Camelot, la patria della cavalleria

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lady rainbow 05-05-2010 15.23.26

gli amanuensi..
 
Sono affascinata fin da bambina dalla nobile arte delle scrittura...la mia ricerca odierna nasce dalla considerazione del lavoro degli amanuensi o copisti,ho una profonda ammirazione nei loro riguardi,d'altronde la maggior parte dei poemi che in antichità erano tramandati a voce sono stati fermati su carta grazie alla loro opera(e ricordiamoci che lavoravano in condizioni disumane,non esistevano penne,nè lampade,la stampa non era ancora stata inventata)...quindi tutta la mia stima postuma va a loro!!

L'amanuense o il copista, prima della diffusione della stampa, era la professione di chi copiava manoscritti per mestiere, a servizio di privati o del pubblico.
Nell'antichità classica la professione di amanuense era esercitata dagli schiavi, dopo le invasioni barbariche fu coltivata soprattutto in centri religiosi (in particolar modo le abbazie dei Benedettini) e nel XIII secolo si sviluppò una vera e propria industria di professionisti.
La parola amanuense deriva dal latino servus a manu, che era il termine con il quale i romani definivano gli scribi. Questi monaci vivevano molte ore della giornata nello scriptorium (una particolare stanza presente in alcune strutture religiose che si trova in una posizione tale da catturare più luce possibile, utile durante il processo di copia degli antichi codici) ed a loro che svolgevano questo lavoro era permesso di saltare alcune ore di preghiera. All'attività degli amanuensi si lega il personaggio romano Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, che fondò a Squillace, in Calabria, il monastero di Vivario dedicato allo studio e alla scrittura. Qui istituì uno scriptorium per la raccolta e la riproduzione di manoscritti, che fu il modello a cui successivamente si ispirarono i monasteri medievali. Durante il XIV secolo e il XV secolo, l'arte della copia degli antichi testi aveva raggiunto il suo culmine, i libri infatti dopo essere copiati dagli amanuensi, erano controllati sul piano grammaticale dai correctores (questo avveniva perché in quei tempi, dato l'ottimo salario degli amanuensi, molti semianalfabeti si diedero a questa attività) per poi essere miniati dai miniatores. Inoltre, presso le università, gli alunni per poter mantenere i propri studi copiavano, traducevano e miniavano molti codici.
A volte era aiutato da un altro confratello che, mentre dettava, controllava eventuali errori del testo. Ogni giorno un amanuense riempiva quattro fogli di pergamena che misurava mediamente dai 35 ai 50 cm., in altezza e dai 25 ai 30 cm. di larghezza. Ogni libro era trascritto da un solo amanuense, mentre le decorazioni, a volte, potevano essere realizzate anche da altri monaci. Il tutto con grande fatica, come ci dice uno di loro: "Annebbia la vista, incurva la schiena, schiaccia le costole ed indolenzisce il corpo".
Certo, a volte realizzavano dei veri e propri capolavori, come il piccolo libro, grande come un francobollo che abbiamo visto a Montecassino in cui c’è trascritta la preghiera del Padre nostro.
Allo scopo di dimezzare i tempi di produzione un codice talvolta veniva dato da trascrivere dividendolo fra due amanuensi: ciascuno ricopiava la metà affidatagli e poi le due copie venivano riunite. Questo sforzo collettivo appare ancora più evidente per i grossi codici di lusso che richiedevano anche l'intervento dei miniatori, i quali entravano in gioco solo dopo che l'opera era stata completamente ricopiata dagli amanuensi.

I libri venivano solitamente scritti in quattro modi:
  • La scrittura onciale, usata in Irlanda e in Inghilterra.
  • La scrittura beneventana, che si sviluppò nell'abbazia di Mont Cassino.
  • La scrittura carolina, che si sviluppò all' epoca di Carlo Magno.
  • La scrittura gotica, che si diffuse dopo la nascita delle università, quando aumentò la richiesta dei libri.
Gli amanuensi dopo aver finito il processo di scrittura, rilegavano le pagine e creavano una copertina: essa poteva essere tutto in oro battuto, in lamine di bronzo e angoli d'argento, o semplicemente in materiale
I libri venivano solitamente scritti in quattro modi.

Tale lavoro era molto costoso: per esempio un nobile alla metà del 1300 pagò un libro 200 pecore, più una gran quantità di grano e segale. Eppure proprio in questo periodo incominciarono a fiorire molte biblioteche private, in quanto, pur se molti nobili non sapevano né leggere e né scrivere, possedere dei manoscritti era simbolo di potere e rispetto.

fonte:www.comune.rocchettaavolturno.is.it/decaprio100/gli_amanuensi.htm
it.wikipedia.org/wiki/Amanuense

Talia 05-05-2010 19.03.21

...e qui si potrebbe aprire una parentesi sul mondo della calligrafia da far girare la testa!
Quanti e quanto meravigliosi sistemi di scrittura sono stati usati nel tempo... lady rainbow ne ha giustamente menzionati quattro, ma come dimanticare la cosiddetta 'Rustica', la scrittura maiuscola dipinta e incisa già dal I secolo e fin'oltre al VI? O la bellissima 'Cancelleresca', quella scrittura rotondeggiante e morbida utilizzata a partire dal 1400 presso le cancellerie e sviluppata dagli umanisti fiorentini? La precisissima 'Umanistica', tratta dal celeberrimo codice di Ludovico degli Arrighi (1520), e le scritture nordiche, la 'Textura' e la 'Fraktur', così spigolose eppure mai rigide...
Che meraviglia! Che meraviglia!
:rolleyes:

Citazione:

Originalmente inviato da lady rainbow (Messaggio 15193)
possedere dei manoscritti era simbolo di potere e rispetto.

è vero! E questo perché i manoscritti erano delle vere opere d'arte!

lady rainbow 05-05-2010 19.14.56

D'accordissimo,Talia...trovo il discorso "calligrafia"molto interessante..da vari punti di vista... mi piacerebbe imparare l'arte della bella scrittura..

Talia 05-05-2010 19.19.05

La calligrafia è un'arte antica e meravigliosa, richiede tempo, pazienza, dedizione, attenzione... Ma poche cose danno soddisfazione come una pagina scritta bene e - magari - con una penna autoprodotta...

Merlino 21-08-2010 14.04.01

Interessante argomento! :smile_lol: Pensare che una volta chi era amanuense era "un gradino superiore" rispetto a tutti gli altri poiché sapeva scrivere. In ogni caso invito a leggere il romanzo e a guardare l'omonimo film "Il nome della rosa", in cui in modo particolare si tratta di libri e amanuensi, e miniatori. Inoltre invito voi tutti a cavalcare sino in Calabria, dove non solo a Squillace ci fu uno scriptorium degno di nota, ma anche a Rossano! Sulle sue montagne infatti vi è l'antico monastero della Madonna del Patire, fondato nel XI secolo da Bartolomeo da Simeri. Lì infatti sorgeva un glorioso scriptorium, tra i più grandi e attivi della mia terra. Ora lì rimane la grande e bellissima chiesa con i suoi mosaici intatti e meravigliosi e qualche resto dello scriptorium. Invito tutti, dame e messeri, a giungere in quel luogo santo, mai profanato dalla mano dell'uomo, che non siano eremiti in cerca della Pace di Dio. Accorrete numerosi dunque in queste terre, dove la montagna è fresca e il mare è cristallino!


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