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Vecchio 10-03-2017, 03.33.29   #2109
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Ogni istante di quel gioco infuocato, reciproco e nostro, mi eccitava sempre di più.
Mi eccitava vedere il piacere nei suoi occhi, e mi eccitava la sua mano che abile e sicura giocava con quel fiore che rendeva così unico.
Poi la sua bocca sulla mia, le nostre lingue a rincorrersi, i nostri respiri che si facevano uno, i nostri gemiti che nascevano e morivano sulle labbra dell'altro.
E lui.. lui era la quintessenza della bellezza umana, mentre si abbandonava a quel piacere intenso.
Restavo a guardarlo rapita, finché tutto intorno a me non divenne sfuocato e lontano.
Finchè il mare in tempesta non venne a travolgermi, facendomi quasi perdere l'equilibrio, tanto che fui costretta ad aggrapparmi a lui con braccia e gambe, per non cadere, e quel contatto aumentò ancora di più il piacere che ormai si faceva strada in me, liberando esplosioni dove prima c'erano le fiamme che divoravano le mie membra pezzo per pezzo.
E morii, mille volte, morii per poi rinascere e morire di nuovo.
Con caldi e lunghi gemiti, con fremiti che scuotevano tutto il mio corpo.
In quella folle corsa, il piacere mi aveva infine raggiunto, per farmi sua e sconvolgermi, e ogni parte di quel piacere gridava a gran voce il nome del mio Amato, come fosse il significato più profondo di quel momento di puro godimento.
Avevo la testa buttata all'indietro, mentre lui mi sosteneva, e continuava ad uccidermi lentamente, con le sue mani che sembravano voler cercare l'essenza stessa del mio corpo.
Forse, l'avevano trovata davvero.
Quando raddrizzai la testa, soddisfatta e ancora intontita da quell'onda che mi aveva investito, trovai i suoi occhi nei miei, occhi intensi, di un azzurro che sembrava quasi velarsi di un tramonto rosso e screziato.
Occhi in cui riuscivo a leggervi l'eccitazione per tutto quello, eppure le mie mani erano state incapaci di continuare, mentre mi aggrappavo a lui, sopraffatta e vinta da quella passione incontrollabile che lo muoveva in me, con le sue mani eleganti e abili.
Ma no, non era abbastanza.
Volevo di più.
Volevo tutto.
Volevo ogni cosa di lui, volevo sconvolgerlo, averlo e vederlo naufragare nel mio stesso mare in tempesta.
Allora il mio sguardo mutò, diventando intenso, determinato, appassionato.
E scesi, lentamente, più lentamente di quanto avrei voluto, ma la foga di averlo non reggeva il confronto con il desiderio di godermi il suo sguardo, il lampo di consapevolezza nei suoi occhi.
Finchè non mi trovai ai suoi piedi, con lo sguardo ancora puntato nel suo, e lo presi, lo intrappolai tra le mie labbra, lasciando la mia lingua libera di giocare, di stuzzicare, di assaporare quell'intensa virilità che ormai mi apparteneva.
Dapprima mi godetti quel gioco ardito, con gli occhi chiusi, poi li riaprii, cercando i suoi, nutrendomi del suo sguardo e dei suoi gemiti oltre che del suo sapore.
E il piacere che ne derivava in me, era così bello e intenso, da farmi desiderare di non finire mai.
Anche perchè, questa volta, non gli avrei concesso di fermarsi, e se lui, perso in quel mare di piacere, riusciva a leggere il mio sguardo, perso e annegato nel suo, ormai doveva averlo capito.
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