Camelot, la patria della cavalleria

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Morris 01-10-2009 00.08.14

Prima di morire, Sir Morris, ricorderà le vostre parole e chiuderà gli occhi dubbioso di aver amato sino in fondo e abbastanza da esser stato degno di aver vissuto due volte.

Sir Morris

Guisgard 01-10-2009 03.42.23

Un altro caso esemplare è quello di Ivanhoe.
Questo valoroso cavaliere sassone ama perdutamente la bellissima lady Rowena, pupilla di suo padre Cedric.
Questi, per motivi politici (lo scenario in cui vive questa straordinaria avventura vede la dura lotta tra sassoni e normanni), vuol dare in sposa Rowena ad un nobile sassone.
Ma come sempre avviene, Amore non si cura dei piani e delle miserie umane e tessa la sua tela senza vincoli e limitazioni.
Così tra Ivanhoe e Rowena nasce un fortissimo sentimento che spingerà il cavaliere a scontrarsi duramente con il padre e ad abbandonare la sua casa.
E così tra la fedeltà alla patria, l'obbedienza verso suo padre, la lealtà al proprio re e l'odio verso i nemici, il protagonista dovrà affrontare innumerevoli avventure, che lo porteranno a conoscere la bellissima ebrea Rebecca, senza però mai rinnegare il puro amore verso la donna amata.
Anzi, anche nei momenti più difficili e duri, Ivanhoe non perderà mai la speranza di poter coronare il suo sogno d'amore con Rowena, trovando proprio in questo sentimento la forza per portare a compimento il difficile compito che il fato gli ha dato.
Ivanhoe vedrà vacillare il suo onore e la sua dignità; sentirà messo in dubbio il suo attaccamento verso la sua gente; rinnegato il suo nome da suo padre stesso.
Eppure i suoi valori ed i suoi ideali troveranno sempre forza e sostegno nella consapevolezza che il cuore di Rowena batte solo per lui.
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Argante 01-09-2010 17.04.49

"Cavaliere senza amore non s'è mai visto in alcuna storia" (Don Chisciotte Cervantes), non c'è mai stato alcun cavaliere che non abbia dedicato le proprie prodezza alla sua donna, non le abbia prestato giuramento o donatole un anello e qualsivoglia pegno del suo amore! La dolce attesa del ritrovarsi freme nell'animo del guerriero durante la battaglia, nella mischia...!L'amata diventa Midons, mi domina, la Signora che accende l'animus e non i sensi, il coraggio, il valore, la nobiltà di spirito in un servaggio d'amore.Il cavaliere serve Dio, il suo Re, la sua donna...solo l'onore spetta a lui medesimo....

Merlino 01-09-2010 22.33.50

Davvero romantico :) l'ideale amoroso fu un qualcosa di successivo rispetto alla nascita dei cavalieri e se non ricordo male nacque intorno al XIII-XIV secolo in cui si ha un addolcimento del cavaliere, il quale è tenuto ha rispettare un nuovo codice che prevede un comportamento di cortesia. La letteratura ci racconta di una donna innalzata a Madonna per il quale il cavaliere combatte senza sosta ma che non riuscirà mai a raggiungere in quanto è sempre di un gradino più basso. Interessante discussione :)

Lancelot 08-11-2011 16.53.39

Nel bellissimo saggio che ho da poco finito di leggere e che ho consigliato anche qui, "Il Sacro e la Cavalleria", si allude all'ideale cavalleresco come a una complexio oppositorum, una dicotomia composta dall'elemento razionale e ideale, e quello passionale e istintuale, che trovano appunto nella figura del Cavaliere la totalità umana, il prototipo perfetto dell'essere umano che sfrutta la propria immensa energia vitale secondo un fine Virtuoso, dotando quindi il proprio sforzo di concetto, oltre che di scopo.
La risposta alla domanda iniziale di questa discussione quindi, a mio dire, non può essere che sì: ideale cavalleresco e ideale amoroso possono e debbono coesistere nel perfetto Cavaliere, perché l'ideale amoroso rappresenta per la motivazione di quest'ultimo come il carburante per una vettura, o il destriero per un fantino, l'acqua e il sole per una pianta, è l'energia vitale che lo sprona, la fede cui s'affida.
Fra mille Cavalieri che non abbiano trovato alcun ostacolo al far propria tale dicotomia, abbiamo poi gli illustri esempi citati da Sir Guisgard dove la donna amata diviene fonte di rovina poiché già consacrata in matrimonio con un altro uomo, o perché in qualche modo rappresentante un elemento di "rottura" rispetto al sistema, capace di mandarlo in pezzi completamente.

Galgan 01-09-2014 13.56.47

Mi accodo in punta di piedi, nobili interlocutori e interlocutrici, perché l'argomento è di grande interesse, se non fondamentale.
Un cavaliere, senza la sua dama, non è nulla, non ha ragione di esistere, perché un cavaliere serve Dio, e la sua dama (non mi si accusi di blasfemia) è Dio.
Ogni gesto, ogni battaglia, ma anche ogni atto di natura emotiva o spirituale, è rivolto all'oggetto dei propri desideri, alla donna/dea alla quale il cavaliere si vota, chiedendo come ricompensa solo uno sguardo, magari un sorriso.
Sicuramente, in Lancillotto del Lago vediamo una sublimazione di tutto questo, e forse un'assoluzione (almeno parziale) del suo agire; Lancillotto, è forse l'unico cavaliere che è riuscito a concentrare sulla sola figura della sua amata Ginevra ogni aspetto della cavalleria, ed è questo che lo rende grande.
Lei è la sua Signora, perché fin dal principio lui si vota alla regina, divenendone il campione, re Artù è una conseguenza.
Lei è il suo onore, perché non esiste impresa che lui non compia in suo nome, persino la Cerca del Graal, se ci pensate, passa in secondo piano, perché lei è il suo Graal, quindi è attraverso di lei, che lui può contemplare l'estasi divina.
Lei è la sua amata, quindi colei che governa il suo cuore, e che gli consente di battere; Lancillotto è fortunato, perché Ginevra lo corrisponde, ma pensateci, è fondamentale per un cavaliere?
O forse un cavaliere si vota alla sua dama indipendentemente da come lei potrà reagire, dal fatto di essere corrisposto o meno?

Guisgard 01-09-2014 16.35.27

Al di là del discutibile parallello dama-Dio, trovo questo vostro intervento infarcito di qualche grave inesattezza.
Più che un commento di chi sta analizzando le tematiche cavalleresche e cortesi, il vostro, permettetemi, mi sembra più la carrellata di chi vuol trattare un argomento senza conoscere la grande tradizione di cui parla.
Se infatti il vostro discorrere fosse esatto, allora figure di grandi cavalieri che non hanno fatto del rapporto con la dama il perno del loro ciclo, mi vengono in mente il Cid Campeador, Parsifal o Galahad, tanto per fare qualche esempio banale, sarebbero da estromettere del tutto dalle tematiche cavalleresche.
Quanto a Lancillotto, anche lì fate confusione, visto che non è una sua scelta abbandonare la Ricerca del Graal, ma una conseguenza del suo Amore per Ginevra, con suo figlio poi, Galahad appunto, scelto al suo posto per la Mistica Impresa.
Infatti la Cerca è qualcosa di troppo grande per essere soggetta al volere di Tizio, Caio o Sempronio.
Qui c'è quasi un parallelo col Biblico Davide e suo figlio Salomone, ma sarebbe un discorso troppo lungo da affrontare qui.
Quanto poi al “sublimare”, come dite, a me vengono in mente figure come Tristano ed Erec che hanno fatto dell'Amore per la propria dama il centro del proprio essere.
Dunque Lancillotto non è il solo.
Perdonate dunque se ho espresso il mio pensiero, messere, ma amo troppo il mondo cavalleresco e come cavaliere mi sento in dovere di preservarne le sue secolari tematiche da visioni troppo semplicistiche e fuorvianti :smile:

Galgan 01-09-2014 23.40.51

Non dovete scusarvi, messere, perché nessuno deve farlo, quando la sua sola colpa è quella di esprimere il proprio parere, ed in effetti, il vostro intervento non mi ha offeso, perché vedo in esso tutto l'ardore e lo zelo di chi ama tanto la cavalleria.
Ma talvolta, l'ardore e lo zelo, offuscano le visuali, non permettendoci di vedere con chiarezza quanto andiamo a contestare.
Non trovo affatto discutibile il parallelo Dama-Dio (altrimenti non lo avrei proposto), dal momento che, come ben sapete, l'epoca in cui Chretien de Troyes si apprestava a comporre la sua opera, era quella in cui, alcune correnti di pensiero affermavano che attraverso la donna possiamo contemplare Dio, l'influenza, poi, di certi personaggi immensi come Eleonora d'Aquitania, hanno avuto un peso determinante.
Lancillotto, Galahad, Parsifal (o Peredur) ed il Cid Campeador sono figure estremamente diverse fra loro, solo uno di loro (Lancillotto) è un cavaliere cortese, gli altri tre, no.
Il Cid, oltre ad essere un campione della fede, è un personaggio storico, non leggendario, e come, purtroppo, ben sappiamo, la reale storia della cavalleria differisce alquanto da quella ideale che tutti i presenti (me compreso) amano tanto; ed il contesto in cui tale personaggio è posto parla chiaro.
Sarebbe come paragonare Rinaldo al Capitano Alatriste.
Galahad e Parsifal sono cavalieri della ricerca, quasi (ma proprio quasi?) dei paladini ascetici, assolutamente più spirituali che carnali (Galahad, ad esempio, è il vergine convinto, a differenza di suo padre, che è in balia del suo amore), pertanto, nulla hanno a che vedere con gli ideali cortesi di cui si sta parlando, perché la loro è una ricerca mistica.
Sarebbe come paragonare Ivanhoe al prete Gianni.
Le tre figure che avete citato, non sono da estromettere dal mondo della cavalleria, ma solo da quella cortese, la prima perché troppo "reale", le altre due perché assolutamente spirituali.
Come dite voi, Lancillotto non abbandona la cerca del Graal di sua spontanea volontà, ma perché una forza superiore gli impedisce di accedere ai sacri luoghi; il fatto è che io non ho mai affermato che Lancillotto abbandona la cerca di propria volontà, per seguire il proprio amore con la sua regina, ma che tale amore gli risulta talmente totalizzante che la cerca passa in secondo piano.
Ricordate, messere, al suo ritorno a Camelot, Lancillotto tiene forse fede alla sua promessa fatta all'eremita (durante la ricerca), di dare alla propria esistenza una connotazione più pia, e di non cadere più nel peccato?
Come tutti sappiamo no, perché Lancillotto vede nella sua estasi per Ginevra qualcosa che rasenta il divino, anche se le conseguenze saranno disastrose.
L'eredità Biblica di Lancillotto, e del binomio Lancillotto-Galahad, non solo è presente, ma è molto forte, e se la cosa vi interessa, sono disponibilissimo a parlarne, magari in altri luoghi.
Per quanto riguarda il sublimare lo confermo, e senza le virgolette :smile:
Tristano ed Erec hanno amato la propria dama con tutto il trasporto dei grandi uomini, e dei grandi cavalieri, ma solo Lancillotto ha fatto della donna il suo "tutto", in tutte le sue sfaccettature, al punto che Jean Markale, nel suo saggio, lo definisce Sacerdote della Donna Iniziatrice.
Siete voi che dovete perdonare me, buon messere, ma sapete, amo la cavalleria, e la sua tradizione millenaria, almeno quanto voi, proprio per questo, quando si parla di essa, non amo che ci si soffermi alla superficialità delle cose :smile:

Guisgard 02-09-2014 01.18.27

Vedo che avete raccolto un po' di nomi, anche se li avete poi elencati con accostamenti un po' discutibili.
Partiamo con l'accostamento (terribile per chiunque abbia studiato anche solo a livello scolastico le tematiche dell'Amor Cortese ed il Dolce Stil Novo) che avete fatto tra Dio e la dama.
Anche se nel vostro post di risposta avete corretto il tiro, precedentemente avevate scritto che “la donna è Dio”, e se l'Accademia della Crusca ha ancora un valore l'espressione non ha nulla a che vedere con la concezione tipica dell'Amor Cortese che vede nella donna un mezzo, uno strumento, affinchè l'uomo raggiunga Dio.
Quindi tecnicamente parlando è abissale la differenza tra lo strumento (la donna in questo caso) e l'Oggetto raggiunto (Dio).
Quanto a ciò che affermate in seguito, dicendo che Lancillotto è un cavalier Cortese e Parsifal e Galahad no, beh, è un controsenso che non meriterebbe repliche.
Le tre figure infatti prendono forma nell'universo letterario cortese, anche se con funzioni e aspetti diversi.
Anche le più elementari antologie scolastiche li catalogano in questo modo.
Anche Galvano è un cavalier cortese, eppure la sua epopea pone al centro la figura del Cavaliere Verde con tutti i suoi risvolti.
Inoltre io ho citato anche il Cid Campeador, personaggio indiscutibilmente storico, ma comunque anch'esso un cavaliere, visto si parlava di cavalleria in generale.
Inoltre in nessun romanzo, poesia, verso, frammento e persino citazione ho mai letto che Lancillotto “pone in secondo piano la Ricerca del Graal perchè offuscato da Ginevra”.
Eppure ho una certa esperienza in materia.
Quando poi dite che Tristano ha amato la sua donna, ma solo Lancillotto ne ha fatto di lei il suo tutto, beh, vi sfuggono almeno un paio di secoli di letteratura romanza in cui diversi autori trattano l'Amore di Tristano per Isotta con risvolti assoluti e tematiche particolarissime, portando il binomio amanti-società a vette di drammatica complessità.
Basti solo ricordare il mito della grotta dei due amanti di Cornovaglia, ancora oggi oggetto di dibattito per quanto riguarda il valore assoluto dell'Amore e il suo relazionarsi col mondo esterno.
Vedete, citare Lancillotto è facile.
Persino gli autori dei bigliettini nei cioccolatini lo fanno.
Ma Lancillotto ed il suo Amore per Ginevra, come gli stessi Tristano e Isotta, o Erec ed Enide, sono un qualcosa di estremamente complesso, terribile e meraviglioso.
Sono l'immagine con cui il genio Cortese ha saputo raffigurarlo agli occhi degli uomini, dimostrazione del valore assoluto ed imperscrutabile dell'Amore.
Un Amore che liberatosi dei suoi toni paganeggianti è stato poi “Cristianizzato”, divenendo un mezzo per giungere a Dio (attraverso la donna, che però resta donna, così come l'uomo, senza generare binomi assurdi).
E' forse questa la più straordinaria intuizione dell'Amore Cortese: rendere Sacro l'Amore.
E tutto ciò trova la sua più alta consacrazione nella Commedia Dantesca.
Ci sarebbero discorsi e discorsi da fare, citando il Sacro ed il profano fino a farli congiungere.
No, parlare dell'Amor Cortese è molto più che cercare nomi ed elencarli a caso.
L'Amor Cortese è una meravigliosa ed epocale rivoluzione che ha gettato le basi per quella che sarà la concezione dell'Amore nei secoli futuri.

Galgan 02-09-2014 15.50.38

Molto bene, messere, a quanto vedo, non amate peccare di modestia, pertanto avete il dono di avere in tasca ogni verità.
Che dire, buon per voi, solo che non pensiate che i nomi citati da me siano frutto di una frettolosa uscita in biblioteca, al solo scopo di contrastarvi verbalmente, è il concetto che mi interessa, non la disputa con voi, pertanto ignoro i vostri velati insulti, che come prima, non hanno la facoltà di recarmi offesa.
Tornando a noi, ripeto, l'accostamento dama-Dio non mi risulta affatto terribile, soprattutto se si tiene conto della cabala ebraica, nella quale Shekinah è il lato femminile di Dio (viene quindi addirittura "reso persona"), teniamo presente che quando parliamo di Chretien de Troyes, parliamo verosimilmente di un giudeo convertito, ben al corrente, quindi, delle tradizioni ebraiche, assiduo frequentatore delle corti vicine a Eleonora d'Aquitania.
Nessun paradosso, la dama è Dio perché attraverso di lei si raggiunge Dio.
Vedo che date all'Amore una connotazione alquanto accademica, così come di chi ha vissuto in funzione di esso; i personaggi di Galahad, Parsifal, vengono posti all'interno della letteratura cortese, perché sono parte integrante di tale letteratura, ma la funzione per la quale sono stati creati, è opposta a quella di Tristano, o Lancillotto, perché ripeto, essi anelano il Mistico, nella sua forma più contemplativa, non l'Amore.
Certo che Galvano è un cavaliere cortese, uno splendido esempio anche, e siete veramente sicuro, analizzandolo di poter estromettere la donna dalla sua figura?
Non contesto il vostro citare il Cid, semplicemente metto i puntini sulle i.
Rispetto alla questione tra Lancillotto e la cerca del Graal, rileggetevi, state continuando a fare un'affermazione, e a rispondervi da solo.
Citare Lancillotto non è affatto facile, perché soprattutto non è facile il definire (se veramente questo è necessario) il sentimento totalizzante che prova per Ginevra, ma in effetti, c'è una figura cavalleresca che sublima la donna ancor più di lui, ed è Don Chisciotte.
Sublima ancor più di lui, perché Dulcinea, almeno così come lui la vede, non esiste, quindi è votato non ad una donna, ma al sogno di essa....Notevole....
Parlare d'Amor Cortese, è si, qualcosa che non è citare nomi a caso, né chiudersi in atteggiamenti accademici, propri dello studioso che pensa di essere sempre nel giusto, e si chiude all'interpretazione.
Attento messere, perché spesso la verità ci sfugge, proprio quando pensiamo di averla tra le dita.


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