Urlai ancora, un urlo lacerante e straziato, non solo per il mio braccio sanguinante e ferito, quello era poca cosa, ma per quello che credevo fosse l'uomo con cui avrei condiviso ogni istante della mia vita e che ora si stava rivelando il mio assassino, dopo essere stato il mio carceriere.
Mi accasciai a terra, sanguinante, tremante, in lacrime per la mia vita che si era conclusa nel modo più atroce che si potesse immaginare.
Uccisa dall'uomo che si amava.
Ma cosa mi sarei dovuta aspettare?
Nulla di diverso dall'uomo che mi aveva rapita, anche se ora non c'era lui in quegli occhi, quei bellissimi occhi neri che mi avevano catturata dal primo istante e che ora mi guardavano morire.
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