Altro brano da "La vocazione", in cui si narra del giovane Ordifren...
Da quella sera la cripta sotterranea tornò ad essere il rifugio dei credenti del paese che si radunavano attorno al falso chierico, credendolo davvero un Ministro della Chiesa.
Ordifren invece aveva abbandonato il Convento di San Michele Anni prima prima, rinnegando così la sua vocazione.
Tuttavia quel travestimento sembrava davvero un perfetto stratagemma per ingannare la gente del posto e soprattutto i nobili pagani che li tenevano in pugno.
Così per giorni e segretamente il falso pastore guidò le ignare pecorelle, celandosi come un lupo famelico sotto quel saio bugiardo.
Ogni giorno, fingendosi un poeta, Ordifren si incamminava per la campagna del borgo, ma invece di recitare rime egli era impegnato ad intrecciare piani per liberarsi dei suoi nemici.
E fu in una fredda e grigia mattinata d'Inverno che rivide la bionda ragazza incontrata per un attimo il giorno del suo ritorno nel borgo.
Aveva incontrato altre donne prima di lei e da tutte aveva preso qualcosa, quasi come pegno funereo per la loro debolezza verso il suo fascino diabolico.
Ma lei sembrava diversa.
E forse diverso lo era anche lui ormai.
La giovane passeggiava distrattamente tra i boccioli di eriche, gli acerbi giacinti ed i castagni maturi.
I suoi occhi parevano mutare come il vento e l'umore di chi restava a fissarli per troppo a lungo, quasi si alimentassero delle passioni che animano gli uomini bramosi.
I capelli erano di un biondo pallido ed indefinito, come il grano non ancora maturo ma già accarezzato dal Sole cocente.
Le sue labbra erano simili al corallo ed i suoi denti brillanti come perle.
La pelle era cangiante, come se il cielo riflettesse la sua bellezza su di lei.
Qualcosa di inquieto, una vaga soddisfazione sembrava seguirla e forse per questo nessuno era riuscito mai, nemmeno suo marito, a conquistarla davvero.
Indossava un abito di un verde vivo, con nastri rossi e maniche a sbuffo di un bianco candido.
Tra la gonna e gli alti stivali scuri si vedevano le ginocchia nude e ben fatte.
Tra le mani stringeva un libro dalla copertina blu cobalto e le parole impresse di un inchiostro chiaro, quasi argenteo.
Ordifren ai piedi di una quercia poco distante era lì a fissarla.
Lei proseguì la sua passeggiata, fino a quando sentì dei passi giungere alle sue spalle.
“Per Paride era tutto molto facile...” disse lui apparendo dietro di lei.
La ragazza si voltò di scatto ad udire quella voce.
“Cosa?” Stupita lei.
“Paride...” lui “... nel conquistare Elena... aveva l'aiuto di Afrodite...”
Lei non disse nulla.
“Se bastasse una mela d'oro...” Ordifren avvicinandosi a lei, per poi sfiorarle i capelli “... sarebbe tutto molto semplice...” mostrandole poi una mela rossa, quasi l'avesse fatta comparire per magia dai suoi capelli.
“Siete un illusionista?”
Lui sorrise.
“Non vi conosco.”
“Io conosco te, Maria...”
“Come conoscete il mio nome?”
“Forse dal tuo diario...” indicando lui il libro che lei aveva con sé.
Maria restò meravigliata, quasi impressionata.
“Di certo avete udito da qualcuno in paese il mio nome...” la ragazza dopo un istante.
“Non parlerei mai con nessuno di te.”
“E magari notando questo” lei agitando il diario “avete intuito che fosse il mio diario...”
“E come potrei conoscerne il contenuto?”
“Il... il contenuto?” Titubante lei.
“So che sei infelice, Maria...” il finto chierico “... che questo luogo è per te una prigione... che immagini e sogni il mondo intero... che dubiti esista davvero l'amore...”
“Io devo andare ora...” e si voltò per andar via a passo svelto.
“Non andartene, Maria...”
Lei si fermò di colpo, senza capirne il perchè.
“Conosco l'indovinello di Mana Serace...”
“L'indovinello?” Ripetè lei incredula.
“Quello che tuo padre ti leggeva ogni sera prima di andare a letto...” guardandola negli occhi lui “... quello di Mana Serace, l'uomo nero che dal buio spaventava le bimbe cattive... tuo padre di voleva suora, chiusa in un convento...” ridendo piano “... non è vero? E quell'indovinello, per qualsiasi bambino che si avvicinava a te, era il solo modo per scacciare Mana Serace... se non lo indovinavano tu avresti portato loro la sua maledizione...”
“Era...” lei inquieta “... era solo una sciocca favola che spaventava i bambini...”
“Eppure tu non hai mai incontrato la felicità.” Sentenziò Ordifren.
Poi allungò la mano e prese il diario di lei.
Lo aprì e lo sfogliò, trovando quasi subito la filastrocca di Mana Serace e l'indovinello che in essa si celava, che così recitava:
“Colorata di azzurro, questa destra a gestire il potere è abilitata,
lo tiene nelle mani e lo amministra anche se viene spesso bacchettata.”
Ordifren chiuse allora il diario, guardò Maria e le sussurro ad un orecchio la soluzione, per poi baciarla.
Lei lo schiaffeggiò e poi corse via.
Ma la ragazza ben sapeva che qualcosa era accaduto dentro di lei in quel momento e che nulla sarebbe stato più lo stesso.
E voi dame e cavalieri di Camelot sapete risolvere l'enigma?