Dalla finestra aperta entrava l'afa della calura estiva, che sottometteva la città racchiudendola in una bolla d'aria irrespirabile.
Talvolta capitava che il mio viso si contraesse appena in una smorfia di dolore al passaggio delle sue mani, ma era per me impossibile fare a meno di quei tocchi caldi, sicuri, al contempo virili e delicati.
Continuava imperterrito, sulle gambe, sulle braccia, sulla schiena.
Ad un certo punto, sentii che si fermava; aprii gli occhi e lo vidi intento a fissarmi.
"Come mai mi guardi?" chiesi con gli occhi nei suoi, mormorando piano senza un tono preciso.
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