L'isola dei mandorli perennemente in fiore
L'ISOLA DEI MANDORLI PERENNEMENTE IN FIORE
"C'è una filosofia che nega Dio, come c'è una filosofia che nega il sole: si chiama cecità." (Victor Hugo) La pioggia cadeva copiosa fra gli svettanti grattacieli di Uaaropolis, con la sua patina di umidità che velava le prime insegne accese di quel pomeriggio grigio. Le strade erano come al solito colme di veicoli e la confusione si diffondeva in ogni quartiere e isolato cittadino. All'università delle scienze atee e razionalistiche, centro culturale della città, il brillante dottor Minsk stava tenendo uno dei suoi seminari, incentrato stavolta sulla propaganda Cristiana, in particolar modo Cattolica, che avrebbe indirizzato la cultura occidentale dal Medioevo in poi. Alla fine un tripudio di applausi e consensi accolse la fine dell'esposizione, con sommo orgoglio e piacere dell'affascinante professore. “Bel seminario.” Disse Houd entrando nell'ufficio di Minsk, dove questi si era chiuso dopo il seminario. “Ti ringrazio, amico mio.”Sorridendo Minsk. “Chiudi, la porta.” “Allora l'hai trovato!” Sorpreso Houd, per poi chiudere la porta e restando solo con Minsk. “Si, vecchio mio...” Minsk aprendo la sua borsa in pelle e tirando fuori un panno avvolto intorno a qualcosa “... eccolo...” sciogliendo il panno e mostrando un antichissimo libro “... il più antico codice conosciuto con le trascrizioni di un trattato di Crizia di Atene... risale al XIV secolo e fu trascritto da un monaco eretico, che poi lo donò ad una marchesa sua protettrice... per secoli è stato tenuto nascosto ed è passato da mano in mano... guarda... all'interno vi è uno dei trattati più eccezionali contro i mali della democrazia e della Religione...” “Fantastico...” soddisfatto Houd “... la nostra università sarà orgogliosa di conservarlo.” “Si, qui deve stare e non in un museo.” Fece Minsk. “Il mondo non devo contemplarlo come opera d'arte, ma comprenderlo come fonte di libertà culturale.” I 2 si strinsero la mano soddisfatti, per poi brindare con una preziosa bottiglia di vino. Qualcuno poco dopo bussò. “Signor rettore...” entrando un inserviente. “Cosa c'è?” Chiese Houd. “Ci sono 2 uomini che chiedono di lei e del professor Minsk.” “2 uomini?” Minsk. “Si, credono siano uomini del governo, professore.” Spiegò l'inserviente. Nello stesso momento, ma a oltre 1000 km di distanza, una tempesta violentissima imperversava sulle aspre montagne dell'Afraghanistan, regione selvaggia e misteriosa, di fama sinistra e covo di formidabili predoni. Per il cielo sterminato di quei luoghi romanzeschi, sospinte da venti eccezionali, correvano e si rincorrevano enormi banchi nuvolosi simili a cavalli sfrenati, che lasciavano cadere sul deserto sottostante furenti nubifragi, accompagnati da boati e folgori. Il buio dominava ovunque, solo squarciato a tratti dai lampi e dai fulmini che esplodevano lungo l'orizzonte dal profilo brutale. Ma in queste tenebre brillava la fioca luce che proveniva da una grotta inaccessibile, infondo alla quale si apriva un dedalo di cunicoli e antri, oltre i quali era scavata nella nuda roccia la sontuosa dimora di un re. Le pareti erano coperte da spesse e pesanti tele di velluto e stoffa orientali, di un rosso vivo, adornati da broccati di gran valore e pregio, mentre a terra erano srotolati diversi tappetti sfolgoranti d'oro e d'argento, sorti dalla maestria dei tessitori di Cipro, di Damasco e di Bagdad. Qui e là cerano bassi tavolini, sgabelli e seggi, tutti intarsiati e incrostati di perle, di giada, di onice e di lapislazzuli. Bottiglie, brocche e bicchieri di paste vitree colorate e raffinatissime scintillavano alla luce di lampade di ogni fattura, stile e bellezza. Completavano un paio di grossi bauli borchiati ed aperti, con i loro contenuti di ogni sorta di gioielli, di pietre preziose e monete provenienti da tutte le parti del mondo. In mezzo a queto splendore d'altri tempi camminava una figura strana e misteriosa, dal profilo romanzesco e l'aspetto tormentato. Bruno, gli occhi grandi e fieri, di un azzurro profondo, i lineamenti regolari e ben fatti, l'espressione maschia e decisa. Era abbigliato come i tanti predoni e guerrieri che infestano quest'angolo di mondo, ma il suo aspetto era simile a quello di un principe. Fissava delle mappe e dei progetti che raffiguravano varie armi, alcune molto tecnologiche. Ad un tratto dei passi lo destarono. Un uomo avvolto da una divisa militare e con un turbante verde sul capo entrò in quel covo da Le mille e una notte. “Gli altri sono tornati dal pozzo di Daniele.” Disse il nuovo arrivato. “Chiedono di te.” “Che notizie portano?” L'uomo che teneva in mano le carte e i progetti. “Hanno udito l'oracolo?” “Si.” Annuì quello col turbante. “Pare la caccia al tesoro sia iniziata.” “Allora non possiamo più perdere altro tempo.” Mormorò il principe. https://cinesavant.com/wp-content/up...6250reev23.jpg +++ |
Mi era davvero impossibile da credere che dopo tanti anni passati a fornire responsi fossi io, adesso, quella che attendeva il compiersi del proprio destino.
Non sapevo cosa ne sarebbe stato di me, colpevole solo di aver svolto il mio compito ed usato i poteri che la natura mi aveva donato. Ritenevo tutto ciò ingiusto, non avrei saputo cos'altro fare se fossi stata privata dell'unico impiego che conoscevo. Era stata la mia stessa nascita ad indirizzarmi verso l'unica strada che potevo percorrere. Non avrei agito in modo irrispettoso, ma non avrei nemmeno lasciato che facessero di me ciò che volevano. Odiavo questa sensazione di impotenza, di attesa, di ansia. Per la prima volta, mi sentivo inutile, mi sentivo privata di una parte importante di me, anzi, del mio intero essere. Cos'ero, cosa restava di me, se mi si privava della possibilità di vaticinare il fato altrui? Cos'era una profetessa senza le sue profezie, fuori da questo tempio? Senza che ci fosse bisogno di usare i miei poteri, prevedevo già per me una vita amara, fatta di sofferenza, stenti, una vita che non volevo e se desideravo conoscere la mia sorte, allo stesso tempo avevo paura di ciò che mi sarebbe stato comandato di fare da qui a poco.https://uploads.tapatalk-cdn.com/202...43c7c41657.jpg Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Il responso non tardò.
Stavolta era Gwen ad attenderlo. Un responso però non proclamato da un oracolo, non ra perciò voce di entità superiori. Ora era un consiglio di anziani, di saggi ma comunque mortali a decreatare ciò che sarebbe stato il suo Destino. E il rsponso giunse. Il consiglio decise non solo di privare Gwen del suo ruolo di sacerdotessa, ma anche di cacciarla dal tempio. Inoltre le fu imposto di vagare verso i confini di quel mondo, senza che nessuno mai potesse usufruire dei suoi poteri di preveggenza. Gwen trascorse così i successivi 2 anni, vivendo presso la sponda del fiume e conoscendo come unico amico il vecchio barcaiolo Alban. https://jack35.files.wordpress.com/2014/02/como.jpg |
Successe esattamente ciò che mi ero aspettata, senza che potessi reclamare il mio diritto a mantenere il mio ruolo, che rappresentava non solo una professione, ma soprattutto un onore.
Trascorsi due anni vagando come una banderuola al vento, cacciata da un luogo che era stato per me come una casa e al quale avevo dovuto dire addio. L'unica mia conoscenza era un barcaiolo, Alban, che avevo incontrato stabilendomi presso il fiume che lui percorreva. Avrei voluto possedere la sua stessa serenità, la sua resilienza, dal momento che da anni ormai vivevo senza uno scopo e soffrendo a causa di ciò. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
La capanna di Gwen sorgeva sulla riva destra del fiume, all'ombra di alcuni palmeti e circondata da folti bambù giganti.
La brezza su questo versante soffiava lieve, portando via lentamente gli immensi banchi di nuvole che solcavano l'orizzonte. Quel mattino la ragazza, dopo mesi di notti senza sogni, ricordava di un sogno strano, misterioso. Aeva sognato un drago che divorava un bambino, per poi sputarlo in una nuvola di fuoco già adulto. Ad un tratto vide la sagoma della barca del vecchio lban raggiungere la riva. |
Quel mattino, quando l'alba era accarezzata dalla brezza, mi ero svegliata con una sensazione strana, diversa dal solito.
Erano tanti mesi che non sognavo la notte, ma stavolta era successo e lo ricordavo molto distintamente. Avevo visto un drago mangiare un ragazzino e poi rigettarlo fuori da adulto. Era strano e cercavo di analizzarne il significato, poichè non doveva essere così difficile per me. Sentii un vago fruscio liquido fuori dalla mia capanna e vidi Alban giungere a riva. Mi alzai ed uscii. "Pesca buona anche oggi, Alban?" gli chiesi, con tono affabile.https://uploads.tapatalk-cdn.com/202...0bf508ff82.jpg Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Il vecchio barcaiolo ormeggiò la sua barca, per poi fissarla ad un albero con una cima.
"Non c'è abilità nella pesca..." disse Alban a Gwen "... non è la rete che cattura i pesci, ma quelli che ci finiscono dentro. Basta guardare la corrente del fiume. Essa è il soffio vitale, conduce e guida. Seguire la corrente del fiume e si troverà tutto ciò di cui abbiamo bisogno." Fissandola il saggio barcaiolo. |
Sorrisi ascoltandolo.
Era una persona saggia, benché agli occhi dei più apparisse come un semplice pescatore, ma sapevo che era molto di più. "Se mi bastasse arrivare alla fine del fiume..." commentai, con vago ed amaro sarcasmo. Mi guardai poi intorno per raccogliere un frutto da un albero come colazione. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Gwen raggiunse un albero da frutto, mentre Alban tirava giù dalla barca la sua rete piena di pesci.
"Presto arriverà una tempesta." Disse il barcaiolo guardando l'orizzonte, mentre le folgori squarciavano le scure nuvole in lontananza. "Il drago mangerà l'uovo." Mormorò Alban guardando la tempesta che si avvicinava. |
Addentai il frutto dolce e succoso, mentre seguendo lo sguardo di Alban notai in effetti dei fulmini, che illuminavano l'orizzonte.
Saltai poi sentendo la sua frase. "Come avete detto? Sul drago?" chiesi infatti, subito, con vivo interesse. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
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