"Catturato?" dissi stupita.
Ragionai sulla situazione.
Non aveva torto, ma...
Ora non sapevo se avrei avuto il coraggio di lasciarlo lì.
Sospirai.
"Che accidenti di situazione..." scuotendo la testa.

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Mentre gwen ragionava su quanto detto dalla voce che aveva in linea al telefono, Yldama finalmente si accorse che qualcosa non andava.
"Gwen..." disse masticando "... chi diavolo è al telefono?"

Sobbalzai sentendo la voce di Yldama e non sapevo chi fosse.
Chiusi la chiamata.
"Nulla, telefonate pubblicitarie" dissi con tono vago.
Mi avvicinai a lui, sorridendo.
"Ho pensato che potremmo andare fuori città, per un po'. Hai finito il macchinario in tempo, ci si potrebbe prendere un po' di tempo libero, no?"

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"Andare fuori città..." disse stupito Yldama a Gwen "... ma sei impazzita? Cosa significa? Ho un affare io da piazzare!" Nervoso. "Ma mi dici cosa diavolo ti passa per il cervello?" Agitato.

Bene.
Iniziavamo molto bene.
"Beh, appena avrai finito, magari" sollevando le spalle.
"Secondo me potrebbe essere interessante" sorridendo e prendendo le sue mani.

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Yldama la guardò negli occhi, poi afferrò all'improvviso Gwen fra le braccia, tenendola stretta al punto da farla male.
"Qualcosa è accaduto..." disse fissandola negli occhi "... avanti, dimmelo... voglio saperlo! Chi era al telefono e cosa diavolo ti ha detto?" Scuotendola con rabbia.

Gemetti non solo per lo stupore, ma soprattutto perchè la sua stretta simile a una morsa mi faceva davvero male.
Strizzai gli occhi quando mi scosse con rabbia, poi li riaprii, sostenendo a fatica il suo sguardo.
E deciso di usare la verità a mio vantaggio, piuttosto che nasconderla, anche perchè non potevo fare altrimenti.
"Era Cappuccio Nero... Diceva che devi andare via dalla città, o ti cattureranno... L'ha detto per te, capisci?" risposi, sperando di fare qualcosa per rimediare a quella situazione.

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"Mi cattureranno..." disse stupito Yldama a Gwen, tenendola sempre stretta "... che significa? Che vuol dire? Che sta succedendo? Perchè dovrebbero catturarmi? Sono ben nascosto qui!"

Facevo quasi fatica a respirare, per quanto mi teneva stretta.
"Non lo so, non ha detto altro, ma... Ha detto che è successo perché hai usato il macchinario su te stesso... Credo... Credo ti abbia fatto qualcosa... Forse ti ha fatto male..." guardandolo.
"A-Anche tu mi stai facendo male..." mormorai, agitata per come avrebbe potuto reagire.

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Yldama guardò Gwen negli occhi, per un lungo istante, preso dalla rabbia, con una lece feroce nello sguardo.
La ragazza allora lo vide mutare.
Per un momento i suoi tratti cambiarono, assunsero un che di grottesco, quasi deforme.
Gwen si ritrovò davanti un essere dalle fattezze bestiali.
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Mi terrorizzò letteralmente quella luce folle e feroce che gli si accese nello sguardo.
Ma dopo, fu anche peggio.
Lanciai un grido mentre mi dimenavo e liberavo dalla sua presa.
Era un essere mostruoso, orribile.
Mi allontanai con le lacrime ai occhi, cercando qualsiasi cosa potesse essere utile a difendermi.
Quel macchinario gli aveva decisamente fatto qualcosa, lo aveva cambiato, lo aveva trasformato in qualcosa di raccapricciante ed abominevole.
Qualsiasi cosa gli avessero fatto adesso, non mi importava.
Dovevo salvare me stessa e questa sarebbe stata la mia priorità.

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Gwen cercò di scappare e per il troppo spavento riuscì a trovare la forza di liberarsi.
Corse via, per mettersi in salvo, sentendo un terribile grugnito dietro di sè.
Una mano possente afferrò il suo braccio, come fosse una morsa, sbattendola poi a terra, facendole perdere conoscenza.
Si risvegliò dopo un pò.
Era sul lettino, un pò dolorante, mentre Yldama, tornato normale, lavorava al computer.

Corsi via per scappare da lui, ma improvvisamente mi sentii afferrare, poi sbattere a terra violentemente.
Alla fine, persi conoscenza.
Mi risvegliai sul lettino, dolorante.
Mi faceva molto male la testa, per la botta, mi facevano male le braccia per la stretta e tutto il corpo era dolorante.
Lo vidi seduto al computer, Tranquillo mentre lavorava e mi rintanai in un angolo senza aprire bocca, terrorizzata.
Non avevo dimenticato quello che era appena successo e non mi fidavo di lui, sebbene adesso sembrasse normale.

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Yldama la sentì svegliarsi e si voltò verso Gwen.
"Ehi, ciao..." disse avvicinandosi al letto "... come stai? Posso prepararti qualcosa di caldo? Ho del tè... se vuoi..." premuroso.

Indietreggiai ancora contro il muro quando si avvicinò al lettino, quasi il muro fosse l'accesso a un'altra dimensione in cui sparire.
Era dolce, premuroso, ma non mi fidavo di lui.
"Tu... Ti è successo qualcosa, prima... Non eri tu..." balbettai, terrorizzata.

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Tutto era pronto anche alla Maison di moda, ad un tratto arrivò un auto e io mi avviai nel mio salottino privato.. "Deve essere il nostro cliente. Fatelo accomodare qui".

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"So, lo so..." disse Yldama a Gwen "... qualcosa è andato storto... i dati ora riportano delle anomalie nel mio organismo... Gwen... credo che tu debba andartene... Non è sicuro per te restare qui..."
Nello stesso istante, alla casa di moda, Altea aveva raggiunto il suo salottino privato in attesa del nuovo cliente.
Qualcuno bussò e la porta si aprì.
"Signora, è arrivato il dottor Masper..." la segretaria, facendo entrare l'uomo.

La segretaria annunciò il dottor Masper e mi alzai "Prego fatelo accomodare" con aria da professionista. La curiosità non era gradita nel nostro ambiente, d'altronde noi ci dovevamo operare per esaltare la bellezza, il carisma di una persona.

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Si rendeva conto di ciò che era successo.
Era già qualcosa.
Sollevai una mano e con fare un po' incerto la allungai, seguendo con attenzione i tratti del suo viso ora normale e bellissimo, coi suoi occhi azzurri e luminosi, la barba fulva che mi solleticava le dita.
"Potresti andare fuori città e io verrei da te tutti i giorni o quasi per portarti ciò di cui potresti avere bisogno..." mormorai io.

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"No, non saresti al sicuro..." disse Yldama a Gwen staccandosi dalla sua mano "... nessuno lo sarebbe... devo scappare, andare lontano e lavorare sodo, fare studi e ricerche per trovare una cura, un rimedio... per liberarmi dall'orrenda mutazione che ora flagella il mio organismo..."
Nel frattempo, alla casa di moda, Altea vide entrare un uomo nel suo salottino privato.
Era aitante, dal viso pulito e regolare, gli occhi indefiniti dai riflessi d'onice screziato ed un'espressione chiara, solare.
Aveva un indubbio fascino e tradiva una certa sicurezza in se stesso, trasmettendo un carisma non comune.
"Signora De Bastian, immagino..." avvicinandosi a lei e porgendole la mano, in una stretta maschia, vigorosa, eppure di un che cavalleresco, come se avesse l'attitudine alla compagnia femminile "... la ringrazio di avermi ricevuto nonostante l'orario insolito." Con i suoi occhi in quelli di lei.
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Sospirai.
Aveva ragione...
"Ma non posso lasciarti solo, non posso abbandonarti a te stesso..." insistetti, alzandomi dal lettino ed ignorando i dolori.

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"Non capisci..." disse Yldama tornando al suo computer "... nessuno può aiutarmi... solo io posso cercare la cura... Gwen, se resterai con me io finirò per farti del male..."

Al momento mi sembrava giusto ascoltarlo.
Annuii e presi le mie cose, poi mi avvicinai alla scrivania, scrivendo il mio numero di un post-it.
"Di qualsiasi cosa tu avessi bisogno, qualsiasi, chiamami, in ogni momento" gli raccomandai, con apprensione.
Poi voltai il suo viso verso di me e lo baciai con dolcezza e premura.
Prima di andare, lasciai lì accanto a lui il guanto che gli avevo prestato per il primo esperimento.
Alla fine, uscii da casa sua e chiamai il mio autista per venire a prendermi.

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Gwen lasciò il laboratorio di Yldama, senza che lui la fermasse.
Poco dopo arrivò la sua auto per portarla via.
"Temo che il tragitto sarà un pò diverso, signorina..." disse l'autista guidando, mentre la macchina attraversava quella mattinata ad Afragolopolis.

Arrivò la mia auto, ma le parole dell'autista mi lasciarono perplessa.
"Perché? È successo qualcosa, per caso? Notizie da Rudy?" chiesi subito, preoccupata.

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"No, ma sono stato incaricato di portarla a fare un giro, signorina." Disse l'autista a Gwen mentre guidava. "Tra non molto arriveremo a destinazione."

"Portarmi a fare un giro?" lo parafrasai, inarcando un sopracciglio.
"Pensi di darmi una spiegazione, oppure no?" insistetti con insofferenza.
A cosa era dovuto tutto questo mistero?
Temevo che ci fosse dietro Cappuccio Nero, era nel suo stile e mi urtava che disponesse di me come preferiva.

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"Lo scoprirà presto, signorina." Disse l'autista a Gwen.
L'auto uscì dalla città ed imboccò una stadina di campagna, proseguendo per alcune miglia fino a ritrovarsi nel bel mezzo della brughiera, sotto un cielo velato di nuvole.
Apparve allora una grossa tenuta di campagna e la macchina entrò nel cortile adiacente.
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Sbuffai guardando la città scorrere fuori dal finestrino.
"Questo è davvero il colmo!"
Non capivo proprio cosa ci fosse dietro.
Ero abituata ad essere sempre preparata su tutto e mi innervosiva davvero essere all'oscuro.
Arrivammo addirittura nella brughiera, mentre il cielo diventava soffice di nubi.
Giungemmo davanti ad una magione di campagna, elegante nella sua ruralità.
Scesi allora dalla macchina e mi diressi all'ingresso, decisa a scoprire cosa ci fosse sotto.

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Gwen seccata scese dalla macchina e raggiunse l'ingresso della casa, dove trovò un uomo di colore in abiti da maggiordomo ad attenderla.
"Benvenuta, signorina." Disse lui con garbo. "Prego." Fecendo segno di seguirlo all'interno dell'abitazione.
Era arredata con un gradevole gusto rustico ed arte povera, con mobili massicci, teste di alci e cervi alle pareti, ampi lampadari in stile coloniale e pavimenti in marmo chiaro.
L'uomo di colore fece accomodare la ragazza in un ampio salone, scaldato da un camino nel quale bruciava un grosso pezzo di legno.
"Gradisce qualcosa da bere, signorina?" Chiese.

Entrai e c'era addirittura un maggiordomo.
La casa era arredata come una qualsiasi nobile tenuta di campagna che si rispettasse, con tanto di trofei alle pareti.
C'era del buon gusto, era innegabile.
Il maggiordomo, un elegante uomo di colore, mi condusse con garbo in un salotto scaldato dal fuoco di un camino.
"Gradirei un Cognac e delle spiegazioni sulla mia presenza qui, se non è troppo disturbo" con sorriso beffardo e tono schietto.

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"Sul cognac posso certamente accontentarla" disse il maggiordomo a Gwen "ma per il resto non ho possibilità di soddisfare le sue richieste, signorina. Se vuole dopo posso accompagnarla alla sua camera, dove potrà cambiarsi e fare un bagno caldo se ne ha desiderio." Con un inchino rispettoso.

Sospirai avvilita.
"Vada per il Cognac, allora..." commentai "Accetto anche la camera per una rinfrescata dopo il viaggio, la ringrazio" annuii, rassegnandomi al fatto che non potesse rispondermi.
Avrei dovuto aspettare, ma non capivo per quanto e ciò mi disturbava.

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Il maggiordomo di colore condusse Gwen al primo piano e le mostrò la sua camera.
Era arredata con grazioso gusto Vittoriano, più elegante di come invece apparivano le stanze al pian terreno.
Vi era un armadio con diversi vestiti, tutti della taglia di Gwen ed anche diverse mensole piene di libri.
Adiacente alla camera vi era poi un bagno privato.
L'uomo servì in camera il cognac e poi andò via.

Il maggiordomo mi condusse alla mia camera, decisamente più elegante rispetto allo stile designato al resto della casa.
L'armadio era pieno di abiti, tutti della mia taglia e le mensole erano colme di libri.
L'uomo servì il mio Cognac e andò via.
A quel punto, mi spogliai, riempii la vasca di acqua calda e schiumosa e sorseggiai il liquore stando ammollo a rilassarmi, sentendo i dolori attenuarsi un po'.
Mi decisi infine ad uscire dalla vasca, mi vestii e scesi giù, al piano di sotto.https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...0fd6e194f3.jpg

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Al pianoterra Gwen trovò il fuoco del camino ben alimentato e dalle finestre il cielo del pomeriggio velarsi sempre più di nuvole man mano che l'imbrunire si avvicinava.
"Verso che ora" disse entrando il cameriere "la signorina gradisce cenare?" Chiese.

Si fece sera ed il calore del camino divenne ancor più confortevole.
Poi, il maggiordomo mi chiese verso che ora volessi cenare.
"Fra un'ora andrà bene" annuii.
"Perdoni l'irruenza del mio arrivo. Temo che ciò abbia impedito di presentarci a dovere. Io sono Gwen" porgendogli la mano.

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"Lo so perfettamente chi è lei, signorina." Disse il maggiordomo a Gwen. "Io sono Baduk e sono al suo servizio. Non esiti a comunicarmi ogni sua richiesta o bisogno, signorina." Con un lieve inchino.

Annuii lentamente a Baduk.
"Anche il mio autista ne sapeva più di me. Pare che io sia stata l'unica lasciata all'oscuro della situazione..." dissi sarcasticamente.
"Sembra che io sia sola, qui. Sa per quanto tempo sarà così?"

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"Non mi è dato sapere tanto, signirina." Disse il maggiordomo a Gwen. "So solo che durante il suo soggiorno qui lei potrà disporre della tenuta come meglio crederà." Un inchino e si congedò da lei.
Poco dopo un'auto di grossa cilindrata arrivò nel cortile della tenuta.