Camelot, la patria della cavalleria

Rinnovo volentieri i miei più cordiali auguri pasquali a tutti voi, mentre vi affido la lettura degli ultimi versi che Chrétien de Troyes ha scritto prima della sua morte, lasciando un opera meravigliosa come il Perceval incompiuta:

Citazione:

«Allora, ti prego di restare con me qui due giorni interi e, a guisa di penitenza, di condividere i miei pasti.»

Perceval glielo accorda. E l'eremita gli dice un'orazione all'orecchio e gliela ripete finché la sa. Molti nomi di Dio vi erano inclusi, e in mezzo ad essi vi erano i più grandi, quelli che nessuna bocca d'uomo deve pronunciare, se non in pericolo di morte. Perciò, quando gliela ebbe insegnata, gli proibì di dirla, se non per sfuggire ad un terribile pericolo.

«Vi obbedirò, sire,» dice.

Restò dunque, ascoltò il servizio, con la gioia più viva, e dopo il servizio adorò la croce e, piangendo sui suoi peccati, si pentì amaramente di averli commessi. Così passò il tempo in raccoglimento. La sera mangiò a cena quel che piacque al santo eremita di mettere sulla tavola, niente altro che povere erbe, cerfoglio, lattuga e crescione, con pane d'orzo e avena, e per bevanda l'acqua chiara della fontana. Il suo cavallo ebbe della paglia e un bacie pieno d'orzo e fu curato e alloggiato come gli conveniva.
Cosi' Perceval riconobbe che Dio ricevette la morte il venerdì e fu crocefisso. Il giorno di Pasqua si comunicò degnamente.