Un sorrisetto lieve, che celava molto più di quanto quei giornalisti potessero mai immaginare si dipinse sul mio viso.
Oh, che ne sapevo io di come si combatteva in ambito sportivo?
Io avevo combattuto contro ganster e spacciatrici, signore della droga e corrieri, mogli e figlie di trafficanti per l'egemonia della prigione.
Avevo dovuto difendermi da spedizioni punitive, da agguati nell'ora d'aria, da imboscate di infami che pensavano di potermi prendere di sorpresa, che pensavano fossi debole se presa da sola.
Quando combatti in prigione non ci sono regole, né rispetto, né onore, non ci si risparmia, non ci si preoccupa certo di non uccidere l'altra, la vita non vale nulla, e non si ha paura di niente, perchè non si ha niente da perdere.
In prigione si ha già perso tutto, anche l'umanità.
"No, non mi spaventa..." dissi infine, guardando la giornalista "Anzi, è stimolante, mi permetterà di mettere alla prova le mie capacità... io non sono una sportiva, signori, ma una guerriera, e la guerra, non ha regole!".
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