Quel gioco reciproco, quella gara, quella corsa folle volta a far impazzire l'altro, continuava.
Erano in piedi, eccitati ed innamorati, nudi, incatenati l'una all'altro attraverso le loro mani che si muovevano ora lentamente, ora più veloci, sicure, desiderose, insaziabili.
E nel fare ciò, nel darsi reciproco piacere, Icarius e Clio si baciarono, legando così anche le loro labbra e le loro lingue.
La regina galattica poteva toccare con mano l'ardore e la virilità di quel terrestre, di quel giovane pittore.
E più lo deliziava, più lo vedeva gemere, godere, impazzire.
I suoi occhi erano di un azzurro chiaro, limpido e grandi.
Occhi in cui lei poteva vedere dentro tutto ciò che gli stava donando.
Ossia un piacere senza fine.
Ma anche la bella musa in breve iniziò a perdere
lucidità.
La mano di Icarius, le sue dita che muoveva con maestria infinita, con sicurezza disarmante, con un impeto ed un ardore non comuni sembravano incapace di fermarsi.
Incapaci di smettere e di interrompere quel gioco.
Lei le sentiva muoversi ed affondare in quel lago infinito e screziato.
Quel lago che faceva vibrare e sussultare il suo ventre e tutto il suo corpo.
Sempre di più, sempre di più.
Ed ormai la bella regina non poteva più reggersi sulle gambe, stare in piedi con le sue sole forze.
E si appoggiò allora al suo uomo, al suo pittore.
Solo così poteva non arrendersi a quel piacere senza limiti.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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