Elv rise.
"In effetti" disse a Gwen con piglio teatrale e col chiaro intendo di fare lo splendido "sin dai tempi del liceo mi avevano dato l'appellativo, o epiteto se suona più solenne, di Providence Man, il supereroe della provvidenza." Sarcastico.

Sollevai un sopracciglio con divertimento, al suo tono, teatrale e pomposo col chiaro intento di impressionarmi.
"Addirittura..." fingendomi impressionata, per prenderlo un po' in giro "E com'è che ti chiamano ora, fuori dal liceo?" lo punzecchiai, avvicinandomi a lui divertita.

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Vive nel pozzo...
Ora le cose si facevano più interessanti, o forse meno interessanti.
Perchè un conto è immaginare una mente perversa che si diverte a plasmare le menti dei bambini, e la cosa ha un suo perchè, un altro è avere a che fare con l'ennesimo amichetto immaginaginario.
Però c'era qualcosa in quella storia che riusciva ad affascinarmi lo stesso.
Diamine se devo essere annoiata!
E dire che invece non avrei dovuto esserlo, insomma, tra il pazzo che mi chiamava e il maniaco in giro, c'era un sacco di divertimento.
Scambiai un'occhiata con la madre che era sempre più preoccupata.
E ci credo, se io avessi un bambino con un amico immaginario in un pozzo lo sarei. Che carina, sono diventata empatica. Ehm, no!
"E dimmi, se venissi con voi a casa lo presenteresti anche a me questo tuo amico? Sembra un uomo molto speciale!" lo dissi con aria complice.
Oh insomma, la depressa delle 18 e l'anoressica delle 19 potevano anche rimandare la seduta. Tanto non avevano scampo comunque. Illuse.

"Perchè allora..." disse Elv guardando Gwen negli occhi "... non lo scopri tu?"
E un istante dopo la ragazza vide gli occhi neri di lui farsi grandi, luminosi e profondi.
Allora le labbra di lui incatenarono quelle di leiin un bacio caldo ed avvolgente.
Nello stesso istante Ester continuava a parlare con quel bambino, sotto gli occhi di sua madre.
"Non lo so..." il piccolo "... a Capitan Gaio non piacciono molto gli estranei..."

"Beh possiamo provare, che cosa ne dici? Magari gli starò simpatica?" risi, cercando di coinvolgere il piccolo.
"Però non voglio che si arrabbi con te..." azzardai "Hai detto che se si arrabbia diventa cattivo, che cosa fa?" preoccupata.

"Mangia i bambini, dottoressa." Disse il piccolo senza un'espressione definita, con i suoi occhi in quelli della bella dottoressa.
La madre del piccolo allora guardò Ester.
"Dottoressa..." mormorò.

Il mio sorriso si ampliò alle sue parole e quando il suo viso divenne più vicino al mio, i suoi occhi neri più luminosi.
Mi feci trascinare in un bacio caldo e avvolgente, confortevole, che in quel momento era in grado di dissipare le nubi che si addensavano nella mia mente, riprendendo di buon grado la nostra "conversazione" da dove l'avevamo interrotta la sera precedente, prima che Gan ci interrompesse.

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Oh, la cosa si fa interessante, oh sì, decisamente interessante.
Non che trovi l'idea del cannibalismo particolarmente attraente.
Ma io faccio il bagno del sangue delle mie vittime quindi non è che sia proprio nella posizione di giudicare un "collega" per i suoi gusti strani.
Ma adesso ero curiosa di venire a capo del mistero.
"Oh ma noi non permetteremo certo che mangi te!!" scandalizzata.
No, ovvio che lo sacrificherei se fosse necessario, ma non posso certo dirglielo, no?
"Io e la tua mamma ti proteggeremo lo sai?" guardando il bambino e lanciando un'occhiata rassicurante alla madre.
"Su, perchè non mi accompagni a questo pozzo?" con un sorriso.
Decisamente un giovedì diverso dal solito.
Mi piace la cosa!

Quel bacio si fece subito caldo, avvolgente, sensuale.
Elv stringeva a sè Gwen, con le sue mani che scivolano ovunque sul vestito di lei.
Le loro labbra giocarono a lungo, mordicchiandosi, sfuggendosi e inseguendosi, per poi raggiungersi e incatenarsi le une nelle altre.
Intanto, nello studio di Ester, la dottoressa era sempre col bambino.
"Oh, non tema, dottoressa..." disse sorridendo lui "... a me non farà nulla... ma se ucciderà qualche bambino poi la colpa sarà sua... lo sà, vero?"

Quel bacio si accese all'istante, sentivo le sue mani su di me e ciò mi spingeva a stringerlo ancora di più.
Circondavo il suo collo con le braccia, le mie mani accarezzavano i suoi capelli, il bel viso attraverso la barba e sentivo quell'intimità crescere sempre più fra noi, attraverso quei giochi dei nostri baci e delle nostre mani.
Era stato un risvolto certamente inaspettato di questo "soggiorno", ma era di sicuro ciò che, al contrario delle indagini, mi faceva desiderare di restare qui un po' più a lungo.

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