Tornata nella mia stanza, abbandonai il vestito di Regna, tornai me stessa e come tale mi preparai.
Certo, mi era sembrata troppo volgare e inappropriata l'occhiata che mi aveva tirato e il modo di guardarmi, ma c'era qualcosa in quell'uomo che me lo faceva apparire diverso dal solito, diverso dagli altri.
Così, mi vestii più provocante del solito, passai più tempo del solito a sistemarmi i capelli e a prendermi cura di me stessa.
Insomma, anche se forse non l'avrei mai detto, volevo che apprezzasse me oltre che Regna.
Dopodiché scesi e andai da lui.
"Mia sorella dice che siete giunto da un altro tempo..." esordii fissandolo.

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Gwen aprì la porta di sinistra, ritrovandosi in una sala semibuia, arredata in modo strano, che leiperò riconobbe essere simile ad una stanza per rituali, con un altare dalla parte opposta alla porta.




Cristian guardò Qeennie negli occhi e la tirò fuori da quella casa, così da ritrovarsi solo con lei.
In un attimo il volto di lui si avvicinò a quello di lei e prima che Queennie potesse dire o fare qualcosa la baciò.
Un bacio subito ardente, appassionato, sensuale, incatenando le loro labbra e facendole sentire la sua lingua.

Una volta che fummo lontani da Save, provai a porre le giuste domande a Cristian ma, senza che mi rispondesse, questo si fiondò sulle mie labbra, baciandomi con ardente passione.
A quel gesto, istintivamente, risposi tentando di regalare le stesse sensazioni e, con le mani, iniziai a tastare il corpo di Cristian.
Poteva essere visto come un gesto sensuale ma, in realtà, cominciai a cercare qualche segno di arma nascosta.
Era tutto davvero troppo strano e volevo capire meglio.


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Dopo un pò apparve Des e Threnz restò a guardarlaper un lunghissimo istante.
Lei sentì i bellissimi occhi di quell'uomo misterioso lungo tutto il su corpo, come se non temesse di apparire fuoriluogo, inopportuno o invadente.
"La bellezza, vedo, dimora in questa casa." Disse galante, per poi avvicinarsi e baciarle la mano.

Aprii la porta e, pur rimanendo sulla soglia, rimasi stranita.
Sembrava una stanza per rituali.
C'era un altare, dall'altra parte rispetto a me ed onestamente ero curiosa di capire chi potesse farci cosa, in un ambiente simile.
Certo, la location certamente sì prestava, essendo che ci trovavamo in un castello, ma era comunque straniante trovare una camera di questo tipo.

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Gwen vagò in quella sala, scoprendo quadri e statuette di antichissimi culti che oggi gli uomini avrebbero definiti pagani.
Vi erano poi pergamene e libri dall'aspetto remoto, tutti in lingue arcaiche, tra cui solo il latino ed il greco erano riconoscibili.
Latino e greco scritti in una forma aulica, colta, ricercata, come se l'autore avesse una cultura vastissima.




Cristian stringeva a sè Queennie, contro i suoi vestiti, sotto i quali si sentivano le forme asciutte del suo corpo teso e allenato.
Le loro labbra si inseguivano e fondevano, legate dal gioco audace delle loro lingue.
Ma mentre si baciavano, lei però tastava quel fisico atletico, sentendo che nei pantaloni affiorava duro il metallo di una pisola.

Continuai a baciare Cristian, facendo in modo che i nostri corpi fossero sempre più vicini.
La situazione si stava scaldando e, malgrado avrei tanto voluto arrivare al sodo, percepii il metallo di una pistola.
Dissimulai il più possibile, rendendo quel bacio ancora più intenso e, una volta che la situazione si scaldò ulteriormente, con uno scatto presi l’arma di Cristian, puntandogliela contro.
“Hai tre secondi per parlare, dopo di che mi assicurerò che tu possa tacere per sempre. Spero di essere stata chiara.” dissi con voce calma ma ferma “Uno, Cristian…” feci partire il conto.


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Cristian guardò Queennie con un risolino.
"Eh, peccato, sai baciare davvero bene..." disse fissandola "... avanti, vieni con me... ti dirò tutto... terrai tu la mia pistola, così mi avrai sotto tiro, no?" Facendole l'occhiolino.

“So fare molte cose, bene.” precisai continuando a tenere Cristian sotto tiro “Risponderai alle mie domande qui, o ti beccherai una pallottola in fronte e, credimi, non è così difficile far sparire un corpo.” dissi con voce complice “Dimmi come mi hai trovata, cosa vuoi, e che storia era quella sulla mia ultima sera.”
Non mi ero dimenticata di Save e, se tutto fosse andato come volevo, presto sarei tornata in casa.


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C'era un certo fascino, questo era indubbio.
C'erano quadri, pergamene in lingue antiche e sconosciute, ma anche in greco e latino.
Chi aveva posseduto questo castello era stato una persona molto volta e preparata, ne ero sicura, dopo aver visto tali documenti.
C'era un sapore antico e vetusto, in questa stanza, così come l'aura che avvolgeva l'intero palazzo.

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