Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 22-03-2011 04.13.04

La Gioia dei Taddei
 
Il vento, diffondendo ovunque un sinistro eco di morte, soffiava forte quella sera sulla brughiera.
Le nubi, inquiete, si contorcevano fra loro flagellate da quello stesso vento, come se il Cielo fosse sul punto di precipitare sulla terra e distruggere ogni cosa.
La Luna, coperta, mostrava solo a stento il suo pallido alone che, riflettendosi sulle tormentate nuvole, scendeva come un velo spettrale ricoprendo e rendendo sfocata ogni cosa.
Il vecchio Joseph, lo stalliere del duca, si stringeva nel suo mantello per ripararsi dall’ardore del vento, quando notò il cancelletto di ferro, che dal cortile dava ai giardini del palazzo, insolitamente aperto.
Aveva piovuto per tutto il giorno e solo l’improvviso arrivo del vento cominciò ad asciugare le levigate pietre del Viale delle Statue.
Ma il fedele stalliere fece in tempo a notare le impronte del duca ancora fresche.
Percorse allora a passo svelto il viale fino al muretto che racchiudeva i giardini.
E qui fece l’orribile scoperta.
Il corpo senza vita del duca, lord Rauger de Taddei, era a terra, con la faccia all’ingiù, tra il fango ed il pietrisco reso viscido dalla pioggia.
Aveva i pugni serrati, nei quali teneva stretta l’erba ed il terreno strappato da terra prima di morire.
E quando lo stalliere si chinò per voltare il corpo del suo padrone, vide quella terribile ed innaturale espressione sul volto del duca.
Ogni muscolo del viso era contratto, come se un’emozione fortissima avesse scosso lord Rauger prima di morire.
Tanto che solo a stento il fedele Joseph riuscì a riconoscere il suo padrone.
Quel volto appariva stravolto, forzato, come se prima di morire il duca avesse visto qualcosa di terribile ed indicibile.
E proprio in quel momento un sinistro nitrito si diffuse nell’aria.
Una sagoma nera a cavallo, avvolta da un lungo mantello rosso, fissava lo stalliere.
Si confondeva tra le tenebre ed il pallido alone della Luna.
Un profondo e delirante lamento, come proveniente dalle profondità dagli inferi, terrorizzò in quel momento il vecchio Joseph, mentre quella misteriosa figura restava immobile a guardarlo da lontano.
Un attimo dopo svanì, come portata via dal vento, nell’oscurità della brughiera…
http://www.massimotalamini.it/blog/w...08/12/luna.jpg




LA GIOIA DEI TADDEI

Un araldo a cavallo galoppava rapido verso la piazza centrale di Camelot.
Recava con sé un bando firmato da lord Astalate, uno dei più fidati e potenti consiglieri del re.
Raggiunta la piazza, l’araldo cominciò a leggere il contenuto del bando:

“Gente della nobilissima Camelot, udite!

Il ducato di Capomazda è sotto attacco!
Dopo la tragica morte di lord Rauger de Taddei
uno dei suoi baroni, sir Cimarow, ha mosso guerra
contro le terre del suo defunto signore.
Questo potrebbe scatenare tensioni e disordini tra gli
altri feudi, portando i vari duchi a battagliare fra loro.
Non solo uomini d’armi sono chiamati in questo
drammatico appello, ma tutti coloro che sapranno dare
aiuto alla popolazione del ducato, ormai in balia
di stenti e della paura.
La stirpe dei Taddei fu sempre amica ed alleata
del nostro reame.
Il Cielo oggi da la possibilità a noi tutti di ripagare
la generosità dei nostri vicini!”

Morrigan 22-03-2011 08.18.19

“Gente della nobilissima Camelot, udite!
Il ducato di Capomazda è sotto attacco!
Dopo la tragica morte di lord Rauger de Taddei
uno dei suoi baroni, sir Cimarow, ha mosso guerra
contro le terre del suo defunto signore.
Questo potrebbe scatenare tensioni e disordini tra gli
altri feudi, portando i vari duchi a battagliare fra loro.
Non solo uomini d’armi sono chiamati in questo
drammatico appello, ma tutti coloro..."

La voce chiara e squillante dell'araldo che invadeva con il suo annuncio ogni angolo di strada, di colpo si spense. Si spense nella sua mente, nel suo orecchio, come se una forza superiore l'avesse annullata e il suo pensiero veloce fosse già volato altrove.

"Sempre la solita, vecchia storia..." mormorò Morrigan lentamente.

Posò con un gesto calcolato il boccale che teneva in mano sopra il legno lucido e consumato del lungo bancone, e sul suo viso si disegnò uno strano sorriso.

"Oste, ditemi quanto vi devo, e fatelo in fretta. Sembra che qui stia per scatenarsi l'inferno, e io ho già abbastanza demoni da inseguire per potermi occupare anche dei vostri... quindi siate gentile, ditemi quanto volete per la notte passata e per il cibo, che io possa andarmene da qui il prima possibile!"

cavaliere25 22-03-2011 19.11.48

Ero a casa di mio nonno, che il giorno successivo dovevo partire per tornare a casa e lui mi chiamò dicendomi che doveva parlarmi e darmi una cosa importantissima non sapevo di cosa si trattasse ero molto curioso allora andai dove stava mio nonno e chiesi mi avete fatto chiamare nonno? domandai sorridendogli e aspettai che mi rispondesse

Guisgard 22-03-2011 19.23.49

La casa rustica era invasa dal Sole e da un fresco vento che dalla campagnava circostante soffiava trasportando un dolce odore di campo.
Il vecchio nonno di Cavaliere25 era sull'uscio e stringeva in mano qualcosa che sembrava aver un valore molto particolare per lui.
E nel vedere suo nipote, il vecchio gli si fece incontro.
"Ragazzo mio..." disse "... il tempo è ormai giunto... lascerai questa casa e questa terra per raggiungere il ducato di Capomazda. Li cercherai di entrare nella guardia ducale, da sempre il fiore della cavalleria di tutta Afragogna! Ricorda, sei un afragognese e nelle tue vene scorre lo stesso sangue degli Arciduchi che ci governano! Due cose devono esserti care più della vita... la tua Fede, per avere il favore dell'Onnipotente, e il tuo onore, per avere quello degli uomini! Cerca ogni occassione e sfrutta tutte le situazioni, poichè il destino una sola volta offre i suoi frutti!"
Restò un attimo in silenzio e poi continuò:
"Io fui, in gioventù, guardia del duca ed ebbi l'onore di conoscere il Capitano Monteguard, oggi capitano dei soldati ducali! Va da lui e consegnagli questa lettera di presentazione! Custodiscila perchè in essa vi è il tuo futuro!"
Si tolse la spada e la diede al nipote.
Poi commosso lo strinse forte.
"Ora va..." concluse "... e fai in modo che la grandezza delle tue gesta giunga fino a quaggiù!"

cavaliere25 22-03-2011 19.27.33

presi tra le mani la lettera e la spada guardai dritto negli occhi mio nonno e dissi state tranquillo nonno diventerò una guardia ducale come eravate voi e iniziai ad incamminarmi sulla strada e mentre percorrevo il sentiero mi girai per dare l'ultimo saluto a mio nonno

Guisgard 22-03-2011 20.00.23

"Fanno un Taddeo giusto giusto!" Disse l'oste a Morrigan. "Sembrate un'esperta d'armi... e da ciò che l'araldo ha detto c'è un gran bisogno di gente come voi. Del resto è un modo come un altro per guadagnare qualche soldo... purtroppo la vita, in questi tristi tempi, non è che valga poi molto..."
In quel momento alcuni uomini entrarono nel locale.
"Pace e bene, a tutti!" Esclamò il chierico scortato da alcuni funzionari ecclesiastici. "Sapreste dirmi, per favore, come si arriva al castello di lord Astalate? Siamo attesi da sua eccellenza ma non conosciamo bene dove si trovi la sua dimora."
"Monsignore, essa è dall'altra parte di Camelot." Rispose l'oste. "Seguite la via principale fino alla rocca detta Degli Alabardieri... lì troverete una stradina secondaria... percorretela tutta e giungerete al castello di lord Astalate."

Guisgard 22-03-2011 20.26.26

Intanto, Cavaliere25, in sella al vecchio cavallo datogli da suo nonno, si dirigeva verso il ducato di Capomazda.
E attraversato il folto bosco prima e la verdeggiante campagna poi, il giovane aspirante cavaliere avvistò finalmente le potenti mura fortificate del palazzo dei Taddei.
Sorgeva nella campagna avvolta da un'inquieta nebbia.
Tutto sembrava percorso da un irreale silenzio e nel vedere quel luogo Cavaliere25 fu preso da una velata angoscia.
http://media-cdn.tripadvisor.com/med...o-di-fenis.jpg

cavaliere25 22-03-2011 20.32.23

ero un po triste dato che mi ero diviso da mio nonno ma sapevo che dovevo compiere ciò che mi era stato detto di fare era mio dovere rispettare il volere del nonno allora ripresi la cavalcata e dopo un po arrivai davanti al cancello del castello e mi fermai

Talia 23-03-2011 00.28.41

La carrozza procedeva lenta sull’ampia strada, mentre il suo andamento ondeggiante e regolare trasportava il flusso dei miei pensieri.
Mi sentivo come se tutta la mia infanzia, ogni giorno che avevo vissuto, ogni mia singola azione o desiderio mi avessero portata in quella direzione e verso quel destino... ogni minima cosa mi aveva preparata a quel giorno, ogni istante della mia vita era stato propedeutico a quell’unico evento focale... ed ora, finalmente, ero lì! Quel giorno era arrivato e tra poco avrei finalmente coronato quel sogno! Tra poco lo avrei incontrato, avrei potuto guardare i suoi occhi davvero e non attraverso una tela, tra poco avrei potuto udire la sua voce per la prima volta... quella voce che tante e tante volte avevo sognato. Ero felice e preoccupata allo stesso tempo, ero ansiosa.
Per l’ennesima volta sfiorai con le dita il prezioso medaglione che avevo al collo e feci scattare l’ingegnoso meccanismo, il quale aprendosi mostrò la ricca miniatura che vi avevo fatto inserire... una miniatura che era la copia fedele di quell’amato ritratto, una miniatura che mi aveva permesso di portare sempre con me quell’immagine, di portarla sul cuore, e di poterla ammirare ogni qualvolta l’avessi desiderato.
Il medaglione si aprì dunque e io tornai a fissare quel volto... il ritratto originale era rimasto alla mia famiglia, insieme ad un ritratto mio, e per quel viaggio niente altro che quella miniatura avevo da ammirare... ma non mi dispiaceva perché di lì a poco lo avrei incontrato, l’oggetto di tutto il mio amore, e nessun ritratto sarebbe servito più.
Sospirai e distrattamente spostai una mano di lato, sul seggiolino, dove Pascal dormiva placidamente, acciambellato. Pascal era l’unico amico che mi era stato concesso di portare con me... tutto il resto, l’anziano balivo che mi sedeva di fronte, sì come il resto del seguito nelle altre carrozze, era stato interamente composto per me dal mio futuro sposo, che li aveva mandati a prendermi con tutti gli onori...
O almeno questo era ciò che mi era stato detto.
In un primo tempo, per la verità, mi era parsa strana tutta quella fretta... avevo passato anni ed anni senza alcuna certezza se non quella che un giorno il mio promesso sarebbe giunto a prendermi e mi avrebbe portata via con sé. Non sapevo niente di lui, possedevo soltanto quel ritratto che i miei occhi avevano rischiato di consumare per quante volte lo avevano ammirato e rimirato... mi ero innamorata di quel ritratto e con il tempo avevo iniziato a parlargli, avevo iniziato a sognarlo... lo avevo immaginato giungere a corte su di un cavallo bianco, meraviglioso nella sua cotta lucente da cavaliere...
E invece non era stato così.
Nessun segno da lui, neanche un messaggio... finché non era improvvisamente arrivato quell’anziano funzionario alla testa di quel piccolo ma regale seguito, aveva chiesto di parlare urgentemente con mio padre e in due giorni avevano preparato la mia immediata partenza.
Non avevo ricevuto spiegazioni o chiarimenti e non avevo compreso la tristezza negli occhi di mia madre, che mi avevano seguita finché la carrozza non aveva voltato l’angolo.
Continuai a carezzare piano Pascal, grattandolo di tanto in tanto dietro le orecchie... lui non si mosse e non aprì neanche un occhio, ma iniziò sonoramente a fare le fusa.
Non avevo ricevuto neanche una risposta alle mie mille domande, era vero, ma in fin dei conti non mi importava... continuavo a fissare quella miniatura con un imperituro sorriso sulle labbra perché ogni mia gioia era racchiusa in quella miniatura, ogni mio sogno era nato fissando quel volto e ogni mio desiderio lo riguardava. Da sempre!
E mi ero convinta che presto lui stesso mi avrebbe fornito le risposte che desideravo.
Mi ero convinta che, quando lui fosse stato vicino a me, non avrei più avuto bisogno di nessuna risposta.
“Milady, ci siamo quasi...” disse ad un tratto l’anziano funzionario, destandomi dai miei pensieri “Guardate! Laggiù, su quell’altura, potete scorgere la città in cui siamo diretti!”
Sollevai così gli occhi e li spinsi fuori dal finestrino... il sole rischiarava l’aria in quella fresca mattina e rendeva il paesaggio di una luminosità disarmante. La campagna correva tutto intorno con mille colori e profumi, udivo il canto della natura intorno a me che si accordava con il canto della mia anima... ogni cosa era perfetta. Ed in fondo al paesaggio, come un niveo fiore sulla cima di quella piccola altura, si ergevano le candide mura della città...
Sussultai alla vista, balzai in piedi e mi protesi quasi fuori dal finestrino della carrozza, quasi a volerla raggiungere prima...
“Così queste sono le sue terre?” chiesi con un filo di voce.
“Qui è dove lo incontrerete!” mi rispose concisamente il balivo.
Gli sorrisi appena, poi tornai a guardare fuori...
Mai era stata tanto felice e tanto agitata, mai ero stata tanto eccitata e spaventata allo stesso tempo!

Pascal saltò silenziosamente sul davanzale e prese a strusciarsi contro la mia mano, nel disperato tentativo di attirare la mia attenzione.
Questo mi riscosse da quel ricordo.
Erano passati non più che pochi mesi dal quel giorno, il giorno in cui tutto era iniziato... ma quante cose erano cambiate!
Lanciai un’ultima occhiata fuori dalla finestra, oltre la quale la pesante pioggia si stava infittendo sempre più, rendendo il paesaggio sempre più grigio e tetro... tetro come il mio umore.
Presi allora il gatto in braccio e voltai le spalle alla finestra...
“Quanti sogni infranti, Pascal!” mormorai accarezzandolo, mentre andavo a sedermi su di un’ampia poltrona dall’altra parte della stanza “Quante delusioni, quanti desideri disattesi... perché, Pascal? Perché?”
Lui si sistemò sulle mie ginocchia, restando a fissarmi con quei suoi vividi occhi verdi che sembravano quasi volermi leggere dentro.
Distrattamente le mie dita scivolarono lungo la sottile collana che portavo al collo, fino a quel medaglione... lo presi tra le mani, feci scattare il meccanismo e fissai per l’ennesima volta quel volto nella miniatura.
Sospirai.

Guisgard 23-03-2011 01.39.58

Nel frattempo, verso la piana detta delle Cinque Vie, un drappello di soldati ducali era in attesa di un nemico la cui presenza sembrava essere annunciata dal vento…
“Signore!” Chiamò uno dei soldati. “Signore! E’ ritornato il soldato che avevate mandato ad avvistare il nemico…”
“Ebbene?” Chiese il comandante del drappello.
“Ecco… pare non giungeranno rinforzi…”
“Come sarebbe?”
“La squadriglia ferma verso i grandi pascoli è stata attaccata da un gruppo di cavalieri… ed è stata praticamente annientata… il soldato appena giunto ha visto tutto… è stata una carneficina…”
“Come è possibile?” Chiese turbato ed incredulo il comandante. “Un gruppo di cavalieri ha sconfitto l’intera squadriglia!”
“Si… quei cavalieri, secondo il racconto del testimone, erano guidati da un cavaliere sconosciuto… il testimone giura… giura che sotto quella corazza vi era il diavolo in persona!”
In quel momento suonò il corno che indicava un attacco imminente.
“Comandante, siamo attaccati!”
“Presto, tutti ai posti di combattimento!” Ordinò il comandante.
“Vostra moglie e vostro figlio, signore?”
“Resteranno qui nella carrozza!” Rispose il comandante. “La battaglia si terrà presso il fiume. Non permetteremo a quei dannati di raggiungere questo punto! La via che conduce a Capomazda non deve essere aperta a quei traditori!”
“Eccoli, li abbiamo avvistati!” Gridò una delle sentinelle.
“Chi li guida?” Domandò il comandante. “Forse lord Cimarow in persona?”
“No, signore! Sembra un cavaliere sconosciuto…”
“Sconosciuto?”
“Che sia colui che ha attaccato la nostra squadriglia?” Chiese il soldato.
“Ecco, lo vedo da qui…” gridò la sentinella “… è… è un cavaliere con la corazza completamente nera… accanto a lui conducono uno stendardo con una figura… sembra… sembra un gufo nero!”
“Un gufo nero?” Ripetè quasi sconvolto il comandante. “Presto, ritirata! Ritirata, in nome di Dio!”
“Signore?”
“Fate come vi ho ordinato!” Gridò l’uomo. “Quel cavaliere è conosciuto come il Gufo Nero! E nessuno è mai uscito vivo dopo averlo affrontato! E noi qui siamo troppo pochi per tener testa a quell’uomo! Ritirata immediata!”
Il drappello si preparò in fretta per la ritirata, ma in un attimo si ritrovò accerchiato dalle forze nemiche.
E quasi con la stessa velocità fu travolto.
Alla fine dello scontro, in verità più simile ad un massacro, sul campo di battaglia vi erano ovunque disseminati i corpi dilaniati dei soldati ducali.
“Sono tutti morti, milord.” Annunciò uno dei cavalieri vincitori al suo comandante.
Questi allora si tolse l’elmo nero, mostrando il suo volto.
Lo sguardo era di ghiaccio ed una cicatrice era impressa sulla tempia sinistra, quasi come un marchio che caratterizzava quel viso perennemente accigliato.
Ad un tratto uno dei suoi condusse un bambino al suo cospetto.
“Era nascosto nella carrozza, milord… credo sia il figlio del comandante…”
Il bambino restava in silenzio a fissare il cavaliere nero.
Forse era il trauma subito a renderlo muto, o forse la rabbia che viva attraversava il suo giovane sguardo.
“Uccidetelo!” Ordinò il cavaliere nero dopo aver fissato per qualche istante quel bambino. “Conosco lo sguardo con cui mi fissa… è odio… e l’odio è come l’amore… uccidetelo, abbiamo già troppi nemici oggi… sarebbe sciocco preservarne un altro per il futuro.”
In un attimo la lama di uno dei suoi decapitò il piccolo superstite.
In quel momento altri cavalieri raggiunsero i vincitori.
“Gouf!” Chiamò uno dei nuovi arrivati. “Perché non ci avete atteso?” Chiese scendendo da cavallo e togliendosi l’elmo.
“Abbiamo sfruttato il fattore sorpresa…” rispose il cavaliere del gufo “… sarebbe stato sciocco non farlo.”
“Ho temuto che potesse accaderti qualcosa e…”
“Non essere sciocca, Aitly!” La riprese lui. “Sei un cavaliere ed il peggior nemico che potresti incontrare sono le tue debolezze!”
“Scusami, Gouf…”
“Anche se sei una donna il tuo valore è superiore a molti uomini! Fa dunque in modo che anche il tuo cuore lo sia!”
“Perdonami, non accadrà più…” mormorò a capo chino Aitly.
“Torniamo al castello, miei prodi!” Ordinò poi Gouf ai suoi.
E si misero in cammino, lasciando alle loro spalle un desolato scenario di morte e distruzione.
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Morrigan 23-03-2011 02.02.11

Morrigan sorrise alle parole dell'oste... un'esperta d'armi... era davvero così evidente? Lanciò una rapida occhiata ai suoi abiti... in effetti il buon uomo non aveva tutti i torti! Il suo non era proprio quello che si sarebbe definito l'abbiagliamento di una nobile dama... eppure lo era, per nascita e per diritto! E sua madre aveva sempre amato indossare gli abiti più belli, e acconciava i capelli con fiori e nastri. Sua madre... Morrigan non aveva mai voluto somigliarle in questo! Non aveva mai voluto vestirsi da dama, e la cieca bontà di suo zio le aveva sempre concesso di fare tutto ciò che desiderava. Quel pensiero la distrasse, e quasi inavvertitamente la mano scese a carezzare l'elsa della sua spada, che per un istante parve rispondere al suo tocco con un bagliore che si perse nella fulgida luce del mattino che penetrava dalle finestre.
Morrigan sollevò gli occhi color dell'ambra e tornò a fissare l'uomo davanti a sè:

"No, signore... non sono i soldi ad interessarmi, e grazie a Dio non mi è mai mancato nulla. La vita invece sì, quella mi è molto cara, ed è anche troppo corta perchè io possa perdere tempo... ho un affare molto importante da sbrigare in questo viaggio, quindi grazie del consiglio, ma adesso è per me tempo di andare"

Ma proprio in quel momento alcuni uomini entrarono nel locale. Un chierico, scortato da alcuni ufficiali si fece avanti ed interrogò l'oste.

"Pace e bene, a tutti!" esclamò "Sapreste dirmi, per favore, come si arriva al castello di lord Astalate? Siamo attesi da sua eccellenza ma non conosciamo bene dove si trovi la sua dimora."

"Monsignore, essa è dall'altra parte di Camelot." Rispose l'oste. "Seguite la via principale fino alla rocca detta Degli Alabardieri... lì troverete una stradina secondaria... percorretela tutta e giungerete al castello di lord Astalate."

Morrigan seguì in silenzio quello scambio di battute, quindi si avvicinò e si inchinò con rispetto di fronte al religioso.

"Perdonate l'ardire, padre" gli disse quindi "Ma vorrei chiedervi umilmente una benedizione per una viaggiatrice che sta per riprendere il suo cammino"

Guisgard 23-03-2011 02.49.16

Nello stesso momento, Cavaliere25 giunse davanti alla grande Porta dei Leoni, l'ingresso principale del palazzo dei Taddei.
Una lastra marmorea di notevoli dimensioni vedeva impressa su di essa una scritta che racchiudeva al meglio l'animo dei cavalieri di Capomazda:

"Capomazda, santuario
del Divino Michele, nobile
e bellicosa dimora di
uomini e cavalli che
gioiscono al ferro"

E appena l'aspirante cavaliere fu presso la grande porta, una delle guardie lo fermò.
"Chi sei tu? Cosa cerchi qui?"



Nel frattempo, all'osteria, Morrigan era con il chierico ed il suo seguito.
L'uomo di Chiesa osservò la giovane e con sorriso la benedisse:
"Possa San Raffaele Arcangelo, protettore dei viaggiatori, custodirvi e sostervi nel vostro cammino! Nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo! Amen!"
Poi aggiunse:
"Se il vostro viaggio vi conduce nella nostra stessa direzione, potreste accompagnarci verso il palazzo di lord Astalate?"

Guisgard 23-03-2011 03.50.02

Nel frattempo, al palazzo di Capomazda, l’arrivo della vecchia serva destò Talia dai suoi pensieri.
“Milady…” disse “… non avete toccato cibo da stamani… la morte di sua signoria ha scosso tutti noi, ma così rischierete di ammalarvi…”
Posò allora sul tavolo un vassoio con della frutta fresca e dell’acqua.
“Vostro marito è in viaggio per tornare al palazzo, milady…” aggiunse con un velo d’inquietudine “… dopo la morte del duca non ha potuto più rimandare il suo ritorno a Capomazda…”
Fissò la giovane con gli occhi lucidi e poi, dopo averla salutata con un inchino, uscì dalla stanza, lasciando Talia alla sua inquietudine.
http://ui27.gamespot.com/1786/aerith1_2.jpg

Melisendra 23-03-2011 07.04.16

Il risveglio non era stato dei migliori, la nottata insonne era andata anche peggio. Il fastidio di svegliarsi e ascoltare tra le chiacchiere della gente le tristi notizie che giungevano a Camelot poi... un disastro.
Ormai soggiornavo da abbastanza tempo nelle stanze soprastanti la taverna da averne carpito i movimenti. La rassicurante routine della brava gente di Camelot acquietava il mio animo. Inoltre, soggiornare alla taverna mi permetteva di tenere sotto controllo i movimenti dei forestieri e di essere sempre ben informata.
Un languorino mi ricordò che non avevo ancora fatto colazione, nonostante stringessi ancora in mano un pezzetto di pane ai mirtilli. Ma non si trattava di quel tipo di colazione, quello che il mio istinto bramava. Energie. Mi occorrevano energie fresche per contrastare la notte insonne, disseminata da incubi. Sempre lui. Il mio padrone. Il mio antico padrone.
Ma gli incubi finiscono al mattino, invece mi era rimasta addosso la sensazione della preda braccata, potevo sentirlo sempre più vicino. Quel sogno sembrava quasi un avvertimento a smettere di sprecare i giorni indugiando nell'ozio, nelle stanze azzurre sopra la taverna, giocando come un gatto pigro con i miei occasionali e inconsapevoli donatori di energie... era giunto il momento di organizzarmi. Ci voleva un piano.
Ma prima la colazione... mi spazzolai via le briciole dal grembo, lisciando i morbidi veli impalpabili, aggiustai il corsetto di cuoio e mi accinsi ad avvicinarmi a un gruppo di guardie sedute a fare bisboccia durante la pausa del turno di sorveglianza delle mura. Un paio di parole, un sottile incantesimo e un rapido contatto della mia mano sul polso di qualcuno di loro... mi sarei sentita in forze.
Nel frattempo, una donna che chiamavano Morrigan si era seduta al bancone, avevo avuto modo di notarla nei giorni precedenti. Niente a che vedere con le dame intente ai ricami, una spada al fianco e una sottile e antica energia magica che si diffondeva nella stanza ancora prima che entrasse. La fauna di Camelot poteva essere davvero affascinante, un crogiolo di umanità e magiche entità davvero particolare!
Passando in mezzo ai tavoli della taverna mi parve di comprendere che il motivo del fitto chiacchiereccio fossero certi guai in cui versava un certo feudo, il ducato di Capomazda. Si vociferava, inoltre, di un cavaliere misterioso, dall'armatura inscalfibile, che portava un gufo nero sullo stendardo. E fu proprio quel dettaglio a farmi sussultare. Armeggiando nervosamente con i lacci di cuoio del polsino, mi sedetti su una panca, sopraffatta.
Gufo? Armatura... Oddei! Le Gouf!
La mia mente corse al nostro ultimo incontro, un paio di anni prima. Lo avevo lasciato esanime, bè, non del tutto esanime, se le voci che si rincorrevano erano vere, riverso su un pavimento di pietra.
Solo in seguito avevo scoperto il motivo per cui mi era stato ordinato di avvicinarlo ed eliminarlo. Il mio signore aveva scoperto che il suo antico alleato era entrato in possesso di un metallo incantato in grado di riflettere gli incantesimi avversari. Voleva quel metallo e mandò me, ma una volta neutralizzato il mio obiettivo, scoprii che il prezioso metallo era stato spostato in un luogo sicuro. Ma il pensiero più terribile mi assalì, ricordando che proprio durante quella missione ebbi il pessimo gusto di...
Il flusso dei ricordi fu interrotto dalla voce squillante dell'araldo. In un momento l'atmosfera rilassata della taverna si convertì in fermento.
Ancora scossa dalla notizia e dalle emozioni passate, feci in tempo a notare che la donna chiamata Morrigan confabulava con un chierico. Scivolai silenziosa verso il bancone e colsi le parole "Lord Astalate... castello...". Un piano iniziò a prendere forma nella mia mente... sarei partita per Capomadza... ma solo dopo aver avuto maggiori informazioni sulla presenza di Le Gouf su quel fronte.
Avrei seguito il chierico tra i vicoli. Afferrai il mantello e quindi scivolai fuori, in attesa sotto la luce primaverile, in mezzo alla vitalità delle strade di Camelot, dove suoni e profumi stordivano piacevolmente con la stessa giocosa ineffabilità di una rondine che sfida la frizzante brezza marina. La colazione avrebbe aspettato... improvvisamente il mio animo si era risvegliato, più battagliero che mai.

cavaliere25 23-03-2011 09.05.08

Guardai la guardia e dissi ho una lettera da consegnare al capo delle guardie sono un aspirante cavaliere posso entrare chiesi rimanendo con lo sguardo fisso sulla guardia che mi aveva fermato al cancello.

Talia 23-03-2011 10.45.40

Feci appena un piccolo cenno di ringraziamento alla donna ma, pur cogliendo la tristezza e la preoccupazione nei suoi occhi, non dissi niente. Un istante dopo, uscì.
“Hai sentito, Pascal?” mormorai lentamente, una volta rimasta di nuovo sola, con un tono che neanche tentava di mascherare lo sdegno che provavo “Sua signoria sta tornando! Sarà oltremodo seccato di aver già dovuto concludere il suo dilettevole viaggio!”
Pascal mugolò sommessamente, tirando le orecchie indietro, e io sorrisi: qualche volta avevo la sensazione che pochi esseri umani mi comprendessero come mi comprendeva Pascal.
Mi alzai, quindi, e feci qualche passo per la stanza...
“Avevo chiesto al Capitano Monteguard un colloquio... quando non sapevo ancora che lui sarebbe tornato. In verità, non credevo davvero che si sarebbe deciso a tornare con una tale rapidità!” sospirai, in preda a mille pensieri...
“La necessità di quel colloquio, dunque, si fa ancora più pressante!” conclusi.
I miei occhi si posarono di nuovo sulla finestra e per un istante rimasi immobile a fissare l’acqua che, insistentemente, continuava a picchiettare sul vetro.
Infine mi riscossi... afferrai uno scialle e mi ci avvolsi le spalle, poi mi diressi verso la porta...
“Andiamo, Pascal!” dissi al gatto, che subito balzò giù dalla poltrona.
Uscii dunque nel corridoio e, con passo sicuro, mi diressi verso la piccola sala di rappresentanza dove, urgentemente, avevo dato colloquio al capitano dei soldati.

Guisgard 23-03-2011 19.57.36

La guardia fissò con attenzione Cavaliere25.
"Una lettera di presentazione?" Ripetè."Aspetta qui..."
La guardia allora raggiunse l'ufficio del Capitano Monteguard.
Questi era di pessimo umore ed aveva già alzato la voce più di una volta quella mattina.
"Afragognesi!" Gridava. "Femminucce dovrebbero chiamarvi! Dove sono i migliori? O almeno coloro che si definiscono tali? Un'intero drappello! Grandezza del Creato! Un intero drappello andato perduto! Cosa avete da dire, signori?" Chiese poi ai due cavalieri che in silenzio gli stavano davanti.
"Ecco..." rispose uno dei due "... noi non eravamo là, capitano e..."
"E dove diamine eravate?"
"Ecco... eravamo a tirare di spada!" Esclamò il cavaliere. "Si, per addestrarci! Vero, Pasual?"
"In verità stamani ero altrove..." rispose l'altro "... nella stretta di Saggesia."
"A far cosa, di grazia?" Chiese il capitano.
"La sentinella, capitano! Che altro!" Rispose Pasual. "Ma il fato ha voluto che quei dannati scendessero per le Cinque Vie!"
"Basta scuse!" Urlò il capitano. "Tu, Finiwell, sembri più un cortigiano che un cavaliere! Lusso e vanterie non danno fama e onore! E tu, Pasual, di certo eri in compagnia di qualche dama! Ma badate che il nipote del duca sta per fare ritorno a Capomazda e non è clemente come suo zio, che Iddio l'abbia in Gloria! Ora uscite e tornate da me quando avrete compiuto qualche nobile impresa!"
I due cavalieri, a testa china ed in silenzio, uscirono dall'ufficio del capitano.
In quel momento entrò una guardia.
"Capitano..."
"Cosa diavolo vuoi?"
"C'è un giovane che chiede di essere ricevuto... vuole entrare nella guardia ducale..."
"Mandalo al diavolo e vacci anche tu!" Gridò il capitano. "Ora sono troppo impegnato e non potrei che ricevere il vescovo o il duca!"
"Ma, signore... ha una lettera di presentazione con sè... e dall'accento è di sicuro un afragognese!"
"Ah... e sia, fallo entrare..."
"Si, signore!"
Un attimo dopo la guardia chiamò Cavaliere25, indicandogli l'ufficio del capitano Monteguard.

cavaliere25 23-03-2011 20.06.01

Ringraziai la guardia e mi incamminai verso l'ufficio dove mi stavan aspettando il capitano delle guardie mentre mi incamminavo verso l'ufficio mi guardai intorno e scrutavo ogni angolo di quel posto arrivato davanti alla porta legai il mio cavallo a un ramo di un albero e mi avvicinai alla porta e bussai alla aspttai che qualcuno mi rispondesse dal interno di quel edificio

Guisgard 23-03-2011 20.35.27

Il capitano Monteguard fece entrare Cavaliere25 nella stanza.
"Vieni avanti, ragazzo..." disse.
Lo scrutò con attenzione e notando la lettera di presentazione chiese di poterla leggere.
"Si, ricordo tuo nonno..." continuò dopo la lettura "... era un cavaliere esperto e leale al duca... io lo conobbi quando giovanissimo mi arruolai e mi fece da maestro... gli devo molto..."
Fissò di nuovo quel ragazzo con attenzione.
"Il ducato ora sta passando un brutto momento e occorre gente esperta... ma per rispetto di tuo nonno io non ti manderò via... entrarai nei cadetti ducali e un giorno, se Dio vorrà, diventerai cavaliere! Ora raggiungi sir Gervan nella caserma e digli di farti entrare nei cadetti!"
In quell'istante entrò una guardia.
"Capitano, lady Talia ha chiesto di vedervi."
"Bene, conduci questo giovane alla caserma."
Detto questo, il capitano raggiunse lady Talia.
"Dove preferite discutere, milady?" Chiese alla ragazza.

cavaliere25 23-03-2011 20.42.20

segui la guardia fino alla caserma e dissi è dura diventare cavaliere? quanto tempo ci vorrà? domandai tutto incuriosito e aspettando di iniziare a conoscere quel nuovo mondo che mi si era aperto davanti a me

Morrigan 23-03-2011 20.54.56

Morrigan chinò il capo lievemente per ricevere la benedizione, ma sottecchi, senza farsi notare, rimase a lungo a studiare il volto di quell'uomo. Quando però udì l'ultima frase del chierico, sollevò il capo e non riuscì a trattenere un lieve sorriso.

"Signore," rispose quindi prontamente "sono stata cresciuta nel culto e nel rispetto della chiesa, e mai negherei una richiesta ad un uomo come voi... tuttavia... dovete essere voi a dirmi se non vi disturba essere scortato da una donna in armi ed abiti maschili"

Sorrise stranamente, come se quell'accenno al proprio aspetto avesse risvegliato in lei quanche particolare ricordo, poi si riebbe e tornò a fissare il chierico in attesa della sua risposta.
Fu proprio in quel momento che l'avvertì, o meglio l'avvertì con estrema certezza... quella sensazione, che da quando era giunta a Camelot non l'abbandonava... quella sensazione che la seguiva da quando aveva messo piede nella taverna... come di due occhi che ti guardano, che ti scrutano cercando di capirti dentro. E in quel momento quella sensazione la prese così fortemente che, nonostante attendesse risposta dall'uomo di fronte a lei, Morrigan si voltò di scatto, a cercare la fonte di quel suo turbamento.
Non poteva esserne certa. C'era tanta gente in quella locanda, però un rapido movimento al suo fianco attirò la sua attenzione, e il lieve fruscio di un mantello, e quello sguardo curioso che si era in fretta posato su di loro... chissà chi era quella donna, e cosa mai poteva volere da loro.
La vide uscira in fretta... andiamo, Morrigan, hai ben altro da fare... qua iniziano ad accadere strani eventi... scorta il chierico, come di dovere, e poi vattene per la tua strada, e in fretta!

Melisendra 23-03-2011 21.54.13

Tormentando il ghiaietto con la punta dello stivale, mi appoggiai nell'androne di un cortile, da cui potevo scorgere in tutta comodità la porta della taverna senza essere vista. Nel frattempo controllai che il mio sottile pugnale fosse ben assicurato alla cintura, nascosto dalle pieghe della veste color zafferano. Non che intendessi usarlo per un compito semplice come seguire un innocuo chierico... ma la prudenza non era mai troppa e non mi separavo mai da quell'oggetto, che condivideva con me perfino il giaciglio.
Quel gesto, quasi abitudinario, mi faceva pensare alla mia vita prima della fuga... Tuttavia mi scossi da quegli ombrosi ricordi: se pur non avevo scelto di essere un'incantatrice, una succuba per l'esattezza, potevo ancora scegliere se essere un'assassina. E io la mia scelta l'avevo compiuta cercando asilo a Camelot.
Con quella convinzione nel cuore, scossi i lunghi riccioli e li sistemai sotto il cappuccio del mantello, tornando a rivolgere la mia attenzione al via vai di gente sotto l'insegna della taverna. Il vento iniziò a soffiare, promettendo di far giungere presto quelle nubi che preannunciavano un quieto temporale primaverile.

Talia 24-03-2011 00.45.42

In piedi vicino ad un basso tavolino, osservavo distrattamente Pascal giocherellare beatamente con la sua coda... ad un tratto due sonori colpi sulla porta mi indussero ad alzare lo sguardo, appena in tempo per vedere un uomo alto, robusto e completamente armato entrare nella stanza.
Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 27719)
il capitano raggiunse lady Talia.
"Dove preferite discutere, milady?" Chiese alla ragazza.

Gli sorrisi e mi andai a sedere su di un ricco seggio dall’alto schienale disposto proprio al centro della piccola sala di rappresentanza in cui mi aveva trovata...
“Capitano...” dissi, in tono suadente “Vi ringrazio di aver accettato il mio invito! Vi prego...” soggiunsi poi, invitandolo con un piccolo gesto del braccio a sedersi di fronte a me “Vi prego, accomodatevi!”
Lo osservai avvicinarsi con passo sicuro, non staccando gli occhi dal suo volto neanche per un istante.
Pascal aveva smesso di giocare ed era venuto a sedersi ai piedi del mio seggio, con i vivaci occhi verdi puntati sul nuovo venuto.
Continuai a fissare l’uomo per qualche momento, infine iniziai a parlare lentamente...
“Ditemi, Capitano... e vi prego di essere preciso con me... è davvero tanto grave la nostra situazione? Mi sono giunte voci sconcertanti riguardo a scontri atroci nei quali abbiamo avuto la peggio... è vero, dunque, tutto ciò?”
Feci una breve pausa... avvertivo gli occhi dell’uomo su di me ed ebbi la chiara sensazione che lui stesse valutando me, non meno di quanto io stavo valutando lui.
“Vedete...” proseguii poi “mi trovo in una situazione alquanto spiacevole! Il duca Rauger, che Dio l’abbia in gloria, ci ha lasciati solo da pochi giorni, e tuttavia pare che la situazione stia precipitando di momento in momento... ritengo dunque che non sia più il caso di tergiversare! Occorre prendere provvedimenti, occorre muoversi e occorre farlo in fretta!”
Modulavo la voce con un tono delicato e vagamente sommesso, ma vi era un’imperiosa nota di urgenza in essa che ben si poteva distinguere.
“Vi ho chiesto di venire da me, Capitano Monteguard, perché sono a conoscenza della stima che il duca Rauger aveva per voi... egli vi riteneva un uomo giusto e retto, vi riteneva un uomo leale... e questa è, ai miei occhi, già una buona carta di presentazione! ...Perché voi capirete che, in una simile circostanza, una donna nella mia condizione deve sapere con assoluta certezza su chi poter fare affidamento! Voi certo capirete che, di questi tempi, la fiducia è una merce molto rara!”
I miei occhi, che fino a quel momento erano rimasti fissi sul volto del mio interlocutore, si mossero lentamente verso le sue mani, come a voler cercare segni di inquietudine o di indisposizione... ma non mi parve di scorgerne, così li rialzai.
“Ho da poco ricevuto la notizia dell’imminente ritorno di mio marito dal suo viaggio!” esclamai improvvisamente “Ne sarete a conoscenza!”
Questa volta mi parve di scorgere un breve lampo nei suoi occhi, anche se non avrei sapute dire dovuto a cosa, ma fu tanto rapido che avrei anche potuto immaginarlo.
“Sarò molto chiara con voi, Capitano...” continuai “Voi vivevate qui già da prima del mio arrivo, dunque suppongo che conosciate molto bene l’indole del mio adorato consorte! Egli, lo sapete, è uomo irruento e impulsivo... sconsiderato, perfino! E’ uomo che non conosce mezze misure e che difficilmente piega la sua indole alla ragione o a qualsiasi altro equilibrato sentimento...”
Percepii una nota vagamente amara nella mia voce che forse notò anche l’uomo che mi stava di fronte, tuttavia il suo sguardo nel mio era indecifrabile.
“Ciò nondimeno egli è il legittimo erede di lord Rauger! E’ l’unico suo discendente e dunque l’unico suo possibile successore... Egli è, definitivamente, il solo che possiede il sacro diritto di reclamare il ducato! Gli altri sono nient’altro che usurpatori!”
La mia voce si spense e un denso silenzio calò nella sala... mentre, distrattamente, le mie dita si stringevano intorno al medaglione che portavo al collo, quasi a voler proteggere il volto che vi era raffigurato all’interno.
Osservai quel silenzio per qualche minuto, poi ripresi...
“Come dicevo poc’anzi, Capitano, la fiducia è una merce rara, di questi tempi... tuttavia, ritengo di potervi offrire la mia. Avrò in cambio la vostra fedeltà?”
Lo scrutai ancora per un attimo, mentre il mio sguardo su di lui si fece ancora più intenso...
“Desidero che offriate quell’assoluta fedeltà a mio marito quando giungerà! ...Posso fidarmi di voi, Capitano Monteguard?” domandai lentamente.

Guisgard 24-03-2011 01.04.50

A quelle ultime parole di Talia, il capitano Monteguard si alzò di scatto.
“Milady…” cominciò a dire “… ho dedicato la mia vita alle armi ed alla cavalleria… e tutto questo è cominciato da quando entrai, anni fa, nei cadetti ducali… ho servito lord Rauger per anni… e farò altrettanto con suo nipote… e con qualsiasi altro membro di questo casato… compresa voi…”
Si avvicinò ad una delle semicolonne che, slanciate, salivano fino alla piccola volta, restando per qualche attimo in silenzio.
“Molti credono che il sangue sia un vincolo ereditario…” riprese “… capace di trasmettere valori, principi e virtù… io ho imparato che questo non sempre è vero… conosco l’indole di vostro marito… è molto diversa da quella del suo grande zio… ma resta uno dei Taddei… ed avrà sempre la mia fedeltà e quella di tutti i miei uomini!”
Si voltò poi verso la ragazza ed aggiunse:
“Siate sincera, milady… temete per la vostra vita? Vi sentite abbandonata in una terra che non vi appare come vostra?”

Guisgard 24-03-2011 01.29.23

Ravus sorrise a quelle parole di Morrigan.
"Milady, Maria Maddalena si riteneva apostola di Cristo non meno di quanto lo fossero gli altri undici! E prima ancora Giuditta diede prova di grande audacia al popolo prediletto! Come vedete, spesso, l'Onnipotente si serve di voi donne per attuare i Suoi scopi! Prego, fateci strada e ci lasceremo guidare da voi per giungere al castello di lord Astalate.
Così, il gruppetto, sempre tenuto sotto controllo dalla misteriosa Melisendra, giunse presso il castello di Astalate.
Qui fu ricevuto degnamente dal nobile barone di re Artù.
Ravus chiese poi a coloro che lo scortavano ed alla giovane Morrigan di attenderlo nella sala, poichè aveva cose molto urgenti e delicate da riferire a lord Astalate.
Ed udendo il tono del chierico, Morrigan sentì una viva inquietudine attraversare il suo cuore.
http://www11.onrpg.com/gamepics/arti...f_xiv/Hyur.jpg

Morrigan 24-03-2011 02.10.27

Arrivare fino al palazzo era stato semplice e veloce.
Poche parole per la via e nessuna degna di essere riportata.
Morrigan aveva buone ragioni per non parlare e il chierico troppi pensieri per poter interrogare quella straniera.

Quando furono accolti nelle sale, Ravus chiese ai suoi uomini e alla stessa Morrigan di attenderlo, perchè aveva cose molto urgenti da riferire a lord Astalate.
Quella richiesta la turbò parecchio e per qualche istante la ragazza rimase pensierosa. Ravus si era rivolto a lei in maniera diretta, come se avesse dato per assodato che lei lo avrebbe atteso, che lei sarebbe stata ancora lì quando lui fosse tornato da quell'importante incontro. Cosa l'aveva spinto a credere che lei lo avrebbe fatto?
Le aveva chiesto di accompagnarlo, e lei lo aveva condotto al castello... non aveva altri obblighi verso quell'uomo. Si guardò intorno. Con lei solo gli uomini che scortavano Ravus e un paio di guardie e valletti. Poteva benissimo girare i tacchi e andare via, infilando la strada del ritorno. Chi poteva dirle nulla, o avere la pretesa di arrestarla? Diamine, era pur sempre una duchessa, sebbene avesse scelto di vestire panni non proprio consoni al suo stato!

Ma proprio nell'istante in cui meditava di quella decisione, sentì un brivido che le percorreva il fianco e un cupo bagliore, così fulmineo da essere scorto appena, attraversò l'aria della sala, e Morrigan a quel segno fu colta da una viva inquietudine...

"Che succede, Samsagra?" mormorò, carezzando piano l'elsa della spada "Vuoi forse dirmi qualcosa? Pensi che forse questa possa essere la giusta direzione, stavolta?"

Chiuse gli occhi un istante, respirò profondamente, quindi con passo deciso si diresse verso gli uomini di Rufus.

"Signori, ho visto i segni di una grande inquietudine impressi sul volto di Padre Ravus, e non è più segreto per nessuno qui a Camelot che gravi eventi stiano accadendo... ditemi, vi prego, per la cortesia che vi usato prima... cosa sta succedendo? E perchè siete venuti fin qui con tanta urgenza?"

Talia 24-03-2011 02.55.39

Osservai l’uomo per un istante, in silenzio, poi lentamente mi alzai a mia volta...
“Capitano...” dissi “Se vi dicessi, in simili circostanze, di non temere per la mia sorte starei mentendo o, peggio ancora, sarei un’incosciente! Tuttavia, vedete, in questo momento e alla luce dei recenti fatti, trovo che i miei personali sentimenti siano alquanto irrilevanti!”
Alzai allora gli occhi sul suo volto e ricambiai quello sguardo indagatore per un attimo, infine gli sorrisi...
“Grazie per il vostro tempo, Capitano!” dissi poi... lentamente gli voltai le spalle e mi avvicinai alla finestra.
“Oh, Capitano...” lo richiamai prima che se ne andasse, ma senza più guardarlo “Vogliate avere la compiacenza di tenermi informata di ogni, pur minima, novità!”
La pioggia continuava a cadere fitta e incurante di tutto... la fissai per un tempo indefinito.
Pascal mi si avvicinò silenziosamente e prese piano a strusciarsi contro il mio abito.
Ad un tratto, nel cortile sottostante, oltre il muro fitto di pioggia che mi schermava la vista, mi parve di scorgere una figura immobile, che pareva fissarmi... era un cavaliere nero avvolto in un mantello rosso... ma fu soltanto una sagoma fugace e quando aguzzai la vista e mi concentrai su quel punto, l’immagine era già sparita!
‘Un’allucinazione!’ mi dissi ‘E’ stato solo uno scherzo dell’aria umida e indistinta, della stanchezza, della preoccupazione...’
Eppure ciò, inspiegabilmente, mi causò un vago senso di disagio che mi si insediò nel cuore e non mi abbandonò per molto tempo.

Guisgard 24-03-2011 03.00.57

Nel frattempo, al palazzo ducale, Cavaliere25 seguiva la guardia per giungere alla caserma.
"Divenire cavaliere? Talvolta non basta un'intera vita, ragazzo!" Disse la guardia rispondendo alle domande del giovane.
"Bella domanda, ragazzo mio!" Intervenne all'improvviso un altro cavaliere. "Mi sei simpatico e voglio darti un consiglio gratuito... il segreto per diventare un vero cavaliere sta nel modello che sceglierai di seguire! Punta quindi al migliore e sarai giù a metà strada. Fidati! Dico bene, Pasual?" Chiese poi al compagno steso sotto uno dei portici del cortile.
"Ben detto, amico mio." Rispose questi senza aprire gli occhi.
"Sentito, ragazzo? Io sono sir Finiwell, detto anche il cavaliere senza paura! Appena avremo qualche giorno di licenza ti narrerò qualcuna delle mie imprese!"
"Devo condurre questo giovane da sir Gervan..." disse la guardia che accompagnava Cavaliere25 "... deve entrare nei cadetti."
"Allora il vecchio Gervan ti darà qualche buon consiglio, tranquillo!" Esclamò Finiwell, per poi ritornare a sedersi accanto all'amico Pasual.
"Per quel giovane sono già un idolo. Lo sento!" Aggiunse quando fu di nuovo accanto al suo compagno. "Non credi anche tu, Pasual?"
"Si, è evidente." Sentenziò con indifferenza l'altro.
Poco dopo Cavaliere25 fu al cospetto di sir Gervan.
"Questo è un nuovo apprendista." Disse la guardia. "Il capitano vuole che entri nei cadetti."
"Bene, seguimi, ragazzo e ti mostrerò gli alloggi dei cadetti." Fece Gervan.

Melisendra 24-03-2011 03.07.16

Seguire l'uomo scortato dai suoi uomini e da quella donna guerriera era stato facile, ma entrare nel palazzo si stava rivelando un'impresa superiore alle mie forze. Una volta passato il blocco all'ingresso, mi trovai a nascondermi dietro un arazzo, mentre il chierico scompariva dietro una pesante porta che, quasi sicuramente, conduceva alla sala di ricevimento del Lord.
Una cosa mi pareva certa: tanta fretta e tali misure di sicurezza dovevano ben valere le informazioni che si sarebbero scambiati quegli uomini durante il colloquio.
Osservai il manipolo in attesa... pareva compatto e determinato. Solo la donna malcelava una sorta di fastidio, accarezzando la spada come se si fosse trattato del dorso liscio di un gatto.
Sentii le forze improvvisamente avere un nuovo tracollo e rimpiansi la fretta e maledii quella sciocca emotività che mi aveva fatto agire di impulso. Seguire un chierico, la sua scorta e infilarmi dietro un arazzo? Dannazione, un po' di buonsenso... avrei dovuto semplicemente seguire l'uomo più tardi fino ai suoi alloggi e... Il pensiero si interruppe a metà... qualcuno si stava avvicinando al mio nascondiglio. Rumore di passi. Trattenni il respiro.
Una voce femminile esordì:
Citazione:

"Signori, ho visto i segni di una grande inquietudine impressi sul volto di Padre Ravus, e non è più segreto per nessuno qui a Camelot che gravi eventi stiano accadendo... ditemi, vi prego, per la cortesia che vi usato prima... cosa sta succedendo? E perchè siete venuti fin qui con tanta argenza?"
Ottima domanda, almeno avrei scoperto se stavo seguendo le persone giuste... Mi strinsi sempre di più contro il muro, respirando sommessamente l'aria viziata.

Guisgard 24-03-2011 03.43.53

Gli uomini di Rufus osservarono Morrigan e uno di loro disse:
"Cosa succede? Non avete udito l'araldo in piazza? A Capomazda sta succedendo di tutto. Il male sembra attaccare da ogni dove... persino dall'Aldilà!"
"Stai zitto!" Lo richiamò l'altro. "Come al solito parli troppo!"



Intanto, nel palazzo ducale di Capomazda, Talia era con il capitano Monteguard.
"Milady..." disse questi "... non pensate alle battaglie... se ne occuperanno le nostre armate... e, statene certa, vi difenderanno a costo della vita... comunque, se è questo ciò che chiedete, si, vi informerò personalmente di ogni novità..."
"Capitano!" Chiamò all'improvviso una guardia.
"Cosa c'è?"
"Tra poco il duca giungerà a palazzo! Siamo tutti in attesa delle vostre disposizioni per accoglierlo!"
"Arrivo." Rispose il capitano. "E' giunta l'ora, milady..." disse poi alla ragazza prima di congedarsi da lei.

Melisendra 24-03-2011 04.07.48

Citazione:

"Cosa succede? Non avete udito l'araldo in piazza? A Capomazda sta succedendo di tutto. Il male sembra attaccare da ogni dove... persino dall'Aldilà!"
Quelle parole mi fecero quasi tenerezza e mi strapparono un mezzo sorriso. Che ci facevo ancora dietro l'arazzo?
"Dall'Aldilà... ben detto!", dissi, scostando i lembi dell'arazzo. Ero quasi certa che presto mi sarei trovata addosso tutte le lame presenti in quella sala, ma ormai non potevo sperare di celare la mia presenza oltre. Tanto valeva scendere in campo aperto... almeno avrei smesso di respirare polvere.
Con un gesto feci ricadere il cappuccio sulle spalle e mostrai il volto.

Guisgard 24-03-2011 04.18.29

Lord Astalate ricevette subito in privato e con gioia l’abate Ravus.
“Cosa vi conduce nella mia dimora, monsignore?” Chiese il nobile.
“Eh, mio buon amico…” rispose con aria dimessa il chierico “… sono momenti tristi questi… prima la morte del duca Rauger, poi la ribellione di lord Cimarow…”
“Si, conosco i fatti di cui parlate… ho dato ordine di raggruppare cavalieri da ogni dove per mandare rinforzi al ducato di Capomazda.”
“Ed il Cielo ve ne renderà merito, milord!”
“In realtà non è solo per Carità Cristiana che ho fatto ciò…” disse Astalate “… se i Taddei perdessero il potere a Capomazda, temo che in tutta la regione sorgerebbero focolai di ribellione…”
“E proprio alla morte di sua signoria si deve la mia visita qui oggi, milord.”
“Vi ascolto.”
“Sapete che io sono stato da sempre il confessore del defunto duca” cominciò a dire il chierico “e quindi ben conosco la travagliata storia dei Taddei…”
“Stirpe tanto nobile quanto bellicosa.” Osservò Astalate.
“Ma anche maledetta, secondo ciò che si narra…”
“Andiamo, monsignore!” Esclamò Astalate. “Siete uomo di Fede e non crederete a queste superstizioni!”
“Milord, non credo a favole e leggende, ma in ciò che sento e vedo. Sua signoria, dopo la morte di sua moglie, lady Roselide, avvenuta pochi giorni dopo le nozze, aveva lasciato il palazzo di Capomazda, chiudendosi quasi come un eremita in un castello a poca distanza dall’antica dimora della sua stirpe. L’aveva fatto perché, come mi raccontava spesso, ogni cosa in quel palazzo gli ricordava l’amata moglie troppo presto perduta. E per trent’anni aveva vissuto lontano dal palazzo ducale. Fino a pochi mesi fa, quando decise di farvi ritorno.”
“E come mai questa decisione?” Chiese Astalate.
“Perché voleva morire, come egli stesso mi disse, nella casa dei suoi antenati. Voleva trascorrere là la sua vecchiaia, per spegnersi serenamente. E prima di tutto questo organizzare le nozze di suo nipote ed erede con lady Talia, principessa di Sygma. Ma pochi mesi dopo quel matrimonio, la tragedia che ben conosciamo…”
“Già, una tragedia.”
“Il duca non credeva a quell’antica maledizione… o per meglio dire, non se ne curava… e questo credo sia normale per un uomo che, dopo aver perso la donna amata, ben poco aveva da chiedere alla vita…”
“Avanti, arrivate al punto, monsignore!”
“Vi è un antico manoscritto, custodito nel palazzo ducale, dove si narrano i fatti che secondo la leggenda causarono l’orrenda maledizione… credo dovreste ascoltarlo…”
“So che non ho altra scelta…” disse rassegnato Astalate “… avanti, vi ascolto…”
Ravus cominciò a leggere il manoscritto:

Ecco l’origine e la causa delle nostre sciagure.
Avvenne che circa 200 anni fa le nostre armate conquistarono le terre di Sygma.
Per sancire la fine delle ostilità fu cosi combinato il matrimonio tra Ardeliano, erede del ducato, e Gyaia, principessa di Sygma.
Ma il rampollo dei Taddei non amava la bella principessa e finì per trascurarla.
Fino a quando, una infausta sera, la giovane infelice e sconvolta abbandonò il palazzo.
Non trovandola, forse a causa del dolore, Ardeliano comprese finalmente i suoi veri sentimenti.
Ma la nutrice di Gyaia, Olyana, attese ed affrontò Ardeliano.
“Tu, dannato…” gridò “… tu sei responsabile del dolore di quella ragazza… e sarai responsabile della sua anima… come della tua! Io, davanti al Cielo, ti maledico per non aver riconosciuto il vero amore ed aver condannato questa giovane che ti amava più della sua stessa vita all’infelicità! Pagherai, per sempre tu e la tua discendenza! Quando incontrerete il vero amore, esso vi sarà strappato via… insieme alla vita! Lo giuro su…”
“No!” Gridò il duca, afferrandola per il braccio con cui la donna invocava l’oscuro maleficio.
Un attimo dopo, chiamò i suoi servi e con loro, portandosi dietro i cani, si lanciò nella brughiera per ritrovare quella ragazza che troppo tardivamente aveva capito di amare.
Ma, per la disperazione, Ardeliano si allontanò dai suoi servi e con i suoi cani cercò di raggiungere la giovane nella brughiera avvolta dalle tenebre.
Poco dopo i servi raggiunsero i cani, che, come spaventati, ansimavano attorno ad un fossato, nel quale giacevano i corpi senza vita di Ardeliano e Gyaia.
Sui loro volti era impressa un’espressione di disperata paura.
E proprio in quell’istante una sagoma a cavallo, spaventosa e misteriosa, apparve in lontananza.
I servi a quella visione fuggirono via.
Chi riuscì a raggiungere il palazzo ducale non fu in grado di riacquistare più il senno.
Questo è ciò che si narra sull’origine del flagello che perseguita la nostra famiglia da diverse generazioni.
Altri nostri predecessori e successori di Ardeliano hanno visto finire tragicamente le loro vite e tutti avevano da poco conosciuto le gioie dell’amore vero.
E le loro morti furono tutte impresse da quel medesimo marchio di orrore sui loro volti.
Qualcosa di oscuro forse davvero perseguita la nostra stirpe.
Qualcosa che sembra volerci legare ad un destino di morte, senza la gioia più grande: Amore.
Ecco perché questa maledizione ha preso il nome di Gioia dei Taddei.

In fede

Conelia de Taddei, granduchessa di Capomazda, suddita di sua maestà e serva di Dio.

“Ecco, questo è il manoscritto che narra di quella maledizione.” Mormorò Ravus mettendo a posto quel documento. “Lady Conelia trascrisse queste notizie mentre cercava spiegazione per le tragiche morti di diversi suoi predecessori.”
Astalate fissò con sufficienza il chierico.
“E al di là di ogni nostra logica convinzione e opinione…” aggiunse questi “… resta il fatto, chiaro ed indiscutibile, che lord Rauger è morto nello stesso identico modo descritto da questo manoscritto vecchio di un secolo…”

cavaliere25 24-03-2011 09.55.35

chinai il capo e girandomi verso la guardia che mi aveva accompagnato alla caserma la ringraziai e dissi spero di rivedervi presto signore e mi rigirai verso Gervan per seguirlo negli alloggi mentre lo seguivo gli dissi mi sembrate tutte brave persone spero di imparare molto da voi qui e rimasi in silenzio.

Actea 24-03-2011 15.47.31

"Così è quella la sposa di mio fratello?": pensai. Si molto graziosa ma spero anche giudiziosa. lui si merita il meglio.
L'avevo vista entrare nel castello dal giardino ma x la mia forte timidezza non avevo avuto il coraggio di salutarla e presentarmi. Ci avrebbe pensato mio fratello ai convenevoli.

Lady Dafne 24-03-2011 20.00.19

In una modesta casetta entro le mura di Capomazda viveva la giovane moglie di Friederich uno dei più giovani tra cavalieri del duca. La giovane era originaria di Camelot e dal giorno del matrimonio, avvenuto quattro mesi prima, aveva lasciato amici e familiari per seguire l'amato sposo. Ora lei aspettava il suo ritorno dato che nel cuore della notte, mentre dormivano abbracciati, il marito era stato richiamato con urgenza in servizio. Dafne, questo era il suo nome, sperava che Friederich tornasse presto, c'erano grosse novità per lui!

Dafne stava china sul focolare, stava preparando quello stufato che tanto piaceva al marito, erano passati dieci giorni da quando Mellow le aveva portato una triste notizia ma ancora si ostiava ad attendere...

"Sì? Chi è?" disse Dafne immaginando, dopo aver sentito bussare alla porta, che Friederich fosse arrivato
"Lady Dafne, aprite sono Sir Mellow!"
Dafne, un po' stupita aperse la porta...
"Signora, sono tornato ora dalla missione per la quale era stato chiamato anche vostro marito..."
"Sta bene vero? Mio marito sta bene?! Parlate!!!"
"Milady, vostro marito è caduto a mezzogiorno mentre combatteva con onore per Capomazda...." e mentre diceva questo si fecero avanti quattro soldati che reggevano una barella sulla quale giaceva il corpo immobile di Sir Friederich.
"No!! Noooo, Noooo!!" Dafne si getto in lacrime sopra il viso del marito "Friederich alzati, alzati non puoi lasciarmi ora!!! Friederich, io...io aspetto un figlio!"

Guisgard 24-03-2011 20.15.57

Melisendra apparve come dal nulla.
Tanto velocemente che per un istante i presenti restarono meravigliati da quella visione.
"Chi siete?" Chiese uno degli uomini del chierico.
Ma proprio in quell'istante giunsero le guardie di Astalate.
"Non muoverti!" Ordinarono gli uomini armati. "Fai solo una mossa e sei morta!"
Un attimo dopo, richiamati dalle grida, arrivarono Astalate e Ravus.
"Chi siete voi?" Chiese il nobile alla misteriosa donna che finalmente mostrava il suo bellissimo volto.
http://www.games.it/gallery/foto/scr...8_3.jpeg?-3600

Talia 24-03-2011 20.18.17

Le parole della guardia e poi quelle del capitano fecero lentamente breccia nella mia mente, ancora tutta presa da quella sagoma che mi era parso di vedere dalla finestra... e in un istante la riempirono totalmente, cacciando via tutto il resto.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 27738)
"Capitano!" ... "Tra poco il duca giungerà a palazzo! Siamo tutti in attesa delle vostre disposizioni per accoglierlo!"
"Arrivo." Rispose il capitano. "E' giunta l'ora, milady..." disse poi alla ragazza prima di congedarsi da lei.

Stava arrivando...
Non avrei saputo dire che genere di sensazioni quella notizia causò dentro di me... emozione, ansia, una sorta di incosciente felicità... e poi quella paura, dilagante e incontrollata!
Quella paura che era nata nel mio cuore dopo la sua partenza improvvisa, a neanche un mese dal matrimonio... quel sordo dolore e quel senso di disagio che allora avevo provato tornarono in quell’istante ad impadronirsi totalmente di me.
Rimasi da sola in quella stanza per parecchi minuti, cercando di mettere insieme le idee... giocherellando nervosamente con quel medaglione... cercando un modo, uno qualsiasi, per sfuggire a quel turbinio di sentimenti potenti e contrastanti...
Eppure non c’era una via d’uscita!
Lentamente mi strinsi nel leggero scialle di seta e mi avviai verso la porta... sarei scesa ad attenderlo nel cortile!
Pascal mugolò forte, quasi volesse dimostrare scontento, ma ugualmente si accinse a seguirmi.

Guisgard 24-03-2011 20.28.43

Ma proprio mentre Gervan si accingeva a mostrare gli alloggi a Cavaliere25, si udirono i primi squilli di tromba.
"Presto, sua signoria sta per entrare a palazzo! La carrozza è già a Capomazda!" Gridò qualcuno.
Poi il segnale che chiamava l'adunata dei cavalieri.
"Ragazzo, ti mostrerò tutto dopo!" Disse Gervan. "Tu resta tra i paggi e non muoverti. "Tra qualche istante potrai vedere il tuo nuovo signore!"
E raggiunse gli altri cavalieri con a capo il capitano Monteguard.

Guisgard 24-03-2011 20.45.16

La brughiera appariva silenziosa, come se il crepuscolo avesse portato con sè una strana inquietudine.
Come se stesse per accadere qualcosa.
Ad un tratto le grida della gente destarono la tranquillità della casa di Dafne.
"Il duca! Il duca!" Si udiva per le strade. "Tutti sotto le mura del palazzo a rendere omaggio al nostro signore!"
"Si, con lui ora quel traditore di Cimarow ci penserà due volte prima di attaccarci!"
"Mamma, mamma..." chiedeva un bimbo a sua madre "... perchè tutti gridano?"
"Perchè è tornato il duca, figlio mio!"
"E chi è?"
"E' la risposta alle nostre preghiere, piccolo mio!"
E questa eccitazione generale incuriosì la giovane Dafne.

cavaliere25 24-03-2011 21.26.49

corsi a mettermi tra i paggi e rimasi fermo e immobile ero tutto agitato non sapevo più cosa stava accadendo rimasi con lo sguardo dritto aspettando che arrivasse quella persona che doveva essere il capo in persona.


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 23.55.43.

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