Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 06-10-2010 17.18.08

Le Martiri di Cartignone
 
"E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli."
(Matteo, 16, 13)



La foresta era avvolta dall’oscurità e da una densa e perenne umidità
I tre soldati avevano trovato quel cunicolo ed accendendo una torcia decisero di scendere in quell’Ade.
“Sembrano antiche catacombe…” disse uno di loro.
“Già… eppure non dovrebbe esserci nulla di simile in questo posto…” rispose quello che sembrava essere il capo dei tre “… tieni più in alto quella dannata torcia, o finiremo per perderci in questo stramaledetto luogo!” Gridò a quello che teneva la torcia.
“Signore, siate clemente e pietoso con questi luoghi…” intervenne il terzo “… meglio non disturbare il sonno dei morti…”
“Al diavolo…” mormorò il capitano “… bisogna temere l’odio dei vivi, non la vendetta dei morti!”
“In un posto come questo…” disse il primo “…c’è da temere qualsiasi cosa… e non mi meraviglierei di certo se sbucasse fuori il demonio in persona…”
“Fate silenzio!” Ordinò il capitano. “Avete sentito?”
“Cosa, signore?”
“Ho sentito una sorta di lamento, un gemito…” disse il capitano.
“Ma… siamo certi di saper uscire poi da questo posto?” Chiese quello con la torcia.
“Ecco, di nuovo!” Esclamò il capitano. “Stavolta l’ho udito davvero! Ne sono certo!”
“Anche a me è parso di udire qualcosa…”
“Da questa parte, presto!” Ordinò il capitano. “E tu, illumina per bene la strada!”
“Per l’Inferno… cos’è questo fetido? E’ impossibile respirare!”
“Questo luogo è un’immensa cloaca!” Disse il capitano.
Ad un tratto un chiaro gemito si udì echeggiare in quelle catacombe.
“Cosa… cosa è stato?” Chiese quello con la torcia.
Il capitano non rispose, strappò la torcia al suo soldato e cominciò a camminare lungo lo stretto passaggio davanti a loro.
Di nuovo si udì quel gemito, che sembrò gelare il sangue dei tre soldati.
“Torniamo indietro, signore... questo luogo è davvero maledetto…”
“Silenzio…” disse il capitano, mentre con la torcia cercava di illuminare ciò che si trovava davanti a loro.
Allora, da lontano il chiarore della torcia rese visibile il bordo di una piccola cappella, che sembrava aprirsi nelle consumate e maleodoranti pareti di quel luogo.
E di nuovo quel gemito, ancora più chiaro ed angosciante, fu udito dai tre.
Il capitano illuminò l’apertura della cappella ed agli occhi dei tre si mostrò il suo orribile contenuto…
Due corpi che vagamente ricordavano quelli di due giovani adolescenti, martoriati e profanati con ogni sorta di violenza.
Lamine di grezzo bronzo e schegge di levigata ed affilata pietra erano conficcate in ogni parte dei loro corpi, mentre la pelle che doveva ricoprire quelle carni rosse di sangue non esisteva più.
Negli occhi, nelle orecchie e nelle narici, le povere sfortunate avevano conficcati chiodi di ferro e nella bocca non avevano né più denti, né più lingua.
L’orrore ed il disgusto per quell’inumana scena si impossessò dei tre soldati.
Ma ben più terribile fu il loro sgomento quando si accorsero che una di quelle due miserabili era, sebbene ancora per poco, viva…


LE MARTIRI DI CARTIGNONE



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Quella mattina Camelot si svegliò sotto un pallido Sole, velato da alte e sottili nubi che rendevano spento il cielo sopra il reame.
Le alte torri, i dongioni ed i campanili delle chiese erano ancora accarezzati da una leggera ma insistente foschia.
Il corteo attraversò la strada principale, sotto gli sguardi della gente che rendeva omaggio e si prostrava al passaggio di quelle nobili figure.
Tre uomini, che dalle lunghe vesti tradivano essere chierici, guidavano quel corteo, mentre dieci cavalieri, cinque per parte ai lati dei tre uomini di Chiesa, li scortavano.
Al centro di quella scena, tre paggi portavano un massiccio crocifisso e due grossi ceri accesi.
Il corteo giunse alle porte del palazzo reale ed uno dei tre chierici cominciò a parlare al capitano delle guardie reali:
“Siamo inviati da sua grazia il vescovo. Egli ben conosce il valore e gli ideali dei nobili cavalieri di re Artù, la loro devozione alla cavalleria ed il loro attaccamento alla Fede. Ecco perché sua grazia ci incarica di chiedere al re di arruolare più cavalieri possibili da inviare nel nord del paese, dove qualcosa di oscuro sta avvenendo.
La lontana terra di Cartignone sembra essere nella morsa del male più profondo ed assoluto. Camelot è sempre stato un reame baluardo dei più alti valori e dei più profondi ideali. Ecco perché sua grazia sa che il suo appello non sarà ignorato.”

llamrei 06-10-2010 21.20.24

Quella mattina mi alzai presto. L'intento era quello di recarmi presso il mercato per acquistare alcuni mazzetti di buona lavanda inglese. Mi ero promessa di preparare qualche sacchettino per profumare gli abiti da regalare alla mia amica Elisabeth.
E invece mi imbattei in uno strano corteo. Sembra che uno strano destino stia avvolgendo le terre del nord del paese...e uomini valorosi sarebbero stati di grande aiuto per difendere le povere genti...A Camelot di certo non mancavano gli uomini prodi...ma il solo pensiero di restare lontana per lungo tempo dai miei amici...mi lancinava il cuore....Già era successo in passato...e la lontanza, il non sapere che cosa sarebbe accaduto loro...era per me devastante...
E mentre riprovavo dentro al cuore quelle conosciute sensazioni...già ero coscente delle mie azioni: nulla avevo da perdere. Di certo non volevo stare qui, protetta da queste mura e dal calore della buona gente, ad aspettare gli amici tornare...Avrei invece deciso di seguirli, se il re acconsentirà ad inviarli in questa spedizione....che loro vogliano o meno. Llamrei gli starà attaccata alle costole;)

cavaliere25 06-10-2010 21.41.58

Ero in mezzo alla foresta con il mio arco e le mie frecce quella mattina avevo pensato bene di andare a caccia il tempo non era molto bello sembrava tenebroso mi giravo e rigiravo tra gli alberi ma non riuscivo a vedere o sentire nulla sembrava una foresta disabitata

Morrigan 06-10-2010 21.58.20

L'amore per l'ordine, l'aveva sempre considerato una buona qualità.
Non faceva parte della sua natura, ma proprio per questo motivo, forse, l'aveva perseguito fin da principio, come uno degli obiettivi da conquistare lungo il cammino, al fine di migliorare se stesso e la sua anima.

Morven osservava quei cavalieri, il loro portamento, il loro equilibrio, il loro perfetto equipaggiamento, e non poteva che perdersi in quella riflessione. Sarebbe giunto anche per lui quel giorno? Avrebbe cavalcato elegantemente in un corteo, ammirato da tutti e rispettato? Avrebbe mai ricevuto il riconoscimento di un nobile o di un re?
Con sguardo attento, seguì il corteo e, sempre tenendosi a discreta distanza, osservò il chierico rivolgersi al capitano delle guardie reali.
Quel cavaliere sembrava ascoltare le parole rivoltegli con profondo interesse e sempre crescente preoccupazione e attenzione.
Cosa stava accadendo? Quale novità era giunta a Camelot, in quel giorno?
Sebbene fosse cosciente di dover rimanere in disparte per quanto possibile, e sebbene sapesse, per prudenza, di dover evitare qualsiasi contatto in ogni nuovo luogo che visitava, quella volta Morven decise di infrangere le sue stesse regole. Sentiva in quell'aria del mattino il profumo di una nuova avventura, che lo avrebbe condotto via... forse la mia occasione!
Si sistemò meglio il giustacuore, drappeggiò attentamente il mantello a coprirsi il viso, quindi con discrezione si accostò ad uno dei paggi che reggeva un cero.

"Una parola, messere...", esordì, attirando l'attenzione del giovane "che cosa sono venuti a chiedere questi nobili signori presso la corte di Camelot?"

elisabeth 06-10-2010 22.14.05

Se c'era una cosa che adoravo era uscire presto da casa, ero in sovrapensiero , tramite Pico il mio gatto mi era arrivato un messaggio dal mio maestro Templare........dovevo staccare per un po' con i miei studi e indossare mantello e spada..........Mi accorsi del corteo e dei tre chierici, mi avvicinai incuriosita ascoltai quello che dissero al capitano delle guardie......compresi in quel momento cio' che avevo letto sul messaggio......Non rimasi oltre, decisi di tornare a casa.....e nel farlo incontrai Llamrei....." Mia cara, sono felice di rivedervi.........anzi....che ne dite...ho delle nuove erbe e il loro infuso e' delizioso......vi va di scambiare due chiacchiere ...... in realta' ho la necessita' di chiedervi una cosa importante........e non ho voglia di perdervi di vista.....almeno non rpima di chiedervi un favore....vi prego, seguitemi in casa saremo piu' tranquille...."..........avevo Pico tra i piedi......speravo solo che llamrei avesse colto il mio invito......avevo bisogno di una compagna......E dovevo essere molto veloce a presentarmi per essere arruolata

lady_Empi 06-10-2010 22.38.14

<seduta sulla radice sporgente di un'antica quercia, nel cuore della foresta, la fata era in perfetta comunione con il suo elemento, la Terra. Pareva immobile, circondata dalla pallida luce verde che celava il suo corpo agli occhi umani. Udì dei passi e lentamente voltò lo sguardo in direzione del suono. Scorse cavaliere25 che avanzava tra gli alberi, sembrava sperduto. Allargò le ali e le lasciò vibrare producendo un flebile suono udibile ad orecchie umane. Contemporaneamente il vento le recò un vociare intenso proveniente dal castello di Camelot>
Oh bene
<mormorò la fata lasciandosi andare ad un guizzo di curiosità>
Finalmente accade qualcosa...cominciavo ad annoiarmi
<sorrise>

Guisgard 07-10-2010 01.23.11

La foresta.
Primordiale, arcana, ma soprattutto viva.
Empi aveva percepito qualcosa.
Camelot, cavalieri, avventura, bene e male.
"Sempre a volgere lo sguardo verso le umane vicende, vero?"
Empi udì quella voce e la riconobbe.
"Ma stavolta, forse, avrai anche il permesso per avvicinarti ai tuoi amati umani!" Continuò quella voce.
Era Fergot Higgins, Gran Capomastro del Piccolo Popolo e fedele consigliere del re Oberon.
"Sembra che il gran consiglio abbia scelto proprio te, giovane Empi, per un compito delicato e di grande importanza!"
In quel momento, precedetuta da un intenso e luminoso alone, apparve un'altra figura, anch'ella familiare ad Empi.
"Ragazza mia..." disse Alesia, l'antica maestra della giovane fatina "... so che non deluderai e riuscirai in questo compito."
Fissò poi Fergot Higgins e aggiunse:
"Ora mostragli gli ordini di sua maestà..."
"Ebbene, sarò breve..." cominciò Fergot "... il giovane nipote di sua maestà, il principino Icarion, si è messo in testa di diventare un cavaliere! Il tutto cominciò quando, fuggito di nascosto dal suo palazzo, osservò alcuni umani riuniti in un ordine cavalleresco... da allora il giovane principe non ha altro desiderio che imparare le regole che gli umani chiamano cavalleria. Ovviamente lasciarlo andare da solo nel mondo degli uomini è fuori discussione. Ecco allora che il Gran Consiglio ha pensato proprio a te. Accompagnerai il principe e veglierai su di lui, mentre potrà osservare gli uomini e le loro abitudini. In realtà il giovane Icarion pare sia rimasto affascinato da un cavaliere in particolare. Ma in fondo gli uomini sono tutti uguali e un cavaliere vale l'altro."
"Non direi tutti uguali, mio buon amico." Lo corresse Alesia.
"Vabbè, comunque questo non è da contemplare ora." Rispose Fergot. "Questo è il tuo compito, Empi. E ricordati che il Gran Consiglio e lo stesso re Oberon hanno fiducia in te."
"Ed anche io, mia giovane discepola." Disse Alesia sorridendo alla giovane Empi.
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Guisgard 07-10-2010 01.32.06

Morven, prudente e schivo verso sguardi indiscreti, si avvicinò ad uno dei paggi.
Ma prima che questi potesse rispondere alla domanda di Morven, uno dei cavalieri del corteo si avvicinò.
"Cavaliere..." disse a Morven "... chiedete ad un vostro pari e non ad un semplice paggio. Sappiate, per rispondere a ciò che chiedevate, che questi venerabili chierici vengono a nome di sua grazia il vescovo. Sono qui per arruolare più uomini possibili. Nel nord, in una terra chiamata Cartignone, stanno accadendo oscuri fatti, che il clero di Britannia non riesce a comprendere. Ecco allora che si cerca di formare una valente copagnia di cavalieri per far luce su ciò che accade in quelle lontane contrade. Se siete quindi un degno cavaliere e avete dalla vostra coraggio e Fede non potete non rispondere a questo appello."

Guisgard 07-10-2010 02.58.02

Il palazzo ducale di Cornovaglia dominava l'intera boscaglia circostante, dall'alto di un piccolo e verdeggiante colle.
Il messo vescovile fu accompagnato nella grande sala, dove il duca consumava il suo sontuoso pasto, mentre il suo buffone gli stava seduto accanto, aspettando, come il cane del suo padrone accucciato sotto la sua sedia, un pezzo di carne o un sorso di vino.
"Venite pure avanti..." disse il duca al messo del vescovo.
"I miei omaggi, mio signore." Salutò questi.
"A cosa devo questo onore?"
"Milord, putroppo non per una situazione piacevole..." rispose il messo.
"E voi giungete qui proprio mentre sto mangiando?"
"Perdonate, milord, ma è cosa assai delicata, temo."
"Eh, delicata ma non richiesta.
E' una predica come questa!" Recitò il buffone.
"Parlate, quindi!" Lo esortò il duca. "Restando in silenzio le notizie spiacevoli non migliorano solitamente!"
"Ecco, si tratta di vostro nipote..."
"Cosa è accaduto?" Chiese il duca facendosi serio.
"Mi spiace, milord... ma è stato espulso dall'ordine dei Cavalieri della Luna Nascente..."
"Com'è possibile?" Saltò su il duca. "Sono io che sostengo economicamente l'ordine! E loro mi ricambiano cosi?"
"Calmatevi, mio signore..." cercò di tranquillizzarlo il messo "... stavolta vostro nipote ha davvero esagerato..."
"Al diavolo! Qualsiasi cosa abbia fatto non può giustificare un tale affronto verso di me!"
"Animo indomito, istintivo ed avventato,
così quel ragazzo non sarà mai titolato!" Intervenne il buffone.
"Zitto, bestia!" Lo riprese il duca. "Insomma, io non accetto che mio nipote venga espulso!" Urlò poi al messo.
"Non è definitivo, mio signore..."
"Lo credo bene!"
"Ascoltatemi... si è deciso, insieme al Gran Maestro, che vostro nipote deve imparare un pò di disciplina... è l'ideale sarebbe fargli fare le ossa in una qualche avventura... insomma fargli capire che per un cavaliere conta anche la disciplina e non solo tirare di spada..."
"Mi state dicendo che non ho saputo educare mio nipote?" Chiese contrariato il duca.
"Assolutamente no, milord..."
"E vorrei ben vedere!"
"Cavaliere abile che ben sa tirare di spada,
ma oltre al cuore, anche alla testa bada!" Intervenne il buffone.
"Comunque, sappiate, mio signore..." disse il messo "... che questa cosa la condivide anche sua grazia il vescovo."
Il duca a quelle parole restò in silenzio.
"Potere siprituale e quello temporale.
E' la vita, si sa, questo è normale!" Recitò il buffone.
"E sia..." mormorò il duca risendendosi sul suo seggio "... forse è giunto il momento di far rigare diritto quel benedetto ragazzo... del resto ormai è un uomo..."
"Milord..." disse il messo "... sono certo che vostro nipote, che condivide con voi il nobile sangue blu di queste terre, saprà certo farsi valere."
E detto questo mostrò l'anello vescovile al duca, il quale, sebbene accigliato per la storia dell'espulsione, lo baciò senza indugio.
Un momento dopo, il messo abbandonò la sala.
http://www.francemonthly.com/n/0401/...arcassonne.jpg

Morrigan 07-10-2010 03.17.05

Morven squadrò il cavaliere con sospetto per un istante, ma quando ebbe udito tutto il suo discorso, il suo cuore ebbe un sobbalzo... mio profetico istinto!

"Son cavaliere, ma non del vostro rango, mio signore", rispose infine, quando l'altro ebbe finito "giacchè, nonostante il mio lungo apprendistato, ancora non ho ricevuto la grazia ufficiale dell'investitura... ma ho la mia corazza e ho le mie armi, mio signore, e se servisse il mio sangue, anche quello è pronto al vostro comando, se servite una buona causa!
Di Fede ne ho, e ugualmente di coraggio, e a questo ricco carico aggiungete che ho bisogno di un campo in cui dimostrare finalmente il mio valore... per cui vi chiedo soltanto di dirmi a chi devo rivolgermi per unirmi a questa impresa, e considerate la cosa già fatta!"


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