Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 11-01-2016 04.00.54

La Freccia Gigliata
 
“È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.”

(Salmo 1)



Prologo



La data della nostra storia si riferisce ad un periodo intorno al regno di Taddeo X, detto il Cattolico, signore di Capomazda.
E' una fase questa in cui i nobili duchi di Capomazda sono impegnati in lotte interne al regno di Afragolignone, per legittimare la loro supremazia sul ducato.
Ciò ha affievolito il loro impegno nelle rivendicazioni sulla corona di Sygma.
E proprio in queste terre, dove un potere centralizzato non si è più affermato dopo la cacciata dei cavalieri Capomazdesi, piccoli ed autonomi potentati sono sorti qua e là, dividendosi di fatto il controllo dell'intero territorio.
Così duchi, conti e baroni hanno visto il loro dominio diventare esorbitante e conquistato un illimitato arbitrio, disprezzando le sempre più deboli interferenze della Chiesa, vista come tacita alleata degli invasori di Capomazda.
Hanno fortificato i loro castelli, aumentato il numero dei sottoposti, imposto sempre più tasse e ridotto tutti quanti intorno a loro in uno stato di vassallaggio.
La situazione del popolo, diviso in contadini, mercanti ed artigiani, che per la legge e lo spirito di Sygma avevano sempre difeso la loro autonomia formando corporazioni, è diventata ora particolarmente precaria.
Se, come di solito accadeva, si ponevano sotto il controllo di qualche nobile locale, accettando di prestare servizio feudale presso di lui in cambio di protezione, potevano in effetti trovare tregua nella difficile situazione politica, ma a prezzo della rinuncia di quell'autonomia e libertà così care ad ogni vero cuore Sygmese.
Del resto i grandi baroni possedevano tanti e tali strumenti d'oppressione che non mancava loro il pretesto per perseguitare, tiranneggiare ed annientare chiunque tentava di liberarsi dalla loro autorità.
E la politica della nobiltà di Sygma, dopo la cacciata secoli prima degli invasori Capomazdesi, è volta ormai ad indebolire con ogni mezzo, legale o illegale, le forze di quella parte della popolazione considerata, a ragione, animata da simpatia verso gli sconfitti, ossia i Capomazdesi e da ostilità verso i vincitori, gli stessi baroni Sygmesi.
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LA FRECCIA GIGLIATA



Capitolo I: Nobili e fuorilegge



“Tornino i malvagi negli inferi,
tutte le genti che dimenticano Dio.”


(Salmo 9)



Nell'ameno distretto della bella e felice Sygma bagnato dal fiume Helsa, si estende il vasto e folto bosco di Clantes che ricopre buona parte delle dolci colline e delle tenere vallate situate tra Florenza e Seina.
In questi antichi e nobili luoghi infuriavano un tempo le imprese del duca Ardeliano de' Taddei e qui furono combattute molte delle battaglie della Guerra della Croce e del Giglio.
E la nostra storia inizia con il Sole che andava calando su un'erbosa radura del bosco di cui abbiamo appena accennato.
Gruppi di snelli ed austeri cipressi fronzuti, che avevano forse assistito all'arrivo e alla cacciata dei cavalieri Capomazdesi secoli prima, si stagliavano con le loro irsute cime su un folto scenario di erba deliziosamente verde.
In alcuni punti erano fittamente frammisti ad aceri, sorbi, frassini e ad altre piante del sottobosco da catturare i raggi obliqui del tardo meriggio, liberandoli poi l'uno dall'altro in ampi scorci spaziosi tra poggi screziati di viti, ulivi e girasoli, formando così sentieri di antichi sogni nei cui meandri lo sguardo ama perdersi e lasciando che la fantasia li trasformi in scenari di solitudine romantica e silvestre.
E dove il bosco lasciava poi il passo ad un zigzagante sterrato che correva tra colli fino a giungere presso un centro abitato isolato, alcune figure a cavallo erano ferme presso una frondosa quercia, intente a fissare sulla corteccia un avviso baronale.
Le figure erano armate di corte spade, lance di legno con aguzze punte di ferro, di faretre a tracolla ed avevano indosso mantelline ed elmi aperti sul capo.
Erano dunque soldati e recavano il vessillo baronale sui loro consumati baltei.
E l'avviso che avevano affisso sulla quercia così recitava:

“Tutti gli stranieri residenti a Monsperon sono tenuti a presentarsi presso la caserma del Maresciallo per un censimento straordinario.
Chiunque mancherà di aderire a tale disposizione sarà considerato traditore e fuorilegge.”
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Lady Gwen 11-01-2016 09.45.11

Il Sole calava su Monsperon, lasciando poco a poco spazio alla sera sempre più incombente.
Era quasi ora di chiudere la mia amata erboristeria.
Non era solo la mia fonte di guadagno; era il posto dove preferivo stare sopra ogni altro.
Forse per il suo arredamento in legno, così caldo, confortevole, o forse perchè mi faceva pensare ai miei, lontani.
Erano quasi tre anni che stavo qui e la mancanza si sentiva sempre di più.
Nonostante ciò, mi trovavo bene ed ero felice a Monsperon, non mi mancava nulla.
Le ombre dei cipressi, allungate e rese lontane e irraggiungibili dal Sole morente, suggerivano che ormai era ora di chiudere.
Presi così il mantello, chiusi l'erboristeria a chiave e mentre mi dirigevo alla porta accanto, quella di casa mia, notai un cartello affisso alla quercia che segnava la fine del centro abitato e l'inizio del bosco, così mi avvicinai.
Parlava di un censimento straordinario; decisi che ci sarei andata il giorno dopo, prima di aprire l'erboristeria.
In questi anni mi ero sempre tenuta a distanza dalle questioni politiche, sapendo il necessario per non avere problemi o scocciature, come il caso di questo censimento, poichè questa situazione, sempre in bilico, sempre al limite, mi infastidiva e non avevo mai voluto averci niente a che fare.
Tornai dunque indietro e andai a casa, trascorrendo una normalissima serata come le altre.

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Altea 11-01-2016 15.19.31

Spronavo il cavallo dopo una estenuante giornata di lavoro in taverna, attraversavo le dolci colline ormai piene di erba e sperando l' estate arrivasse presto quell' anno tra i girasoli e i filari sui colli pieni di uva profumata ed inebriante.
Attraversai velocemente il bosco ma Cruz si imbizzarì e tirai le briglie poggiando la mano sull' elsa della spada, vidi l' anziana Odina..mi fissava e stava raccogliendo delle piante. Mi fece un timido sorriso e presi coraggio.."I miei saluti", lei mi fece un cenno verso un punto del bosco. Non avevo mai avuto coraggio di fermarmi a parlare con lei, mio fratello Tomas me lo proibiva..ovvio una anziana nel bosco, per tutti, poteva essere una strega e a dir del vero si diceva lo fosse ma di bianca magia.
Spronai Cruz e andai nel punto indicato...lessi il cartello e trasalii..un censimento, e ora che avremmo fatto quando io e Tomas eravamo di questa Terra e questa Terra ci aveva tradito..non eravamo stranieri noi, ma ovvio eravamo nascosti.

"Gli uomini del barone procedevano sicuri verso la nostra misera casa, le voci si erano sparse ovunque e già numerose famiglie o persone erano state uccise. Mio fratello voleva sfidarli e li avrebbe battuti..lui era stato addestrato con la spada e altri arti da un maestro capomazdese ospitato anni prima, era eccellente nelle armi. Il maestro dovette tornare a Capomazda...era una eresia, ma si stava davvero meglio sotto i capomazdesi, quando avrebbe avuto pace Sygma?
Mio padre e mia madre, ormai anziani, si misero davanti a lui "Porta in salvo tua sorella Altea e proteggila da loro, finchè potrai, non permetteremo che uccidano i nostri due figli" disse mio padre deciso, il suo sguardo da uomo sicuro e forte nonostante l' età.
Abbracciai mia madre ma Tomas mi prese senza dire nulla e scappammo dalla porta laterale mentre udivo le urla strazianti dei miei genitori e vidi le fiamme divampare dalla umile casupola. Corremmo fino a raggiungere il rudere di un antico castello sopra una collina, quella sarebbe stata la nostra casa o il nostro nascondiglio."

Mi affrettai e raggiunsi sopra il piccolo colle il rudere, nascosi Cruz e guardandomi attorno salii e aprii la serratura ed entrando la richiusi bene. Vi era freddo, erano rimaste due piccole salette e poi una piccola torre che usavo come camera, vi era il camino ma non potevo accenderlo poichè il fumo avrebbe destato sospetti. Accesi un piccolo braciere e misi a scaldare della zuppa, rimasi ad aspettare Tomas..ultimamente si allontanava ed io ero preoccupata poichè non mi raccontava nulla, ogni volta speravo tornasse salvo...dovevamo parlare di quel censimento, avrei perso pure il mio lavoro alla taverna e come saremmo vissuti, ma era un rischio..sapevano di chi eravamo figli e sapevano della simpatia il Duca capomazdese aveva avuto per mio padre, mio padre curò le sue terre e di come Tomas avesse imparato l' arte del combattimento di quella Terra.
E rimasi a guardare fuori aspettando il suo arrivo e i movimenti all' esterno.

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Clio 11-01-2016 17.43.45

Ormai eravamo giunti: Sygma.
Non un luogo come un'altro, non come tutti quelli che avevamo visitato negli ultimi cinque anni.
Posti esotici, unici, dal sole di Capomazda al freddo della Britannia.
Ovunque ci fosse bisogno di noi, ovunque la nostra fama giungesse ad annunciarci, ovunque le nostre spade fossero richiesti, servi solo di madonna Avventura.
Qualcuno crede che i soldati di ventura scelgano questa vita per i guadagni, ma si sbagliano.
Scegliamo questa vita per essere liberi, per vivere appieno ogni istante della vita, a braccetto con la Morte, seguendo sempre l'Avventura.
Forse è per questo che non ce n'è uno sano di mente tra noi.
Ognuno di noi infondo ha una storia.
E c'è un motivo se di tutte le terre che visitiamo l'unica da cui ci teniamo lontano è la nostra.
È un distacco doloroso, un esilio che pesa come un macigno sui nostri cuori.
Ma non ne parliamo mai.
Tutti noi abbiamo un prima e un dopo l'arruolamento.
E il prima non conta, questa è la prima regola da imparare.
Ma tutti sappiamo, di tacito accordo, che c'è un motivo se non possiamo tornare a casa.
Così ce la portiamo dietro, nella parlata, nel costume, nelle canzoni che cantiamo la sera dopo un paio di bicchieri di vino.
Ma ora Sygma ci apre le sue porte, mostrandosi in tutto il suo splendore.
Qui è dove tutto è finito, qui è dove tutto è iniziato.
Qui sono diventata un soldato di ventura, qui è nata Clio, qui ho trovato me stessa.
La vera me stessa.
Mi scappa un sorriso nel pensare a quella ragazza piena di rabbia e rancore.
A volte credo che sia stato lo sguardo di Axel a darmi la forza di ricominciare.
Lui che ha creduto in quella ragazza, lui mi ha reso il soldato che sono.
E mi ha lasciato il fardello di far da guida a questi scapestrati quando è scomparso.
Gli stessi scapestrati che mi seguono ridendo del più e del meno, mentre osservano il paesaggio lussureggiante intorno a noi.
Elas e Dimos stanno parlando dell'ultima campagna, in cui abbiamo liberato la figlia del nobile che ci aveva assoldato.
Kostor ricorda a tutti quanto fosse bella questa ragazza, e sottolinea che sarebbe riuscito a conquistarla.
Geris ride, Qurt scuote la testa, ma sotto sotto è divertito.
Estea e Anty prendono in giro Kostor, mettendo in dubbio le sue abilità di corteggiatore.
Sullor li guarda con sguardo superiore e nasconde il sorrisetto divertito, perdendosi a guardare il panorama.
Tussor, il nostro abile lottatore, fa una battuta delle sue, di quelle che nessuno capisce, e quando le capisci invece di ridere lo guardi malissimo. (Tali battute vengono, in gergo, definite proprio "Tussorate")
Io mi volto una volta sola ad osservare la strana compagnia, visti dall'interno non sembrano poi il Male Assoluto di cui tutti parlano.
Sono ragazzi un po' diversi, certo, magari ribelli, sicuramente guerrieri che non hanno eguali, ma chi avrà la fortuna di vederli da vicino, di scorgere oltre la fama, oltre l'alone di mistero e paura che aleggia intorno al loro nome, allora scoprirà che c'è molto più di quanto non sembri nei loro cuori.
Respiro intensamente l'aria intrisa di un profumo speciale, il profumo dei campi e di pace.
Anche se so che non è così.
Se a Sygma ci fosse la pace noi saremmo altrove.
Il nostro viaggio è finito, vedo il castello del barone che ci ha assoldato sempre più vicino.
Ci avviciniamo alla porta, consci dell'effetto che facciamo alla sentinella.
Avanziamo nella fioca luce del tramonto, con i nostri cavalli neri, e i mantelli del medesimo colore con il simbolo del lupo ricamato in oro.
Il sole sta calando e finalmente potrò togliermi il cappello che porto per riparare il mio viso dai pericolosissimi raggi del sole e dagli sguardi indiscreti.
Tuttavia aspetto a farlo a pochi passi dalla sentinella.
"Riferisci al tuo padrone che i Montanari sono giunti.." con voce imperiosa e decisa "Ci sta aspettando..".

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Guisgard 11-01-2016 19.42.07

Gwen chiuse la sua erboristeria e tornò a casa.
Il crepuscolo si era ormai dissolto nell'imbrunire sempre più fitto, fino a divenire sera intrisa di silenzio.
Monsperon era infatti un luogo silenzioso una volta scesa la sera.
Arroccato sulla parte alta di un ridente colle immerso nel vasto bosco di Clantes, questo borgo della campagna Sygmese era posizionato strategicamente tra le due più importanti città di queste nobili terre, quasi fosse un passaggio obbligato, un viatico sull'arteria più viva della regione.
Ma era anche isolato, come quasi tutti i centri urbani tra le colline di Sygma, così diversi dagli affollati e contigui paesini che pullulano nel ducato di Capomazda.
Gwen giunse nella sua abitazione e subito sulla porta apparve madama Bettina, la rustica e loquace padrona di casa.
“Salute a voi.” Disse fissando la giovane. “Avete letto ciò che i soldati hanno affisso oggi in città? Si tratta di un censimento che riguarda voi stranieri. Badate di andarci domattina che io non voglio problemi con i miei affittuari. Aprirete più tardi la vostra bottega, ma almeno non ci saranno beghe. Non intendo certo ritrovarmi gli uomini del Maresciallo qui a casa mia. Sarebbe deleterio per i miei affari.”

Guisgard 11-01-2016 19.44.55

Mentre inquietudini e pensieri coglievano l'animo di Altea, ad un tratto un calpestio la destò, spingendola istintivamente a voltarsi.
Era Tomas che tornava sul suo mulo.
Portava con sè due fagiani legati alla rude sella.
Raggiunse la sorella e saltò giù dalla sua cavalcatura.
“Anche stasera la cena è assicurata.” Disse mostrandole i due fagiani. “Ma la selvaggina è merce rara ormai. Pare infatti che il barone abbia inasprito le leggi contro i bracconieri sul demanio baronale. Ed ormai ogni giorno sempre più terra fertile viene strappata ai contadini per divenire sua proprietà. Gustiamoceli dunque prima che diventino prelibatezze solo per i nobili.” Ridendo piano.

Guisgard 11-01-2016 19.46.21

Il soldato guardò Clio dalla testa ai piedi, per poi increspare i tratti del suo viso in uno strano ghigno.
“Guarda guarda...” disse annuendo compiaciuto “... e tu da dove salti fuori, bellezza? Oh, non dubito che qualcuno qui ti stia aspettando...” ridendo lascivo “... ma dimmi, quanto costi? Non dico per una notte intera, ma almeno per una mezz'oretta... giusto il tempo per qualche giochino...” fissandola con lussuria.

Altea 11-01-2016 19.54.03

Sentii uno scalpiccio...e risi..vidi Tomas sul suo mulo ed entrò.."Un campione come te che gira con un mulo, io me lo sono sudato il mio cavallo lavorando sodo in locanda" poi guardai i fagiani e lo ascoltai.."Sei impazzito Tomas? Li hai presi in qualche riserva di un nobile o del barone...mannaggia, dai preparali tu".
Apparecchiai alla meno peggio un tavolo e aspettai la cena fosse pronta e mentre gustavamo la prelibata cena parlai a Tomas del censimento.."Cosa dobbiamo fare? Noi non siamo stranieri, siamo di questa terra...quindi non dovrebbe riguardarci, se scoprissero pure chi siamo e cosa accadde sarebbe la fine..cosa dici tu?" versai del vino rosso per accompagnare la selvaggina.

Dacey Starklan 11-01-2016 20.06.23

.... Camminavo lungo le rive bianche accanto al palazzo estivo. Non avevo mai capito perché chiamarlo estivo dato che il caldo e il sole baciava il nostro regno tutto l'anno. Non sapevamo che cos'era il freddo o il gelo, e la neve era solo un'immagine fantasiosa che avevo dedotto dai libri. Estivo forse a causa delle pitture e dei marmi utilizzati, dei decori che riproducevano soli, piante in fiore e frutti maturi. I pavoni dominavano i giardini insieme ai cigni negli stagni. Pappagalli esotici importati e coppie di canarini fischiettavano nelle loro gabbie dorate. Il roseto non era mai stato così bello e pieno, grazie alle sapienti mani dei giardinieri del palazzo.

Faceva particolarmente caldo quel giorno tanto che mi ero convinta a lasciare la mia stanza per cercare ristoro con la brezza marina e le calme onde che si infrangevano sui miei piedi nudi.

Le morbidi sete avvolgevano il mio corpo snello, evidenziandone le forme o ingrossandosi a secondo del soffio del lieve venticello. E così i miei capelli che ribelli si liberavano dal velo e si libravano nell'aria.

Sembrava tutto idilliaco, una scena degna di un dipinto... Sembrava... Successe tanto in fretta che ebbi appena il tempo di chiedere aiuto. Invano.

Mi ero sempre sentita al sicuro. L'isola era casa mia, perché mai avrei dovuto stare allerta o girare con la scorta?

Il popolo amava la mia famiglia, che aveva portato prestigio e progresso in quell'isola. Il popolo amava me per il mio impegno con i bambini.

Eppure, eppure venni comunque catturata. Fatta prigioniera da uomini di cui non vidi mai la faccia.

Fui presa alle spalle, colpita dietro la testa e poi il buio. Mi risvegliai molto dopo, in una nave, sentivo i rumori e il movimento tipico di un imbarcazione.

Per quanto tempo navigammo, forse una settimana, a giudicare dalla frequenza con cui mi portavano il cibo. Nessuna parola. Mai. Nessuno che rispondeva alle mie richieste, urla, pianti, implorazioni e imprecazioni.

Poi lasciammo la nave e i suoi odori nauseabondi ma quelli degli uomini restarono. Restarono anche quando fui chiuda in un carro, restarono per miglia e miglia di strade dissestate. E infine l'arrivo.

E per me non vi era pace. Fui venduta, scambiata o regalata, non mi fu dato sapere ad un uomo, elegante rispetto a quelli del mare ma dal ghigno crudele, e un odore neanche tanto piacevole.

La stanza in cui mi chiuse era sontuosa, che ironia. Una prigione dorata.

Una prigione dirata in mezzo a persone che non conoscevo e non capivo.

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Clio 11-01-2016 20.11.28

Dei tanti modi in cui ci avevano accolti i nostri committenti, quello ci mancava.
Di solito erano spaventati, magari incuriositi, timorosi, sollevati.
Ma quella reazione era decisamente inaspettata.
Restai per un momento basita da quelle parole, poi scoppiai a ridere.
Evidentemente non doveva vederci molto bene, dato che eravamo in dieci e armati fino ai denti.
Scambiarci per gli inviati di una casa di piacere ce ne voleva, anche perché eravamo solo tre donne e sette uomini.
Il mio primo istinto fu quello di ucciderlo.
Così, seduta stante.
Ma ci avrebbero pagato davvero bene per quel lavoro e non potevo compromettere tutto ancor prima di iniziare.
"Qualche giochino eh.." vagamente divertita.
Così, rapidissima, estrassi uno dopo l'altro i sottilissimi pugnali da lancio che avevo nel bracciale di cuoio che mi copriva interamente gli avambracci.
In un secondo, la guardia si ritrovò attaccata al muro dietro di lui, con i pugnali conficcati nella divisa, in modo da impedirgli di muoversi, ma senza ferirlo.
Avessi avuto una mira peggiore, e sarei stata certo l'ultima donna che avrebbe importunato.
"Questo ti piace?" sempre col sorrisetto divertito, mentre lo osservavo immobilizzato e impotente dall'alto del mio cavallo.
Una volta finito di ridere con gli altri, mi rivolsi nuovamente al soldato, stavolta con un tono che non ammetteva repliche.
"Ora vuoi dire al tuo padrone che i mercenari che ha assoldato sono giunti, hanno fame, sete e non tollerano di essere insultati da una nullità come te?" tuonai.
Poi scoppiai nuovamente a ridere.
"Ah già, non puoi..." osservandolo con disprezzo.
"Kostor, Tussor..." chiamai, con un cenno della mano "Liberatelo e ridatemi i miei pugnali... costano cari...".

Marwel 11-01-2016 20.39.48

Marwel aveva perso il senso del tempo ormai. Non riusciva a contare le ore che aveva trascorso in groppa al suo cavallo, sapeva solo che le cosce cominciavano a fare un male tremendo e il fondo schiena non se lo sentiva nemmeno più.
Era in viaggio da troppo tempo ormai e non aveva ancora trovato riposo alcuno, poichè quegli uomini le stavano alle calcagna e non poteva permettersi il lusso di scendere dal destriero e farsi una dormita.
Mantya, la sua giovane cavalcatura, cominciava a battere il terreno in modo più pesante e trascinato. Il suo chiaro muso aveva preso ad imbiancarsi di saliva ed ella scuoteva la testa esausta.
Marwel le diede una pacca sul collo e le sussurrò "forza bella, siamo quasi arrivati".
I corvini capelli di Marwel danzavano con il vento e i suoi occhi azzurri guizzavano da una parte all'altra per paura di veder sbucare i suoi inseguitori in mezzo alla vegetazione. E poi la vide.
Sygma si stagliava di fronte a lei e tanto era bella, quanto inquietante. Troppo grande ai suoi occhi, troppo sconosciuta per una ragazza della sua età. Ma era l'unico luogo in cui avrebbe potuto trovare salvezza.
Quando fu abbastanza vicina alle porte, nascose l'elsa della spada sotto il suo mantello e, senza scendere da cavallo, entrò nella città a passo lento.
"Ed è dunque qui che Marwel, figlia di uno dei Duchi più influenti di Capomazda, troverà riposo e protezione?" sussurrò a se stessa prima di scendere da Mantya.
Cercava una locanda dove poter passare la notte, ma continuava a distrarsi dai tanti colori che le volteggiavano intorno, come se fosse carnevale e lei non se ne fosse accorta.
Tutte le luci brillavano con un'intensità che raramente aveva visto a Capomazda e le persone sembravano allegre e serene, come se nulla di male potesse mai accadere nella loro bella città o alle persone a loro care. L'unica con l'aria triste e malinconica sembrava lei.

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Lady Gwen 11-01-2016 21.02.38

Appena arrivai vidi la padrona di casa.
Feci un tirato sorriso.
"Non preoccupatevi, ci avevo già pensato. I vostri affari sono al sicuro. Buonanotte. Ah e comunque" dissi, voltandomi un attimo "È un'erboristeria, non una bottega" andando via.
Non sopportavo quella donna; non so perchè, ma non mi piaceva e poi avrebbe dovuto conoscermi dopo tre anni.
Allontanando quel pensiero, mi affrettai a preparare qualcosa di veloce per cena in modo da andare presto a dormire.

Guisgard 12-01-2016 00.47.20

Tutto accadde velocemente.
Il rapimento, il viaggio, la paura e la disperazione.
In breve, come se tutto fosse divenuto un incubo indicibile, ogni cosa mutò intorno a Dacey.
Non più il mormorio del mare, le onde spumose sulla sabbia, il profumo di salsedine e la bellezza del Palazzo d'Estate.
Non più le bianche coste sull'Egeo, né le torri saracene lungo i promontori.
In un attimo il suo mondo svanì.
Chi l'aveva rapita?
Nemici di suo padre?
Pirati?
Mercanti di schiavi?
Queste ed altre infinite domande tormentarono Dacey fino a quando quella nave giunse a destinazione.
Fu fatta salire su una carrozza e poi lasciarono il molo, fino a salire su un battello che prese a risalire la corrente di un fiume.
Ed infine un castello dalle mura massicce ed invalicabili, alte torri quadrangolari e merlate, stendardi consumati che si agitavano al vento ed un'infinità di verde tutt'intorno che aveva preso il posto dello sterminato mare che avvolgeva la sua ventilata isola.
Alcuni rozzi soldati la condussero così nel maniero, fino a rinchiuderla in una piccola ma Tutto sommato accogliente stanza, lasciandola alle cure di una ragazza, per poi andare via.
“E così tu sei il prezioso ostaggio...” disse fissandola la ragazza.
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Guisgard 12-01-2016 00.54.39

Kostor e Tussor, divertiti come chi ha appena assistito ad uno spettacolo comico, liberarono il rozzo soldato, per poi ridare i pugnali a Clio.
“Che io sia dannato...” disse alzandosi il soldato “... donne mercenarie...”
“Cosa sta succedendo qui?” Arrivando un altro militare evidentemente più alto in grado.
“Signore, i mercenari sono giunti.” Un altro soldato a quello appena arrivato.
“Ah, si...” questi osservando Clio ed i suoi compagni “... i Montanari...” annuì “... seguitemi.”
E li portò dall'altra parte del cortile del castello, dove c'era un vasto androne, per poi fermarsi davanti ad una robusta porta chiusa.
E vi bussò.
“Avanti.” Una voce seccamente dall'interno.
Il soldato aprì la porta e fece segno ai mercenari di entrare con lui.
“Maresciallo, sono giunti i Mercenari.” Rivolto poi all'uomo che stava all'interno della stanza.

Dacey Starklan 12-01-2016 00.55.00

Il viaggio, durato settimane secondo me, mi aveva completamente stordita. Ricordavo solo un insieme confuso di frammenti, piccoli momenti di vita che mi erano stati rubati da uomini che non conoscevo, per motivi che non capivo. Mi ero scervellata per comprendere qualcosa ma era valso a poco. Ero spesso incappucciata o chiusa al buio. Nessun riferimento di dove mi stessero portando o quasi. Pochi indizi troppo difficile da decifrare per la mia mente indebolita dalla fatica.

E quando il viaggio terminò infine le domande erano ancora tutte nella mia testa così come le paure.

La stanza che mi ospitava faceva presagire un certo benessere del proprietario anche se la cosa non mi rincuorava.

Perché un uomo del genere avrebbe dovuto farmi rapire?

La cosa più bella di tutte fu quella di trovare un letto, un vero letto, ben saldo al suolo con coperte e cuscini. Tutta la stanchezza accumulata si fece sentire e mi addormentai di sasso.

Fui svegliata da una voce, femminile. Sussultai e trovai dinanzi a me una giovane che mi definì ostaggio.

Una prima, piccola indicazione di quale era il mio destino.

<< Chi siete? Dove mi trovo?>> balzai in piedi sperando in una risposta, << io voglio andarmene da qui>>

Guisgard 12-01-2016 01.00.46

Dopo lunghe cavalcate, Marwel intravide la città tra dolci colline.
Si inerpicava sulla parte alte di un tenero poggio, tutta arroccata attorno alla sua pieve ed al castello baronale poco più defilato.
Il sentiero divenne strada e giungeva fino alle porte di Monsperon.
Qui le ultime botteghe erano sul punto di chiudere i battenti e le strade pullulavano ancora di gente presa dalle ultime faccende della giornata.
“Una straniera, mamma...” disse un bambino che camminava con sua madre “... dovrà andare dai soldati...” indicando proprio Marwel.

Guisgard 12-01-2016 01.03.27

“Per me cambia poco...” disse madama Bettina a Gwen “... qualunque negozio per me è una bottega. Bene, allora vi lascio riposare, visto domattina presto dovete presentarvi dagli uomini del Maresciallo.” Ed andò via, lasciando Gwen finalmente da sola.

Lady Gwen 12-01-2016 01.08.06

Feci un sospiro di sollievo quando se ne andò, lasciandomi finalmente da sola in pace.
Preparai una cena veloce, mangiai, sistemai la cucina e mi misi a letto a leggere un po', prima di addormentarmi.

Guisgard 12-01-2016 01.08.21

“Mi chiamo Betta...” disse la ragazza a Dacey, posando su un basso tavolino un vaso con dei fiori di campo che dovevano dare colore ad una stanza un po' troppo austera “... sono al servizio del barone di Monsperon e da oggi lo sarai anche tu. Ignoro chi tu sia, so solo che sei qui come ostaggio ed ora il tuo destino, come quello di tutti coloro che vivono in queste terre è nelle mani del nostro signore. Ma dimmi... hai mangiato qualcosa? Devo occuparmi io di te e se ti ammali la responsabilità sarà mia.”

Dacey Starklan 12-01-2016 01.15.07

Il Barone di... Non riuscivo neanche bene a pronunciarlo a causa del mio accento, per me era un uomo senza volto e senza anima e non capivo ancora perché io, proprio io dovevo stare lì.
<< No ... No aspettate... Perché? Che vuole da me? >> il mio cervello faceva fatica a collegare, anche perché dovevo tradurre tutto ciò che mi veniva detto. Essendo una principessa avevo studiato le lingue europee ma avevo sempre ritenuto più affini a me le lingue mediorientali.
<< Betta... Voi dovete aiutarmi... Fatemi uscire da qui e potrete venire con me, al sicuro nell'isola di mio padre... Io non posso stare qui... Mio padre mi starà cercando, saranno tutti preoccupati.... E mia madre, mia madre sarà distrutta. Devo tornare a casa>> guardavo con ansia un cercando una via di fuga.

Guisgard 12-01-2016 01.19.49

Rimasta sola, Gwen mangiò e poi si coricò, restando a leggere prima di addormentarsi.
Era ormai tardi e l'indomani si sarebbe dovuta presentare agli uomini del Maresciallo di Monsperon, l'autorità militare più importante di quelle terre, dopo naturalmente il barone.
E leggendo, alla fine, il sonno la prese.

Era in una folta ed odorosa boscaglia, tra alti alberi e piante verdeggianti.
Cercava erbe per la sua erboristeria, quando alcuni rumori la destarono.
Notò allora qualcosa tra i cespugli.
Erano alcuni contadini con gli abiti lacerati e sanguinanti.
“Scappa via...” disse uno di loro alla ragazza “... scappa via!” Gridò.
Un attimo dopo una muta di cani feroci e sbavanti arrivò di corsa.

Gwen si svegliò di colpo.
Era stato un sogno.
Un inquietante sogno.
Era notte ormai.
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Guisgard 12-01-2016 01.25.06

“Il barone di Monsperon.” Disse Betta fissando Dacey. “E comunque togliti strane e pericolose idee dalla testa. Se qui come ostaggio ed immagino vogliano guadagnarci qualcosa. Forse ti venderanno come schiava o magari cercheranno un riscatto per liberarti. Voi infedeli siete come merce da scambiare. Questa è la cruda realtà. Vuoi fuggire da questo castello?” Scuotendo il capo. “Allora sei pazza. Nessuno può uscirne e nessuno può entrarvi senza il permesso del barone. Rassegnati e cerca di non fare stupidaggini, altrimenti non solo non rivedrai più la tua terra, ma perderai anche la vita. Ora dimmi, hai mangiato qualcosa?”

Lady Gwen 12-01-2016 01.29.43

Dopo poco mi addormentai.
Quel sogno.
Quella scena.
Quegli abiti insanguinati e poi quei cani feroci.
"No!" urlai, svegliandomi, con la fronte imperlata di sudore.
Mi presi il volto fra le mani; come potevano essere i miei sogni così raccapriccianti, a volte? Ma soprattutto, questo sogno aveva un significato particolare?
Attesi di riprendermi, bevendo un sorso d'acqua dal bicchiere che tenevo sul comodino e poi poggiai di nuovo la testa sul cuscino e mi rannicchiai fra le coperte.

Dacey Starklan 12-01-2016 01.31.04

<< Voglio vedere il barone. Io sono una principessa mi deve rispetto, almeno merito di sentirmi dire dalla sua voce quale sarà il mio destino. Potete riferire le mie parole?>> pian piano cercavo di riprendere il controllo e la mia dignità. Dovevo farlo, essere calma e lucida, ragionare e tentare ogni possibilità per uscire da quella faccenda e tornare a casa.

Il riscatto era forse la mia migliore opportunità per non subire angherie fin tanto che qualcuno non avesse pagato per me.

<< Io non so quando ho mangiato l'ultima volta, mi dispiace.. Non lo ricordo ma se fosse possibile avere qualcosa ora ve ne sarei grata>> mantenere le forze era necessario.

Guisgard 12-01-2016 01.36.39

Gwen cercò di calmarsi, ma le sensazioni lasciate da quell'inquietante sogno erano ancora vive in lei.
Intanto la notte trascorreva lenta e riprendere a dormire non era affatto semplice.
La giovane restò così rannicchiata tra le coperte, fino a quando cominciò ad udire il canto del Gallo.

Guisgard 12-01-2016 01.41.01

Betta fissò Dacey e per la prima volta l'esotica e bella principessa vide negli occhi della ragazza un barlume di compassione.
“Gli infedeli qui non hanno valore.” Disse. “Valgono meno delle bestie. Nessuno ti considererà mai una principessa, né ti tratterà con onore e rispetto. Sarà già tanto se ti lasceranno in pace. Su, ora cerca di riposare. Io andrò a cercarti da mangiare, così dopo potrai addormentarti. Sei un ostaggio e dunque ai loro occhi sei preziosa. Non commettere sciocchezze e vedrai che con ogni probabilità il tuo solo male sarà la prigionia. Una prigionia forse non troppo dura.” Ed uscì, lasciandola sola.

Lady Gwen 12-01-2016 01.44.32

La notte trascorreva lenta, mentre cercavo di scacciare quelle orribili sensazioni.
Restai quindi avvolta nelle coperte a tentare di riposare, finchè non udii il canto del gallo e sospirai per la nottata trascorsa quasi totalmente in bianco e il pensiero che di lì a poco mi sarei dovuta alzare.

Dacey Starklan 12-01-2016 01.50.29

Se quel discorso negli intenti di Betta era per infondermi un po' di tranquillità e rasserenarmi beh non erano affatto serviti. Le parole della giovane infatti non lasciavano trasparire altro se non sofferenze una peggiore delle altre .
Starmene buona buona, zitta, non protestare e accettare tutto passivamente. Non era da me. Forse pensavano questo delle donne della mia gente ma nella mia famiglia tutte le donne avevano sempre avuto la medesima istruzione e il medesimo diritto di parola che gli uomini. E io avevo sempre sfruttato questo diritto. Non era da me stare zitta. Avevo la testa piena di idee, proposte e iniziative volte a aiutare il mio popolo e ora sembrava che nulla potesse aiutare me stessa.
Aspettai che la serva uscisse e mi misi a controllare gli infisse, sperando di trovare una parte debole. Mi sarebbe bastato pochissimo per credere almeno di avere una possibilità.
Non ero una principessa. Quella frase mi tornò alla mente. Ero un'infedele. Non contavo nulla. Valevo meno di zero. Una vita umana che valeva meno di zero. Solo per una differenza di credo, solo perché chiamavo Dio con una parola diversa.
Il mondo stava perdendo il senno. Esseri umani contro altri esseri umani. E io ero solo una piccola pedina in quel gioco.

Guisgard 12-01-2016 01.56.14

Il gallo cantò di nuovo e poi, pian piano, il cielo comincio a schiarirsi e la foschia lentamente ad alzarsi, liberando così le fattezze di quei luoghi al nuovo giorno.
Lo spuntare dell'alba irradiò, con i suoi primi bagliori, la piccola stanza di Gwen, lambendo il suo volto avvolto tra le coperte.
Era ormai sorto il Sole.

Guisgard 12-01-2016 02.01.19

Dacey si fece coraggio e cominciò a cercare punti deboli tra la porta e la finestra della stanza.
Ma proprio avvicinandosi alla finestra, chiusa da grate, si accorse di trovarsi in un'alta torre.
Una fuga sembrava dunque impensabile.
Poi la porta si aprì di colpo e ritornò Betta.
“Eccoti del pane e del formaggio.” Disse la ragazza posando quel cibo sul letto. “E qui una brocca d'acqua. Su, mangia e poi cerca di riposare. Tra un po' sarà l'alba e presto il barone vorrà di certo vederti. Ti auguro un sereno riposo, per quanto possibile.” Ed uscì.

Lady Gwen 12-01-2016 02.01.37

Il gallo cantò di nuovo e a poco a poco il Sole spuntò, illuminando la stanza e il mio viso.
Così controvoglia mi alzai ,mi preparai e scesi di sotto a fare colazione con del latte e una focaccia dolce.
Quando finii, indossai il mantello e uscii, diretta dal Maresciallo.

Dacey Starklan 12-01-2016 02.11.16

Trattenni il fiato. Ero in alto, più di quanto non ero mai stata in vita mia. E questo mi inorridì, il panorama era terrificante e questo mi fece capire che non potevo di certo fuggire per quella via.
Dannazione.
Tornai a sedermi sul letto e all'arrivo del cibo ringraziai la giovane.
<< Farò come suggerite si>> presi un pezzetto di pane spezzandolo rigorosamente con la mano destra e gustandolo evitando di far briciole.
<< Grazie per il pasto>> e congedai Betta, per poter mangiare in tranquillità. Infine mi lasciai cadere nel sonno, senza pensare a nulla.

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Gwen si alzò, fece colazione, si preparò ed uscì, diretta verso il castello baronale.
Risalì la strada principale, fino a deviare dove sorgeva il maniero.
Era un edificio alto e irregolare, che conteneva numerosi cortili e recinti interni, estendendosi su un vasto spazio e che ben testimoniava la ricchezza del suo proprietario e della nobiltà Sygmese in generale.
Il castello naturalmente non era privo di difese, come qualsiasi altra costruzione nobiliare di quel tempo, dato il travagliato periodo storico che si viveva.
Infatti il maniero era tutto circondato da un profondo fossato, alimentato da un vicino corso d'acqua ed una doppia cinta muraria ne difendeva gli argini esterni ed interni.
Sul lato che guardava il pendio del colle si apriva un alto portone che comunicava con una porta interna.
Naturalmente era stata presa come precauzione quella di costruire tale entrata sotto i bastioni del castello, in modo che, in caso di attacco, poteva essere difesa da arcieri e frombolieri.
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Fu un sonno naturalmente inquieto quello di Dacey.
Inquieto e breve, dato che poco era rimasto ormai di quella notte da dedicare al riposo.
L'alba non tardò ad illuminare la bella terra di Sygma, invadendo con la sua lieve luce la stanza in cui era stata rinchiusa la principessa.
Tutto dall'esterno però cozzava con la sensazione di essere prigioniera.
Dalla finestra, infatti, nonostante le grate che rendevano quel luogo angosciante, si poteva ammirare un ampio scorcio delle colline che circondavano dolcemente la città.
Ulivi e vitigni declinavano dolcemente su quei ridenti pendi di regolati cipressi, dove nelle ampie vallate intere distese si brulicanti macchie di ogni sfumatura di verde e giallino accarezzavano e screziavano quei luoghi da favola.
Tutto ciò fino a quando Dacey sentì la porta della stanza aprirsi.

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Giunta al castello, non potei non notate l'importanza di quel luogo, che mostrava chiaramente il potere e la ricchezza di chi vi abitava.
Ovviamente, visti i tempi, la difesa era raddoppiata e ciò si evinceva ad esempio dalla doppia cinta muraria nei pressi del fossato.
Ci ero già venuta tre anni fa, appena arrivata a Monsperon, ma ogni volta quel luogo mi sorprendeva.
Destandomi dalle mie riflessioni, vi entrai, sperando di poter fare presto e aprire l'erboristeria il prima possibile.

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Gwen giungendo al castello vi trovò il portone aperto, sotto il quale alcuni soldati annotavano tutti coloro che si presentavano per il censimento.
E naturalmente non erano tanti, visto che molti stranieri presenti in quelle terre era stati uccisi, cacciati o fuggiti volontariamente.

Dacey Starklan 12-01-2016 02.42.00

Mi destai per via della luce che penetrava attraverso le inferiate poste alle finestre. Stropicciaci gli occhi e allora rividi la stanza della mia prigionia. Non era stato un brutto sogno purtroppo. Era la cruda realtà.
Andai alla toiletta per pettinarmi i capelli e cercare di essere presentabile e mentre intrecciavo i capelli un uccellino si posò sul davanzale. Sorrisi a quella vista ricordando i miei canarini e così gli andai vicino, con cautela per offrire all'animaletto qualche briciola. Il volatile era incuriosito e stava per decidersi a fare la grande mossa e prendere il pane ma il cigolio sordo della porta lo intimorì tanto da farlo volar via. A nulla valse lo sguardo che gettai al bel panorama. La paura iniziava a farsi sentire.

Guisgard 12-01-2016 02.47.36

La porta si aprì e Betta entrò nella stanza.
“Buongiorno.” Disse a Dacey. “Riposato bene? Vedo hai mangiato, meglio così. Devo prepararti, poiché il barone vuole vederti. E dovrai essere più che presentabile.” E gettò sul letto alcune stoffe.

Lady Gwen 12-01-2016 02.49.42

Giungendo al castello, vidi alcune guardie annotare la presenza di coloro che si presentavano al censimento ed erano molto pochi.
Questo da una parte mi rincuorò, poichè non ci sarebbe voluto molto, ma dall'altra mi terrorizzò perchè sapevo cosa fosse successo agli altri.
Seguii le altre persone e mi avvicinai alle guardie.

Dacey Starklan 12-01-2016 02.52.35

Allungai l'occhio sui tessuti, erano tutti di ottima qualità e mi parve addirittura di individuare della sete proveniente dalla lontana Cina.
<< Non capisco perché devo essere presentabile se dite che non valgo niente >> sfiorai una stoffa dai colori dell'acquamarina.
<< Sai come si veste una donna del mio paese?>> ovviamente non poteva, che domanda sciocca.
Mentre mi preparo continuai. <<. E com'è questo barone?>>


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