Camelot, la patria della cavalleria

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Altea 25-07-2018 23.43.20

La gente attorno a me rideva, sentivo la loro allegria e il profumo di salsedine avvolgermi, ma non potevo godere di tutto questo...anzi potevo pure morire per questa missione.
Presi l' auto sportiva e sfrecciai verso casa, salii in camera e presi da una valigetta una tintura per capelli neri, nero come era il mio umore ora..d' altronde avevo scelto questa vita e le rinunce erano tante.
Mi misi la tinta sui capelli, preparai una valigia con dei vestiti e dentro ci misi la valigetta con gli attrezzi del mestiere.
Mi sciacquai i capelli, mi feci una doccia e mi vidi nera come il carbone e il mistero...agente CR9 è pronta.
Puntai la sveglia nel caso mi addormentassi, sonno non ne avevo e dovevo essere puntuale a salire sulla Assunta, mi poggiai sul letto in stato di veglia con la pistola vicino...l' Alba sarebbe arrivata presto e io dovevo rilassarmi e svuotare la mente.

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Guisgard 25-07-2018 23.55.42

Icarius guardò Destresya negli occhi.
“Beh... il Triangolo del Mistero è in realtà una leggenda, zia...” disse “...è un angolo di mare racchiuso fra tre isole... Pithos, Santo Stefano e l'Isola del Vento... in passato spesso ci sono state sparizioni misteriose di navi e persino di aerei... da qui il mito che siano acque maledette...”

Destresya 26-07-2018 00.10.54

Alzai gli occhi al cielo.
"E qui c'è gente che davvero ci crede?" alzando un sopraccilglio con aria perpelessa "Beati loro che non hanno niente da fare!" scuotendo il capo, con aria scocciata.
"Bah, andiamo via va, altrimenti qui non combino niente!" scuotendo la testa, per poi riprendere la strada ceh portava alla mia suite.
"Adesso bada che zia deve lavorare!" ripetei a Icarius, come gosse un bambino.

Guisgard 26-07-2018 00.13.57

"Si, zia..." disse Icarius guardando Destresya.
"Suvvia, una donna come lei non si lascerà certo scoraggiare da queste sciocchezze." Una voce divertita dietro di loro. "Dopotutto un pò di fiducia questa nave la merita, no?" Ridendo il capitano, che era riuscito ad allontanarsi dai passeggeri preoccupati.

Destresya 26-07-2018 00.36.42

"Ecco bravo, che ho già perso troppo tempo su questa nave!" alzando gli occhi al cielo.
Mi ero già voltata verso la mia cabina, quando una voce mi fece voltare all'improvviso.
Era il capitano, che si era staccato da quella gente e si era avvicinato a me.
Gli rivolsi un'occhiata di traverso, lievemente scocciata.
Questo ha una nave da governare e aveva tempo fare conversazione?

Eh, ho sbagliato tutto nella vita io, sempre detto.
"Prego per lei che sia così, perchè ho un'importante Convention a cui devo partecipare domani, e non tollererei un ritardo, capitano!" con un leggero cenno del capo che voleva somigliare a un saluto spiccio.
Chi gli aveva detto di parlare con noi?

Ma dico io, si sono tutti organizzati per farmi perdere tempo?

No ma ditelo...

Guisgard 26-07-2018 00.39.31

Altea cambiò colore ai suoi capelli e mutò il suo look, perdendo l'aria solare ed assumendo il sensuale aspetto di una bellissima escort.
Restò in camera per il resto della notte, armata e non dormendo granchè.
L'alba giunse abbastanza presto e verso le 08.00 si sentì l'ingresso nel porto dell'Assunta.

Guisgard 26-07-2018 00.59.28

Il capitano sorrise e guardò Destresya con i suoi occhi azzurri.
"Tardaremo forse un'ora o poco più sul normale orario..." disse "... e magari per farmi perdonare potrei offrirle un posto al mio tavolo stasera nella sala centrale? Sarebbe un onore e diciamo che la mia coscienza sarebbe più sollevata." Ridendo piano.

Guisgard 26-07-2018 01.01.02

Intanto, in uno spazio ed un tempo sconosciuti e lontani...

Oltre l'orizzonte che divide i cieli boreali da quelli australi e sotto la falce di una Luna bianca, in un alone diffuso di un mistico cangiante, sorgeva Settottantia, la sterminata capitale di quel mondo regolato da costellazioni sconosciute.
Immersa in un crepuscolo misterioso e fantastico, la città sprofondava le sue millenarie fondamenta su un ampio altopiano, immerso in una vasta vallata rigata da fiumi che sotto l'imbrunire parevano nastri d'argento e circondato da alte e frastagliata montagne.
Mura, palazzi, torri, pilastri, strade e cupole, che poggiavano su titanici barbacani fortificati e merlati, erano scolpiti in una qualche pietra dai riflessi cromatici audaci e sconosciuti alle nostre civiltà, dai bagliori opalescenti e le venature dai disegni primordiali.
Sulle colonne che si alzavano verso la parte alta e nobile della città si potevano ammirare teste colossali scolpite con i tratti barbuti ed austeri di uomini antichi e venerabili, il cui ordine scandiva l'ascesa al livello superiore di quella megalopoli visionaria, dove terminava con il grandioso palazzo reale, realizzato con oltre cento stili architettonici diversi ma che combaciavano e si legavano fra loro con assoluta armonia.
Fluttuanti tra le arcate, le guglie, i campanili e le sommità delle torri percorrevano l'aria strabilianti macchinari volanti di ogni genere e tipologia, divisi e riconoscibili in vetture militari e mercantili.
Scendendo verso il basso, lungo strade lastricate e terrazzamenti in successione geometrica, si giungeva presso l'oceanico e confuso complesso di vicoletti, quartieri e periferie fatto di botteghe, casupole e fabbriche in cui vegetava il popolo plebeo, imprigionato nei fumi e nei mattoni grigiastri dei luoghi in cui lavorava.
La popolazione di Settottantia infatti era ripartita in un rigido censimento gerarchico, nel quale la massa lavorava per tutti, i sacerdoti pregavano per tutti ed i nobili combattevano per tutti.
Se dunque marmo, onice, agata, giada, argento ed oro animavano la parte alta e nobile della città, i mattoni, il ferro, l'acciaio e la plastica dominavano quella bassa industrializzata ed inquinata.
Perenni colonne di fumo denso si alzavano dalle tante fabbriche sottostanti, dissipate poi dai grandi mulini ad energia eolica che tenevano pulita l'aria alla sommità della capitale.
Per questo la gente che viveva nelle periferie, a causa di queste esalazioni nocive, aveva assunto tratti sgradevoli ed indole grezza, mentre gli abitanti dell'agorà erano di bellissimo aspetto ed avevano maturato un animo cortese e romantico.
Tutt'intorno alla capitale sorgeva a perdita d'occhio una foresta apparentemente sterminata, ammassate di fiori, frutti, piante ed alberi mai visti in nessun libro o sogno ed abitata da fiere e selvaggina ormai estinte in ogni altro luogo conosciuto.
Ma altre creature dimoravano in quella selva sconfinata, non solo frutto dei miti e delle leggende di questo continente.
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Lady Gwen 26-07-2018 01.04.48

Un'altra giornata a raccogliere more, lamponi e tanti altri frutti dalle sfumature viola, rosse, bordeaux e tanti altri colori morbidi e intensi era giunte al termine.
Questi frutti erano i migliori di tutto il continente e tutto il villaggio di Olion ne era ghiotto.
Ovviamente me compresa!
Ritornai sulla strada di casa che il crepuscolo già si pregustava all'orizzonte, colorato e sognante e le prime stelle della sera campeggiavano su un cielo serale ancora acerbo, quasi come i frutti che avevo raccolto nel cesto che portavo sull'avambraccio.
avevo raccolto nel grande cesto che portavo sull'avambraccio.*
I fili d’erba, bassi e sottili, erano un letto morbido e smeraldino sotto i miei piedi nudi, un soffice manto che ti accompagnava lungo il tragitto e l’aria era già resa romantica dalle prime lucciole che iniziavano a brillare insieme al frinire dei grilli.
Continuavo a passeggiare tranquilla, il villaggio non era distante ormai e avevo tutto il tempo.
Certo, noi spiriti di Primavera, essendo gli ultimi nella grande piramide gerarchica di Olion, dovevamo sempre essere a disposizione in caso fosse stato necessario il nostro aiuto, ma in genere nulla accadeva mai la sera, lavoravamo solo di giorno, fornendo al villaggio tutto ciò di cui necessitava, come cacciagione per sfamare tutti gli abitanti, nuove lucciole per illuminare le lanterne in strada dopo il tramonto, altra acqua e farina dal Mulino del vecchio Gep, oppure ancora la lana da portare alla piccola sartoria di Rosy per farle confezionare ogni genere di indumento.
Sì, eravamo un po’ la bassa manovalanza della nostra società, ma non ci andava proprio male; sopra di noi c’erano gli spiriti d’Estate, loro erano i più creativi, colorati, quelli gettonati durante le festività per occuparsi degli addobbi e dei giochi pirotecnici, come accadeva ad esempio durante il Primo Festival d’Estate il ventun giugno, il più importante dell’anno.
Poi sopra di loro c’erano gli spiriti d’Autunno, erano l’aristocrazia del villaggio, spiriti molto importanti e con poteri ancor più sviluppati dei nostri; a loro volta, erano capeggiati dagli spiriti d’Inverno, coloro che ci governavano dall’alba dei tempi e che godevano di poteri incommensurabili, come ad esempio il mutare delle stagioni.
Non tutti lo sapevano, ma erano loro in realtà ad occuparsene, a rendere calda la terra in Primavera o gelida in inverno.
Si diceva che la loro landa, immensa e incontaminata, fosse perennemente ricoperta da un gelido velo di ghiaccio, che rendeva tutto mutevole e vago per i mille e più riflessi che il sole creava attraverso i cristalli ghiacciati di quella terra gelida.
Giunta finalmente sulla via, scorsi l’altra collina del villaggio, dentro cui si sviluppavano le piccole casette degli abitanti.
Anche dentro le lanterne che costeggiavano le piccole stradine le lucciole avevano iniziato ad accendersi, puntinando Olion di piccoli bagliori dorati.
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Percorsi tutta la strada, fino ad arrivare a casa di Becky, poco oltre il muretto di accesso.
Dovevo consegnare a lei il cesto coi frutti, affinchè li vendesse il giorno dopo al mercato del Mezzodì.
Non era consigliabile raccoglierli al mattino stesso della vendita, pregni com’erano della rugiada e della brina della notte, così andavo appositamente a coglierli il giorno prima.
Bussai un paio di colpi alla porticina in legno, ma non rispose nessuno.
Forse era ancora alla locanda da Julian, il locandiere suo marito, che possedeva “La Fata Verde”, il luogo di ritrovo del villaggio e ostello temporaneo dei visitatori occasionali dai villaggi limitrofi.
Mi sedetti dunque sui gradini di fronte alla porta e attesi il suo ritorno, approfittandone per riposare.
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Destresya 26-07-2018 01.24.18

Sbuffai lievemente, più per la soddisfazione di avere l'ultima parola che per vera insofferenza.Il capitano sembrava un tipo affasciannte, con due occhi azzurri penetranti, uno di quegli uomini abituati a far girare la testa alle donne.
"Sarà meglio, perchè anche un'ora è preziosa, non lo sapete?" fissandolo negli occhi ora con aria enigmatica.
Mi offriva un tavolo per la serata, galante il capitano...
Ma ero ancora decisa a non dargliela vinta.
Dopotutto sembrava così sicuro di sè...
"Oh, siete davvero fin troppo gentile, capitano.." con un'aria già fintamente dispiaciuta "Ma vedete, sono qui con il mio nipotino, e non posso certo lasciarlo da solo.." abbracciando Icarius dolcemente per fare scena.


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