L'opera teatrale Florenzia è tra le più importanti dell'intero teatro Afragolignonese ed è attribuita a Madama Rosaria, nobildonna Sygmese trasferitasi a Capomazda.
Il racconto è ambientato alla vigilia della grande invasione di Sygma da parte dei cavalieri Taddeidi guidati da Ardeliano.
Si tratta di un lungo momento di riflessione da parte dei compagni del giovane duca, suoi amici d'infanzia ed ora fedeli cavalieri del suo esercito, volto ad analizzare ed esternare i conflitti interiori, le passioni, le paure ed i sogni di una generazione che condusse Capomazda verso la sua conquista più grande.
I protagonisti si muovono quasi come maschere, ciascuno con le sue caratteristiche ben marcate, in una sorta di palcoscenico drammatico ed epico insieme, dove la fatalità e la convinzione di essere parte di un Destino alto e già scritto infonde in ogni figura un che di grandioso eppure di umano allo stesso tempo.
La causa bellica viene riconosciuta e legittimata dalla convinzione che i Taddei discendono dagli stessi Sygmesi e dunque la conquista non viene più vista come atto di forza, ma vera e propria unificazione di un mondo diviso in due parti uguali.
L'opera, che prende nome dalla capitale Sygmese, Florenzia, diviene così un trattato storico che però narra gli eventi come se la storia stessa fosse romanzata e fatalista, in attesa di un finale scritto forse Altrove.
Uno dei passi più significativi è quello in cui Ruggero e Roberto, due compagni del giovane duca, discutono circa gli eventi che hanno spinto al conflitto, temendo persino che il loro compagno e signore sia divenuto folle per il tragico Amore con una bella principessa Flegeese.
Di qui i due discutono poi delle grandi profezie che parlano della conquista, come la scoperta del Palazzo delle Lingue, il completamento del più antico manoscritto dell'Ardea de' Taddei e naturalmente del ritrovamento del magnifico Fiore Azzurro.
La discussione tra i due si conclude del dubbio, una volta terminata la conquista, su quale città debba poi essere la capitale del nuovo regno, se Afragolignone o Florenzia.
Ma prima che i due possano dare una risposta vengono interrotti e richiamati da Ardealiano.
La risposta sembra allora, per il lettore, celarsi nel sorriso dolce ed enigmatico di una vecchia serva che sottopone i due cavalieri ad un arcano che così recita:
"Si usa in mare.
È usata nel gioco.
È famosa a Firenze.
È formata da tre parti.
Non sempre è mortale."
Ardeliano lo conoscerà dai suoi due stessi compagni e naturalmente lo risolverà.
E voi dame e cavalieri di Camelot sapete risolvere questo enigma?