Io accennai una risata e scossi appena la testa, guardando Lucy.
Sentii poi una voce a me familiare.
Mi voltai ed era infatti Elv, insieme ai suoi compagni.
Subito sorrisi e mi avvicinai.
"Ciao a voi" lo salutai sorridente, salutando poi anche i suoi compagni.
"Allora, adesso che ci siamo tutti direi che possiamo andare, no?" chiesi, guardando tutta la compagnia e prendendo il braccio di Elv.
Percorremmo il marciapiede, lasciandoci la caffetteria alle spalle.
Proseguimmo per un po' fino a girare l'angolo e trovarci di fronte quello che non era solo un semplice locale in cui ascoltare musica e bere qualcosa, no.
Era molto di più.
Era il cuore della rivoluzione.
Nulla iniziava o finiva senza prima essere approdato lì, al Cotton Club, meta di astri nascenti e magnati della finanza, centro nevralgico sociale e culturale di Afragolopolis.
Attraversammo la strada, già solcata dalle più costose auto di lusso che iniziavano a sfrecciare in centro ai primi bagliori del crepuscolo, per raggiungere il cinematografo, oppure questo o quel ristorante.

Varcata la soglia, ci immergemmo in quel bagliore prezioso e scintillante, intriso del jazz proveniente dalla band sul palcoscenico che animava le coppie, le quali costellavano la pista da ballo, mentre altre incorniciavano la scena seduti ai tavolini, con uomini intenti a sorseggiare i loro Gin Tonic e le donne, abbigliate coi loro setosi e preziosi abiti a sottana, che sorreggevano elegantemente coppe di Sidecar giallo limone nelle affusolate mani smaltate.
Tutto quello era semplicemente magico.
Un cortese cameriere poi ci accompagnò ad un tavolo e prendemmo posto, io seduta vicino ad Elv.