” guardandolo negli occhi sempre più intensamente.
“Solo noi..” canticchiai pianissimo con gli occhi sognanti, felici e persi nei suoi “Andiamo via di qui…”.
|