Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 15-10-2009, 02.29.06   #77
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XXI

“Credi a me e non dubitare delle mie
parole quando ti dico che ogni regno
ha un suo Santo, un suo re ed un suo eroe.
Come ogni uomo non possiede altro che una
donna, un nemico e la propria Fede.”
(Antico Lai)


Intanto, nella sala del trono, il re, alcuni baroni ed i marescialli di campo decidevano sull’esito del torneo.
“In realtà” disse uno dei baroni “nessuno degli sconfitti potrebbe vantar pretese sulla vittoria finale!”
“Concordo!” aggiunse uno dei marescialli di campo.
“Ma il torneo non può chiudersi senza un vincitore!” Intervenne il re.
“In realtà, vostra maestà sa bene che il campo ha espresso il suo verdetto…”
“Cosa intendete dire, ser Torio?” Chiese stupito il re. “Sapete bene che il risultato della giostra è viziato!”
“Maestà” aggiunse il nobile barone “viziato si, ma nella forma, non nella sostanza.”
Il re lo guardò con aria turbata.
Ma sapeva bene di avere davanti uno dei più nobili e saggi baroni del reame.
Infatti, Ser Torio delle Taverne da sempre aveva svolto, in modo onorevole e brillante, il ruolo di consigliere della corona.
La sua parola aveva a corte un peso ed un valore superiore a tutti gli altri ministri del re.
E quelle parole, dette proprio da quell’uomo, suonavano pesanti alle orecchie del re.
“Ritenete quindi” chiese questi “che il premio debba andare a quell’irriverente ragazzo?”
“Non irriverente, mio signore” rispose ser Torio “ma direi audace ed ardimentoso!”
“Ha partecipato con l’inganno alla giostra!”
“Perché mai, mio signore?”
“E ce lo domandate?” Chiese contrariato il re. “Si è spacciato per cavaliere, mentre invece non lo era!”
“Maestà, io in realtà ho visto solo forti cavalieri contendersi il premio.” Rispose ser Torio. “Quindi non comprendo il vostro disappunto.”
“Vi fate beffe di noi?” Sbottò il re. “Nessuno ha proclamato cavaliere quel ragazzo!”
“Sire, cosa fa di un uomo un cavaliere?” Chiese ser Torio. “Non è forse la forza? Ed il valore? Non sono il coraggio e l’audacia le sue virtù?”
“Anche la lealtà!” Lo interruppe il re. “Ed invece quel ragazzo si è infiltrato nei ranghi con l’inganno!”
“L’inganno è fratello alla menzogna e questa del tradimento è la compagna!” Rispose ser Torio. “In quel ragazzo invece ho scorto solo arguzia ed una notevole forza di volontà!”
“Con voi è impossibile discutere!” Tagliò corto il re. “Avete in simpatia quel ragazzo e ne prendete con ardore le difese!”
“Mio signore” rispose con tono pacato e rispettoso il nobile barone “ho simpatia per chi è ardimentoso e coraggioso. Chi non teme di affermare se stesso ed i suoi ideali. Chi conosce il proprio valore e su questo tutto punta. Queste sono le virtù che vorrei vedere nei nostri cavalieri!”
Il re si lasciò cadere sul trono e fissò a lungo il suo consigliere.
“Ma possiamo davvero fidarci di un simile suddito?” Chiese con tono infastidito. “Un suddito che pur di riuscire, è pronto ad andare contro ogni regola e norma?”
“Vostra maestà ben ricorda il padre di quel ragazzo.”
“Il duca Taddeo? Certo, ma cosa centra ora?” Chiese il re. “ Siamo sicuri che, quando verrà a saperlo, resterà molto contrariato dal comportamento di suo figlio!”
“Vostra maestà sta parlando proprio del duca Taddeo?” Chiese con un leggero sorriso ser Tonio. “Quello stesso cavaliere che disubbidì agli ordini ricevuti, durante la battaglia del Passo dei Meli, assediando di sua spontanea volontà, con un i suoi fedelissimi, la fortezza Bottegale dove erano rintanate le milizie di vostro cugino l’usurpatore? Quel impavido guerriero che, nonostante tutti fossero contrari, voi compreso, attaccò e sbaragliò la retroguardia del traditore sulla via di San Marco?”
Il re non rispose.
“Maestà, furono proprio quelle azioni che ci permisero di sconfiggere vostro cugino ed i suoi soldati.” Continuò ser Tonio. “Così era il duca Taddeo. E così sembra essere anche il suo degno figlio.”
“Ser Tonio” Rispose a testa bassa il re “che il diavolo vi porti!”
Poi chiamò a se i marescialli di campo e diede loro delle precise istruzioni.
Ardea intanto era a discutere con ser Vico d’Antò, che lo rimproverava per la sua sconsideratezza.
“L’obbedienza è una delle regole fondamentali della cavalleria!” Diceva il cavaliere al ragazzo. “Il rispetto delle gerarchie è una norma sacra per un cavaliere!”
“Milord” rispose sconsolato il ragazzo “mi sentivo e mi sento tutt’ora pronto per essere un cavaliere. La mia unica colpa è quella di aver desiderato troppo quell’investitura. Tuttavia, in cuor mio, credo di essermela guadagnata.”
Ma i loro discorsi vennero all’improvviso interrotti dall’arrivo dei marescialli di campo, che recavano ordini del re.
“Ardea d’Altavilla” cominciò a dire uno di loro “il re vi comanda di recarvi alla cappella di palazzo e lì prendere la santa messa, per poi rinchiudervi fino all’indomani nella vostra stanza.”
Anche se incuriosito da quegli ordini, Ardea, salutato ser Vico, si recò alla cappella secondo la volontà del re, dove avrebbe assistito alla santa messa prima di raggiungere la sua stanza per trascorrervi una notte che si preannunciava lunga ed inquieta.



(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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