Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 29-09-2009 01.29.35

L'ideale cavalleresco e l'ideale amoroso
 
Chretien de Troyes scriveva che Lancillotto era cavaliere ed amante perfetto.
Un eroe così virtuoso da poter essere sconfitto solo con la magia o con l'inganno.
Ma è davvero possibile essere cavaliere ed amante allo stesso tempo?
E' possibile servire degnamente la cavalleria e abbandonarsi al richiamo d'amore col medesimo risultato, senza fallire nell'una o nell'altra cosa?
Essere cavaliere impone spesso delle scelte, dei sacrifici.
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Nei grandi poemi e romanzi vediamo spesso i protagonisti vivere situazioni complesse, che sfuggono all'umana comprensione.
Altissimi ideali che richiedono devozione e fedeltà assoluta, ma che spesso cozzano fatalmente con i bisogni dell'anima e del cuore.
E la scelta, come una spada di Damocle, pende sui protagonisti di queste storie, che talvolta assumono le forme del dramma.
http://www.mein-italien.info/bilder/...-francesca.jpg
E i casi sono innumervoli, che ci mostrano appunto come spesso le più difficili battaglie i cavalieri le hanno combattute nei loro cuori.
La storia più celebre è sicuramente quella di Lancillotto e Ginevra, dove il loro puro amore ha messo in pericolo l'esistenza della più grande compagnia di cavalieri, arrivando a far perdere la Grazia Divina a Lancillotto e con essa il suo compito di ritrovare il Santo Graal.
Un altro caso esemplare è la triste storia di Tristano ed Isotta, dove anche in questo caso l'amore chiede di sacrificare i più basilari valori di un cavaliere.
Sempre restando nelle saghe arturiane è impossibile non citare la grande storia d'amore tra Erec ed Enide, che sembra affermare valori differenti ed opposti alle due celebri storie citate sopra.
In questo romanzo, Chretien affronta i problemi di un amore lecito, quello matrimoniale, ma senza evitare di mostrare i pericoli ai quali è esposto.
Erec, grandissimo e valoroso cavaliere, vive per l'amore della sua bellissima moglie Enide. Questo lo spinge ad abbandonare ogni interesse per la cavalleria fino a diventare lo zimbello dei suoi compagni. La storia sembra sfociare a questo punto nel dramma, ma sarà proprio l'amore tra i protagonisti a risolvere il tutto, mostrando come davvero l'ideale cavalleresco e quello amoroso possono convivere nel cuore di un uomo.
http://csis.pace.edu/grendel/projs99.../ericenide.gif
E uscendo dal mondo arturiano, vediamo come questo ossessivo dilemma sia comunque presente.
Nella Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, Rinaldo rinnega ogni ideale e valore cavalleresco, pur di vivere con Armida.
Solo in seguito, riportato dai suoi compagni sulla retta via, riconoscerà il suo errore e deciderà le sorti della Guerra Santa.
E alla fine i suoi altissimi principi riusciranno a violare l'oscura fede di Armida, innamorata di Rinaldo, facendo si che l'Amore trionfi tra loro.
http://burnaway.org/wp-content/myima...ldo_armida.jpg
Più triste e tragica è invece la storia, sempre nella Gerusalemme Liberata, tra Tancredi e Clorinda.
Lei, appartenente alle orde infedeli, vive da sempre rinnegando ogni aspetto femminile e richiamo amoroso.
Sfuggendo all'amore di Tancredi, Clorinda arriverà a battersi con lui in un duello mortale.
Coperta dall'armatura Tancredi non la riconoscerà, finendo per ucciderla.
Prima di morire però Clorinda chiederà di essere battezzata.
E a salvare Tancredi, che abbandona ogni interesse per la cavalleria e la guerra, dal suo delirio per il doloroso amore e dal senso di colpa, sarà la stessa Clorinda, apparsagli in sogno a consolarlo.
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Un altro esempio famosissimo è L'Orlando furioso di Ludovico Ariosto.
Il leggendario paladino è qui vittima del sortilegio di una fonte magica che lo porta ad innamorarsi della bella Angelica.
Scoperta la sua relazione con Medoro, Orlando impazzirà.
Solo con l'aiuto di Astolfo il paladino ritroverà il senno perduto e tornerà ad impegnarsi nel suo dovere di cavaliere.
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L'amore come vediamo, pone spesso i cavalieri di fronte a scelte estreme, dolorose e che richiedono quasi sempre un prezzo altissimo.
Osservando le geste di questi invincibili eroi, che proprio in queste difficili situazioni sembrano togliersi l'elmo e diventare simili a noi, resta il dilemma su come si possano combaciare ideale cavalleresco e valore amoroso.
L'onore e la ragione contro il cuore e la passione.
E' forse questo il più antico dilemma che affligge l'uomo.
Pascal diceva: "Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce."
Forse la vera vittoria, come sempre avviene, è quella di Amore.
La forza di Lancillotto, l'astuzia di Tristano, i sacrifici di Erec, il valore di Rinaldo, il dolore di Tancredi e il furore di Orlando vivono ancora oggi, più forti delle nebbie e dell'oblio del tempo.
E se le loro gesta sono giunte fino a noi, lo devone ad Amore, che li ha resi, attraverso il dolore o la gioia, straordinari e immortali campioni dei sentimenti e delle passioni umane.
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elisabeth 29-09-2009 06.57.20

" L'anima a Dio, la vita al re , il cuore alla dama e l'onore a me"

Il cavaliere e' l'essenza del dualismo, l'Amore per la sua dama gli ingentilisce l'animo, in quanto Amore e' un continuo esercizio di perfezionamento interiore. L'Amore genera sofferenza,tormento perpetuo,gioia e pienezza vitale.
Ma il cavaliere in cuor suo deve provare a se stesso il suo valore e la forza nell'esercizio delle armi.
Ecco che alla sua dama a cui e' legato per Amore, dedichera' il suo valore di cavaliere

zaffiro 29-09-2009 10.42.47

Buona giornata serena a Camelot.
Proponimento il vostro,Guisgard,degno dei principi su cui si fonda questo regno.Credo che in cuor vostro vi siate interrogato e dato risposta sulla coesistenza ed intreccio indistricabile di questi due ideali.Un cavaliere vive con maggior partecipazione i dubbi del proprio operato,perchè si assume un compito gravoso al quale deve saper assolvere senza indugio,e non vi è indugio alcuno neppure nella ricerca di un ideale che lo faccia sentire appagato e che,indirettamente,si rifletta sui propri doveri quale il servire la cavalleria.
Gli autori da voi citati hanno avuto il pregevole onere di rendere immortali i propri personaggi perchè le loro gesta ed i loro animi non si dileguassero nelle momorie del tempo,ed hanno avuto ragione,ma hanno narrato di uomini,evidenziando,talvolta,le debolezze di creature che,seppur tendano all'immortalità ed al divino,rimangono ancorate alla loro natura mortale.La ricerca della perfezione è una stella che guida i passi di chi si incammina in una via sterrata i cui tasselli sono valori umani e cavallereschi unitamente all'ideale d'amore,seguire questa strada non conduce alla divinità,nè al conseguimento della perfezione stessa,perchè nessuna delle due figure è ad appannaggio della natura umana,ma ad esse bisogna tendere perchè la vita non si arresti in una sola era,nè si arrestino i propositi di ciascuno.L'imprescindibilità della comunione tra ideali cavallereschi ed ideali d'amore è,appunto,la stella che illumina lo sguardo,che rende percettibile allo spirito le vibrazioni giunte alla pelle da gioie e sacrifici.Quanto ritengo sia importante per la figura del cavaliere,sia la costante ricerca di questa armonia vigente tra i due ideali insieme.Rende più forte,appagato e saggio l'uomo l'incamminarsi per sentieri che testano le proprie qualità,affinandole,ma che illuminino sui propri limiti,spronandosi a migliorarli,più che il conseguimento stesso dell'incarnazione di un ideale.Memore di quanto sia importante sentirsi compiaciuti e ritenersi pago perchè la soddisfazione possa rifletterersi sull'operato e le figure che esso incarna,il cavaliere si mette in gioco nei due aspetti su citati ma anche giudica se stesso con minore severità e maggior incitamento.E questo è il mio augurio per chi vuole incamminarsi verso questa stella,maggior capacità di saper volgere i limiti in pregi senza asprezza per la ricerca del proprio benessere,perchè il cavaliere è un uomo.

Vivian 29-09-2009 11.01.54

Assai interessante il vostro intervento Sir Guisgard. Mi permetto di esternare le mie riflessioni in proposito.
Nell'esperienza amorosa albergano e convivono i due istinti più forti e contrastanti: la ragione e la passione. Alla ragione che spinge i nostri eroi a seguire sempre e comunque l' ideale cavalleresco, si contrappone la passione, quel tumulto interiore, quella necessità oceanica che li porta a sconvolgere la propria esistenza e a sopportare il dolore che tale sconvolgimento comporta. Le necessità del cuore e del corpo cozzano inevitabilmente con gli ideali cavallereschi e portano ad uno stravolgimento di quell'ordine e di quella disciplina che caratterizzano la vita del cavaliere. Come possono convivere l'amore per il proprio re e la passione per la sua consorte? come possono convivere la difesa della propria fede e l'amore per chi va contro di essa?
Queste contrapposizioni tanto forti portano inevitabilmente ad una scissione all'interno dell'animo del cavaliere. Sia la scelta di seguire l'ideale cavalleresco, sia la scelta di seguire l'amore rappresentano per il cavaliere un atto di estremo coraggio. Scegliendo i propri ideali il cavaliere dovrà fare i conti con il vuoto lasciato dall'immenso amore che lo aveva scaldato e riempito. Scegliendo la passione dovrà invece gestire la perdita di tutto ciò che aveva faticosamente conquistato e costruito, oltre ad andare contro gli ideali in cui ha sempre creduto e cadere così in una contraddizione interiore.
Ma tale contrasto non resta solo nell'animo del cavaliere, sconfina anche nell'ambiente che lo circonda e ne sconvolge gli equilibri. Il cavaliere vive in una società in cui è valutato prima di tutto per il proprio coraggio, la propria abilità e, soprattutto, per la propria lealtà. E’ il tripudio della razionalità. Sta al cavaliere trovare un equilibrio tra i propri ideali e la propria necessità di amore. Sta al cavaliere saper dosare il controllo che ragione e passione hanno sul suo animo.
Quando però fallisce nella ricerca di questo equilibrio il cavaliere rischia di inoltrarsi nel regno di Thanatos. Se uno dei due ideali prevale sull'altro in maniera schiacciante, se vi è una scelta netta da parte del cavaliere, le conseguenze sono inevitabilmente mortali.
Pensiamo alla tragica fine di Tristano e Isotta o, nel caso opposto, all'uccisione di Clorinda da parte di Tancredi.
Una volta sconvolto l'equilibrio il cavaliere non può cercare di ricostituirlo in maniera identica, non senza conseguenze tragiche. Il cavaliere deve costruire un nuovo ordine tenendo conto dei nuovi fattori che sono subentrati nella propria esistenza. Ed è proprio nei casi in cui si trova il giusto equilibrio tra ideai cavallereschi e amore che si ottiene il lieto fine.

A presto.



Guisgard 30-09-2009 01.33.22

Mie dolci dame, ho letto i vostri interventi e come sempre avete dimostrato una sensibilità non comune.
Il dilemma di cui parla questa discussione è vecchio quanto il mondo.
Amore e ragione, passione e razionalità, piacere e dovere.
I pochi esempi che ho citato servivano a dimostrare come anche i grandi e virtuosi eroi cavallereschi hanno dovuto affrontare questa difficile scelta.
Lady Elisabeth, con le sue parole ha incarnato alla perfezione l'idea del cavaliere.
Amore è un compagno costante di chi ama e la sua presenza si sente anche quando affrontiamo le imprese più difficili.
Si narra che Lancillotto riempisse il mondo di straordinarie imprese solo per amore di Ginevra.
Che Rinaldo nella selva incantata, diero ogni immagine e suono, rivedesse la sua bellissima Armida.
E che Sigfrido abbia reso grande il suo nome solo per amore di Crimilde.
Amore rappresenta un completamento per qualsiasi cavaliere.
Anzi, è un ulteriore forza che muove il cavaliere.
Lodo quindi immensamente lady Elisabeth quando afferma che "Amore e' un continuo esercizio di perfezionamento interiore. L'Amore genera sofferenza, tormento perpetuo, gioia e pienezza vitale."
Altamente ispirate trovo anche le parole di lady Zaffiro.
La ricerca dell'armonia tra questi due grandi valori è l'unica salvezza per un cavaliere.
Ed è verissimo anche che, in questa ricerca, non bisogna dimenticare il nostro essere umani e i bisogni che il cuore richiede.
Perchè un cuore inaridito dalla mancanza di amore, rende la vita una costante sofferenza.
Inoltre lady Zaffiro parla dei dubbi che vive un cavaliere sul proprio operato.
E' verissimo. Nella sofferenza più profonda ed atroce, il vero cavaliere arriva ad interrogare, oltre al destino ed al Cielo, anche se stesso.
La paura di non essere degni, di abbandonarsi al peccato, l'ombra del fallimento come cavaliere, sono i frutti che genera questo tormentato dilemma.
Lady Vivian parla di sconvolgimenti che porta Amore quando si presenta nella vita di un cavaliere.
Ed è questa la sua strordinarietà.
Amore rivolta come un guanto la nostra vita.
Annienta ed azzera qualsiasi valore o ideale che possa limitarne la sua divina forza.
Amore non chiede e non patteggia: è una forza primordiale, inarrestabile, che arde ogni cosa, incenerisce ogni limite ed ogni paura, lasciando solo ciò che occorre veramente per potersi dire vivi.
Inoltre lady Vivian parla di scelta coraggiosa.
Si, sono daccordo.
Amare è spesso difficile.
Anzi, più è grande l'amore e più provoca stravolgimenti nella nostra vita.
E sembra strano e paradossale a dirsi, ma per essere davvero felici occorre coraggio.
E anche per giungere al lieto fine, come afferma lady Vivian, occorre il coraggio delle proprie scelte.
Credo quindi che l'ideale cavalleresco, come ogni cosa esistente, non possa prescindere da Amore.
Non vi è grandezza, nè fama, nè gloria, nè tantomeno perfezione senza di esso.
Non è un caso, credo, che ogni grande cavaliere abbia vissuto un grande amore.
Alla fine di ogni vita, ciò che resta è la consapevolezza di aver vissuto solo per amare.
http://www.comune.gradara.pu.it/typo...676c995faf.jpg

Morris 30-09-2009 12.07.53

Alla fine di ogni vita, ciò che resta è la consapevolezza di aver vissuto solo per amare.


Voi, Sir Guisgard, non siete mai morto, io sì:

Al termine della propria esistenza ciò che rimane è il rammarico di non aver saputo servire il prossimo abbastanza!

Sir Morris

Guisgard 30-09-2009 16.45.08

Sir Morris, io vi osservo da tempo e non faccio fatica a capire che siete un cavaliere dal cuore purissimo ed animato da altissimi valori.
In voi rivedo straordinarie figure di grandi eroi, capaci, con la forza del proprio cuore, di compiere imprese leggendarie.
Ciò che dite è verissimo, servire il prossimo è sicuramente tra i compiti di un vero cavaliere.
Ma, permettetemi, senza amore nessun pensiero e nessun comportamento hanno valore.
E solo l'amore che giustifica ogni cosa.
Ecco perchè affermo che solo amare nobilita e legittima l'aver vissuto :smile:

zaffiro 30-09-2009 20.16.07

Citazione:

Originalmente inviato da Morris (Messaggio 10662)
Alla fine di ogni vita, ciò che resta è la consapevolezza di aver vissuto solo per amare.


Voi, Sir Guisgard, non siete mai morto, io sì:

Al termine della propria esistenza ciò che rimane è il rammarico di non aver saputo servire il prossimo abbastanza!

Sir Morris

Sir Morris,avete il cuore buono,ma non rimproveratevi troppo,non si serve mai abbastanza il prossimo,seppur si spenda una vita intera a prodigarsi per gli altri,rimarrà comunque il rammarico di non aver fatto abbastanza,e questo perchè tutti hanno bisogno di qualcosa a questo mondo,chi più chi meno,ed una mano tesa non può essere afferrata da tutti,una spalla d'appoggio,non può essere sostegno per tutti,il pane offerto non basta a sfamare tutti,ma chi sa porla sempre,chi non è mai stanco di tenere il braccio teso ed allungato,chi non nega affetto ed amore più di pane e acqua,non manca di aver offerto se stesso.Talvolta,nonostante tutti abbiano bisogno di aiuto,nessuno si fa avanti ad afferrare la presa,siate pronto a scorgere in uno sguardo chi per timore non si è accostato a voi ma non sta che attendendo il vostro aiuto.E se non potrete abbracciare tutti,saprete di aver abbracciato chi era più vicino a voi.E vogliatevi bene per quel poco che riuscite a fare ogni giorno,tutti i giorni della vita,che,seppur poco per l'umanità,è tanto per le nostre esigue possibilità.
Quanto ad Amore,sì,Amore toglie la vita ma rende emozioni che altrimenti non scorgereste,e rende appagamento e completamento seppur vi fosse concesso solamente di nutrirli nell'arco di un solo impulso.Se siete stato tramortito,ed ancora avete voglia di respirare,forse è per Amore che ancora vi ancorate alla vita.Talvolta capita che Il Divino Amore crei e poi distrugga con le sue stesse mani per pura gelosia del suo operato,perchè scorge di aver conferito ad amanti tanto ardore da offuscare il Divino stesso,apprende di aver conferito loro il dono di pronunciare parole che proferite da due bocche unite in un solo respiro lo hanno imprigionato in versi di poesia,e quando i due amanti si sono uniti per l'eternità,e,seppure l'uno morisse e l'altra sopravvivesse,credete che il sentimento di amore sia andato distrutto?Morris,non temete di rinascere,chi muore per Amore ha avuto morte degna del cuore che il Creatore gli ha posto in petto.Non ritenetevi sconfitto,non si perde mai per Amore,si perde senza nutrire amore,anzi,si perde avendo paura di amare.Siete stato coraggioso,dunque,siatene fiero, e battetevi sempre e prima per Amore,e se talvolta,amando,vi sentiste di essere egoista per la felicità che state provando,ricordate che quando dai vostri pori sprizza amore,ne viene investito anche il prossimo,se trasudano trstezza,amarezza,sconforto,dolore,dovete solo essere un Santo perchè i vostri occhi scorgano il prossimo ad un palmo da voi.Abbiate cura di voi,sir Morris,e siate orgoglioso del vostro spirito puro e leale.
Ti invoco,o Divino Amore,
e ti imploro
a scuotere questo corpo che ora giace riverso.
Pietà,per chi mutasti in natura esanime
senza prosciugarne gli umori,
Luce,per occhi resi ciechi
eppur non negasti loro di scorgere ancora quel volto,
Voce,per la bocca ermetica
ove non impedisti alla lingua di mescere parole e miele,
Ordine per le smembrate tempie
che non svuotasti dell'ultimo pensiero.
Non generasti donna,
ma avidamente distruggesti figlia.
E se vorrai esaudirmi,
semmai pietà ti accesi in petto
negami aria,ma non negarmi morte.
Voglio Fuoco
perchè le arse ceneri si disperdano col vento nel cielo nero.
O voglio te,Divino amore.
Ma voi,sir Morris,siete un cavaliere,abbiate sempre a mente che il cuore di un cavaliere è più grande e più nobile di quello di ogni altro essere e nel vostro cuore c'è posto a sufficienza per accogliere ideali cavallereschi ed ideale amoroso insieme.Non rinunciate ad uno dei due perchè viveste la morte nell'animo.Vi state battendo per l'onore,per il vostro Re,per gli ideali,i valori che furono basi solide per la cavalleria in cui credete,ed avete investito in essa la vostra vita,sappiate battervi per servire anche voi stesso,perchè il corpo e la mente non si nutrono solo di onore,ma si dissetano solo di amore.

elisabeth 30-09-2009 21.26.27

Sir Morris, sapete qual'e' il vero problema dell' uomo ?....pensare di essere sempre al di sopra di ogni situazione, il fatto e' che siamo umani e in quanto umani abbiamo i nostri LIMITI......nessuno ci ruba gli affetti, Dio tramuta la loro essenza, dobbiamo imparare a riconoscere il loro Amore sul volto di ci passa accanto, sui piccoli gesti di ogni giorno. Siete pieno di amore Sir....non siate egoista............Credo che lady Zaffiro sia una donna splendida e nessuno puo' avervi spiegato meglio di lei quello che si cela sotto la vostra spessa armatura...........

zaffiro 30-09-2009 21.43.21

Grazie,lady Elisabeth,per la vostra approvazione.

Morris 01-10-2009 00.08.14

Prima di morire, Sir Morris, ricorderà le vostre parole e chiuderà gli occhi dubbioso di aver amato sino in fondo e abbastanza da esser stato degno di aver vissuto due volte.

Sir Morris

Guisgard 01-10-2009 03.42.23

Un altro caso esemplare è quello di Ivanhoe.
Questo valoroso cavaliere sassone ama perdutamente la bellissima lady Rowena, pupilla di suo padre Cedric.
Questi, per motivi politici (lo scenario in cui vive questa straordinaria avventura vede la dura lotta tra sassoni e normanni), vuol dare in sposa Rowena ad un nobile sassone.
Ma come sempre avviene, Amore non si cura dei piani e delle miserie umane e tessa la sua tela senza vincoli e limitazioni.
Così tra Ivanhoe e Rowena nasce un fortissimo sentimento che spingerà il cavaliere a scontrarsi duramente con il padre e ad abbandonare la sua casa.
E così tra la fedeltà alla patria, l'obbedienza verso suo padre, la lealtà al proprio re e l'odio verso i nemici, il protagonista dovrà affrontare innumerevoli avventure, che lo porteranno a conoscere la bellissima ebrea Rebecca, senza però mai rinnegare il puro amore verso la donna amata.
Anzi, anche nei momenti più difficili e duri, Ivanhoe non perderà mai la speranza di poter coronare il suo sogno d'amore con Rowena, trovando proprio in questo sentimento la forza per portare a compimento il difficile compito che il fato gli ha dato.
Ivanhoe vedrà vacillare il suo onore e la sua dignità; sentirà messo in dubbio il suo attaccamento verso la sua gente; rinnegato il suo nome da suo padre stesso.
Eppure i suoi valori ed i suoi ideali troveranno sempre forza e sostegno nella consapevolezza che il cuore di Rowena batte solo per lui.
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Argante 01-09-2010 17.04.49

"Cavaliere senza amore non s'è mai visto in alcuna storia" (Don Chisciotte Cervantes), non c'è mai stato alcun cavaliere che non abbia dedicato le proprie prodezza alla sua donna, non le abbia prestato giuramento o donatole un anello e qualsivoglia pegno del suo amore! La dolce attesa del ritrovarsi freme nell'animo del guerriero durante la battaglia, nella mischia...!L'amata diventa Midons, mi domina, la Signora che accende l'animus e non i sensi, il coraggio, il valore, la nobiltà di spirito in un servaggio d'amore.Il cavaliere serve Dio, il suo Re, la sua donna...solo l'onore spetta a lui medesimo....

Merlino 01-09-2010 22.33.50

Davvero romantico :) l'ideale amoroso fu un qualcosa di successivo rispetto alla nascita dei cavalieri e se non ricordo male nacque intorno al XIII-XIV secolo in cui si ha un addolcimento del cavaliere, il quale è tenuto ha rispettare un nuovo codice che prevede un comportamento di cortesia. La letteratura ci racconta di una donna innalzata a Madonna per il quale il cavaliere combatte senza sosta ma che non riuscirà mai a raggiungere in quanto è sempre di un gradino più basso. Interessante discussione :)

Lancelot 08-11-2011 16.53.39

Nel bellissimo saggio che ho da poco finito di leggere e che ho consigliato anche qui, "Il Sacro e la Cavalleria", si allude all'ideale cavalleresco come a una complexio oppositorum, una dicotomia composta dall'elemento razionale e ideale, e quello passionale e istintuale, che trovano appunto nella figura del Cavaliere la totalità umana, il prototipo perfetto dell'essere umano che sfrutta la propria immensa energia vitale secondo un fine Virtuoso, dotando quindi il proprio sforzo di concetto, oltre che di scopo.
La risposta alla domanda iniziale di questa discussione quindi, a mio dire, non può essere che sì: ideale cavalleresco e ideale amoroso possono e debbono coesistere nel perfetto Cavaliere, perché l'ideale amoroso rappresenta per la motivazione di quest'ultimo come il carburante per una vettura, o il destriero per un fantino, l'acqua e il sole per una pianta, è l'energia vitale che lo sprona, la fede cui s'affida.
Fra mille Cavalieri che non abbiano trovato alcun ostacolo al far propria tale dicotomia, abbiamo poi gli illustri esempi citati da Sir Guisgard dove la donna amata diviene fonte di rovina poiché già consacrata in matrimonio con un altro uomo, o perché in qualche modo rappresentante un elemento di "rottura" rispetto al sistema, capace di mandarlo in pezzi completamente.

Galgan 01-09-2014 13.56.47

Mi accodo in punta di piedi, nobili interlocutori e interlocutrici, perché l'argomento è di grande interesse, se non fondamentale.
Un cavaliere, senza la sua dama, non è nulla, non ha ragione di esistere, perché un cavaliere serve Dio, e la sua dama (non mi si accusi di blasfemia) è Dio.
Ogni gesto, ogni battaglia, ma anche ogni atto di natura emotiva o spirituale, è rivolto all'oggetto dei propri desideri, alla donna/dea alla quale il cavaliere si vota, chiedendo come ricompensa solo uno sguardo, magari un sorriso.
Sicuramente, in Lancillotto del Lago vediamo una sublimazione di tutto questo, e forse un'assoluzione (almeno parziale) del suo agire; Lancillotto, è forse l'unico cavaliere che è riuscito a concentrare sulla sola figura della sua amata Ginevra ogni aspetto della cavalleria, ed è questo che lo rende grande.
Lei è la sua Signora, perché fin dal principio lui si vota alla regina, divenendone il campione, re Artù è una conseguenza.
Lei è il suo onore, perché non esiste impresa che lui non compia in suo nome, persino la Cerca del Graal, se ci pensate, passa in secondo piano, perché lei è il suo Graal, quindi è attraverso di lei, che lui può contemplare l'estasi divina.
Lei è la sua amata, quindi colei che governa il suo cuore, e che gli consente di battere; Lancillotto è fortunato, perché Ginevra lo corrisponde, ma pensateci, è fondamentale per un cavaliere?
O forse un cavaliere si vota alla sua dama indipendentemente da come lei potrà reagire, dal fatto di essere corrisposto o meno?

Guisgard 01-09-2014 16.35.27

Al di là del discutibile parallello dama-Dio, trovo questo vostro intervento infarcito di qualche grave inesattezza.
Più che un commento di chi sta analizzando le tematiche cavalleresche e cortesi, il vostro, permettetemi, mi sembra più la carrellata di chi vuol trattare un argomento senza conoscere la grande tradizione di cui parla.
Se infatti il vostro discorrere fosse esatto, allora figure di grandi cavalieri che non hanno fatto del rapporto con la dama il perno del loro ciclo, mi vengono in mente il Cid Campeador, Parsifal o Galahad, tanto per fare qualche esempio banale, sarebbero da estromettere del tutto dalle tematiche cavalleresche.
Quanto a Lancillotto, anche lì fate confusione, visto che non è una sua scelta abbandonare la Ricerca del Graal, ma una conseguenza del suo Amore per Ginevra, con suo figlio poi, Galahad appunto, scelto al suo posto per la Mistica Impresa.
Infatti la Cerca è qualcosa di troppo grande per essere soggetta al volere di Tizio, Caio o Sempronio.
Qui c'è quasi un parallelo col Biblico Davide e suo figlio Salomone, ma sarebbe un discorso troppo lungo da affrontare qui.
Quanto poi al “sublimare”, come dite, a me vengono in mente figure come Tristano ed Erec che hanno fatto dell'Amore per la propria dama il centro del proprio essere.
Dunque Lancillotto non è il solo.
Perdonate dunque se ho espresso il mio pensiero, messere, ma amo troppo il mondo cavalleresco e come cavaliere mi sento in dovere di preservarne le sue secolari tematiche da visioni troppo semplicistiche e fuorvianti :smile:

Galgan 01-09-2014 23.40.51

Non dovete scusarvi, messere, perché nessuno deve farlo, quando la sua sola colpa è quella di esprimere il proprio parere, ed in effetti, il vostro intervento non mi ha offeso, perché vedo in esso tutto l'ardore e lo zelo di chi ama tanto la cavalleria.
Ma talvolta, l'ardore e lo zelo, offuscano le visuali, non permettendoci di vedere con chiarezza quanto andiamo a contestare.
Non trovo affatto discutibile il parallelo Dama-Dio (altrimenti non lo avrei proposto), dal momento che, come ben sapete, l'epoca in cui Chretien de Troyes si apprestava a comporre la sua opera, era quella in cui, alcune correnti di pensiero affermavano che attraverso la donna possiamo contemplare Dio, l'influenza, poi, di certi personaggi immensi come Eleonora d'Aquitania, hanno avuto un peso determinante.
Lancillotto, Galahad, Parsifal (o Peredur) ed il Cid Campeador sono figure estremamente diverse fra loro, solo uno di loro (Lancillotto) è un cavaliere cortese, gli altri tre, no.
Il Cid, oltre ad essere un campione della fede, è un personaggio storico, non leggendario, e come, purtroppo, ben sappiamo, la reale storia della cavalleria differisce alquanto da quella ideale che tutti i presenti (me compreso) amano tanto; ed il contesto in cui tale personaggio è posto parla chiaro.
Sarebbe come paragonare Rinaldo al Capitano Alatriste.
Galahad e Parsifal sono cavalieri della ricerca, quasi (ma proprio quasi?) dei paladini ascetici, assolutamente più spirituali che carnali (Galahad, ad esempio, è il vergine convinto, a differenza di suo padre, che è in balia del suo amore), pertanto, nulla hanno a che vedere con gli ideali cortesi di cui si sta parlando, perché la loro è una ricerca mistica.
Sarebbe come paragonare Ivanhoe al prete Gianni.
Le tre figure che avete citato, non sono da estromettere dal mondo della cavalleria, ma solo da quella cortese, la prima perché troppo "reale", le altre due perché assolutamente spirituali.
Come dite voi, Lancillotto non abbandona la cerca del Graal di sua spontanea volontà, ma perché una forza superiore gli impedisce di accedere ai sacri luoghi; il fatto è che io non ho mai affermato che Lancillotto abbandona la cerca di propria volontà, per seguire il proprio amore con la sua regina, ma che tale amore gli risulta talmente totalizzante che la cerca passa in secondo piano.
Ricordate, messere, al suo ritorno a Camelot, Lancillotto tiene forse fede alla sua promessa fatta all'eremita (durante la ricerca), di dare alla propria esistenza una connotazione più pia, e di non cadere più nel peccato?
Come tutti sappiamo no, perché Lancillotto vede nella sua estasi per Ginevra qualcosa che rasenta il divino, anche se le conseguenze saranno disastrose.
L'eredità Biblica di Lancillotto, e del binomio Lancillotto-Galahad, non solo è presente, ma è molto forte, e se la cosa vi interessa, sono disponibilissimo a parlarne, magari in altri luoghi.
Per quanto riguarda il sublimare lo confermo, e senza le virgolette :smile:
Tristano ed Erec hanno amato la propria dama con tutto il trasporto dei grandi uomini, e dei grandi cavalieri, ma solo Lancillotto ha fatto della donna il suo "tutto", in tutte le sue sfaccettature, al punto che Jean Markale, nel suo saggio, lo definisce Sacerdote della Donna Iniziatrice.
Siete voi che dovete perdonare me, buon messere, ma sapete, amo la cavalleria, e la sua tradizione millenaria, almeno quanto voi, proprio per questo, quando si parla di essa, non amo che ci si soffermi alla superficialità delle cose :smile:

Guisgard 02-09-2014 01.18.27

Vedo che avete raccolto un po' di nomi, anche se li avete poi elencati con accostamenti un po' discutibili.
Partiamo con l'accostamento (terribile per chiunque abbia studiato anche solo a livello scolastico le tematiche dell'Amor Cortese ed il Dolce Stil Novo) che avete fatto tra Dio e la dama.
Anche se nel vostro post di risposta avete corretto il tiro, precedentemente avevate scritto che “la donna è Dio”, e se l'Accademia della Crusca ha ancora un valore l'espressione non ha nulla a che vedere con la concezione tipica dell'Amor Cortese che vede nella donna un mezzo, uno strumento, affinchè l'uomo raggiunga Dio.
Quindi tecnicamente parlando è abissale la differenza tra lo strumento (la donna in questo caso) e l'Oggetto raggiunto (Dio).
Quanto a ciò che affermate in seguito, dicendo che Lancillotto è un cavalier Cortese e Parsifal e Galahad no, beh, è un controsenso che non meriterebbe repliche.
Le tre figure infatti prendono forma nell'universo letterario cortese, anche se con funzioni e aspetti diversi.
Anche le più elementari antologie scolastiche li catalogano in questo modo.
Anche Galvano è un cavalier cortese, eppure la sua epopea pone al centro la figura del Cavaliere Verde con tutti i suoi risvolti.
Inoltre io ho citato anche il Cid Campeador, personaggio indiscutibilmente storico, ma comunque anch'esso un cavaliere, visto si parlava di cavalleria in generale.
Inoltre in nessun romanzo, poesia, verso, frammento e persino citazione ho mai letto che Lancillotto “pone in secondo piano la Ricerca del Graal perchè offuscato da Ginevra”.
Eppure ho una certa esperienza in materia.
Quando poi dite che Tristano ha amato la sua donna, ma solo Lancillotto ne ha fatto di lei il suo tutto, beh, vi sfuggono almeno un paio di secoli di letteratura romanza in cui diversi autori trattano l'Amore di Tristano per Isotta con risvolti assoluti e tematiche particolarissime, portando il binomio amanti-società a vette di drammatica complessità.
Basti solo ricordare il mito della grotta dei due amanti di Cornovaglia, ancora oggi oggetto di dibattito per quanto riguarda il valore assoluto dell'Amore e il suo relazionarsi col mondo esterno.
Vedete, citare Lancillotto è facile.
Persino gli autori dei bigliettini nei cioccolatini lo fanno.
Ma Lancillotto ed il suo Amore per Ginevra, come gli stessi Tristano e Isotta, o Erec ed Enide, sono un qualcosa di estremamente complesso, terribile e meraviglioso.
Sono l'immagine con cui il genio Cortese ha saputo raffigurarlo agli occhi degli uomini, dimostrazione del valore assoluto ed imperscrutabile dell'Amore.
Un Amore che liberatosi dei suoi toni paganeggianti è stato poi “Cristianizzato”, divenendo un mezzo per giungere a Dio (attraverso la donna, che però resta donna, così come l'uomo, senza generare binomi assurdi).
E' forse questa la più straordinaria intuizione dell'Amore Cortese: rendere Sacro l'Amore.
E tutto ciò trova la sua più alta consacrazione nella Commedia Dantesca.
Ci sarebbero discorsi e discorsi da fare, citando il Sacro ed il profano fino a farli congiungere.
No, parlare dell'Amor Cortese è molto più che cercare nomi ed elencarli a caso.
L'Amor Cortese è una meravigliosa ed epocale rivoluzione che ha gettato le basi per quella che sarà la concezione dell'Amore nei secoli futuri.

Galgan 02-09-2014 15.50.38

Molto bene, messere, a quanto vedo, non amate peccare di modestia, pertanto avete il dono di avere in tasca ogni verità.
Che dire, buon per voi, solo che non pensiate che i nomi citati da me siano frutto di una frettolosa uscita in biblioteca, al solo scopo di contrastarvi verbalmente, è il concetto che mi interessa, non la disputa con voi, pertanto ignoro i vostri velati insulti, che come prima, non hanno la facoltà di recarmi offesa.
Tornando a noi, ripeto, l'accostamento dama-Dio non mi risulta affatto terribile, soprattutto se si tiene conto della cabala ebraica, nella quale Shekinah è il lato femminile di Dio (viene quindi addirittura "reso persona"), teniamo presente che quando parliamo di Chretien de Troyes, parliamo verosimilmente di un giudeo convertito, ben al corrente, quindi, delle tradizioni ebraiche, assiduo frequentatore delle corti vicine a Eleonora d'Aquitania.
Nessun paradosso, la dama è Dio perché attraverso di lei si raggiunge Dio.
Vedo che date all'Amore una connotazione alquanto accademica, così come di chi ha vissuto in funzione di esso; i personaggi di Galahad, Parsifal, vengono posti all'interno della letteratura cortese, perché sono parte integrante di tale letteratura, ma la funzione per la quale sono stati creati, è opposta a quella di Tristano, o Lancillotto, perché ripeto, essi anelano il Mistico, nella sua forma più contemplativa, non l'Amore.
Certo che Galvano è un cavaliere cortese, uno splendido esempio anche, e siete veramente sicuro, analizzandolo di poter estromettere la donna dalla sua figura?
Non contesto il vostro citare il Cid, semplicemente metto i puntini sulle i.
Rispetto alla questione tra Lancillotto e la cerca del Graal, rileggetevi, state continuando a fare un'affermazione, e a rispondervi da solo.
Citare Lancillotto non è affatto facile, perché soprattutto non è facile il definire (se veramente questo è necessario) il sentimento totalizzante che prova per Ginevra, ma in effetti, c'è una figura cavalleresca che sublima la donna ancor più di lui, ed è Don Chisciotte.
Sublima ancor più di lui, perché Dulcinea, almeno così come lui la vede, non esiste, quindi è votato non ad una donna, ma al sogno di essa....Notevole....
Parlare d'Amor Cortese, è si, qualcosa che non è citare nomi a caso, né chiudersi in atteggiamenti accademici, propri dello studioso che pensa di essere sempre nel giusto, e si chiude all'interpretazione.
Attento messere, perché spesso la verità ci sfugge, proprio quando pensiamo di averla tra le dita.

Altea 02-09-2014 16.15.49

Non voglio entrare nella discussione tra sir Guisgard e messer Galgan, anche se ho sempre detto non considero l' Amore di Lancillotto per Ginevra la sublimazione dell' Amore, lo vedo più in Tristano e Isotta...ma volevo una opinione di entrambi su un altro cavaliere, visto ne nominiamo molti...ovvero di Orlando per la bella Angelica.

Guisgard 02-09-2014 16.37.23

Messere, più vi leggo, più credo che con ogni probabilità io e voi si parli di cose totalmente opposte.
Citate cose che sinceramente fatico a comprendere, nonostante i miei studi e la mia passione per questo genere di discipline.
Dunque, per non apparirvi troppo poco modesto e soprattutto per l'amore che nutro verso questi temi, smetterò di replicare.
Anche perchè dibattere su internet, dove è possibile reperire informazioni pressoché illimitate in qualsiasi momento, non mi stimola affatto.
E' una mia carenza, generata senz'altro dal mio essere poco incline alla tecnologia.
Vi ringrazio comunque di avermi dato la possibilità, col vostro intervento, di parlare ancora una volta del mondo Cortese e dei suoi straordinari ideali :smile:

Galgan 02-09-2014 20.29.38

Francamente, cavaliere, mi aspettavo un finale simile, per la nostra "contesa", e cioè voi che, facendo appello alla vostra sapienza superiore, abbandonate il campo.
E' un peccato, perché leggendovi intravedo che tale sapienza esiste, purtroppo non supportata da umiltà, ma questa è l'opinione di qualcuno che vi ha appena conosciuto, che chissà, potrà mutare....
Anch'io non ho alcuna dimestichezza con il web (in un altro post di questo forum, pur tentando ripetutamente, non sono riuscito a postare una canzone :smile_lol:), e francamente, non avrei né tempo, né tantomeno la voglia, di passare il mio tempo su internet a raccogliere informazioni, al solo scopo di contraddirvi; quello che scrivo, è il frutto delle mie letture, alcune più recenti, altre più attempate; tutto qui, ma se voi non mi credete, non posso dirvi altro, se non che il vero cavaliere, per essere puro (negli intenti) deve vedere questa purezza anche negli altri.
Da parte mia, è molto tempo che amo considerarmi "allievo del mondo", perché sono convinto che chiunque, anche gli insospettabili, sono in grado di elargirci sapere, e questo è valido, ovviamente, non solo per quel che concerne la tradizione cavalleresca.
Rispondendo a dama Altea: io vedo la massima sublimazione dell'amor cortese in Lancillotto e Ginevra (anzi, a dirla tutta, ora in don Chisciotte e Dulcinea), ma questo non vuol dire che io abbia appena recitato la Bibbia (tra l'altro, anche questa è soggetta ad interpretazione :smile_lol:), vorreste argomentare la vostra tesi?
Sarei onorato nel leggervi, e non per contestarvi (almeno non in modo fine a se stesso), ma per conoscere il vostro pensiero.
Per quanto concerne Orlando e Angelica, in effetti non è ammissibile che non sia stato menzionato, perché affronta un lato molto importante dell'Amor Cortese, e cioè l'amore che induce alla pazzia, che fa perdere gli ideali, oltre che il senno, rendendoci simili a bestie, involvendoci.
Eppure, una domanda scaturisce, almeno in me, nel discorrere di questo argomento: l'amore, incarnato in Angelica, è realmente colpevole della pazzia d'Orlando, o è piuttosto, mi si perdoni il gioco di parole "colpevole senza colpa"?

Guisgard 02-09-2014 20.42.59

Non so perchè ma ho come l'impressione che voi conosciate bene questo forum, messere.
Ma sicuramente mi sbaglierò...
Quanto alla nostra contesa, vedete, messere, io non la reputo tale.
Come ho detto parliamo di cose opposte e non credo valga la pena di replicare vicendevolmente fra noi.
Attraverso un monitor simili dibattiti possono durare all'infinito e non credo sia il caso :smile:

Altea 02-09-2014 21.01.16

Messer Galgan, appunto..ho già espresso più volte che per me Lancillotto e Ginevra non rappresentano la sublimazione dell' Amore, è un mio punto di vista, non ho la competenza per intavolare una discussione, ma ho letto Chretyen e non ho visto questa sublimazione almeno da parte di Ginevra, la quale a mio parere sembra quasi non mostrare lo stesso vero Amore di Lancillotto..eppure non ho letto riferimenti legati a Dama e Dio nel libro di Chretyen...questa è la mia umile opinione.

Galgan 02-09-2014 22.38.18

Dama Althea, riformulo la mia domanda, perché forse l'ho male espressa.
Mi interessava l'argomentazione per la quale la sublimazione perfetta è quella tra Tristano e Isotta, e ripeto, non per contestarla, ma perché semplicemente mi interessa.
Siamo qui per discorrere, no?
Se vi interessa saperne di più sull'accostamento dama-Dio, vi consiglio di leggere "Lancillotto e la leggenda di Artù" di Jean Markale.
E' una lettura che mi è rimasta molto impressa, aiutandomi a capire molti dei messaggi elargiti da Chretien.
Vi è poi un concetto, che con il battibecco è andato perso, che avrei piacere di approfondire, e che se vogliamo si riallaccia anche alle figure di Orlando e Angelica, ed è il seguente:
"Ginevra lo corrisponde, ma pensateci, è fondamentale per un cavaliere?
O forse un cavaliere si vota alla sua dama indipendentemente da come lei potrà reagire, dal fatto di essere corrisposto o meno?"
Rispondendo a Sir Guisgard: ho messo la parola contesa tra virgolette, proprio perché, appunto, non la vedevo come tale, semplicemente penso che si possa esprimere il proprio pensiero, e "battersi per esso" (sempre tra virgolette) senza elargire offese, le quali, riconfermo, non mi toccavano e non mi toccano.
E' solo questione di forma :smile:
Temo siate in errore, non ho mai frequentato questo forum.

Guisgard 03-09-2014 02.44.22

Messere, tranquillo, avevo ben compreso l'uso delle virgolette da parte vostra.
Ma vorrei sottolineare una cosa.
Per quanto mi riguarda voi potete argomentare su tutto ciò che volete e paragonare qualsiasi figura letteraria con chi più gradite, che sia Lancillotto con Tristano, il Cid con Don Chisciotte o Zorro con Garibaldi.
Vi chiedo però la compiacenza di essere più rispettoso quando vi rivolgete al vostro interlocutore, senza permettervi di definire se sia modesto o presuntuoso.
Sinceramente mi secca non poco essere etichettato da chi non conosco come immodesto o roba simile.
E la presenza di faccine o meno non cambia di molto le cose.
Io non ho offeso nessuno, anche perchè prendere informazioni da internet piuttosto che da un libro, da un film o da un fumetto non è affatto denigratorio.
Il mio era un ragionamento generale, riguardo all'uso che si può fare della rete e del mastodontico materiale in essa contenuta.
Poi da dove attingete per le vostre discussioni a me fondamentalmente interessa poco o niente.
Ognuno è libero di fare ciò vuole.
Tutto qui.
Chiudo scusa per l'ot, ma la precisazione era doverosa.

Taliesin 03-09-2014 14.16.56

Probabilmente ultimamente sono stato troppo a lungo rapito dalle meree e dagli ingorghi della mia anima che hanno risucchiato il ricordo primordiale della "Tenzone", intesa nella mia mente temporale e dirocattata nel senso del puro stile Dolce Stil Novo, molto simile a quella che Forese Donati ebbe con Dante Alighieri, che leggermente distaccandosi dai primi amorosi sonetti, volle intraprendere un'avventura nel territorio poco esplorato della Poesia Realistico Giocosa...Ed oggi, in questi ingorghi di parole e di maschere pirandelliane, ritrovo solo la stoltezza e la presunzione dell'Uomo Moderno, che sotto lacere spoglie, si riaffaccia prepotentemente alla ribalta soltanto per mostrare le piume di raffinato pavone, dietro le sembianze di pettirosso da combattimento.

Chretien de Troyes ebbe la colpa, se di colpa in mezzo alle colpe possiamo parlare, di sostenere ricambiato un sentimento d'amore del suo mecenate francese che portava il nome di Marie. Ma prima di arrivare al Seggio Periglioso, per questo sentimento, ebbe molti nemici e molte invidie poichè divenne "il primo trai poeti del paese" mentre i meschini vollero vedere oltre i suoi scritti quello che lui, in cuor suo, non avrebbe mai pensato ne' osato pensare.

Anche oggi, in questa Camelot moderna tra facili allusioni e copiaticci di circostanza, la Storia si ripete, tra Buoni o Cattivi, tra Giusto o Sbagliato...Questo è solo l'inizio.

Taliesin, il Bardo

Guisgard 03-09-2014 17.05.44

Taliesin, avete ragione.
E mi prendo la totale responsabilità per quanto accaduto.
Al di là di tutto, avrei dovuto comprendere subito l'inutilità di alimentare questo genere di discussioni.
Chiedo dunque scusa a tutta l'utenza per la piega che questo topic ha preso, a discapito dei veri valori cortesi, che non riguardano solo l'Amore e la dama, ma anche il rispetto, l'umiltà e la capacità di giudizio.
E sicuramente non valeva la pena di appesantire in questo modo questo bellissimo e straordinario argomento.
Per questo chiedo a tutti di non andare più ot.
Da ora ogni altro fuori tema sarà rimosso per non travisare oltre l'argomento trattato in questo topic e lasciarlo puro e meraviglioso come lo concepì l'immortale genio Cortese.

Altea 03-09-2014 17.17.58

Citazione:

Originalmente inviato da Galgan (Messaggio 65035)
Vi è poi un concetto, che avrei piacere di approfondire, e che se vogliamo si riallaccia anche alle figure di Orlando e Angelica, ed è il seguente:
"Ginevra lo corrisponde, ma pensateci, è fondamentale per un cavaliere?
O forse un cavaliere si vota alla sua dama indipendentemente da come lei potrà reagire, dal fatto di essere corrisposto o meno?"

Si, siete partito con questa domanda a cui ho pensato molto..al giorno d'oggi dove l' Amore non ha poi questa importanza così forte si dovrebbe dire "no".
Ma per un cavaliere l' Amore per la propria dama era incondizionato e assoluto, anche se non corrisposto poichè attraverso esso il vero cavaliere era in grando di operare grandi imprese e ad esso egli si votava.

Galgan 03-09-2014 23.31.28

Un fiume ha sempre due sponde, messer Guisgard, quindi non ha senso che vi addossiate tutte le colpe.
Messer Taliesin, devo dire che il vostro argomentare mi ha profondamente colpito, regalandomi momenti di riflessione, riflessione che poi, ha generato consapevolezze.
In effetti è come dite: "la stoltezza e la presunzione dell'Uomo Moderno, che sotto lacere spoglie, si riaffaccia prepotentemente alla ribalta soltanto per mostrare le piume di raffinato pavone, dietro le sembianze di pettirosso da combattimento".
Ben inteso, non rinnego il concetto esposto, perché frutto di letture a me gradite, e delle quali condivido gran parte dell'esposizione, ma il modo, l'atteggiamento avuto nel difendere questo concetto.
Ho detto che l'interlocutore non peccava di modestia?
A mia volta, non l'ho fatto nemmeno io.
Ho visto arroganza e senso di superiorità in chi stava discorrendo con me?
Ho voluto "combattere" questi sentimenti, a mia volta, con arroganza e senso di superiorità.
Ho visto offese?
A mia volta, ho offeso.
Non c'è niente di nobile, in tutto questo.
A quanto pare, per quanto mi riguarda, la strada per la Sublimazione dell'animo, e degli intenti, è ancora lunga; lunga e tortuosa.
Grazie comunque, per lo spunto di riflessione.
Tornerei ora all'argomento trattato, rispondendo a dama Altea:
Concordo con voi, e non solo, sono d'accordo anche quando affermate che l'amore che Ginevra corrisponde a Lancillotto non è lo stesso che il cavaliere le dona, perché anzi, a mio parere, in alcuni momenti la regina è piuttosto tirannica nei suoi confronti.
Ed è per questo che penso che tra la cavalleria della tavola rotonda la massima sublimazione dell'Amore sia quella di Lancillotto (don Chisciotte nella cavalleria in generale), perché da senza chiedere, almeno non nella risposta di ciò che da.
E' un Amore che da nella gioia di dare, anche nell'incertezza di un ritorno.
Mi sembra di capire, invece, che voi vedete questa sublimazione dell'Amore in Tristano e Isotta, perché la vedete come una sublimazione di due anime, unite in un sentimento potente e lacerante che arricchisce e sconvolge entrambi, dico bene?


AVVISO DEL MODERATORE:

(Messer Galgan, la vostra voglia di giustificare a tutti i costi il vostro operato e l'ossessione di ribadire per l'ennesima volta come i vostri scritti siano frutto di letture e non di ricerche in internet vedo va a discapito anche dell'appello di un moderatore nell'evitare nuovi ot.
Comportamento da vero cavaliere, non c'è che dire.
Avrei potuto rimuovere questo vostro ot come da regolamento visto che avevo pregato tutti di non andare più fuori tema, ma preferisco lasciarlo qui, affinchè tutti leggano il vostro modo di fare.
Affermate di avere anche voi delle colpe, eppure neanche tanto velatamente ribadite di essere stato spinto ad agire così perchè offeso e provocato.
Di aver risposto a immodestia con immodestia, a senso di superiorità con senso di superiorità.
Bella dimostrazione d'umiltà cavalleresca.
Mi sono preso ogni responsabilità per aver alimentato questa discussione che di Cortese ha poco o niente, pur di non leggere più i vostri sproloqui e i fiumi di parole che partorite per giustificare il vostro operato.
Ma pare che voi vogliate per forza avere l'ultima parola.
Ma vi avverto, un altro ot e non solo rimuoverò il fuori tema, ma utilizzerò anche il regolamento assegnandovi un'ammonizione.
Ci sono delle regole qui e quando un moderatore da delle disposizioni per preservare il tema di una discussione allora gli utenti sono tenuti a rispettarle.
Dunque se necessitate di ulteriori spiegazioni e chiarimenti siete pregato di contattarmi in privato e di non appesantire oltre questo topic con nuovi ot.
Spero di averlo scritto in una forma chiara e comprensibile.
Grazie.)



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