Stavo forse morendo, sotto quella mascolinità calda e possente! Non avevo più fiato nei polmoni, ero fuoco, sì... Ero il fuoco che bruciava insistente, senza sosta. Sembrava volesse entrare tutto in me, e io godevo... Godevo da morire! Lo stringevo e lo sentivo baciarmi, leccarmi, prima le labbra, poi il mento. Io, invece, volevo morderlo. Avrei morso ogni angolo del suo corpo ma mi limitai alle sue labbra e al suo mento perfetto, sagomando la mandibola con i denti e con la lingua, scendendo, per quanto mi era possibile, sul collo. Gemere era diventata un'arte, qualcosa che sapevamo fare bene, insieme. E quando, insieme, arrivammo al culmine di quella danza di ardente lussuria, io gridai il suo nome, aprendo ancora di più le mie gambe e tremando forte sotto di lui. Le scosse uscirono da me e mi percorsero per tutti gli angoli del corpo. Gli graffiai la schiena perfetta e portai indietro la testa, facendolo finire ancora più in profondità, muovendo il bacino e scuotendomi ancora.
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What I've done, I'll face myself, to cross out what I've become, erase myself, and let go of what I've done.
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