Disattivato
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Era terribile, meraviglioso, certo, ma anche terribile.
Quel piacere che mi divorava, quell'impeto con cui mi sbatteva su quel trono ancora e ancora, quell'ardore nei suoi occhi, quell'appassionata ferocia, quell'infaticabile cavalcata, avevano ormai preso possesso del mio corpo, del mio animo, del mio essere.
Era come un pericoloso gioco delle parti in cui io volevo portarlo al limite testando la mia resistenza.
Il mio volto era ormai sconvolto dal piacere, non urlare era sempre più difficile, il mio corpo si ribellava a quella mia assurda testardaggine.
Eppure ora, paradossalmente, quella tortura era anche piacevole, quel contenere in me il piacere e vedere poi la reazione di lui era ancora più eccitante.
Io stavo impazzendo sempre di più, ero folle, incredula, sconvolta.
Eppure resistevo, ormai solo per vedere la reazione di lui, per godere di quella foga incontrollata con cui mi faceva sua.
Ma poi si fermò, si fermò di colpo facendomi spalancare gli occhi increduli e sconvolti.
Quella presa sulla mia mano, quelle parole.
Così inappropriate, così eccitanti.
Lo guardai con lo sguardo ormai appannato dalla passione, sconvolto dal piacere.
Senza che lui dovesse forzare quella presa, docilmente, con lo sguardo colmo di passione, eccitazione e godimento, scesi ai suoi piedi ritrovandomi di nuovo in ginocchio.
"Così?" con aria innocente, guardandolo negli occhi, uno sguardo intenso e penetrante, uno sguardo eccitato e voglioso.
Lo sguardo di chi non vedeva l'ora di farlo impazzire.
Un lungo e intenso istante in cui volevo vedere il suo sguardo folle diventarlo ancora di più per l'attesa.
Giocando col battito del suo cuore, con la sua eccitazione crescente.
"O così?" avvicinandomi piano, lentamente, fino a sfiorare la sua virilità turgida con le labbra, una volta, due volte, tre volte, tirandomi però sempre indietro, donandogli solo una carezza leggera con le mie labbra calde, sempre più vogliose.
Alzai poi di nuovo lo sguardo su di lui.
"Oppure..." sussurrai, con voce calda, eccitata, vogliosa, per poi farlo mio completamente, lasciando che la mia bocca lo accogliesse, guastasse, eccitasse, facesse impazzire ancora e ancora.
Così..
Aveva consegnato quella gara nelle mie mani, o meglio, alle mie labbra, e io avevo intenzione di portarlo allo sfinimento, di godermi ogni meraviglioso istante che quell'intrigante gioco delle parti ci stava riservando.
Quello stuzzicarsi a vicenda, quel provocarsi, portarsi al limite, non faceva altro che aumentare il godimento, la passione, persino l'amore.
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