“Dunque, signor Fabbrus...” disse il dottore sedendosi davanti al paziente “... questo colloquio ha il solo scopo di valutare i suoi progressi, il suo equilibrio psichico e la capacità di relazionarsi con gli altri...”
“Tutte vaccate...” il paziente dagli occhi azzurri.
“Come dice, scusi?”
“Vaccate, ha presente, dottore?” Con un ghigno quello. “Ha una moglie? Una figlia? Ecco, allora può capirmi. Vaccate.” Ridendo.
“Signor, Fabbrus...” il dottore “... così non mi aiuta e soprattutto non aiuta se stesso...”
“Si?” Il paziente. “Volete aiutarmi voi altri? Voi che mi avete chiuso in questo buco di melma? Voi a me? Per farmi impazzire, vero?” Fissandolo con i suoi folli occhi azzurri. “Che fessi...” ridacchiando.
“Lei quindi crede di essere vittima di un complotto?”
“Al diavolo...”
“Vittima di un'ingiustizia?” A lui il dottore.
“Vaccate... vaccate... e ancora vaccate...” divertito il paziente.
“Signor Fabbrus...”
“Dottore!” Lo zittì Fabbrus. “Lasci parlare me... mi avete chiuso qui perchè? Perchè sono pazzo? Dalla follia non si guarisce, no... mai. Se così fosse lei non sarebbe ora qui a farmi queste cavolo di domande. No, voi sapete che non sono pazzo... e nonostante tutto mi avete rinchiuso in questo lercio posto... perchè? Lo so io perchè... perchè non credo nelle vostre cavolate... nei vostri pseudo valori, nelle vostre regole, nel vostro ordine del cavolo... vero?”
Il dottore scosse il capo rassegnato.
“Io lo so perchè...” ancora il paziente “... volete sapere se io so...”
Il dottore lo fissò in quei deliranti occhi azzurri.
“Sapere se io so...” quello “... vero? Se magari è uscito da poco, se era vostro ospite... se era anch'egli un ospite di questo Inferno, vero? Si, perchè l'Inferno esiste davvero... Dio no, ma l'Inferno si...” annuì.
“A chi si riferisce?” Chiese il dottore.
“Andiamo, dottore...” buttando la testa all'indietro il paziente “... volete sapere che fine hanno fatto quei bambini, vero? Se il demonio che li ha presi è uscito da uno dei gironi di questo maledetto ospedale per pazzi, vero? Vero?”
“Lei cosa sa?”
Il paziente scoppiò a ridere.
“Non ci costringa ad un nuovo elettroshock.” Minacciò velatamente il medico.
“Uh, che paura!” Sarcastico Fabbrus.
“O peggio...” mormorò il medico “... vuole essere lobotomizzato, signor Fabbrus?”
Il paziente gettò allora lo sguardo sul cellulare del dottore appoggiato sul tavolo.
Con un gesto fulmineo lo afferrò e cominciò a conficcarlo con rabbia nelle tempie del medico.
Le urla del dottore attirarono gli infermieri, che immobilizzarono e pestarono Fabbrus a sangue.
Poco dopo fu portato nella sala per essere lobotomizzato.
Mentre gli infermieri gli legavano mani e piedi sulla sedia, lui rise forte.
“Anche dopo io sarò più sveglio di voi...” mormorò delirante “... scommettiamo? Io sarò lo stesso... e voi vedrete altri bambini sparire nel nulla...”
E cominciò a sussurrare:
“Una mattina lo scrittore Dan Brown regola il proprio orologio da polso sull'ora esatta leggendola dal suo cellulare.
La mattina seguente, appena alzatosi dal letto, rilegge sul cellulare l'ora esatta che però risulta molto diversa da quella indicata dal suo orologio.
Eppure questo funziona perfettamente, non necessita di essere ricaricato, non si è mai fermato e non c'è stato alcun passaggio dall'ora legale a quella solare e viceversa.
Naturalmente anche il cellullare funziona correttamente.
Come si spiega questo strano fatto?”
Gli infermieri n badarono a lui, né al suo indovinello.
Lo legarono bene e cominciò la lobotomia.
Fabbrus fu poi portato nella sua stanza visibilmente provato e non più in sé.
Nessuno badò al suo indovinello ed il giorno seguente un nuovo bambino sparì misteriosamente ad Afragolopolis.
E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'enigma di Fabbrus?