Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 12-01-2016 01.19.49

Rimasta sola, Gwen mangiò e poi si coricò, restando a leggere prima di addormentarsi.
Era ormai tardi e l'indomani si sarebbe dovuta presentare agli uomini del Maresciallo di Monsperon, l'autorità militare più importante di quelle terre, dopo naturalmente il barone.
E leggendo, alla fine, il sonno la prese.

Era in una folta ed odorosa boscaglia, tra alti alberi e piante verdeggianti.
Cercava erbe per la sua erboristeria, quando alcuni rumori la destarono.
Notò allora qualcosa tra i cespugli.
Erano alcuni contadini con gli abiti lacerati e sanguinanti.
“Scappa via...” disse uno di loro alla ragazza “... scappa via!” Gridò.
Un attimo dopo una muta di cani feroci e sbavanti arrivò di corsa.

Gwen si svegliò di colpo.
Era stato un sogno.
Un inquietante sogno.
Era notte ormai.
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Guisgard 12-01-2016 01.25.06

“Il barone di Monsperon.” Disse Betta fissando Dacey. “E comunque togliti strane e pericolose idee dalla testa. Se qui come ostaggio ed immagino vogliano guadagnarci qualcosa. Forse ti venderanno come schiava o magari cercheranno un riscatto per liberarti. Voi infedeli siete come merce da scambiare. Questa è la cruda realtà. Vuoi fuggire da questo castello?” Scuotendo il capo. “Allora sei pazza. Nessuno può uscirne e nessuno può entrarvi senza il permesso del barone. Rassegnati e cerca di non fare stupidaggini, altrimenti non solo non rivedrai più la tua terra, ma perderai anche la vita. Ora dimmi, hai mangiato qualcosa?”

Lady Gwen 12-01-2016 01.29.43

Dopo poco mi addormentai.
Quel sogno.
Quella scena.
Quegli abiti insanguinati e poi quei cani feroci.
"No!" urlai, svegliandomi, con la fronte imperlata di sudore.
Mi presi il volto fra le mani; come potevano essere i miei sogni così raccapriccianti, a volte? Ma soprattutto, questo sogno aveva un significato particolare?
Attesi di riprendermi, bevendo un sorso d'acqua dal bicchiere che tenevo sul comodino e poi poggiai di nuovo la testa sul cuscino e mi rannicchiai fra le coperte.

Dacey Starklan 12-01-2016 01.31.04

<< Voglio vedere il barone. Io sono una principessa mi deve rispetto, almeno merito di sentirmi dire dalla sua voce quale sarà il mio destino. Potete riferire le mie parole?>> pian piano cercavo di riprendere il controllo e la mia dignità. Dovevo farlo, essere calma e lucida, ragionare e tentare ogni possibilità per uscire da quella faccenda e tornare a casa.

Il riscatto era forse la mia migliore opportunità per non subire angherie fin tanto che qualcuno non avesse pagato per me.

<< Io non so quando ho mangiato l'ultima volta, mi dispiace.. Non lo ricordo ma se fosse possibile avere qualcosa ora ve ne sarei grata>> mantenere le forze era necessario.

Guisgard 12-01-2016 01.36.39

Gwen cercò di calmarsi, ma le sensazioni lasciate da quell'inquietante sogno erano ancora vive in lei.
Intanto la notte trascorreva lenta e riprendere a dormire non era affatto semplice.
La giovane restò così rannicchiata tra le coperte, fino a quando cominciò ad udire il canto del Gallo.

Guisgard 12-01-2016 01.41.01

Betta fissò Dacey e per la prima volta l'esotica e bella principessa vide negli occhi della ragazza un barlume di compassione.
“Gli infedeli qui non hanno valore.” Disse. “Valgono meno delle bestie. Nessuno ti considererà mai una principessa, né ti tratterà con onore e rispetto. Sarà già tanto se ti lasceranno in pace. Su, ora cerca di riposare. Io andrò a cercarti da mangiare, così dopo potrai addormentarti. Sei un ostaggio e dunque ai loro occhi sei preziosa. Non commettere sciocchezze e vedrai che con ogni probabilità il tuo solo male sarà la prigionia. Una prigionia forse non troppo dura.” Ed uscì, lasciandola sola.

Lady Gwen 12-01-2016 01.44.32

La notte trascorreva lenta, mentre cercavo di scacciare quelle orribili sensazioni.
Restai quindi avvolta nelle coperte a tentare di riposare, finchè non udii il canto del gallo e sospirai per la nottata trascorsa quasi totalmente in bianco e il pensiero che di lì a poco mi sarei dovuta alzare.

Dacey Starklan 12-01-2016 01.50.29

Se quel discorso negli intenti di Betta era per infondermi un po' di tranquillità e rasserenarmi beh non erano affatto serviti. Le parole della giovane infatti non lasciavano trasparire altro se non sofferenze una peggiore delle altre .
Starmene buona buona, zitta, non protestare e accettare tutto passivamente. Non era da me. Forse pensavano questo delle donne della mia gente ma nella mia famiglia tutte le donne avevano sempre avuto la medesima istruzione e il medesimo diritto di parola che gli uomini. E io avevo sempre sfruttato questo diritto. Non era da me stare zitta. Avevo la testa piena di idee, proposte e iniziative volte a aiutare il mio popolo e ora sembrava che nulla potesse aiutare me stessa.
Aspettai che la serva uscisse e mi misi a controllare gli infisse, sperando di trovare una parte debole. Mi sarebbe bastato pochissimo per credere almeno di avere una possibilità.
Non ero una principessa. Quella frase mi tornò alla mente. Ero un'infedele. Non contavo nulla. Valevo meno di zero. Una vita umana che valeva meno di zero. Solo per una differenza di credo, solo perché chiamavo Dio con una parola diversa.
Il mondo stava perdendo il senno. Esseri umani contro altri esseri umani. E io ero solo una piccola pedina in quel gioco.

Guisgard 12-01-2016 01.56.14

Il gallo cantò di nuovo e poi, pian piano, il cielo comincio a schiarirsi e la foschia lentamente ad alzarsi, liberando così le fattezze di quei luoghi al nuovo giorno.
Lo spuntare dell'alba irradiò, con i suoi primi bagliori, la piccola stanza di Gwen, lambendo il suo volto avvolto tra le coperte.
Era ormai sorto il Sole.

Guisgard 12-01-2016 02.01.19

Dacey si fece coraggio e cominciò a cercare punti deboli tra la porta e la finestra della stanza.
Ma proprio avvicinandosi alla finestra, chiusa da grate, si accorse di trovarsi in un'alta torre.
Una fuga sembrava dunque impensabile.
Poi la porta si aprì di colpo e ritornò Betta.
“Eccoti del pane e del formaggio.” Disse la ragazza posando quel cibo sul letto. “E qui una brocca d'acqua. Su, mangia e poi cerca di riposare. Tra un po' sarà l'alba e presto il barone vorrà di certo vederti. Ti auguro un sereno riposo, per quanto possibile.” Ed uscì.


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