Continuai ad osservare la scena con un certo distacco, chiedendomi se la mia permanenza in prigione non mi avesse tolto ogni briciolo di umanità.
Quella strana cosa che ti induce a sconvolgerti nel vedere la morte di qualcuno davanti ai tuoi occhi.
Ma probabilmente il mio era un meccanismo di difesa.
Ne avevo viste, io, di morti. Eccome, troppe!
C'era stata Sara, che si era impiccata in lavanderia, l'avevamo vista tutte, quella mattina, ricordo ancora l'odore che si sentiva fin quasi alla mensa.
E perchè, Nina? Lei era morta a furia di calci, era morta davanti ai nostri occhi, era morta perché aveva contestato Micksol e il suo maledetto modo di trattare la piccola Annie.
Sì, avevo visto tante morti assurde che forse ormai ero contaminata per sempre da quell'apatia orribile.
Chissà se avrei mai più provato delle emozioni, se sarei tornata a vivere, a sentire il cuore battere, ad emozionarmi, a spaventarmi a fremere, a gioire.
Magari un giorno... ma non oggi.
Oggi osservavo la scena come da dietro un vetro.
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