Camelot, la patria della cavalleria

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Taliesin 05-09-2011 20.55.03

Taliesin, il primo bardo di Britannia
 
"...nel frattempo Taliesin era giunto per incontrare Merlino il Profeta, il quale lo avva mandato a chiamare per scoprire quale vento o burrasca si stesse preparando, poichè si stavano avvicinando e le nuvole si facevano più spesse...Egli tracciò le seguenti illustrazioni, sotto la guida di Minerva, da sempre sua compagna..."
(Goffredo di Monmouth, Vita Merlini c.1150)

Il Dono di Taliesin

Sedto in vetta a un colle,
su dura roccia,
contemplo uu lembodi terra,
il tintinnio di campane spezzate,
il canto di un uccello ii fuga,
la rabbia di un luogo morto,
il mormorio di gente persa.

Nessun amore può alleviarli,
nè medicina lenire il loro dolore,
nè sonno guarire tali ferite.

Nemmeno io apparendo loro,
o con l'arpa nelle mani,
nè pizzicando le corde,
nè inducendo la luce al ritorno con il mio canto,
enemmeno restando nell'albero spezzato,
la noce cava,
stella velata di nubi, lassù in allettante attesa.

Nemmeno tu, che sei figlio unico,
nè altro figlio di sangue,
potete aprire l'occhio del terrore,
svellere la radice arcana,
che contiene il gigante ctonio del diluvio.

Su dalla pietra e fuori portata
nella terra le calde vene dilavando
estraggono l'oro scuro dai soli in attesa,
in delicati orditi per il tuo Dono.

Solo mani amiche daranno forma
alla pietra sonnolenta,
mutando in gioia che guarisce.

Lontano è il tempo di cui parlo,
aperto il cuore su quel dì selvaggio,
aperto a tutto il dolore, a tutte le voci dei deboli,
a tutte le vittime della ruota.

Seppure lontano si è avvicinato
al seggio posto in cima alla collina;
non v'è alcun momento
foss'anche non odito nello spazio,
ch'io non possa toccare,
nè alcun tratto,
foss'anche non compreso nella spirale del tempo,
di cui Tu....non possa esserne partecipe.

Taliesin, il Bardo

ladyGonzaga 06-09-2011 20.13.14

Molto bello questo vostro canto...


mi piace molto questo passaggio...


Solo mani amiche daranno forma
alla pietra sonnolenta,
mutando in gioia che guarisce.


Spero di leggervi ancora :smile:

Guisgard 06-09-2011 21.22.28

Questa triste epoca è spesso caratterizzata da parole vuote, scritte più per far mostra di sé, che non per dar voce al proprio cuore.
Ma voi, Taliesin, siete schietto e genuino e la vostra arte è sobria, pura e degna dei grandi cantori della passioni umane.
I miei omaggi, mio buon bardo :smile:

Taliesin 02-10-2011 15.49.26

Taliesin, il primo bardo di Britannia
 
".....Sire, non siamo ebbri di vino, ma muti per il potere dello spirito dall'aspetto di fanciullo che siede in quell'angolo laggiù..."

"....e fu così che fu condotto al cospetto del Re e gli fù chiesto chi fosse e da dove venisse, ed egli, senza proferire parola alcuna, cantò così..."


Sono il primo bardo di Elphin,
il mio paese d'origine è la regione delle stelle d'estate,
Idno e Heinin mi chiamavano Merddin,
alla fine ogni essere mi chiamerà Taliesin.

Ero con il mio Signore nella sfera più alta,
quando Lucifero cadde nel profondo dell'Inferno;
ho portato il vessillo innanzi ad Alessandro,
conosco i nomi delle stelle ed il loro corso.

Ero a Canaan quando Assalonne fu ucciso,
ero alla corte di Don prima della nascita di Gwydion.
Ero nel luogo della crocifissionde del Figlio di Dio,
sono stato per tre stagioni nella prigione di Arianrod.

Sono stato in Asia con Noè sull'Arca,
ho visto la distruzionde di Sodoma e Gomorra,
Sono stato in India quando Roma dovva essere ancora costruita,,
e sono stato cercatore tra i resti di Troia.

Sono stato con il mio Signore nella mangiatoia dell'asino,
ho dato la forza a Mosè attraverso le acque del Giordano,
sono stato nel firmamento con Maria Maddalena,
ed ho ottenuto la Musa dal Calderone di Ceridwen.

Sarò sulla faccia della Terra fino al gioro del Giudizio,
e non si sa se il mio corpo abbia la materialità della carne o del pesce,
poichè fui per nove mes nel ventre della strega Ceridwe,
in origine ero il piccolo Gwion,
ed alla fine sarò Taliesin...

Morris 03-10-2011 23.08.54

http://3.bp.blogspot.com/_xrK-1p0QQe...n_il_bardo.jpg

Ne sono testimone!
Eravate con me!

Sir Morris

Taliesin 04-10-2011 09.05.53

Cavaliere del Crepuscolo,
grazie infinite per avere riscaldato questi meandri desolati con la vostra immagine poetica e con le braci scoppiettanti del vostro cuore, anche io vi voglio bene...

elisabeth 04-10-2011 10.47.06

Vi vedo...fianco a fianco Un bardo Signore delle parole del tutto e un Guerriero giustizia e passione.........siete il passaggio tra il tempo e l'infinito.....

Hastatus77 04-10-2011 14.39.42

@Taliesin
Vi ricordo che, é possibile citare fonti esterne a patto di:
  • mettere ben in vista i link/riferimenti.
  • inserire un commento di accompagnamento a ciascun contenuto esterno.
  • separare opportunamente (con quote, ecc.) i contenuti esterni dai commenti personali.

Grazie.

Taliesin 04-10-2011 18.38.29

Cavavlere della Carretta,
perdonate la mia memoria che spesso spara a casaccio tra i suoi menadri diroccati, senza un regolamento no c'è disciplina, senza disciplina regna il caos....

Lord Alfred Tennyson (1809-1892) " I Miti Celtici"

Taliesin 09-05-2012 11.05.38

Il Bardo e le sue Poesie
 

Un breve sentiero fra le parole sussurrate dal grande bardo gallese. Alla ricerca della poesia celtica.

Taliesin, il cui nome significa “Sopracciglio Splendente” o “grande valore”, fu un celebre bardo di origine gallese, al servizio di almeno tre sovrani britannici della sua era, nato approssimativamente nel 534 d.C. e morto pressappoco nel 599 d.C.. Originario di Llanhennock, situato a cinque chilometri circa da Newport, vicino a Caerleon, trascosre la sua esistenza terrena al limitare fra l’esperienza artistica e la crescita mistica. Il suo miracoloso ritrovamento nelle acque dell’oceano da parte di Elphin, figlio di Lord Gwyddno Garanhir di Ceredigion, è a sua volta avvolto da un fitto e fertile alone di magia. Nel suo Llyfer Taliesin, il Libro di Taliesin, traspare una percezione sciamanica della natura, con evocazioni misteriche, religiose e mitologiche, in completa comunione ed unità con l’elemento naturale. Taliesin, durante il corso della sua vita inebriata e inebriante d’arte, fu eletto Capobardo e, come tale, detenne il compito ed il privilegio di essere giudice nelle competizioni poetiche di tutti i bardi britanni.

Ne La Battaglia degli Alberi traspare l’idea principale e centrale della reincarnazione e della metamorfosi delle forme di vita, in una spiritualità e sensibilità ancora spiccatamente pagana, malgrado la recente cristianizzazione della Britannia. Accanto a considerazioni di tipo spirituale si dipingono le immagini fiere e ieratiche di una grande battaglia di difesa, vissuta come una missione morale e divina, nella quale i combattenti si schierano per la lotta, come fossero alberi e arbusti, in completa comunanza con la natura circostante, in completa armonia e ispirazione. La natura, ancora una volta, compartecipa della vita umana, perché invocata a gran voce dal popolo celtico, perché essa intervenga nell’esistenza e nella lotta per l’esistenza, perché essa appoggi i guerrieri, facendo loro dono di una potente trance estatica, in completa simbiosi ed empatia con l’elemento naturale e la forza primordiale. Risulta allora semplice sentire sovvenire alla mente smerigliate e brulicanti immagini di una grandiosa battaglia d’alberi, schieratesi in nome della libertà comune, di uomo e natura, come due creature vive e consapevoli, alberi combattenti in nome della libertà, della salvezza e dell’indipendenza di una lontana Terra di Mezzo, eppure così vicina alle terre celtiche.
La vittoria è così vissuta come un dono divino, un puro e inconfondibile segno della benevolenza e dell’appoggio di Dio. “La Quercia, rapida nella sua marcia, faceva tremare il cielo e la terra”.

Nell’Ora dell’Alba risulta un componimento riflessivo sulla natura del pensiero umano, della conoscenza e della consapevolezza. Ne traspare un’infinità di domande esistenziali, quasi pronunciate con il sorriso ironico di chi sa e volutamente non condivide le proprie risposte e conoscenze.
Calato in un susseguirsi di suggestioni che evocano atmosfere di riti di iniziazione pagana da un lato e di prima liturgia cristiana dall’altro, serpeggia un pathos di emozioni contrastanti, che a gran voce reclamano una risposta, mille risposte, per mille domande esistenziali, in una tensione che culmina nell’agrodolce presa di coscienza che il fulcro ed il cuore della sapienza dei libri non risiede, in fondo, nelle pagine che essi abbracciano, nelle parole che essi pronunciano, ma in ciò che essi non possono o non vogliono dire. “Sai tu chi sei quando dormi? Un corpo, un’anima, o solo un ricettacolo di percezioni?”

Ne L’Antro dei Bardi si delinea la sfaccettata figura del bardo, quale cantore, druido, architetto, uomo di scienza, una figura ambigua di molteplici bellezze e misteri. Il poema assume un tono provocatorio, talvolta rimproverante nei confronti di quanti seminano discordia, con maligna leggerezza, di quanti cantano invano, sprecando musica e parole, e di quanti eccedono, sporcandosi e profanandosi di abusi. In un contesto di perdizione, eccessi, nonsensi la figura quasi ieratica del bardo resta monumento alla misura, alla consapevolezza, all’equità, simbolo e fonte inesauribile di giustizia ed equilibrio, frutto dell’antica saggezza, indissolubilmente legata ai misteri intimi della natura e del cosmo. “Amo gli alberi che mi proteggono, amo il Bardo che non compone invano, ma disprezzo colui che si crogiola nella discordia”.

Taliesin, il bardo
tratto da: Poemi e ballate celtiche, 1996, Keltia Editrice, Aosta



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