Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 03-03-2020 00.03.51

"Gwen, mia cara..." disse Frutt "... io qui ho molto da fare mentre tu hai finito il tuo turno... accompagneresti tu Don Guido alla Cappella? te ne sarei grata." Sorridendole.

Lady Gwen 03-03-2020 00.07.53

"Ma certo" annuii.
Tolsi poi il grembiule e con un sorriso presi Don Guido sottobraccio, dirigendomi verso la cappella dedicata alla Vergine.
"Avrà molto da fare qui, temo... Questo posto è mille volte peggio di un normale carcere..."

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Guisgard 03-03-2020 00.23.10

Gwen accompagnò Don Guido alla Cappella.
"Un luogo come questo" disse il prete "non può essere peggiore di ciò che questi uomini hanno dentro. Ho imparato durante le mie missioni nel Terzo Mondo che non esiste la malvagità, ma solo la miseria ed il disagio. Questo carcere ha valore solo se ci permette di salvare queste persone." Annuendo.

Lady Gwen 03-03-2020 00.25.47

Riflettei attentamente sulle sue parole ed annuii.
"Penso che abbia ragione, sì..." convenni, annuendo con convinzione.
"Anche se non è esattamente questa la politica che vive qui dentro, ma la speranza è l'ultima a morire, si dice e vogliamo crederci..."

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Guisgard 03-03-2020 00.34.38

Don Guido guardò Gwen pensieroso.
"Gwen..." disse "... se ti chiedessi una cortesia? i accompagnarmi dai detenuti? Vorrei incontrarli, parlare con loro, instaurare un primo dialogo o almeno far sapere loro che sono qui non solo per pregare con loro, ma anche per parlare, affinchè si fidino. Non voglio andarci con le guardie, ma avere un primo incontro con loro senza sorbeglianti."

Lady Gwen 03-03-2020 00.43.47

Mi chiesi cosa gli passasse per la testa, mentre mi gaurdava con quell'espressione.
Alla sua richiesta, pensai a come avrebbe reagito lo zio, se avesse saputo che andavo dai detenuti e per di più senza guardie.
Beh, in ogni caso gli avrei detto che era stata un'idea del prete.
Nessuna responsabilità.
"D'accordo" annuii, sorridendo e lo accompagnai, deviando dalla strada per la Cappella.

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Destresya 03-03-2020 10.33.42

Quella mattina era particolarmente uggiosa e cupa, con le nuvole che si addensavano all’orizzonte quasi a voler presagire un temporale che avrebbe gettato altro grigiume in questa pare del mondo.
Un altro giorno in paradiso, dopotutto.
La finestra del mio studio dava sul cortile interno dell’Imperium Nolhiae, ma essendo nel piano piano più alto riuscivo ad intravedere uno squarcio di città oltre quelle mura altissime che contenevano i peggiori criminali contro la religione che la terra avesse mai visto.
Io lavoravo nel braccio dei criminali peggiori, quelli considerati irrecuperabili.
Ma era davvero così?
Come criminologa teologica mi venivano affidati quei criminali senza speranza, quelli per cui l’Imperium Nolhiae poteva fare ben poco.
La loro mente mi aveva sempre affascinato e fin da ragazzina mi ero applicata a studiare quelle anime inquiete, nate senza l’illuminazione del divino, o che l’avevano rifiutato volutamente.
Io che avevo sentito una chiamata antica e appartenevo a una minoranza tollerata dal governo, non mi davo pace nell’indagare a fondo le problematiche di questi disadattati.
Non è che ci fosse la fila per il mio posto, naturalmente.
Ci voleva stomaco per vivere praticamente nella prigione peggiore dello Stato, ma la mia era una missione, un’indagine che non mi dava pace.
I pazienti erano tutti fattori dei miei esperimenti, delle mie ricerche, pedine da muovere sullo scacchiere che mi avrebbe permesso di scoprire che cosa si celava dietro le loro vite patetiche e oscure.
Il tè si era quasi raffreddato, mi accorsi con rammarico, mentre portavo la tazza alle labbra per scaldarmi.
Prima di iniziare il mio giro di ispezione e le visite giornaliere passavo sempre del tempo nel mio studio, in solitudine, a rimuginare sui miei pensieri, riordinare le idee e discutere con me stessa della migliore strategia da adottare con quello o quell’altro paziente.
Era il momento migliore della giornata, sarà perché amavo la solitudine e il silenzio, mentre dovevo passare l’intera giornata tra le urla, le farneticazioni e i lamenti dei prigionieri.
A volte mi chiedevo se non fossi prigioniera anche io, di mia volontà.
Certo, io la sera, molto tardi a dire il vero, prendevo la macchina e me ne tornavo nel mio appartamento in centro, ma dopo poche ore ero di nuovo in quell’inferno di mattoni e lamenti.
Ma era la mia vita, l’avevo scelta, avevo lottato per averla vincendo tutta la reticenza che, anche se non apertamente, girava attorno a quelli come me, che vivevano ai bordi del convenzionale, che seguivano una via al divino diversa dalla maggioranza della gente.
Eppure, ero arrivata lì, nel più importante penitenziario criminale che esistesse, a dirigere tutta l’equipe del braccio più terribile che esistesse.
Finii il mio tè ormai tiepido, aprii il fascicolo davanti a me e lo studiai prima di alzarmi.
“Vediamo un po’ da dove posso cominciare oggi…” mormorai tra me e me mentre leggevo i miei appunti sul primo paziente della giornata.


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Guisgard 03-03-2020 16.31.19

Era la mattina di un nuovo giorno di lavoro e Destresya si accingeva a consultare il fascicolo dei detenuti.
Fu però subito colpita da una X riferita ad un nuovo arrivato, rinchiuso nell'ala 1, ossia quella dei criminali religiosi più pericolisi.



Don Guido sorrise a Gwen e così insieme raggiunsero il cortile, visto c'era l'ora di luce per i detenuti dell'ala 3, gli unici a poterne usufruire perchè erano ritenuti i meno pericolosi e scontavano pene lievi, non legate all'ideologia, ma solo al codice penale.
“Forse per te sarà difficile stare in mezzo a quegli uomini...” disse il prete alla ragazza mentre erano nell'androne che dava al cortile “... se vuoi non sei obbligata a venire fuori in cortile con me, Gwen...”

Lady Gwen 03-03-2020 16.39.11

Raggiungemmo il cortile dove i detenuti dell'ala 3 godevano della loro ora d'aria, diritto concesso loro in quanto prigionieri ritenuti non pericolosi, a causa dei resti minori che avevano commesso.
"Non si preoccupi, è tutto a posto, davvero" sorrisi annuendo.
In realtà ero un po' nervosa, ma dovevo smetterla di pensare sempre male e state più tranquilla.
Dopotutto, non doveva per forza succedere qualcosa.
Giusto?

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Guisgard 03-03-2020 16.46.01

Don Guido annuì a Gwen ed insieme uscirono nel cortile.
C'erano almeno una cinquantina di individui per quell'ora di libertà, con una decina di guardie armate tra il cortile ed il camminamento sui muri di cinta.
Nel vedere la ragazza tutti ovviamente si voltarono incuriositi.
"Qui non si può stare." Disse una guardia avvicinandosi a Gwen ed al prete.


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