La compagnia avanzava con passo incerto tra le lapidi del cimitero.
L'ululato di un lupo fece sussultare tutti, un vento gelido si alzò, penetrando fino alle ossa, mistiche parole arcane echeggiavano nella valle.
Poi il cielo fu soverchiato da dense nubi nere in modo innaturalmente veloce, lo sguardo degli avventurieri cadde in un punto discretamente lontano da loro: una figura umanoide ammantata di nero brandiva una sorta di bastone, urlando parole estranee dalla loro conoscenza.
Appena finito il flusso di parole incomprensibili accadde l'inimmaginabile: il terreno si smosse e i morti si destarono da loro sonno; coloro che un tempo erano cavalieri, riportati alla vita in modo sacrilego, indossavano ancora la loro armatura e impugnavano le loro armi, ma i loro corpi erano putrefatti, alcuni erano addirittura degli scheletri animati da una forza negromantica.
La moltitudine di non morti sembrò esitare un attimo, poi, come un sol uomo, caricò gli avventurieri senza gridare alcun motto di battaglia che non era un lamento inumano.
__________________
"E cavalco via fra terre che roride e stanche ora piangon con me"
|