Il Sole si accingeva ad attraversare l'ultimo quarto del cielo, mentre sulla foresta incantata aleggiava un vento fresco e silenzio, quasi solenne, che soffiava lieve verso gli alti picchi che racchiudevano quel millenario luogo di contemplazione e mistero.
Il giovane con passo svelto raggiungeva le alte rocce, dove poi avrebbe scorto le leggendarie sorgenti del Lagno.
Qui vide la capanna che solitaria si ergeva tra i vapori che risalivano dalla cascata verde.
Allora scese lungo la liscia scarpata e la raggiunse.
Trovò il suo vecchio maestro in contemplazione.
“Maestro...” disse lui.
Il vecchio restò impassibile e con gli occhi chiusi.
Trascorsero lunghi secondi, poi ad un tratto il maestro balzò in piedi ed attaccò il suo allievo.
Colpi rapidi, potenti, apparentemente imparabili.
Tutti però schivati o parati dal ragazzo.
Allora con un balzo il vecchio tornò al suo posto, lo guardò e sorrise.
“Benvenuto.”
E si abbracciarono.
Un attimo dopo però qualcosa destò il maestro.
Un fruscio, un'ombra.
Apparve una figura incappucciata che salutò e lasciò qualcosa.
“Chi sei?” Il vecchio alla figura.
“Solo un messaggero.” Rispose questa, porgendogli una lettera col simbolo del drago.
E svanì nel vento.
“Cos'è, maestro?” Chiese l'allievo.
“Un invito...” il maestro a lui.
“Un invito?”
“Si, Icarius...” rispose annuendo il maestro al suo allievo.