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Il Tropico Lunare
“Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte.” (Salmo I) PROLOGO La città dai vetri pullulava di macchine, luci, persone, quasi fosse un vecchio film senza sonoro. La tv era accesa e trasmetteva le ultime notizie della sera. “Veniamo alla cronaca...” disse la bella presentatrice “... dopo un anno dalla sua misteriosa scomparsa, nessuna notizia è più giunta riguardo al noto scienziato Hordafren. Il brillante matematico aveva catalizzato su di sé attenzioni e polemiche dopo le sue rivelazioni al mondo accademico circa alcune sue presunte scoperte che avrebbero rivoluzionato l'intero pensiero occidentale, riscrivendo di fatto le più basilari conoscenze della nostra cultura. Tutto ciò attirò su di sé le perplessità di molti suoi colleghi e la condanna delle più alte sfere Ecclesiastiche. Inoltre alcuni gruppi Islamici di studenti Coranici arrivarono persino a minacciare di morte il noto scienziato. E proprio il timore che il professor Hordafren possa essere stato colpito da queste minacce ogni comincia a serpeggiare fra i suoi non pochi estimatori. Ricordiamo che il professor Hordafren è scomparso senza lasciare più tracce insieme all'intero equipaggio dell'Ateon, la nave che lo stava conducendo nell'Oceano Pacifico per i suoi studi ai Tropici. Ed ora passiamo alle notizie sportive...” https://scontent.cdninstagram.com/t5...MzcyOA%3D%3D.2 IL TROPICO LUNARE “Si tratta di acqua primordiale, di almeno mezzo miliardo di anni fa.” (Isaac Asimov, Sogni di robot) EPISODIO I: Orizzonte perduto RETANIA A Retania era un'Estate spettrale e la Luna brillava muta ed indifferente sulla vasta capitale, con misteriosi profumi che aleggiavano su onde inquiete. Silenziose e scintillanti, malefiche ed inargentate le acque maledette dalla Luna accarezzavano le rive in ombra, mentre infiniti e bianchi petali di loto svolazzavano nel vento oppiaceo della sera. Le alte e frastagliate scogliere mormoravano tristezza, quasi invitando a seguire il loro profilo di canne ondeggianti, fiori assopiti ed alghe spumose. E mentre la Luna cominciava a calare ad Ovest e la marea si ritirava dalla riva incantata, in lontananza si stagliavno visioni svelate di guglie perfette, torri festonate di marmo ed alti palazzi inabissati nel cielo crepuscolare. E quel profilo della città appariva simile ad un miraggio perduto, nella morsa della costa di perle e coralli e del bosco profondo ed ancestrale. E proprio nel bosco magico ed ignoto molti erano scappati, in cerca di miti e tradizioni per sfuggire all'orrore che continuava a colpire quelle lande. Solo il bosco sembrava in grado di proteggere quel mondo. La capitale, nonostante la sua inarrivabile bellezza ed il suo seducente mistero, era invece la preda preferita di quel caos primordiale. https://imaginenewdesigns.files.word...nlight-opt.jpg CITTA' DI CAPOMAZDA La città correva tra le sue caotiche strade, tutte articolate fra popolosi quartieri, traffico, grattacieli di vetro ed acciaio, chiese e larghe piazze tutte circondate ed animate da svariati locali, mentre le insegne al neon lampeggiavano con i loro colori assurdi e giochi psichedelici che si riflettevano sul cielo della sera. L'umidità fluttuava tra i monti e la campagna, salendo lenta e dolce ad appannare le prime stelle ed a velare la Luna, senza però intaccare la confusione cittadina, fra le antiche mura della cittadella fortificata e la ricca e moderna metropoli con le sue strutture avveniristiche. L'antenna della radio troneggiava sul brulicante centro urbano, con la gente che indifferente si spostava senza senso sui marciapiedi e fra i vari negozi. Erano giorni di vivacità, nonostante fosse Agosto inoltrato, a causa del III° Simposio Mondiale sulle origini della civiltà, evento di portata internazionale e che aveva attirato in città l'intero mondo accademico storico-scientifico. E qui naturalmente si era discusso anche sulla misteriosa scomparsa del noto professor Hordafren e sulla sua contraddittoria figura. http://www.avia.travel/images/tour/8...-at-night1.jpg +++ |
Il bosco era particolarmente tranquillo quel giorno.
La luce del crepuscolo filtrava fra le fronde degli alberi, creando un'aura incantata, cosa non strana da queste parti, ma era un effetto che riusciva sempre a sorprendermi. Godendo ancora qualche minuto del prato soffice e fresco, mentre gli ultimi raggi del giorno morente giocavano con preziosi giochi di cangianti luminescenze fra le mie ali, arrivai davanti alla Grande Quercia. Sorrisi. Era l'albero più antico del bosco, un albero che solo guardandolo e osservandolo ti infondeva quell'imponenza, quella saggezza tipica delle creature che da tempo immemore sono ospiti della Terra. Poggiai la mano sulla ruvida e confortante corteccia, mentre il sangue fatato che mi scorreva nelle vene veniva riconosciuto, come un antico richiamo, e il passaggio si apriva, mostrandomi la vista mozzafiato del villaggio, Idrial. La cittadina era organizzata in tante piccole casette, intervallate da negozietti e botteghe, ricche degli oggetti più disparati. Ricambiavo con un sorriso i cenni di rispettoso saluto che gli abitanti mi rivolgevano. Mi ero sempre detta che, una volta diventata regina, avrei regnato con la dolcezza e la bontà di mia madre, Miriel, e la determinazione e la fermezza di mio padre, Egnor. Il popolo era felice, sereno, lo si leggeva nei loro occhi, occhi particolari, fatati, impreziositi da quelle screziature che li rendevano, e ci rendevano, diversi dagli altri. Camminai ancora, finchè sull'altura lo vidi. Il Palazzo della Luce. Splendido e luminoso nella sua fattura, che comprendeva esclusivamente oro e cristallo di rocca, con quest'ultimo che con la sua capacità di raccogliere i raggi luminosi e trasformarli in stupendi arcobaleni aveva dato al palazzo il suo nome. http://uploads.tapatalk-cdn.com/2016...09e5a13a7d.jpg Entrai nel grande androne e cercai di capire dove fosse mio padre. Mia madre era scomparsa da alcuni anni ormai, mi mancava, ma i bei ricordi di lei mi aiutavano a sopperire al vuoto che avevo di lei,così rimasi a fissare incantata, come spesso facevo, il suo ritratto. http://uploads.tapatalk-cdn.com/2016...6ce87a5973.jpg Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
Ascoltai attentamente la notizia alla televisione...già.. era da tanto non si avevano notizie di Hordafren ma prima di lui era scomparso mio padre.
Sospirai spegnendo il grande televisore al plasma e assaporando un cocktail fresco guardando il panorama di Capomazda dal mio grande attico a due livelli nel più alto grattacielo.. si doveva preparare il III Simposio Mondiale e avrei avuto un bel pò di lavoro. Mi presento..sono Altea de Ruen, figlia di un famoso studioso storico archeologo di cui si sono perse le tracce durante una spedizione. Ogni giorno vivo nella speranza di rivederlo, mi ha lasciato soldi e le sue passioni ed infatti lavoro alla Università di Capomazda come aspirante archeologa, dove mio padre aveva una Cattedra. Grazie a lui ho imparato la passione per questo lavoro, le armi che so usare perfettamente e l' avventura. Non sono sola, sebbene figlia unica..mi incontro con i miei amici universitari e abbiamo fondato un gruppo privato "La sirena bianca" e ci dilettiamo ad esporre i nostri pensieri e studi. Perchè questo nome? E' il nome del relitto marino trovato da mio padre in una spedizione e dal quale mi portò una strana collana di cui mi disse di non separarmi mai, la porto al collo gelosamente..un giorno saprò il suo significato. Per ora mi diletto nelle mie passioni e divertimenti e nel mio lavoro aspettando quello scossone che renda la mia vita particolare. http://images5.fanpop.com/image/phot...08-500-375.jpg |
Retania
Nella foresta oscura e tetra si nasconde una torre solitaria e inaccessibile: la Torre di Giada, dove la leggenda narra sia nascosto il Cuore di Giada, un manufatto che racchiude al suo interno poteri inimmaginabili.
Si racconta che possa rendere invincibili in battaglia, catturare cuori, accumulare ricchezze, mentre secondo altri si ha un demone al proprio servizio, o ancora le cose più strane: chi dice che possa dare la felicità, rendere immortali, curare i malati, uccidere in un battito di ciglia. Così, molti guerrieri, avventurieri, persino reali hanno cercato in lungo e in largo la Torre di Giada, nel ventre stesso della foresta. La maggior parte di essi è morto o impazzito ancor prima di arrivare alla Torre, ma per quelli che vi sono giunti, la sorte non è stata certo migliore. Si narra che il Cuore di Giada abbia un guardiano. E anche sul guardiano ci sono le leggende più assurde: secondo qualcuno è un potente drago verde, altri parlano di un mostro, o ancora un demone, un gigantesco molosso a tre teste. Comunque sia, nessuno è mai tornato indietro per raccontarlo, generando così le fantasie più assurde. Si narra che il custode del Cuore di Giada sia legato al suo destino, e chi riuscirà a sconfiggerlo potrà poi averlo come schiavo, insieme al Cuore. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...1fba9e3e28.jpg Un’altra mattina è giunta, il sole fa capolino tra le finestre della torre. Un giorno come un altro, in una lunga e ripetitiva trafila che si ripete ormai da anni. A meno che non si tratti di uno di quei giorni. D'un tratto, udii il familiare richiamo del rapace, e mi affacciai alla finestra. Un cavaliere solitario in sella al suo destriero arrivava. Sorrisi. Bramavo e temevo “quei giorni”, gli unici a non essere uguali agli altri, gli unici in grado di rompere la monotonia della mia vita. Mi preparai in fretta, e raggiunsi la sala grande, illuminata da una strana luce verde, data da cristalli che riflettevano la luce del sole. Poco dopo l’uomo arrivò. Quello che si trovò davanti poteva sembrargli surreale. Un lupo bianco con due occhi azzurri, avvolto da una forte luce stellare. Questo era l’incanto del Cuore, in realtà era la custode che lo fissava, con una lancia in mano, intarsiata con simboli antichi, e con alle estremità dei cristalli di Giada. “Chi osa irrompere in questo sacro luogo” la voce del Lupo rimbombò in tutta la sala. “Io sono Sir Gartir e reclamo il Cuore di Giada, per salvare il mio signore che sta morendo…” disse il cavaliere, con un inchino. Era sempre commuovente vedere come gli uomini pensassero che le motivazioni che li avevano portati lì fossero importanti, come se decidessimo di lasciar perdere tutto e consegnargli il Cuore. La verità era che briganti o santi, tutti sarebbero andati incontro al medesimo destino. Il Lupo ringhiò, e lo scontro cominciò. Una danza atavica e primordiale in quello scenario così unico, una danza di morte, di vita e di libertà. Una pioggia di colpi, fendenti, affondi, finte, sangue ferro e giada. Finchè il cavaliere non cadde a terra, agonizzante. Allora il Lupo gli inflisse il colpo di grazia, con i suoi gelidi occhi azzurri. “Pulite tutto..” ordinò ai domestici che stavano nascosti. Il Cuore di Giada era salvo un’altra volta. Quello che le storie non raccontano, del misterioso guardiano del Cuore di Giada, è che non si tratta né di un drago, né di un demone, né di un mostro. Ma di un semplice essere umano, di una donna per di più, condannata a quella vita fin da bambina. Senza mai sapere cosa sia la libertà. Perché il suo destino è legato al Cuore, e se lasciasse la Torre senza essere stato liberata morirebbe, ma essere liberata significava diventare schiava del padrone del Cuore. E a quel pensiero la cattività non sembrava poi così male. Eppure c’era una speranza, un’antica leggenda che le custodi si scambiavano di generazione in generazione, l’unica cosa che le tenesse in vita. La profezia che un giorno il legame si sarebbe potuto spezzare. E allora il Lupo Bianco sarebbe davvero stato libero, padrone del suo destino. Ma non è altro che una leggenda, per centinaia di anni le custodi hanno terminato il loro servizio con la morte. Quando una nuova custode viene istruita, sfiderà il Lupo Bianco e ne prenderà il posto se riuscirà a sconfiggerlo. Deve sempre esserci il guerriero migliore a difesa del Cuore. E non è poi così difficile far sparire bambine per addestrarle ad essere dei guerrieri implacabili. Una custode non smette mai di combattere, al suo trentesimo compleanno, cederà il posto ad una custode più giovane, ma non sarà libera. Diventerà sacerdotessa del Cuore, e resterà nella torre fino alla fine dei suoi giorni. Nessuna di loro è mai stata sconfitta, nessuna di loro è mai stata liberata. Molte infatti consideravano la profezia come un’invenzione di una custode per non impazzire, altre invece ci credono fermamente. Io non so più cosa credere, non conosco nient’altro che il sangue e la cattività. Un lupo non è fatto per essere rinchiuso, dopotutto. Ed io è questo che sono. Un lupo, il Lupo Bianco. Il Lupo Solitario della Torre. L’ultima custode del Cuore di Giada. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...8d783096bc.jpg Quando tornai nella sala, le ancelle avevano gia pulito tutto, lasciandomi come di consueto, la spada del malcapitato. La raccolsi e restai ad osservarla per un lungo istante. Era di pregevole fattura, come molte altre del resto. Così, la raccolsi e raggiunsi la sala più bassa in cui mi fosse concesso entrare. L'ultima sala che vedevano gli intrusi prima di trovarsi al mio cospetto. Qui, a monito, erano appese centinaia di spade, dei cavalieri, dei ladri, dei banditi e persino dei re, che avevano sconfitto le custodi nei secoli per proteggere il Cuore di Giada. Guardai l'angolo dove c'erano tutti i miei trofei con un sorriso, mentre mi apprestavo a sistemare la mia ultima conquista. |
Mi svegliai di soprassalto. Era già mattino. I primo preziosi raggi del sole mi accarezzarono il volto, dandomi un leggero fastidio agli occhi. Non volevo alzarmi. Mi ero allenata così tanto la scorsa sera da non riuscire più a stare in piedi.
Mi alzai con forza, con ancora gli occhi chiusi. Mi affacciai alla finestra e guardai il cielo. Era di un bellissimo azzurro, ma per me era sempre lo stesso cielo triste che vedevo da quel giorno. Andai a vestirmi. Indossai la mia tuta da lavoro verde e marrone, e mi aggiustai i capelli rossi e ribelli. Poi afferrai la spada e la fissai. La spada di mio padre. Forgiata direttamente da mia madre. Distolsi lo sguardo e nascosi la spada dalla pietra particolare nel fodero, e mi avviai. Durante il cammino, mi inoltrai nel villaggio, conosciuto come "la terra della luce" poiché eravamo i prediletti del sole. Non so quanto potesse essere bello questo fattore, ma al mio popolo piaceva credere così. Mentre camminavo, mi sentì pizzicare le lunghe orecchie a punta. Mi voltai, credendo di essere chiamata, ma mi resi conto che era solo la mia fantasia. Lui non c'era più, ma non riuscivo ancora ad accettarlo. Il mio sorriso era scomparso dal mio volto ed il dolore non sbiadiva il suo volto. Il volto dell'uomo più importante della mia vita: mio padre, Marlax. Il solo eroe in grado di proteggere il nostro mondo di luce da quello oscuro. Perso durante una tremenda battaglia. Mentre rimuginavo sulla sua morte e le sue geste eroiche, giunsi alla base di controllo, dove anche oggi avrei fatto da vedetta per proteggere il nostro villaggio, la terra di Lumus. Inviato dal mio LG-K120 utilizzando Tapatalk |
Il palazzo era avvolto da un'aura incantata, formata da infiniti granelli di sabbia magica.
Ogni giorno veniva fatta fluttuare sull'intero palazzo, rendendolo non solo invisibile a coloro che non appartenevano al Piccolo Popolo, ma anche invalicabile. E mentre Gwen fissava il ritratto di sua madre, un elfo, dalla figura assopita e slanciata, la raggiunse. “Bentornata, principessa.” Disse con un lieve inchino. “Sua maestà ti stava aspettando... prego, ti condurrò da lui.” Così, attraverso un lungo corridoio, Gwen fu condotta in una grande sala di quarzo ed alabastro. Re Egnor era sul suo trono d'aria, circondato dagli gnomi che lo affiancavano come consiglieri ed al suo cospetto vi erano alcuni nani della selva. Ma nel vedere sua figlia, Egnor le sorrise e con un cenno la fece avvicinare. “Dimmi...” fissandola “... com'è andato il tuo viaggio per il bosco? Ti sei divertita? Attendevo con ansia il tuo ricordo... solo quando sei qui con noi io ti sento al sicuro. Strane storie si raccontano oltre i confini del nostro villaggio...” Ed i nani annuirono preoccupati. |
La collana che il padre aveva lasciato ad Altea era particolarmente curiosa.
Da essa pendeva un silicio nero e lucidissimo, grande si e no come un dattero, sul quale erano impressi oscuri segni di uno sconosciuto sistema di geroglifici. Nessuno degli studiosi che avevano potuto studiare quel misterioso monile erano riusciti ad inquadrare quei geroglifici in una qualche lingua conosciuta o almeno riconducibile ad un gruppo noto. Una particolarità che quella collana presentava era la sua capacità di cambiare colore una volta entrata a contatto con l'acqua. Da nera infatti diventava di uno strano colore ambrato. Ad un tratto qualcuno suonò al citofono. |
Ero ancora intenta a fissare il quadro, quando un elfo mi raggiunse, avvisandomi che mio padre mi cercava.
Mi feci condurre così da lui, mentre la sabbia magica, utile a celare il palazzo, fluttuava leggera come pulviscolo. Lo vidi seduto al trono, accerchiato dai suoi consiglieri e da alcuni nani della selva. Sorrisi appena e presi le sue mani nelle mie. "Sì, il bosco era molto tranquillo oggi" annuii "Dai, non preoccuparti, non mi succederà nulla" sorridendo incoraggiante. http://uploads.tapatalk-cdn.com/2016...3f6f30bb7f.jpg Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
Mi rinfrescai il viso e una goccia cadde lentamente dal viso sul collo, vidi la pietra farsi ambrata...divenni seria..possibile nessun luminare al Simposio mi avrebbe aiutata a decifrarla.
Ad un tratto uno squillo di citofono, toccai un display per vedere chi fosse..la tecnologia a volte era una gran comodità. |
Un battito d'ali catturò l'attenzione di Clio.
Allora il gufo si posò sul davanzale della finestra, restando a fissare la ragazza con i suoi grandi occhi indagatori. “Quanto chiacchierano i mercanti del Nord...” disse Abelardo il gufo “... sono capaci di camminare per giorni con le loro carovane senza smettere mai di parlare. Di cosa poi? Miti e leggende. Bah, ecco perchè il mondo va a rotoli. Ormai la ragione è poco più che un peso per molti. Di questo passo finiremo col vivere in un mondo fatto di favole e superstizioni. Pensa un po', raccontavano di un intero villaggio, meta del loro viaggio per scambiare merci, trovato completamente distrutto dal fuoco. A sentir loro è bruciato in una manciata di minuti, come se dalla terra fossero emerse le fiamme del'Inferno per consumarlo all'istante. Bah..." insofferente. |
Sistemai la spada, guardandola soddisfatta, quando un battito d'ali catturò la mia attenzione.
"Buongiorno, Abi.." gli sorrisi. Abelardo il Gufo era l'unico amico che avessi, l'unica persona con cui parallassi da più di dieci anni ormai. Escluse le mie vittime, s'intende. Ma lì non si facevano grandi conversazioni, più che altro erano presentazioni reciproche. Neanche reciproche perché quelli se ne andavano nella fossa senza sapere il mio nome. Senza che avesse alcuna importanza per loro. Senza nemmeno vedere il mio viso. E le ancelle? Vogliamo parlare delle ancelle? Sono di una compagnia unica, con quella lingua mozzata che si ritrovano. Non so di chi fosse questa idea, ma pare che la custode del Cuore non debba parlare con anima viva. Chi sa mai perché. Fortuna che c'è Abelardo, pensai guardando il gufo. I miei occhi e le mie orecchie sul mondo intero. "Già, non dirlo a me, i mercanti non fanno che chiacchierare, guarda non li sopporto..." sarcastica. "Un intero villaggio distrutto dal fuoco?" stupita "Questo sì che è strano...". Sospirai. Da una parte volevo sapere cosa accadeva nel mondo, dall'altra era sempre malinconico sapere che fuori di lì c'era un mondo che non avrei mai visto. "Vieni, oggi niente allenamenti, ne ho accoppato un altro.." indicando la spada. "Andiamo di sopra.." sorridendo. Così mi avviai verso la parte più alta della torre, dove passavo la maggior parte del mio tempo. A contemplare diversi significati della parola solitudine. E noia, anche quella andava studiata ben bene. Lasciando così quella strana sala, così inquietante con tutti i suoi macabri trofei. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...4309effdba.jpg |
Nyoko raggiunse la base di controllo, da dove si poteva osservare una buona fetta di bosco e dunque sorvegliare l'ingresso al villaggio.
Ad un tratto sentì un cigolio. Un attimo dopo un carretto emerse dalla boscaglia. A guidarlo erano due contadini e trasportavano frutta ed ortaggi. “Salute...” disse uno dei due a Nyoko “... ci siamo persi in questo bosco... sapreste indicarci la via per la capitale Retania?” |
Egnor strinse le mani di Gwen, fissandola.
“Non è consigliabile tanta sicurezza...” disse intervenendo uno dei nani “... certo, nel vostro reame fatato siete tutti al sicuro, ma fuori... a Retania la sicurezza è ormai un miraggio... oscure creature sorte dal nulla hanno raggiunto le sie lande, seminando distruzione e morte... la capitale più volte è stata attaccata e solo con difficoltà i suoi cannoni ed i suoi aerei sono riusciti a respingere gli attacchi... ma temo non potranno respingerli per sempre...” “Queste oscure creature” Egnor “da dove giungono? Nessuno lo sa?” “Sire, molti credono sia la profezia...” mormorò il nano. |
Ero giunta alla base quando un cigolio colse la mia attenzione. Due contadini su un carretto pieno di frutti di ogni genere mi chiesero informazioni sulla capitale. Ricordo di essere passata di lì durante uno dei miei pochi viaggi, e mio padre era sempre lì a offrire servizio al re. Gli indicai la strada, oltre il fitto bosco. Il cammino era lungo un giorno dal nostro villaggio e a volte non molto sicuro.
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Ascoltai le parole dei nani.
Ultimamente in effetti le voci circolavano a Idrial e non erano certo positive. Dovevamo stare attenti. Poi, mi bloccai per un attimo, e voltandomi dopo verso mio padre. "Di quale profezia parlano?" chiesi, interdetta. Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
Altea sul display del citofono riconobbe un ex assistente di suo padre oggi divenuto docente: Raspion.
Era giù ed attendeva di poter salire. |
Premetti un pulsante e dissi.."Potete salire, Raspion".
Feci aprire la porta dalla mia cameriera Petronilla, mi chiedevo il motivo di quella visita..forse era dovuta al lavoro. Feci accomodare il docente nell' ampio salone.."A cosa devo questa visita? Avete bisogno di me all' Università" porgendogli il bicchiere. |
Clio ed Abelardo raggiunsero la parte alta della torre, dove si poteva vedere la foresta ed il cielo.
Era un caldo mattino d'Agosto e la vegetazione intorno al dongione era verde, pulsante e rigogliosa. Ad un tratto arrivò una delle ancelle. Restò immobile, impossibilitata a parlare com'era, fissando Clio. Con lo sguardo allora le chiese di seguirla di sotto. |
Salimmo nelle mie stanze, e stavo già pensando a come passare il tempo.
Mi piaceva uscire nel mio giardino segreto, da cui potevo osservare la foresta intorno a noi, potevo sognare i posti di cui mi aveva parlato il gufo oltre quegli alberi fitti, sognare di poter uscire, di poter scoprire il mondo. Scossi la testa. Era inutile che mi perdessi in certe fantasticherie. La mia vita era lì, nella torre, la mia vita apparteneva al Cuore. Arrivò una delle ancelle a distogliermi dai miei pensieri. Con la sua classica parlantina, poveretta, mi fece capire che dovevo seguirla. Così annuii, con fare solenne, e la seguii, per le impervie scale. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...c6930dc7e2.jpg |
Nyoko indicò la strada per la capitale ai due contadini e queli subito ringraziarono la ragazza.
Ad un tratto si udì un forte ed insolito sibilo fendere l'aria. Un attimo dopo un veicolo velocissimo attraversò il cielo poco più avanti del villaggio. “E' uno dei caccia di Retania...” disse uno dei due contadini “... insolito che passino da qui... questo è il punto più remoto della foresta e dell'intera regione... mi chiedo cosa lo abbia spinto a volare fin qui...” pensieroso. “Forse la capitale sarà stata di nuovo attaccata...” mormorò l'altro contadino, fissando il veicolo volare via verso la costa, dove sorgeva la capitale. http://cdn-live.warthunder.com/uploa.../Banshee_2.jpg |
Calai la testa cercando di sorridere, ma senza riuscirci. Poco dopo un veicolo volante, solcó il cielo attirando la nostra attenzione. Non avevo mai visto quegli aggeggi e mio padre mi aveva sempre avvertito di starvi lontano.
Un nuovo attacco? Chissà cosa stava succedendo nella capitale. Inviato dal mio LG-K120 utilizzando Tapatalk |
Clio seguì l'ancella fino alla fine di una lunga scalinata, ritrovandosi nei sotterranei della torre.
Qui trovò una delle sacerdotesse. Era stata una guardiana tempo fa, costretta ad indossare la tunica sacerdotale per aver raggiunto l'età di trent'anni. Viveva nella cripta sotterranea e solo raramente, in modo eccezionale, poteva proferire con la guardiana. “Forse l'hai dimenticato” disse a Clio “ma hai raggiunto il tuo sedicesimo duello... è raro giungere a tale soglia... per questo ti spetta ciò che le antiche tavole hanno imposto... un nuovo corredo...” Sollevò il velo sul tavolo in pietra, scoprendo una spada ed uno scudo. “Questa” indicando la spada “è Damasgrada la diletta, la spada del Lupo Bianco... è questo scudo è Tamasco, l'impenetrabile... da secoli non conoscono sconfitta... portali con devozione e valore...” http://farm9.staticflickr.com/8244/8...05db6054_z.jpg |
Egnor fissò sua figlia Gwen.
“Un'antica profezia riguardo Retania...” disse “... millenni fa queste terre erano sotto la ferocia di creature mostruose... cataclismi ed eventi simili li spinsero pian piano ad un lungo letargo nelle viscere di questo mondo... una profezia però favoleggia del loro ritorno ad opera di un demonio che giunto dal mare li desterà dal loro primordiale sogno...” “I segni, maestà, parlano chiaro...” fece uno dei nani “... la profezia si è avverata già...” |
Ascoltai mio padre perplessa.
Davvero era successo tutto questo? E il resto stava per accadere. Anzi, a sentire il nano, era già successo. "Come potete esserne certo?" Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
Seguii l'ancella fin nei sotterranei.
Da quanto tempo non scendevo laggiù? Anni, sicuramente. Mi chiedevo se non fosse successo qualcosa. Poi trovai una sacerdotessa. Che strano sentire una voce diversa. Poi spalancai lo sguardo a quelle parole, e a quella vista. Una splendida spada, e uno scudo. Più belli di quanto non avessi mai visto. Sorrisi, ma restai composta e annuii. "Lo farò.." dissi soltanto, solennemente. Il mio sguardo era serio, ma in realtà mi sentivo come una bambina che aveva appena ricevuto il suo regalo di compleanno. Non vedevo l'ora di andarli a provare. Così, con un movimento leggero, quasi con timore reverenziale, presi la spada nella destra, e lo scudo nella sinistra. |
“Ci sono venti di guerra...” disse uno dei contadini all'altro “... dici che conviene raggiungere la capitale? Io non ne sono più così certo...”
“Dobbiamo vendere questa roba o finiremo senza quattrini...” l'altro. “Si, ma non siamo guerrieri e da quanto ho capito nella capitale tira una brutta aria...” il primo contadino. “Magari potremmo assoldare qualche mercenario che ci accompagni...” il secondo. Tutto ciò sotto lo sguardo di Nyoko. |
“La capitale” disse il nano a Gwen “è stata attaccata più volte. E' il segno che le creature si sono ormai risvegliate...”
“C'è un modo per fermare tutto ciò?” Chiese il re. “La profezia accenna ad un guerriero, un predestinato a combattere...” il nano “... e noi abbiamo abbandonato il nostro villaggio per cercarlo... e purtroppo crediamo di averlo trovato...” “Purtroppo?” Ripetè il re. “Si, sire...” annuì il nano “... perchè non è colui che immaginavamo di trovare...” |
“Aspetta...” disse la sacerdotessa a Clio “... devi sapere una cosa... per quanto potente sia Damasgrada, io ho visto in sogno un'altra spada... una spada indistruttibile per chiunque a questo mondo... prega che mai Damasgrada debba incrociare con quella la sua lama...”
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Raspion annuì ad Altea, prese il bicchiere e cominciò a sorseggiare.
“Sono venuto qui perchè l'università ha organizzato una spedizione nel Pacifico per cercare il professor Hordafren...” disse “... io sono stato nominato responsabile della spedizione, quindi la guiderò io... e vorrei chiedervi di unirvi a noi... tra alcuni documenti del professore scomparso vi sono disegni che raffigurano una collana come quella che indossate voi... probabilmente il professore ne conosceva le origini ed il significato...” |
Il bosco pareva avvolto in un sonno incantato, uomini e animali al unisono nel buio che precede l'alba.
Quello era il momento più magico della giornata, nel quale mi concedevo il lusso di pensare, senza aver nessuno che mi disturbasse. Amavo restare sotto la protezione della Luna, seduta su un ramo alto della quercia che stava accanto alla mia casa. Mi ci arrampicavo sempre a quell'ora, quando ormai il sonno per me era svanito e iniziavano a formarsi gli incubi. Così stavo sveglia, a osservare il cielo e la terra sotto di me. La calma notturna serviva a rigenerarmi e a prepararmi per affrontare la giornata, che di certo sarebbe stata impegnativa. Un tempo, a tratti neanche molto lontano, con la mia famiglia vivevamo tutti nella capitale. Sembrava una bella vita, agiata e serena ma poi venne l'attacco, di notte, rapido e veloce, inatteso e brutale. Era quasi l'alba quando la nostra vecchia casa fu distrutta e con essa la vita di mia madre e dei miei due fratelli. A restare, ai piedi di cumuli di macerie, c'eravamo solo io e mio padre, che da allora non fu più lo stesso. E ora eccoci in questo villaggio, a riabitarsi ad una vita nuova, più semplice di quella nella capitale, a reinventare noi stessi. Non era stato semplice sulle prime ma con il tempo gli abitanti del villaggio ci avevano accettati tanto che a volte pensavo di vivere lì da sempre. Indaffarata nel lavoro poi avevo poco tempo per ripensare al passato, per soffrire, perché bisognava andare avanti, sempre e comunque. Già nella capitale il lavoro di mio padre era ritenuto quello di un folle e qua al villaggio era visto con stranezza, bollato come magia. Ma per mio padre quella era scienza, anche se spesso lui stesso utilizzava quella parole in modo spropositato. Avevo persino dei dubbi che sua stessa professione esistesse prima di lui. Criptozoologo. Uno studioso alla ricerca di animali che vivevano forse solo nei miti e nelle leggende. Non acevo mai osato contraddire mio padre ma io ero la prima ad essere scettica. Tuttavia vedere il suo entusiasmo e il suo impegno mi contagiava e inevitabilmente ero finita per assisterlo nei suoi studi. Mettendo da parte la pura razionalità e aggiungendo un po' di fantasi, quello era davvero un lavoro fantastico, non ci si annoiava mai e tutto poteva essere una sorpresa. La nostra piccola casa bel bosco pullulava di antichi testi, ossa di dubbia provenienza, mappe e manoscritti. Tutti reperti che narravano di animali estitnti o addirittura mai esistiti secondo la coscienza comune. Ma non secondo della di mio padre, Oberon, che si ostinava a cercare. Dopo l'attacco nella capitale poi, la sua ricerca era divenuta quasi ossessiva, leggeva e rileggeva più volte al giorno un passo, riguardante la profezia di Renania. Sosteneva infatti che l'eroe solo non sarebbe bastato, che aveva bisogno di un compare, come Pegaso Perseo. E mio padre si sentiva in dovere di trovare questo mitologico compagno per l'eroe sconosciuto che ci avrebbe salvati tutti. http://images2.fanpop.com/images/pho...-1454-1467.jpg Saltai giù dall'ultimo ramo, orami era l'alba, presto il villaggio si sarebbe messo in moto. Entrai in casa per preparare la colazione e iniziare con gli studi di alcuni testi talmente vecchi che rischiavano di rompersi al solo tocco delle dita. La mia stirpe era sempre stata caratterizzata dall'amore per lo studio e il mistico, non era solo una mera passione ma un marchio che ci passavamo sulla pelle. Intricati disegni arabesci, intrecci e linee scure correvano sulla nostra pelle, in tutto il corpo, perché noi eravamo i portatori del sapere e della tradizione. Un clan un tempo rispettato e onorato quasi al pari dei re, ora visto con sospetto da una parte e invidia dall'altra. Tra i nostri antenati figuravano sacerdoti, filosofi, letterati, inventori, guaritori, consiglieri, saggi e cantastorie. Ognuno di loro, a suo modo, aveva dato un contributo al patrimonio culturale di Renania. Ed io volevo assolutamente fare la mia parte anche se mi sentivo come bloccata seguendo la vocazione paterna. Per fortuna buona parte del lavoro era incentrato proprio sullo studio dell'antico ma anche di un ipotetico futuro, e questo mi piaceva parecchio. Spesso mi dilettavo ad immaginare nuovi scenari per il nostro mondo, popolato da uomini privi di superstizioni, nel dominio della ragione, dello sviluppo. Sognavo un mondo dove le persone non dovevano spezzarsi la schiena per un pezzo di pane secco, dove tutte le voci venivano ascoltate a pari merito. Ma non mi limitavo ad immaginare, mettevo su carta le mie idee. Avevo pubblicato un libro di avventure fantastiche nel futuro lontano, quando ancora vivevo nella capitale, sotto lo pseudonimo di Karishma Jones, un nome che secondo il mio editore evocava bene l'esoticità del mio aspetto e dei miei racconti. Mio padre infatti non approvava questo mio "divagare in avanti", lui pensava solo ai suoi animali misteriosi. Per me invece il mondo poteva offrire molto di più e lo studio del passato era solo un modo per capire il presente ma soprattutto intravedere il futuro. http://2.bp.blogspot.com/_IWn1UTEW0R...71f2n8xph1.jpg |
Ascoltai i due mercanti discutere sulla eventuale possibilità di guerra nella capitale. Sembrava che mi stessero parlando indirettamente. Ma non potevo lasciare le mie terre, e di certo non l'avrei fatto da sola.
"Perdonatemi..." dissi poi riprendendo la loro attenzione. "...Il mio lavoro mi aspetta. Scusate se non posso esservi più di aiuto di così. Spero possiate arrivare alla capitale senza impicci ne affanni." salutai e mi avviai verso le grandi mura, cercando di non voltarmi. Inviato dal mio LG-K120 utilizzando Tapatalk |
Poggiai il bicchiere sul tavolo guardando il professore stranita toccando la collana.."Hordafren stava studiando sulla mia collana..una cosa alquanto strana. Sapete ho sempre avuto timore sia portatrice di qualcosa di negativo." Ci fu un attimo di silenzio.."Comunque partirò con voi..ma non vi era accennato nulla sulla collana?"
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Beh ma che problema c'era se lo avevano trovato?
"Chi vi aspettavate di trovare? E cosa vi ha deluso di lui?" chiesi curiosa, affascinata da questa figura, chiunque fosse, destinata a grandi cose. Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
Ascoltai attentamente le parole della sacerdotessa.
Corrucciai la fronte con aria seria. Una spada indistruttibile? Ecco, ci mancava quella... Non avevo mai davvero preso in considerazione l'idea di poter essere sconfitta, che potesse esserci qualcosa persino peggio di quell'esistenza fatta si sangue e solitudine. Già, perché cosa c'è di peggio della schiavitù? Quello era il destino che mi aspettava se mi avessero battuta, quello era ciò che temevo più di qualunque altra cosa. A meno che... Scacciai rapidamente quel pensiero, non sapevo se credere o meno alla profezia. E non era certo il momento di pensarci, mi rimproverai mentalmente. "Se quel giorno verrà.." dissi solennemente alla sacerdotessa "Sarà ciò che il cuore vorrà... nulla accade se non piace al cuore..." risposi, quasi a cerare sicurezza in quelle parole rituali. No, non sarei stata io a disonorare centinaia di anni in cui le custodi hanno difeso il cuore, senza mai fallire. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...be20116362.jpg |
Era impossibile restare fuori, quel mattino. Il ponte della Seagull somigliava ad un inferno, con il sole che picchiava forte e l'aria afosa. Rientrai subito all'interno, accolta dalla frescura dell'aria condizionata e dalla musica di Simon & Garfunkel nel mitico Concert in Central Park.
Zora, la giornalista incaricata di seguire il servizio, era intenta a leggere una rivista di moda. "Il ponte sembra una chiatta incandescente, è impensabile uscire..." dissi rivolgendole la parola. "Ma la cosa che più mi urta è che quel deficiente abbia scelto l'unico posto sulla faccia della terra in cui non è possibile arrivare in aereo... ho capito che serve uno scenario incontaminato, ma diamine, possibile che per trovare il luogo adatto ci sia stato bisogno di arrivare ai confini del mondo? Attraversare tutto il Pacifico per uno stupido reality... ed io che mi sono prestata anche a promuoverlo! Dovevo essere ubriaca quando ho accettato..." Già. Mi chiedevo adesso il motivo per cui avevo acconsentito a prestare il mio volto al trailer di un genere televisivo che nemmeno mi appassionava, il reality. Probabilmente lo avevo fatto soltanto perché chi me lo aveva proposto, il regista, era un amico di lunga data. Avevo accettato, salvo poi pentirmene non appena avevo saputo che avremmo girato in una sperduta località nel Pacifico, raggiungibile soltanto via mare. Per uno stupido reality, dall'originalissimo titolo 'Sopravvissuti', stavamo affrontando un viaggio lungo giorni. Per fortuna la nave era lussuosa e dotata di ogni possibile comfort, ma la noia cominciava a farsi sentire. "Speriamo di arrivare presto..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
“In verità” disse uno dei due nani a Gwen “abbiamo consultato un oracolo per trovare il predestinato di cui narra la profezia... il grande Oracolo della Luna... esso ci ha indicato la strada da percorrere e siamo così giunti in un isolato castello... e lì abbiamo trovato colui indicatoci dall'oracolo... ebbene, la nostra delusione è stata forte...”
“Molto forte...” mormorò l'altro nano “... pensavamo di trovare un eroe coraggioso e senza macchia... ed invece il Fato beffardo ci ha messo davanti un giovane frivolo e viziato...” |
“Era solo un sogno...” disse la sacerdotessa a Clio “... dunque non abbiamo motivo per pensarci ora... in te corre forte la forza del Cuore... esso ti proteggerà... confida in esso e nulla avrai da temere... ora va... prendi le tue armi e conservale... presto potresti doverle usare... va e lasciami a rendere omaggio al Cuore...”
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Ascoltai i nani e alle loro ultime parole guardai interdetta mio padre, alzando le sopracciglia.
"Spero allora che questa prova serva a questo giovane per capire quali siano i veri valori, potrebbe essere più sorprendente di quanto pensiate se dovesse diventare l'eroe che cercate" dissi, con un leggero sorriso, poi mi voltai verso mio padre. "Tranquillo, starò attenta, promesso" lasciando un bacio sulla sua guancia. Uscii dalla sala del trono e mi diressi in giardino, dove ero sicura avrei trovato la mia amica Selia. Eravamo l'opposto l'una dell'altra, ma forse proprio per questo andavamo d'accordo. Arrivai nel meraviglioso verziere ed infatti la trovai, bionda e con la solita malizia a velarle il volto e lo sguardo. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...54035a2a52.jpg |
Annui a quelle parole della sacerdotessa, senza aggiungere altro.
Vivevo sola da talmente tanto tempo che la gente mi irritava per niente. Evitai così di farle notare che io me ne stavo già andando, che era stata lei a fermarmi. La salutai con un leggero cenno del capo, presi spada e scudo e mi diressi verso le mie stanze. Salii le grandi scale un gradino alla volta, pensando a quelle parole della sacerdotessa. Perché doveo dare credito a un sogno? Io stessa ne facevo molti, dopotutto, e non avevano né capo né coda. Quasi senza accorgermene, ero giunta nei miei alloggi. L'immensa prigione dorata in cui era rinchiuso il Cuore, e io con lui. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...bf57acf526.jpg |
Zora sorrise, mettendo giù la rivista di moda.
“Beh, potrei risponderti mettendoti davanti almeno due ottimi motivi...” disse ridendo a Gaynor “... pubblicità... tanta pubblicità... ed il tuo volto su ogni genere di rivista... mi sembra un buon compromesso, no? Dopotutto, mare e Sole sono il sogno di molti.” Divertita. Ad un tratto qualcuno bussò e Zora aprì. “Oh, signor Nasan...” guardando l'uomo sulla soglia ed invitandolo ad entrare nella cabina. Costui era il rappresentante dell'Afra Golden Mayer, la potente casa di produzione cinematografica che aveva promosso quel viaggio. Buongiorno, ragazze...” l'uomo “... ho portato delle cedrate ghiacciate... sul ponte l'arsura del Sole è insopportabile... e ho idea che forse a breve si potrà toccare terra.” Annuendo. “Il capitano poco fa mi spiegava che secondo una mappa nautica ci dovrebbe essere un'isola non lontano da dove siamo ora.” |
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