Camelot, la patria della cavalleria

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-   -   Ardea de'Taddei (http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=803)

Guisgard 16-03-2016 17.35.52

"Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso."

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto I)



Quando Ardea e Biago ebbero attraversato buona parte del bosco, in lontananza apparve loro un vago bagliore.
I due compagni allora affrettarono il passo, cercando di avvicinarsi a quel lontano chiarore.
Ma più si avvicinavano, più quel balenio diventava un insieme di folgori che a tratti parevano illuminare a giorno buona parte del bosco.
E quando Ardea ed il suo scudiero arrivarono a meno di una lega videro davanti a loro uno spettacolo spaventoso e allo stesso tempo magnifico.
Da uno stagno putrido, dal fetore insopportabile, si innalzava una parete rocciosa, simile ad un naturale castello pietrificato da qualche remoto incanto, con antri e spuntoni, attorno ai quali sorgevano fiamme e colonne di fumo nero come la pece.
E dal suo interno si udiva un terrificante ruggito di qualche bestia sconosciuta.
“Ardea...” disse Biago.
“Si...” annuì il Taddeide “... questa deve essere la tana di quella bestia...”
Videro allora un basso e consumato ponticello di ciottoli che univa il margine dello stagno con la parete rocciosa.
I due fecero così per raggiungere quel luogo, ma i loro cavalli, come spaventati da qualcosa di malefico che infestava quel posto, si rifiutarono di proseguire.
Alla fine solo Ardea riuscì a far camminare il suo Arante, mentre Biago dovette arrendersi all'incapacità del suo cavallo di proseguire.
Allora lo scudiero si incamminò dietro al cavaliere ed al suo destriero, oltrepassando quel ponte di pietre e ritrovandosi così dall'altra parte, proprio ai piedi di quella infernale parete rocciosa.
E quando raggiunsero un grosso antro, che pareva esserne la porta, lo attraversarono avvertendo il calore sempre più intenso che li avvolgeva ed il fetore di quelle acque, di cui quel luogo era bagnato, che quasi li stordiva e sentirono un forte senso di angoscia e disperazione avvolgere i loro animi.
“Nessun essere umano” fece Biago “potrebbe vivere a lungo in questo luogo maledetto...”
“Già...” guardandosi intorno Ardea “... e forse è l'anticamera degli inferi...”
Ma ad un tratto un boato scosse le pareti attorno a loro, liberando fiammate ancor più alte e gettate di vapore più intense.
“Chi giunge nella mia tana?” Tuonò una voce grottesca e assurda, come se il suo suono li circondasse.
I due però non risposero nulla e continuarono ad avanzare.
“Chi giunge a disturbarmi?” Ancora quella voce grossa e terribile.
“Sono Ardea de'Taddei...” parlando al fuoco ed al fumo il cavaliere.
“Perchè sei giunto nel mio covo?”
“Perchè tu hai preso la mia donna...” Ardea con gli occhi fissi tra le folgori.
“La donna è mia.” Sentenziò come in un grugnito quella voce.
“Nulla qui è tuo” rispose il Taddeide “e neanche questo luogo che hai reso la tua tana...”
Una risata allora echeggiò intorno a loro, al punto che le pareti di pietra cominciarono a scricchiolare.
Ardea si voltò verso Biago e con un cenno del capo gli fece segno di seguirlo.
I due avanzarono ancora, fino a quando il passaggio apparve interrotto da un muro di ciclopiche dimensioni, dalle pietre annerite dai fumi incandescenti che lo avvolgevano.
“Credo che dovrò proseguire io solo...” Ardea a Biago.
“Da solo?” Turbato lo scudiero.
“Si...” avvicinandosi al muro il Taddeide “... mi arrampicherò fino in cima... lassù intravedo come un piccolo antro... tu resta qui e bada ad Arante...”
“E' una pazzia andarci da solo...”
“Biago, non ho altra scelta.” Al suo scudiero Ardea.
“Ardea...”
Il cavaliere si voltò a guardarlo.
“L'aria fetida appesta questo luogo” continuò Biago “e in breve renderà quasi impossibile respirare... se poi come credo all'interno è ancora più mefitica, allora restandoci troppo a lungo finirà per incenerirti i polmoni...”
“Allora dovrò fare in fretta...” per poi sorridere Ardea al suo scudiero, col tentativo di non farlo preoccupare troppo “... aspettami qui... e prega per farci uscire vivi da questo Averno di fuoco...”
I due si scambiarono un lungo sguardo, poi il Taddeide prese ad arrampicarsi lungo quel muro di pietra.
In breve raggiunse l'estremità ed entrò nel piccolo antro posto in cima.
E lì svanì dalla vista di Biago.
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Altea 16-03-2016 18.39.20

Questo pezzo mi ricorda molto lo scritto di Chretyen de Troyes nel Cavaliere della Carretta, quando Lancillotto salvò Ginevra.
Mi è piaciuto molto..soprattutto quando con convinzione Ardea asserisce Cramelide è sua.
Ora la storia si fa più avvincente.

Clio 17-03-2016 04.43.09

La storia si fa sempre più appassionante, mano a mano che il pericolo si avvicina e i sentimenti crescono, rendendo Ardea ancora più eroico.
Perché cosa c'è di più eroico di un uomo che lotta per la propria donna?
Attendo, una volta ancora, col fiato sospeso...

Guisgard 21-03-2016 17.07.31

"Si alzò un bagliore d'incendio, fra l'orrore di tutti: non voleva lasciare nulla di vivo, il Nemico volante per l'aria."

(Beowulf, XXXIII)



Ardea entrò nel piccolo antro e si calò attraverso uno stretto cunicolo, fino a raggiungere il ventre di quel luogo di pietre, fiamme e fetore.
E per proteggersi da quella malsana aria, il cavaliere strappò un lembo del suo mantello e se lo legò attorno al naso ed alla bocca.
Così prese ad avanzare, seguendo la forma della cavità davanti a lui.
“Quando avrò ucciso i fanciulli” disse di nuovo la terrificante voce udita prima “e spolpato le carni della ragazza, allora carbonizzerò la tua corazza, fino a far bollire le tue membra, fino a farle aprire.”
Ardea però non rispose nulla e continuò ad avanzare.
E più avanzava, più sentiva l'aria divenire irrespirabile ed un intenso calore avvolgere la sua corazza.
Attraversata infine la cavità, il cavaliere, affacciandosi da un basso spuntone roccioso, vide una terribile scena davanti a sé.
Una palude di acqua bollente e rocce fuse, da cui si levavano fumi incandescenti e vapori pestilenziali, circondava un basso banco di pietra vulcanica sul quale erano aggrovigliati fra loro per lo spavento e l'orrore i fanciulli portati lì come tributo al drago.
E poco più in alto, incatenata ad un blocco di pietra, stava Cramelide, come assopita e stordita per gli effetti di quell'aria pestilenziale, simile ad una vergine offerta al Minotauro.
E nel vedere ciò, Ardea sentì il sangue gelare nelle vene.
Ma all'improvviso l'acqua della palude infuocata cominciò a scuotersi, come se tutto intorno vibrasse intensamente.
I fanciulli, allora, accortisi di ciò, iniziarono a gridare e a stringersi ancor di più gli uni agli altri.
Il Taddeide comprese che la bestia aveva avvertito l'odore del suo sangue.
Prese così il suo laccio e lanciò la cima verso il blocco su cui era incatenata Cramelide.
E si issò poi su, fino a raggiungere la ragazza.
“Cramelide...” chinandosi su di lei, cercando di destarla da quella veglia innaturale “... Cramelide, mi senti?” La ragazza aprì gli occhi chiari, arrossati per le esalazioni di quel luogo fetido. “Cramelide... svegliati...” accarezzando il bellissimo viso di lei “... Cramelide, sono io, Ardea...”
“Ar... Ardea...” sussurrò lei.
“Amore mio, ascoltami...” togliendosi il mantello lui ed adagiandolo poi sotto il capo di lei “... non abbiamo molto tempo...” le pietre tutt'intorno infatti vibravano sempre più “... devi essere forte e coraggiosa...”
“Ardea...” mormorò lei.
“Ora ascoltami bene...” fece lui “... chiudi gli occhi... e qualunque cosa sentirai, per terribile e terrificante che sia, qualunque cosa avvertirai accadere intorno a te, ti prego, non aprirli... non aprirli fino a quando non sentirai di nuovo la mia voce che ti dirà di farlo... lo farai, Amore mio?”
“Si... Ardea...” annuì lei.
Lui sorrise ed accarezzò ancora il bellissimo volto della giovane donna.
Restò a fissarla per un altro istante, come a voler imprimere quel meraviglioso viso nella sua mente.
Un attimo dopo si alzò e si voltò verso la palude incandescente, in attesa di vedere spuntare il terribile drago.
Ed infatti, un momento dopo, dalle acque di quella palude, il cavaliere vide alzarsi un'onda infuocata e da essa poi spuntare qualcosa di gigantesco.
Un terrificante ed abominevole drago prese forma tra le vampate ardenti e i vapori bollenti.
Grosso più di qualsiasi altro animale conosciuto, con la pelle ricoperta da squame lucidissime e taglienti, leggere ed ampie ali da pipistrello, zampe con artigli affilatissimi ed una lunga coda che si muoveva simile ad un infernale serpente.
Grosse squame si aprivano per tutto il lungo collo, la schiena, fino all'estremità della coda.
Ma ciò che più sconvolgeva era la grande testa, dalle fauci spalancate e le zanne come forgiate in quelle fiamme devastanti, mentre due occhi malvagi, simili a quelli di un rettile, tradivano tutta la ferocia e l'odio che animavano quella belva.
E liberatosi dalle acque della palude, il terrificante drago si abbandonò ad un indescrivibile ruggito che fece tremare e scricchiolare le rocce tutt'intorno.
https://biblioklept.files.wordpress....1510.jpg?w=739

Altea 21-03-2016 17.16.12

Avete saputo fondere l' irrequietezza e la brutalità di quel luogo e del Male con la bellezza dell' Amore tra Ardea e Cramelide.
Una cosa mi ha colpito di Cramelide...ella si fida di Ardea..ad occhi chiusi e non ha titubanze sull' Amore di lui e sul suo coraggio. Sono certa l' Amore di entrambi sapranno sconfiggere il Male rappresentato dal Drago.

Guisgard 21-03-2016 17.51.50

Da piccolo, milady, quando mi veniva raccontata questa storia, mi colpiva su tutto una cosa.
Non l'orrenda tana del drago, posta nelle mitologiche Sorgenti del Lagno, né il suo aspetto mostruoso.
Mi colpiva invece il fatto che non i genitori, i fratelli o gli amici potevano liberare Cramelide, ma solo colui che l'amava.
Questo è uno straordinario simbolismo di come il legame fra gli amanti sia il più potente di tutti.
Esso infatti non si basa sul sangue, ma sul cuore e sull'anima :smile:

Altea 21-03-2016 18.02.50

Si è vero, infatti nessuno della famiglia di Cramelide è arrivato fin dove è arrivato Ardea perchè forse avete ragione, l' Amore Vero può solo sconfiggere il Male.

Guisgard 23-03-2016 16.41.30

"Il Signore Dio disse al serpente: poichè tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche, sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno."

(Genesi, 3, 14-15)



A quel mostruoso ruggito i fanciulli adagiati per l'olocausto gridarono spaventati, stringendosi ancor più fra loro.
Cremelide, invece, voltò il viso dall'altra parte, sempre tenendo gli occhi chiusi come le aveva detto Ardea, anche se la paura la spingeva ad aprirli per comprendere cosa stesse accadendo.
Poi quello spaventoso drago chinò lo sguardo sul cavaliere che lo fissava con rabbia.
“Hai commesso un errore” disse tuonando con tono spaventoso e grottesco “a venire fin qui nella mia dimora. Pagherai con la vita.”
“Non è la tua dimora...” mormorò il Taddeide “... non c'è da nessuna parte una tua dimora... perchè non c'è posto per te a questo mondo.”
“Io sono Lanzario” fece il drago “signore del fuoco, della distruzione e della morte. Queste terre sono mie da sempre e con esse anche tutti coloro che vi abitano.”
“Sei un morbo che appesta queste lande” replicò Ardea “ed io, con l'aiuto di Dio ed in nome del duca Taddeo le libererò dalla tua immonda e malefica presenza.”
Il drago si abbandonò ad una fragorosa ed insopportabile risata.
Ardea allora si inginocchiò e conficcò in una fessura della pietra ai suoi piedi la superba Parusia, come se fosse una Croce.
Si segnò e pregò.
Intanto Lanzario continuava a far tremare quel luogo con la sua innaturale risata.
E più quel mostro rideva, più incessantemente il cavaliere pregava.
Poi, quasi a sancire la fine di un segreto ed inesorabile conto alla rovescia, il drago vomitò intorno a sé fuoco e fumo, spaccando e fondendo le stesse rocce, arrivando persino a lambire quasi i fanciulli stretti sulla roccia sottostante.
Le loro urla di paura rimbombarono ovunque e di nuovo Lanzario emise la sua terrificante risata.
“Spaventi i deboli, mostro.” Dopo essersi segnato ancora ed alzato Ardea. “Gli indifesi. Vediamo ora come reagisci all'acciaio benedetto della mia Parusia.” Estraendo la spada dalla fessura ed impugnandola con vigore. “Oggi qui sono giunte Fede e giustizia!” Gridò, puntando Parusia verso il Cielo.
Lanzario ruggì con rabbia e forza e di nuovo quel castello di pietre, fuoco e fumo, tremò, quasi sul punto di sgretolarsi.
Ma subito seguì l'urlo di battaglia di Ardea, che con in pugno Parusia si lanciò verso l'immane e infernale creatura.
Il drago allora distese le mostruose ali e volò verso il cavaliere, alzando litri e litri di acqua bollente e pestilenziale intorno ad esso.
La foga di Parusia e gli artigli affilati con le zanne di Lanzario cominciarono a darsi battaglia, generando clangore, scintille ed echi di morte in quel luogo.
Una battaglia furiosa, senza sosta, ne pietà.
Una battaglia primordiale, come quella tra il Bene ed il male, tra l'uomo e l'antico avversario, tra la luce e le tenebre.
Una battaglia terrificante, la cui furia non riusciva ad essere coperta dal pianto disperato dei fanciulli terrorizzati e che spingeva Cramelide, sempre con gli occhi chiusi, come una Euridice che seguiva il suo Orfeo nell'attesa di risalire dall'oscurità alla salvezza, a pregare con intensità e forza, nella speranza che quell'incubo andasse via, senza reclamare per sè le vittime che aveva designato.
http://nerdreactor.com/wp-content/up...yer.jpg?27c9ea

Altea 23-03-2016 17.02.23

In questa immagine Ardea sembra quasi San Michele..o San Giorgio contro il drago..il male.
Sarà una lotta ardua...e speriamo Parusia faccia il suo degno dovere, ne sono certa perchè ogni spada è animata dal cuore e animo del proprio cavaliere.

Clio 24-03-2016 12.13.44

Sempre più epico, appassionate e romantico questo poema.
L'immagine di Cramelide con gli occhi chiusi e di Ardea che si batte col drago é di una poesia unica.
E se lui combatterà per lei, non può che uscire vittorioso.
Sempre più col fiato sospeso, milord ;)


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