Guisgard stava godendo di quel momento, un momento in cui mi stavo dedicando anima e corpo al suo piacere. La mia lingua era sua schiava, la mia bocca metafora di una grotta del piacere, dove succhiare equivaleva a vivere.
Un piacere dunque sfrenato, ma in quegli ultimi istanti capii dal suo sguardo che Guisgard voleva di più, molto di più. Ed io ero intenzionata a darglielo, quel di più. Ero pronta a dargli tutto.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
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