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Il Fiore Azzurro (Il viaggio della Santa Caterina)
Prologo
Il bosco. Ancestrale, lussureggiante, impenetrabile. Racchiuso da quel mare di rigogliose colline, ormai vestite di tutti i colori del crepuscolo, da un vivo purpureo ad un azzurro cupo, sembrava calarsi in un sonno incantato fatto di sogni, misteri e silenzio. E proprio quel silenzio veniva violato, quasi profanato, dall'incedere lento e solenne di un austero corteo. Dieci cavalieri dalle cappe rosse e le tuniche gigliate avanzavano con quattro paggi, di giovane età, subito dietro di loro. In sella, con uno dei cavalieri, il bambino guardava in silenzio tutto ciò che mutava intorno a sè. L'imbrunire che, lento ma inesorabile, avanzava in quel luogo mutandone i colori nei loro opposti, ammutolendone i suoni, confondendone le forme. I suoi occhi erano arrossati ed il viso ancora sporco per le lacrime. In mano stringeva la sua piccola spada di legno, dalla quale non si divideva mai, ma che al cospetto delle pesanti corazze di quei nobili cavalieri appariva ridotta ad un innocuo fuscello. Gli era stato detto di non proferire parola, nè di alzare il suo sguardo su di loro ed il bambino aveva obbedito. Non gli restò altro, allora, che fissare ogni cosa di quel bosco e racchiuderla nella sua mente, affidando poi il racconto di tutto ciò alla sua immaginazione. Ma tutti quei suoi pensieri si destarono all'improvviso quando davanti a quella processione, perchè in realtà più che un corteo di cavalieri appariva come una marcia funebre, si mostrò qualcosa. Un gigante, pensò il bambino. Un gigante addormentato tra le colline sul suo trono di silicio. Dalle spalle così monumentali da apparire simili a torrioni, il mantello tanto ampio da sembrare alte mura merlate, ognuno dei piedi infossato al suolo come se fosse un barbacane, con due occhi cupi e profondi come la notte ed una bocca spalancata pronta ad accogliere tutti i lamenti giunti dall'Oltretomba. Ed il bambino, con i suoi occhi azzurri ancora arrossati ed inumiditi, restò a fissare quella gigantesca creatura per un momento che sembrò interminabile. Lo guardò così a lungo che il crepuscolo parve mutarlo in pietra. Allora le sue mostruose membra al contatto con le ultime luci del giorno si pietrificarono all'istante ed alte e spesse murature ricoprirono di colpo quel titanico essere. E finalmente il bambino si rese conto. Ora il gigante gli appariva nella sua reale forma. Era un castello. Le sue alte torri quadrangolari parevano sorgere dalla Terra come guardiane di un antico sortilegio, le poderose mura merlate si stagliavano mute contro le ultime ed incerte luci del giorno morente, mentre un opprimente silenzio sembrava ammansirlo. Poco distante da esso scorreva, quasi incantato, il grande fiume. Il corteo prese così a salire quel basso colle, fino a raggiungere la porta di quel grande castello. Allora solo uno dei dieci cavalieri lasciò i suoi compagni e sempre col bambino seduto davanti a sè si avvicinò al portone del maniero, ormai ostruito dai crolli e dai detriti delle numerose crepe che si aprivano nelle murature. Smontò da cavallo e poi fece scendere a terra anche il bambino. “Non avercela con noi...” disse al fanciullo “... siamo costretti a farlo.” Lo prese così per mano ed insieme raggiunsero un largo spuntone roccioso, sul quale poggiava parte della cinta muraria. Il cavaliere gettò poi uno sguardo in una profonda breccia che si apriva tra le pietre ed il muro a scarpa, quasi per rendersi conto della sua ampiezza. Legò allora una lunga corda alla vita del bambino e subito dopo cominciò a calarlo in quella stretta voragine. Quando il piccolo raggiunse il fondo del canale sotto la breccia, il cavaliere estrasse la spada e tagliò di netto la corda. Lanciò un ultimo sguardo in quel baratro, fino ad incontrare con i suoi occhi quelli azzurri ed impauriti del bambino. Un attimo dopo voltò il capo verso i suoi compagni, li raggiunse ed insieme lasciarono quel luogo, risalendo poi la strada che fiancheggiava il fiume. Il bambino ebbe la tentazione, forte e disperata, di chiamarli, ma non riuscì nemmeno a gridare, tanto era spaventato. E più le ultime luci del giorno si ritiravano da quelle segrete abbandonate, più le tenebre avanzavano, prendendo possesso delle pietre e degli sterpi che selvatici erano cresciuti in quei sotterranei dimenticati. Il piccolo allora si fece coraggio, strinse forte la sua spada di legno e cominciò a guardarsi intorno. In principio si rifiutò di gridare, ma poi, vinta la paura di destare qualche spirito addormentato, cominciò a chiamare. Ma nessuno rispose alla sua voce. Ebbe poi quasi l'impressione che qualcosa intorno a lui si muovesse. Come se le ombre fossero sul punto di animarsi e raggiungerlo. Allora, scosso da ciò, prese a camminare in direzione degli ultimi bagliori di luce provenienti da una delle numerose crepe della muratura che, come naturali lucernari, parevano voler disegnare le residue traccie della strada da seguire. Ed il piccolo seguì quella strada fino a quando ebbe il conforto delle ultime e tenui luci. Ma poi, svanite quelle, si ritrovò avvolto da silenziose ed oppressive tenebre. Fu allora sul punto di cedere alla disperazione, quando un'altra piccola e lontana luce si accese all'improvviso. Prima fioca, tremante ed incerta, poi più limpida, viva ed intensa. Il bambino così, stringendo la sua spada di legno, cominciò a camminare piano verso quel chiarore. Fino a quando fu abbastanza vicino da riconoscere una sagoma. Prima mutevole, poi più nitida. E vide una figura contornata dal quel luminoso alone. Una donna di innaturale bellezza, alta, dai lunghi capelli biondi, la pelle chiarissima e gli occhi azzurri come il cielo più intenso. “Siete...” mormorò il bambino ancor più impaurito di prima “... siete la Vergine Maria?” La donna sorrise senza rispondere nulla. E quel sorriso in un attimo dissolse le paure del bambino. “Non sono la Vergine Maria” disse poi la donna con una voce simile al suono di un'arpa “ma sono qui per te.” “Perchè?” Stupito il piccolo da quella donna che sembrava simile ad una visione. “Perchè tu sei qui da solo.” Dolcemente lei. “Vuoi venire nel mio palazzo?” “E' questo castello?” Domandò il piccolo. No...” con candore lei “... ma non è lontano da qui. Si trova nel fiume.” Guardò poi la spada di legno che il bambino stringeva in mano. “Ti piacciono i cavalieri, vero?” “Si...” sorridendo il piccolo. “Allora, se verrai con me, ti farò diventare un cavaliere...” porgendo la mano al bambino. “Si...” prendendo la mano della donna lui “... chi siete, signora?” “Tu, se vuoi, puoi chiamarmi Milady dell'Elsa...” rispose lei. Ed insieme lasciarono quel luogo fatto di ombre. http://www.councilofelrond.com/album...3/C_Gal_04.jpg IL FIORE AZZURRO L'asso di Picche Capitolo I: La città del Sole “Guai, però, a chi sente la nostalgia del mondo esterno e abbandona la valle: ecco che il tempo in agguato sull'impaziente fuggitivo, il quale, aggredito dall'età, invecchia rapidamente e muore.” (James Hilton, Orizzonte Perduto) A circa settantacinque leghe dal punto in cui i due fiumi, il Volotronus a sinistra ed il Calars a destra, raggiungono la minima distanza fra loro sorge, in una fertile e rigogliosa pianura baciata dal Sole e ingentilita dalla Tramontana, con la sua caratteristica forma di croce la tranquilla cittadina di Amoros. Eretta in questo punto da alcuni profughi dell'antica Tylesia, scampati al devastante terremoto che distrusse la città ed impestò la zona con vapori sulfurei, Amoros vide così espandersi quella piccola comunità che grazie alla concessione ottenuta dal Gastaldo poté sfruttare a pieno quel felice punto strategico racchiuso dai due grandi fiumi, fino a divenire feudo di una nobile famiglia Longobarda. E quella mattina, come tutte le altre, la cittadina vedeva animarsi le sue strade e le sue piazzette dal vivace via vai dei suoi abitanti, dei viaggiatori in sosta durante il loro cammino verso Sud o verso Nord, dei mercanti di passaggio con le loro merci e dal brioso richiamo che ciascun artigiano e negoziante adoperava per attirare clienti nella propria bottega. Ma ciò che caratterizzava quella mattinata rispetto a tutte le altre era l'insolita quantità di cartelli affissi qua e là per le stradine del centro abitato. Percorrendo le viuzze cittadine era così possibile scorgere avvisi di ogni tipo, indirizzati ai più svariati bisogni umani. Allora, verso la periferia, si poteva leggere, presso uno dei ponticelli che scavalcavano i vari canali che correvano verso uno dei due fiumi, una richiesta di sfide rivolta a chiunque volesse misurare il proprio valore: “Si raccolgono richieste di sfida in qualsiasi arte e disciplina all'arma bianca, con in palio un'autentica spada arimanna a una mano e mezza. Scito dei Guaraldi, ex miliziano e maestro della spada lunga.” Verso l'antico camminamento che fiancheggiava la strada principale diretta al centro di Amoros, poteva invece leggersi un altro cartello: “Si avverte la popolazione e i forestieri giunti in città che proseguire verso Nord potrà apparire disagevole per via dell'impraticabilità di alcune strade, causata della guerra appena conclusasi tra la città di Imperion e quella di Nagos.” Un avviso alquanto originale appariva poi davanti ad una onorevole locanda in cui soggiornavano alcuni stranieri appena arrivati ad Amoros: “Messer Oxuid cerca una nuova assistente per i suoi studi e lavori. E' richiesto talento e mente aperta. La paga è buona, il vitto garantito e la fama assicurata.” Ma forse il cartello che più attirava la curiosità della gente era quello affisso nel cuore di Amoros, proprio davanti alla chiesa del Santo Patrono, l'Arcangelo Michele. Su di esso si potevano leggere parole strane e alquanto misteriose: “Uomini e donne di Amoros, è giunta notizia che un pericoloso individuo incolpato di terribili crimini è riuscito ad abbandonare la prigione della città di Imperios, nella quale era stato segregato, per prendere poi la strada verso Sud. Al momento non si ha una sua descrizione fisica, né si conosce la presenza con lui di eventuali complici o seguaci. Diffidate dunque di qualsiasi straniero sospetto ed al minimo dubbio riferire immediatamente al parroco o alle autorità cittadine.” http://www.anypics.ru/large/201210/4046.jpg +++ |
Uno scalpitio rompeva il silenzio della boscaglia, il sole era tramontato ormai, e le ombre della sera si allungavano sempre di più.
E’ tardi. Cavalcavo veloce, badando di non essere seguita, ancora pochi minuti e sarei stata a casa. Sospirai, già.. casa. Raggiunsi una casupola nel bosco, e smontai da cavallo. Lo affidai ad uno stalliere che mi aspettava, ed entrai. Trovai ad attendermi Roland, il mio braccio destro, l’unico che conoscesse il mio segreto. Lo salutai con un sorriso. “Al fiume tutto a posto..” lo aggiornai “Ho lasciato lì Gart e Hortis a finire il lavoro, dovrebbero essere qui entro mezzanotte.. Piuttosto occupati di quella faccenda del ladro scappato da Imperion, ho saputo che hanno messo un avviso ad Amoros… Ci mancano solo guai con chi non c'entra niente, dovremo essere prudenti, maledizione... E' vero che le storie su di noi sono arrivate fino a lì ma.. non voglio guai inutili.. io vedo cosa riesco a scoprire stasera.. Voglio che sia tutto pronto per la partenza..” sbuffai “Devo andare.. abbi cura dei Lupi fino al mio ritorno.. A domani amico mio..”. Era il momento peggiore della giornata, tornare ad essere me stessa. Sapevo ciò che mi aspettava. Raggiunsi la caverna poco distante, e attraversai il piccolo camminamento, finché non raggiunsi la porta. Azionai il meccanismo di cui in pochissimi conoscevano il funzionamento e passai dall’altra parte. Mano a mano che procedevo, la pietra lasciava il posto al marmo, agli affreschi rupestri che celebravano antiche vittorie e miti lontani. Quel camminamento era stato scavato secoli prima, per procurarsi rifornimenti in caso di assedio, dalla morte di mio padre, ero l’unica a conoscerlo. Una piccola stanzetta, quasi una breve rientranza, precedeva la porta successiva, bloccata anch’essa da un meccanismo sconosciuto. Ero arrivata. Aprii il baule e iniziai a spogliarmi. Mantello, giubba, calzoni, spada, cappello, camicia e calzoni. E, naturalmente, la maschera. Il tutto, in quello spazioso baule, sembrava un enorme ammasso nero come la notte. Indossai la veste da camera che avevo lasciato lì ad attendermi. Un breve respiro davanti alla porta, poi azionai il meccanismo ed entrai a palazzo. Il camminamento segreto raggiungeva varie parti del castello, come una rete nascosta, io ero arrivata direttamente nelle stanze riservate alle donne. Lui non poteva scendere fin lì. Nessun uomo poteva. Il bagno era già pronto, salutai le ancelle con un cenno. Mi immersi nell’acqua profumata, lasciando che l’acqua e le essenze lavassero via ogni residuo nella giornata appena passata. I tagli bruciavano, e scoprii due nuovi lividi sulle gambe. Beh, non li avrebbe visti nessuno. Lui credeva che avessi passato l’intera giornata in preghiera, non potevo certo portarmi dietro l’odore del bosco, del sangue, del fango, del ferro. Lui non doveva sapere. Non era abbastanza sveglio per sospettare di me. Recitavo bene la mia parte. Che danni può fare una tenera fanciulla? Povero sciocco. Le ancelle mi aiutarono ad indossare uno splendido abito scuro, come si conveniva al mio lutto. Sembravo ancora più pallida, e i capelli raccolti non davano l’abituale luce dorata al mio viso. Meglio, lui non se la meritava. Qualcuno venne a chiamarmi, la cena stava per essere servita. Lasciai le mie stanze, dirigendomi verso l’ampia sala da pranzo, la cui terrazza dominava la valle. Eccolo lì, a parlare con i suoi scagnozzi, il mio odiatissimo promesso sposo. Ah, che maleducata, non mi sono ancora presentata. Il mio nome è Clio de’ Marsin, unica figlia del defunto Lord Gorton, signore di Lortena, fiorente città commerciale, centro indiscusso di questa vallata racchiusa dai monti. E quello laggiù, vestito di un fastidiosissimo verde, è Lord Froster, l’uomo che mi ha portato via tutto ciò che amavo. Hanno attraversato i monti con un esercito, hanno corrotto un servitore che ha ucciso mio padre a tradimento. Le nostre difese non hanno retto. Ora, spadroneggiano nella mia terra, e nella mia casa come ne fossero i padroni. Hanno massacrato i nostri soldati, stuprato le nostre donne, oltraggiato i nostri luoghi sacri e fatto spregio delle nostre tradizioni. A volte rimpiango che non mi abbiano ucciso. Ma che senso ha uccidere un’ereditiera? Il verme ha fatto ben di peggio: ha preteso la mia mano così da scongiurare qualunque rivendicazione futura. Vuole far credere che il passaggio qui a Lortena sia stato pacifico, che tutti lo amano, e che ha il diritto di governare. Povero illuso. Non ho avuto scelta, minacciava di radere al suolo la città. Quando il periodo di lutto finirà, tra meno di un mese, potremo sposarci. Ma la guerra non è finita. Un gruppo di ribelli non ha mai accettato il dominio straniero, con ideali e costumi così diversi dai nostri, e continua a combattere anche in clandestinità. Sono nobili fuggiaschi, fedeli dei Marsin, soldati scampati alla morte, ma anche gente qualunque, che aiuta come può, la gente semplice e forte delle montagne. Si fanno chiamare Lupi di Montagna, come i predatori tanto diffusi nella nostra antica terra. Il loro leader è conosciuto come “il Lupo Nero” per via della maschera che porta. Nessuno conosce la sua identità, nelle taverne e per le strade di Lortena si possono sentire canzoni su di lui, leggende per lo più. Qualcuno dice che la notte si trasforma in un vero lupo, e vive con un branco sulle montagne, altri che riesca ad arrivare non visto nei posti più impensati grazie ad una magia lontana, altri ancora che sente in anticipo se qualcuno è in pericolo. Di tutto questo beneficiano i lupi delle nostre montagne, a cui nessuno osa dare la caccia, temendo di uccidere il Lupo Nero. “Salute a voi, mio signore…” mi inchinai, elegantemente, sorridendo “Avete passato una buona giornata?”. Sapevo perfettamente che non era così. Al fiume Olosa, una guarnigione dei suoi soldati era stato attaccato dai Lupi, decimandoli e rubando loro armi e viveri. I ribelli, a differenza dei nuovi padroni, conoscevano bene tutti i segreti di quei luoghi inospitali. Lo sapevo perché ero lì. Perché sono io, il Lupo Nero. "Le mie ancelle non fanno che parlare di Amoros, qualcuna dice che c'è un miliziano che ha lanciato una sfida con in palio una spada arimanna, sostenendo che voi di certo la vincerete..” sorrisi “Un’altra è terrorizzata perché pare che sia scappato un criminale da Imperion.. Insomma, questa cittadina sembra proprio, come dire, piena di vita! Non vedo l'ora di vederla.." sorrisi "Quando avete intenzione di partire, mio signore? Siete riuscito a trovare un modo per riuscire ad attraversare il territorio di Imperion? Ho sentito dire che le strade non sono agevoli benché la guerra sia finita...". Erano settimane che parlava di quel viaggio ad Amoros, a lungo rimandato a causa della guerra. Aveva degli affari da sbrigare in quella città. Dimenticavo, si farà anche chiamare Lord, ma in realtà il nuovo padrone di Lortena era solo un arricchito. Ovviamente, mi avrebbe portato con lui. Non era così incosciente da lasciarmi sola a Lortena. E poi, ero il suo trofeo, sposandomi avrebbe ottenuto il titolo comitale. Avevo già parlato con i Lupi, il viaggio era un'opportunità, sia per me che per loro. Se tutto andava per il verso giusto, potevamo liberarci degli invasori. Bisognava agire in fretta, il matrimonio era sempre più vicino. Froster avrebbe lasciato qui degli uomini, ovviamente, ma non era la stessa cosa. Senza contare che una parte di lupi sarebbe venuta con me, travestiti da paggi, cuochi, stallieri, maniscalchi, Roland avrebbe impersonato la mia guida spirituale. Quel viaggio poteva essere l’occasione che stavamo aspettando per risolvere quella faccenda una volta per tutte. http://4.bp.blogspot.com/-t6ozOy9Ucm...s1600/lupo.JPG |
La nave solcava sicura il mare e da lontano si avvistava la costa, eravamo quasi arrivati.."Ahmed, Amina..è quella la città indicataci da quell' uomo di fiducia dei miei genitori?". Essi annuirono e guardammo la costa avvicinarsi sempre più con sollievo..ora avevo solo loro e Korshid e guardai le casse con gli averi, le monete, le vesti e soprattutto la cassa intarsiata che le sacerdotesse del Tempio ci avevano dato per portare in salvo ciò che da secoli custodiva la mia città.."Setareh" ovvero "Stella" nella mia lingua.
"Eccomi...Principessa di Setareh, città roccaforte e piccolo regno arabo e città sacra. L'Amore mi tradì e con me tradì i miei genitori e il mio popolo. Il promesso sposo nonchè l'uomo che amavo mi ingannò col suo Amore per impossessarsi col suo esercito della mia Terra e Città e forse portandomi via pure i miei cari. Mio padre e mia madre, re e regina di Setareh, mi intimarono di fuggire e mettermi in salvo per poter tornare un giorno a regnare laggiù e partii col loro fidato Consigliere, Ahmed, la mia benevola governante Amina e la saggia sacerdotessa Korshid (="Sole") la quale più volte mi portava al tempietto e mi istruiva. E forse in quello scrigno segreto vi stava qualcosa di prezioso che appunto l' uomo da me amato voleva appriopriarsi e di cui ignoravo il contenuto. Mi fu dato il più antico pugnale, fatto di oro e pietre preziose e pure con un diamante, benedetto dai nostri Dei nel Tempio e fui bagnata prima di partire alla Fonte Benedetta consacrandomi..cosa mi riserverà il destino?" La nave attraccò e osservai freddamente Amina e Korshid "Spero abbiate eseguito gli ordini, il palazzo deve rispecchiare in tutto il posto da cui proveniamo, avere solo le nostre guardie e che sia lontano da tutti e da sguardi indiscreti..nessuno deve sapere di me e di noi..si sono cambiata, purtroppo" sospirai e scendemmo dalla nave e partimmo verso il palazzo appositamente donatoci da Lord Sehmor. Arrivati al centro della città di Amoros vi era confusione e ovunque vi erano dei cartelli, fortunatamente conoscevo bene le lingue e lessi quelle scritte strane e mi rivolsi ad Ahmed "Speriamo il Palazzo non sia a Sud..e a Nord la strada è disagevole..avete letto?" ma il mio sguardo si soffermò su un cartello che parlava di una spada e sorrisi ad Ahmed con aria di sfida.."Mio padre vi scelse come valoroso guerriero, avete vinto numerose battaglie..andate a informarvi su quella spada, deve essere particolare..se cosi fosse, io non posso gareggiare, darei nell' occhio..lo farete voi per me e per averla". Mi guardai attorno..tutto era strano e diverso..la gente, il paesaggio..Altea, niente tentennamenti. http://i60.tinypic.com/2rz3z94.jpg |
Tessa non ricordava più quale fosse l'ultima volta in cui si era fermata tanto a lungo in posto da poterlo chiamare "casa".
Non aveva una casa, non aveva una famiglia e neppure degli amici. E le andava bene così. Tessa odiava la gente che, con il suo costante e futile chiacchierio, la distoglieva dal suo obiettivo. "Chi veramente vuole ottenere qualcosa, non si perde in chiacchiere, ma va e lo ottiene!" pensò, spronando il cavallo al galoppo. Si era fermata brevemente ad Amoros, per rifocillarsi, e adesso stava proseguendo verso nord. Una volta, a molte miglia da lì, anche lei era stata una persona felice. Una volta, a molte miglia da lì, anche lei aveva avuto un cuore. Poi tutto era finito e, il vuoto lasciato dalla sofferenza, si era colmato di rabbia e di sete di vendetta. Così Tessa aveva giurato a se stessa che avrebbe speso la sua vita alla ricerca di colei che, con l'inganno, le aveva rubato quello che aveva di più caro. "Al diavolo!" esclamò la donna, arrestando improvvisamente il cavallo. La strada, davanti a lei, era piena di macerie che le impedivano di proseguire il cammino. "Dannatissima guerra! Scommetto che i cartelli, giù in città, avvertivano di questo, se solo mi fossi presa la briga di leggerli!" Il buio stava calando e Tessa si strinse nel mantello, per difendersi dal freddo e dall'umidità. "Xanthos" disse al cavallo, un frisone nero che era con lei da ormai dieci anni "a quanto pare, questa città non vuole ancora lasciarci partire..." In quel momento, la cosa più sensata da fare, le sembrò quella di tornare ad Amoros, cercarsi una locanda confortevole ed attendere il mattino, per prendere qualsiasi altra decisione. |
Lord Froster, al momento in cui Clio si presentò a lui, appariva indispettito e seccato per gli ultimi avvenimenti accaduti alla sua guarnigione.
Ma nel vedere la sua bella futura moglie mostrò subito un deciso sorriso e congedò in malo modo il suo luogotenente. “Mia cara...” disse avvicinandosi alla ragazza “... siete capace di scacciare ogni mia inquietudine come il Sole fa con le ultime nubi dopo una tempesta.” Le sorrise e le baciò la mano. “E devo dire di aver piacere che le notizie giunte da Amoros vi allietino in tal modo. Una sfida all'arma bianca? Oh, che cosa curiosa!” Esclamò. “Di certo se decidessi di parteciparvi lo farei non per la fama, ma solo per avere dalla mia parte il vostro tifo.” Rise appena. “Quanto alla città di Imperios, in verità molte cose sono accadute laggiù dopo la guerra. Anzi, la guerra stessa è stata vinta grazie a quei cambiamenti. Ma ve ne parlerò presto, non temete.” Guardandola. “E poi è giusto che una giovane e bella ragazza come voi si dedichi a pensieri leggeri. Vi dirò, lo trovo appagante.” Annuendo divertito. “Anche perchè, devo confessarvi, mi ha turbato non poco essere stato costretto ad allontanare dal castello quella vostra ancella, rea di aver trasgredito al mio veto di parlare dei fatti che avviliscono questi luoghi.” Sorseggiando del vino. “Si, perchè da oggi non ci sarà più da temere nel pronunciare il nome di quel dannato criminale.” Sorrise. “Le imprese, chiamiamole così, del Lupo Nero presto volgeranno al termine.” Rise. “Già, attendevo voi per parlarvene, sapete? Perchè anche se voi, per non dolermi, non ne parlate mai, in cuor mio so bene che la presenza in questi luoghi di quel furfante e della masnada che lo fiancheggia vi turba non poco. Ma, come detto, presto tutta questa storia sarà solo un vago ricordo e magari qualcuno, fra qualche anno, ci ricamerà sopra una bella leggenda.” Ridendo di nuovo. In quel momento uno dei servitori si presentò nella sala. “Milord...” “Cosa vuoi?” Voltandosi verso di lui Froster. “L'uomo che attendevate da Imperios è giunto ad Amoros.” Rispose il servitore. “E' appena arrivato un dispaccio a renderlo noto.” “Davvero?” Stupito Froster. “Messer Oxuid è già ad Amors? Oh, bella, avrà cavalcato senza fermarsi mai allora! Eccellente!” Il servo mostrò un lieve inchino ed uscì. “Mia cara, oggi è davvero un giorno fortunato per noi e per Lortena!” Tornando il nobile a fissare Clio. “E mai come in questo momento non vedo l'ora di giungere ad Amoros!” |
Ahmed annuì alle parole di Altea, per poi prendere congedo da lei poco dopo.
Il fedele consigliere, infatti, guidò prima la sua padrona, la fedele Amina e la saggia Korshid fino all'austero palazzo che era stato donato alla principessa. Si trattava di una costruzione posta appena fuori dal centro di Amoros e un tempo appartenuta ad alcuni nobili normanni. Utilizzato come residenza di campagna, talvolta anche come corte itinerante per ospitare il re durante i suoi spostamenti nel regno, il palazzo si presentava degno del lignaggio di Altea, con ampie stanze, un bel giardino preceduto da un cortile colonnato e stalle per accogliere cavalli. Lasciata allora la sua padrona in compagnia delle due donne e delle poche guardie che li avevano seguiti in quel viaggio, Ahmed si recò dove Altea aveva letto il cartello riguardante quella certa sfida. Dopo circa un'ora tornò al palazzo. “Altezza...” disse alla principessa “... ho incontrato quel maestro di spade, quel tale Scito dei Guaraldi. Egli si guadagna così da vivere, ossia accettando sfide da parte di qualsiasi genere di avversario, dai nobili cavalieri, agli spadaccini erranti e persino da avventurieri e soldati di ventura. Afferma di essere stato un soldato e di aver servito il Gastaldo sotto l'Arciduca Taddeus l'Austero e che in seguito alla morte in battaglia di un suo compagno di aver deciso di lasciare l'esercito regolare. Ho veduto la sua spada e sull'elsa reca una dozzina di tacche, segno delle sfide portate a termine con successo. Ho chiesto poi del premio, ossia della spada messa in palio, ma che ho solo potuto vedere in una teca. Credo sia una spada del tipo a una mano e mezza, chiamata anche bastarda, in buone condizione. Messer Scito afferma di averla strappata in battaglia ad un cavaliere Capomazdese. Ma non avendo alcun documento che certifichi ciò, possiamo solo fidarci della sua parola.” |
Nata ad Amoros trent'anni prima........ I miei genitori imbarcarono me ancora in fascie e mio fratello più grande verso Gerusalemme.......i miei genitori erano partiti per la guerra Santa.....non avevano Blasoni ne' terre......ma il Signore per cui lavoravano.....investì mio padre del titolo di Cavaliere.....avrebbe combattuto per pulire anche la sua anima da tutti i peccati......non vissi mai come una ragazza......per evitare che mani impure toccassero la mia verginità...mio Fratello dopo mio padre mi insegnò ogni cosa dell'uso della spada del combattimento a cavallo e a terra......lui divenne un Templare..ed io il suo scudiero.....guardavo le ragazze correre per le stradine poco illuminate di Gerusalemme con i capelli lunghi....e gli occhi colorati...chiedevo a Bart, mio Fratello, perchè io non potevo essere come loro......era duro...niente risposte...rigore e lavoro....all'alba ci si alzava perchè per me la spada non avesse segreti.........perchè fossi talmente Cavaliere un giorno che avrei dimenticato di essere donna.....morì un pomeriggio sulle colline di Hattin.....gli scudieri come me non avevano spazio per soccorrere....ma per recuperare il cavallo e le poche cose che appartenevano al Cavaliere.........e così feci neanche una lacrima...ingoiai ogni cosa.....dolore e disperazione.......pasò il tempo e diventai Cavaliere...ma poi le guerre Sante ebbero una fine...come l'ebbero i Templari e decisi di tornare ad Amoros......non avevo voglia di stare a Gerusalemme.......dovevo cambiare......Quando arrivai in città........ero spaesata....cercai una locanda....e mi fermai solo a leggere alcuni cartelli....che davano alcune indicazioni importanti alla gente......risi....vincere una spada.......toccai l'elsa fredda della mia spada che fu prima di mio padre e poi di mio fratello.......non niente spade............arrivai ad una piccola locanda...ed entrai ..poca gente e un tavolino libero mi sedetti e chiamai l'oste......." Vorrei un pasto caldo e.......informazioni su Messer Oxuid....so che cerca un'aiutante......sono nuovo di qui...mi farebbe comodo un posto di lavoro e un tetto sulla testa.....".....
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Tessa ed il suo fedele destriero, vista la difficoltà di proseguire oltre, ritornarono verso Amoros, dove subito si presentò loro una locanda.
Sull'insegna che oscillava al vento vi era scritto “Casal di Gioia”. Era una locanda semplice, ma abbastanza grande ed apparentemente accogliente. Munita di uno spiazzo che precedeva l'ingresso, sulla destra vedeva un piccolo ma ben fornito orto domestico, mentre sulla sinistra, all'ombra di alcuni rinsecchiti olmi, si ergeva una bassa staccionata da cui poi si raggiungeva l'interno della locanda. E nel vedere giungere la ragazza col suo cavallo, subito il locandiere, uscito fuori nell'orto per raccogliere verdure da usare per la cena, si fiondò verso di lei, sfoggiando il miglior sorriso possibile ed i modi più decenti o, a seconda dei punti di vista, meno villani che conoscesse. “Oh, salute a voi, madama.” Disse avvicinandosi al cavallo di Tessa. “Ho visto spuntare il vostro cavallo dalla strada che porta fuori città, verso Nord. Eh, immagino che i disagi di cui tutti parlano vi abbiano seccata ed incomodata più del dovuto. Ma nell'avversità, diciamo così, siete stata fortunata poiché questa è la miglior locanda di Amoros. Potete credermi.” Annuendo con un sorriso ebete. “I prezzi sono bassi, il cibo ottimo, non a caso mia moglie, benchè un tantino petulante, è un'eccellente cuoca e l'ospitalità invidiabile. Se avete la compiacenza di entrare e sedervi ad uno dei tavoli mia moglie vi preparerà subito qualcosa da bere per ristorarvi dal viaggio, mentre io porterò il vostro cavallo nella stalla.” |
“Si...” disse il locandiere ad Elisabeth “... messer Oxuid ha lasciato il cartello là fuori e poi ha dato anche a me l'incarico di dare informazioni. In verità non so poi molto. I suoi servitori hanno lasciato detto solo questo, ossia che il loro maestro, così lo chiamano, cercava una nuova assistente qui ad Amoros. Altro non so. Ma se siete davvero interessata allora posso condurvi io al primo piano, dove alloggia messer Oxuid.” E fece cenno ad Elisabeth di seguirlo.
Salite le scale si fermarono davanti alla stanza dove alloggiava il misterioso individuo ed il locandiere bussò. “Cosa accade?” Aprendo la porta uno dei servitori di Oxuid. “Madama qui è interessata al vostro annuncio...” rispose il locandiere. Il servitore allora lanciò una rapida occhiata ad Elisabeth, squadrandola poi da capo a piedi. “Entrate.” Disse alla donna, congedando il locandiere con un cenno del capo. La fece poi sedere su una comoda panca. “Messer Oxuid sarà da voi tra breve.” Spiegò il servitore. E mentre attendeva, da una porta socchiusa Elisabeth udì qualcuno parlare. “Hai diffuso la notizia?” “Si, maestro.” Rispose il servitore. “Ottimo. Del resto assistere ad una delle mie memorabili lezioni non è cosa assai frequente. Soprattutto in luoghi come questi, dove la superstizione e l'ignoranza immagino dominino sulla Ragione.” “Si, maestro.” Annuì il servitore. “Bene, fa passare questa mia potenziale assistente e vediamo quanto vale.” Il servitore allora tornò da Elisabeth e la condusse nel piccolo vestibolo accanto. Qui vi era ad attenderla un uomo dallo sguardo sicuro, l'espressione decisa e i tratti marcati come chi è abituato alla riflessione. Aveva la testa rasata ed una leggera barba a dargli una certa area da intellettuale. Stava seduto su una sedia, con in una mano un libro e nell'altra un bicchiere il cui contenuto emanava un deciso odore di vino liquoroso. “Ebbe, presentatevi dunque...” disse ad Elisabeth “... raccontatemi tutto di voi e cosa vi spinge a voler lavorare con me.” |
Arrivati alla nostra dimora le servitrici iniziarono sotto la guida di Amina a mettere tutto a posto e rendere quel luogo più simile al mio Paese e al mio regno...camminavo nel giardino assieme a Korshid..vi erano fontane dagli alti guizzi, sembravano quelle del mio Palazzo a Setareh ma non reggevano il confronto.."Korshid, dovremmo creare un piccolo tempio qui, magari in una stanza di questa bellissima dimora..sarai tu a occupartene e dobbiamo stare attenti alla cassa datoci dalle sacerdotesse" mi guardai attorno "sarebbe un sacrilegio se scappate dalla Arabia ce lo rubassero proprio qui..ti rendi conto della responsabilità che abbiamo?".
Subito dopo arrivò Ahmed e mi raccontò della spada e lo guardai perplessa..."Già potrebbe essere un impostore..voi che dite, Ahmed, siete pronto a lottare per averla? Oh, l' Arciduca Taddeus..e apparteneva a un cavaliere capomazdese, si me ne parlò milord prima di partire della famiglia dei Taddei, sulla loro storia..una strana maledizione, mi diede pure un libro per informarmi...bene...allora provate, Ahmed, voglio quella spada, anche se sembra abbia solo un valore storico ma sapete amo avere ciò che mi affascina...andate a mettervi in lista, dunque ma siate prudente e vorrei qualcuno controllasse questo palazzo..vi sono cavalieri fidati?". Io e Korshid entrammo nel palazzo e nel salotto vi trovai una sorpresa...cuscini a terra, il basso tavolino di ebano, il the verde servito e ci riunimmo a gustarlo.."Dobbiamo essere calme..ormai il passato è passato, dobbiamo pensare al futuro..anche se..non sarà facile costruirsi proprio una nuova vita e in un posto del tutto diverso dal nostro." |
Che fortuna......potevo almeno avere un tetto sulla testa..entro la sera s mi andava bene....e così seguii il locandiere....
Entrai nella stanza....e rimasi in attesa di conoscere il Maestro Oxuid.....origliare non era poi così difficile...la porta era un tantino aperta e mi resi conto...che potevo essere finita da un uomo dedito alla magia...da strapazzo...anche se speravo che fosse qualcosa di diverso.....Pochi minuti ed entrai nella stanza del Maestro.......era un tipo strano.....severo e molto attento...." perdonate forse non l'ho detto al vostro servitore.....sono Elisabeth.....non ho titoli...non ho terre ne' castelli ...anzi neanche la stalla per il mio cavallo.....unico amico e parente....vengo da Gerusalemme......e non sono sempre stata Elisabeth....sino a qualche giorno fa ero Geoffry..........nel senso che......io miei genitori e mio fratello hanno preferito che io fossi maschio...in quelle terre non e' sempre gradito essere donna...almeno, così la pensavano........so combattere mio Fratello ed io siamo stati Templari almeno sino a quando non sono andata via dalla Terra Santa.....cerco una paga e un tetto dove stare.......e' questo che mi ha spinta a rispondere alla vostra richiesta...".... |
Sorrisi, a quelle parole di Froster.
Tesoro, se ti vedessi combattere davanti a me, eccome se farei il tifo.. per l'altro, però, anche se mi dispiacerebbe, lo ammetto.. tocca a me ucciderti.. "Oh, mi fate ancora più felice, allora.." arrossendo appena "Dopo un'intera giornata in preghiera, qualche chiacchera femminile risolleva l'animo.. Qui accadono troppe cose terribili, e vorrei davvero cambiare aria..". Certo, penso solo a cose futili.. credici, credici.. Mi prese un colpo al cuore quando nominò Lysa, la mia ancella. Cos'aveva detto di male, poi? Ah, maledetto.. "E quando torneremo, queste terre saranno di nuovo sicure.." lanciando un'occhiata malinconica fuori dalla finestra. E libere da i tuoi sudici uomini... "Sono certa che escogiterete un ottimo piano per debellare la piaga della ribellione.. Ebbene, mio signore... sapete che normalmente non mi interessano queste faccende, né me ne intendo... se vorrete farmi l'onore di condividere i vostri pensieri con me, mi farete solo felice..". Poi arrivò il servitore, e parlò di un certo Messer Oxiud, di Imperios e Amoros. Mi mostrai come contagiata dal suo entusiasmo. "Davvero? Splendido.. Possiamo quindi partire presto?" chiesi. |
Sono ormai giorni che viaggia, il suo cavallo è stanco, vede da lontano una città e si avvia verso di essa, troverà una locanda? E' fuggita dalla sua famiglia e dal castello, volevano costringerla a sposare un uomo che aveva il doppio dei suoi anni, vecchio e soprattutto ignorante.Così ha preso solo l'indispensabile con se, tra cui alcuni libri, e soprattutto ha sistemato in una sacca il suo gatto di nome milord, col pelo quasi blu. Si è vestita da uomo, ma con se ha portato l'abito azzurro, il suo preferito ed è scappata.
Non sapeva che direzione prendere ma ha lasciato decidere al suo cavallo ed ora è li, in quella città sconosciuta, AMOROS, si guarda intorno alla ricerca di una locanda, legge gli avvisi: non gli interessa la spada, preferisce i libri. Continua a vagare e a guardarsi intorno, decisa a fermarsi anche perchè ha letto che non è facile allontanarsi dalla città. |
Altea visitò quel palazzo che era divenuta la sua nuova dimora, dando poi disposizioni su come cominciare quella nuova vita.
Poco dopo il fedele Ahmed ritornò al suo cospetto. “Sapete bene, Altezza, che i vostri desideri per me sono ordini.” Disse inchinandosi alla principessa. “Affronterò quel maestro di spade come vi avete richiesto. Volete assistere alla contesa o preferite restare qui ed attendere il mio ritorno? Quanto alla vostra sicurezza e a quella di questo palazzo, possiamo contare sui pochi soldati che compongono la vostra guardia personale e che sono giunti con noi dall'Oriente. Ma se il loro numero esiguo vi preoccupa allora potremo assoldare dei mercenari per occuparsi della vostra persona, Altezza.” |
“Eccellente.” Disse Oxiud a quelle parole di Elisabeth. “Chi nulla possiede è sempre più motivato rispetto agli altri. Ed a me occorre una ragazza intelligente, come credo lo siate voi, bella, cosa alquanto evidente guardandovi ed aperta a comprendere il vero senso delle cose, come spero siate predisposta voi.” Terminò il suo vino. “Bene, vi dico subito che io provengo dalla città di Imperion e come tale sono un uomo democratico e liberale. Detesto ogni forma di pregiudizio e combatto ogni avversione alla verità. Voi potete chiamarmi maestro o dottore, la cosa mi è alquanto indifferente, inoltre sarete la mia più fidata ed intima assistente. Tengo a precisare che non credo assolutamente che a questo mondo esistano individui con sangue diverso da quello che scorre nelle mie e nelle vostre vene, dunque concetti quali aristocrazia, nobiltà, lignaggio e così via li ritengo, oltre che anacronistici, mortalmente offensivi per un'intelligenza, diciamolo pure apertamente, superiore come la mia. Il mio ruolo qui ad Amoros è per divulgare ciò che è avvenuto nella mia città, con la speranza che altre comunità possano imboccare la strada della libertà e dell'uguaglianza. Voi curerete inizialmente i miei libri e vi occuperete di raccogliere le richieste di tutti coloro che chiederanno di parlare con me durante questo mio soggiorno ad Amoros. Stasera infatti terrò una sorta di lezione in pubblica piazza appunto per iniziare questa mia, diciamo, missione. La paga sarà fissa e dunque percepirete sei Picche d'oro al mese, ossia in valuta di Imperion. Se avete domande in proposito sono pronto ad ascoltarvi.”
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Clio, come una devota e remissiva dama di corte, si mostrò compiaciuta ed interessata a ciò che Froster le diceva.
“Potrei forse” disse lui avvicinandosi alla ragazza e prendendola fra le braccia “rinviare ancora il nostro viaggio, quando il solo pensiero di partire sembra mandarvi così in estasi, mia cara?” Sorrise. “In realtà volevo parlarvene durante il viaggio verso Amoros, ma l'arrivo anticipato dell'uomo che attendevo, messer Oxiud, mi fa capire che molte cose bollono in pentola.” Riempì due coppe di vino e ne offrì una a Clio. “Tra il ducato di Capomazda a Sud e le terre di Sygma a Nord a dividerle, o ad unirle secondo quando afferma la propaganda degli Arciduca, vi è solo il territorio della Chiesa di Roma. Tuttavia in questa vasta zona territoriale sorgono quattro città indipendenti, il cui appoggio politico sembra molto ambito sia dai Capomazdesi che dai Sygmesi. Le città sono Cartian, Amlot, Nagos ed Imperion. Con queste ultime due appena uscite da un lungo e sanguinoso conflitto. Ebbene, mia cara, io sto lavorando affinchè Lortena ed Imperion stringano alleanza. Quella città infatti è appena uscita da una devastante rivoluzione che ha rovesciato la monarchia, portando al potere un governo repubblicano. E messer Oxiud è stato inviato proprio dal suo governo per trattare con me. E naturalmente parlerò con lui anche di quei ribelli e sul modo di annientarli.” Rise appena, accarezzando il volto di Clio. “Ma non voglio tediarti ancora con queste farneticazioni politiche... tu devi pensare ad essere gaia, spensierata. Alle sorti di Lortena ci penserò io, tesoro. Su, ora va a prepararti. Partiremo nel pomeriggio per Amoros.” |
Giunta ad Amoros, Grazia, in compagnia del suo cavallo e del gattino Milord, stanca per il viaggio cominciò ad andare in cerca di una locanda.
E attraversando una delle stradine laterali si imbatté proprio in uno di quei luoghi in cui soggiornare. Era una graziosa locanda non troppo distante dal centro cittadino, sulla cui facciata faceva bella mostra un cartello con scritto il nome di quell'alberghetto: “La Piana”. Nel vederla arrivare, il locandiere le andò in contro, invitandola ad entrare ed affidare alle sue cure il suo stanco cavallo. “Entrate, madama...” disse alla giovane “... vi farò subito servire un pasto caldo e qualcosa da bere. Quanto al vostro cavallo non temete, nella stalla troverà paglia su cui riposare e biada in quantità per sfamarsi.” All'interno della locanda Grazia trovò pochi clienti seduti ai tavoli, ognuno dei quali del tutto preso dai propri affari. Ma sedutasi al tavolo offerto dal locandiere, la ragazza non poté evitare di ascoltare i discorsi di due che sembravano in tutto e per tutto due mercanti. “Hai udito la storia di quel criminale fuggito da Imperion?” Uno dei due all'altro. “Gran brutta storia. Detesto spostarmi in strade poco sicure.” “Da ciò che ho sentito” il secondo al primo “pare che la faccenda sia molto più complicata di quanto sembri.” “Che vuoi dire?” “Non so...” fissandolo l'altro “... ma ognuno sembra avere un'idea diversa su questo fantomatico lestofante...” “Diversa?” Ripetè il primo. “Già...” annuendo l'altro “... secondo qualcuno è un brigante, secondo altri un assassino... altri ancora invece lo definiscono in modo strano...” “Ossia?” “Beh, pare addirittura che si tratti di un negromante, o addirittura di qualcos'altro...” “Cosa intendi dire?” “Qualcuno afferma che si tratti di un disperato che abbia venduto l'anima al diavolo... oppure...” “Oppure?” “Oppure il demonio stesso...” |
Non toccarmi, lurido verme.. le tue mani grondano di sangue del mio popolo.. non osare..
Mi limitai a sorridere, e ad ascoltare. Tentava di spiegarmi la politica, povero idiota. Credi che non sappia già queste cose? Era davvero insopportabile. Un'alleanza con Imperion, questa si che è bella. Ti piace eh.. Se si rovescia la monarchia nessuno ti accuserà di non essere nobile. Che idiozie! "Bene, allora.." sorrisi nuovamente "Preparerò le cose per la partenza..". Così, finita la cena, lasciai la sala da pranzo per dirigermi nelle mie stanze. Ero inquieta. Non avevo scoperto abbastanza, ma era già qualcosa. Una splendida luna piena rischiarava il buio cielo primaverile. Sorrisi. La luna piena. E' l'ora dei lupi. Almeno, così dicono. Diedi disposizioni per la partenza alle mie ancelle e mi ritirai. Nessuno poteva disturbarmi durante la notte, lo sapevano bene. Ma non rimasi a lungo nella mia stanza, tornai nel camminamento, mi tolsi la veste da camera, e indossai gli abiti neri del lupo. Calai il cappuccio sulla testa ed uscii, ritrovandomi nella boscaglia, molto lontano dal castello. La casetta nel bosco era illuminata, e mi strappò un sorriso, mi sarebbe mancata. La tana era stata costruita anni prima, in un luogo difficile da raggiungere, inospitale. Senza conoscere i giusti sentieri, sembrava impossibile raggiungerla. E la vegetazione copriva perfettamente quella piccola costruzione. Le montagne si proteggono da sole. Entrai, salutando tutti calorosamente. I Lupi più fidati erano lì. Presi il mio posto, accanto al camino scoppiettante. "Il tempo è giunto.. Froster partirà domani nel pomeriggio per Amoros... Voglio che tutto sia pronto.. Io sarò con voi, anche se non potrete vedermi, ma sarò pronto quando avrete bisogno di me, come sempre.. Roland, a te il compito di proteggere Lady Clio, sarai il suo sacerdote, sei riuscito a procurarti la veste per te e i ruoli per la tua squadra? A proposito, vi porto i saluti e le benedizioni di Lady Clio, ho avuto modo di parlare solo un momento ma mi ha assicurato che ci è vicina, e che l'unica cosa che le consente di andare avanti è la nostra lealtà, e la speranza nella nostra vittoria.. Dobbiamo cogliere il viaggio come un'opportunità, Froster ha detto che intende stringere un'alleanza con Imperion, e ha parlato di un certo Oxiud, qualcuno lo conosce? Voglio sapere ogni cosa su di lui.." Mi alzai, e raccolsi un piccolo baule posato su un ripiano "Quanto a voi.." Rivolgendomi ai Lupi che sarebbero rimasti a Lortena, per poi aprire il baule. Era pieno di maschere come la mia "Un Lupo non agisce da solo, la sua forza è il branco, così come la forza del branco si trova nel valore di ogni lupo.. Non vi obbligo, sia chiaro.. Ma se prenderete queste maschere dieci, cento Lupi Neri sorgeranno.. E i nostri nemici non sapranno più dove guardare.. E non avranno mai la certezza di averci uccisi tutti.. Perché se riusciranno ad uccidere un lupo, ne spunteranno altri cento.. "Li squadrai uno ad uno. "Lord Sartios, mi fido della vostra esperienza e della vostra lealtà, vi affido la responsabilità dei Lupi che resteranno.. Froster ha detto di avere un piano, anche se non sono riuscito a sapere di più.. Deve parlare con quest'uomo di Imperion, lo stesso che deve incontrare ad Amoros.. Tenete gli occhi aperti, e non fidatevi di chi non conoscete benissimo..." Sospirai, sorseggiando il vino "Questo è tutto ciò che ho da dirvi.. Qualcuno di voi ha qualcosa da riferimi? Novità, aggiornamenti, notizie, idee? Fatelo ora perché domani sarò lontano...". |
Ascoltai attentamente Ahmed..."Mercenari? Sappiamo fanno il loro dovere non per fedeltà ma per denaro, ma che posso dirvi? Il nostro regno e la nostra città sacra sono stati assaliti da un..principe..e il suo esercito che si supponevano di leali valori. Non è il numero che mi interessa, Ahmed, non vi è bisogno qui penso di tante guardie al mio cospetto. Appunto le nostre guardie sono venute con noi e non conoscono queste zone..avete letto quei cartelli..a Nord la guerra e a Sud quel ladro..mi bastano pochi ma sappiano ciò che avviene in questa zona..pure mercenari, soldati di ventura..mi affido a voi. Ma badate, dovete rammentare loro a chi prestano servizio, e non nominate cosa possediamo, e se non sapranno fare il loro dovere avranno la giusta punizione...a proposito" dissi poi rivolgendomi ad Amina "stasera arriverà l'ancella personale di cui ho fatto richiesta vero? Ella proviene dal nostro Paese e la sua famiglia è scampata a una battaglia e hanno trovato rifugio fin qua, è mio desiderio avere accanto a me una ragazza della mia età..visto mia sorella non la vedrò per molto". Mi feci cupa a quel pensiero ma in me non vi era sete di vendetta.."Si, verrò con voi e assisterò a questo duello e pure Korshid verrà con noi, mi incuriosisce il fatto quella spada sia posta in una teca..la voglio vedere e voglio vedervi vincitore...o se gli dei cambieranno il destino il vincitore di quella spada".
Uscimmo da palazzo, ci furono portati i cavalli, chiesi quello nero come la notte. A dire il vero, volevo pure evadere, non ero abituata a rimanere rinchiusa e adoravo rifugiarmi di nascosto e mescolarmi tra la folla nei bazar, essere una di loro e sapere ciò che il mio popolo desiderava..ma quella non era Setareh e chissà se avrei ritrovato la stessa atmosfera. Partimmo verso Amoros che non era molto lontana..."Ci guarderanno tutti? Siamo vestiti diversamente ma non intendo indossare le vesti delle loro dame per ora..non potrei mai rinnegare ciò che sono". http://i58.tinypic.com/xbec01.jpg |
Appena Clio terminò di parlare, subito lord Sartios si fece avanti.
“Io conosco quell'uomo...” disse “... quel certo messer Oxuid... lo conosco di fama... e ciò mi basta.” “Cosa vuoi dire?” Fissandolo Roland. “E' un uomo scaltro.” Rispose Sartios. “Un calcolatore. E' in un certo senso il filosofo del regime che ora governa ad Imperion. Le deliranti idee messe in pratica dai tiranni di quella città sono frutto delle sue teorie. Oxuid odia la Chiesa e di conseguenza ogni forma di potere che da essa trae legittimazione, dunque aristocrazia e monarchia.” “Dunque a quanto pare questo Oxuid potrebbe essere il nostro nuovo nemico.” Fece Roland. “Già...” annuì Sartios “... anche perchè se davvero Froster vuole incontrarlo, oltre ai propositi politici, può esserci sotto altro.” “Cioè?” Domandò Roland. “Si vocifera che Imperion abbia vinto la guerra con Nagos grazie al tradimento dei suoi migliori cavalieri... e con il loro aiuto il regime di Picche, come viene chiamato il partito che domina ad Imperion, abbia catturato e massacrato ogni ribelle. Dunque mi sembra facile intuire che Froster chiederà l'aiuto di Oxuid e dei suoi per darci la caccia.” “Molto probabile...” mormorò Roland, per poi voltarsi verso Lupo Nero. |
Era sintetico..pratico...e credeva nell'uguaglianza tra esseri umani.....in oriente avevo imparato che era possibile....parlare della propria religione con chi ne professava un'altra.......stavamo in pace......mussulmani ebrei e cristiani....sino a quando tutto fu perduto....e mi vedevo spronare il mio cavallo nel tunnel del castello di Acri una corsa che mi fece portare sangue e paura...poi a nave.....e poi Amoros......." Vi ringrazio ......per la fiducia accordatami......non ho domande da farvi..la paga mi va bene...e sul lavoro non ho nulla da dire....Sarò la vostra ombra.....amo il silenzio...e sono abituata a pregare e ad uccidere........anche se solo per la Gloria di Dio.......vi chiamerò Dottore..di Maestri non ne ho più.......".....lo guardai con curiosità......era un uomo a cui non si poteva dare età.....e ciò per cui era lì in quella città.....fece sì che io lo ammirassi...l'uguagliaza tra gli uomini ..tra le razze e le classi sociali.....in questo credevo poco..anzi nulla...avevo visto troppo...
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“E sia.” Disse Oxuid a quelle parole di Elisabeth. “Sarete la mia ombra ed io il Sole. In pratica il giorno e la notte, poiché le ombre, secondo un antico filoso persiano, sono le figlie predilette proprio della notte.” Riempì due coppe con del vino. “Per carità, non vi chiederei mai di uccidere qualcuno. Non sono un assassino e la violenza è la normale reazione di chi non ha coraggio ma solo paura.” Le offrì una di quelle coppe. “Comunque è rassicurante sapere che fra le vostre qualità si annovera anche la capacità di uccidere. Ma trovo del tutto sprecato che una bella donna come voi, che può vantare indubbie armi di seduzione convincimento, possa ricorrere al volgare omicidio per raggiungere uno scopo. Su, brindiamo al nostro sodalizio. Per una fruttuosa e reciproca collaborazione, Elisabeth.” Brindò con lei e poi sorseggiò dalla coppa. “Rager!” Chiamò.
Un attimo dopo arrivò il servitore che aveva aperto ad Elisabeth. “Eccomi, maestro.” “La mia assistente” fissandolo Oxiud “deve essere abbigliata come si conviene. Andrai con lei e le farai scegliere un abito degno del suo nuovo incarico.” “Si, maestro.” Annuendo Rager. |
“Anche io credo” disse Ahmed ad Altea “che ci occorrano guardie esperte di questi luoghi. E penso che tutto sommato avere al vostro servizio dei mercenari potrebbe non essere una cattiva idea. Almeno sapremo che fino a quando percepiranno una paga vi resteranno fedeli.” Poi il fedele servitore mostrò un inchino col capo e si congedò dalla sua principessa.
Poco dopo tutto era pronto per lasciare il palazzo e recarsi alla sfida. Così, Altea, Ahmed e Korshid, scortati da alcune guardie del corpo, arrivarono ad Amoros. E subito i loro abiti, il loro aspetto, ma soprattutto l'esotica e selvaggia bellezza di Altea attirarono gli sguardi e l'interesse della gente. La città era ancora nel vivo della sua giornata, con le botteghe aperte, la merce esposta e una buona quantità di persone fra le strade. Ahmed allora condusse la sua principessa presso la casa del maestro di spada, per poi far suonare la campanella posta davanti all'entrata di quell'abitazione. Un attimo dopo una figura comparve sulla porta. “Ah, siete ancora voi.” Fissando Ahmed. “Si” annuì questi “e colei che mi affianca” indicando Altea “è una nobile donna giunta dall'Oriente. Ella è interessata alla vostra spada. Possiamo vederla?” “Massi, perchè no...” annuendo Scito. Entrò in casa e ne uscì poco dopo, con una teca fra le mani. Aprì allora quell'astuccio e mostrò alla principessa la sua spada. “E' molto antica e per questo non permetto a nessuno di toccarla.” Spiegò il maestro. “Sappiate solo che è appartenuta ad un cavaliere di Capomazda. E tutti sanno gli spadaccini Capomazdesi sono i più temibili.” |
Sentivo gli occhi puntati su di me..ma proseguii fiera ed altera, e mi guardai attorno, le botteghe erano aperte e vi era molta gente, assaporai il profumo di quel posto e il mio animo si rasserenò per un attimo...ogni posto e luogo conserva un chè di magico e particolare da scoprire.
Arrivammo a casa di Scito, parlò con Ahmed e portò fuori la teca mostrandomi la spada..."Un cavaliere capomazdese...si so sono abili combattenti e pure legati molto alla loro Fede Cattolica..me ne hanno parlato...ma come mai questo cavaliere ha perso la spada? E perchè è cosi particolare..ha qualche storia?" e sfiorai la lama leggermente al centro facendo attenzione di non ferirmi..la tentazione era troppo forte. |
Sfiorando la lama di quella spada, Altea aveva potuto sentire la solidità della sua fattura, ma anche la ruggine che ne ricopriva in parte la superficie.
“No, non toccatela, signora...” disse il maestro di spada alla bella principessa “... ne sono molto geloso, poiché è come un trofeo per me...” sorrise orgoglioso “... infatti fui io a strapparla dalle mani di quel cavaliere Capomazdese e ciò è testimonianza del mio indiscusso valore!” Rise. |
Lo fissai duramente..mi aveva dato un ordine.."Tanto mi sembra l'avete data in palio e allora se ne siete cosi geloso, perchè volete liberarvene?".
Bisbigliai ad Ahmed nella nostra lingua per non farmi capire..."Vi è qualcosa di strano..la spada..ho sentito..anzi la lama ha della ruggine, strano per una spada di questo valore, che sta a significare?". Poi mi voltai verso Scito..."Quindi è di un cavaliere sconosciuto...voi di dove siete, invece? Sono interessata a questa spada..ma non capisco perchè dare in palio una spada presa a un cavaliere in battaglia." Il mio sguardo cadde sull'elsa cercando di carpirne dei particolari. |
Lo guardavo muoversi......lo guardavo mentre versava del vino .....lo guardavo mentre parlava di me donna....Non ero donna dalla nascita......." Sapete..mi chiedo se vi siete reso conto che ...la parte femminile di me...si può notare esclusivamente dalla mia natura fisica.......forse vi e' sfuggito ....che ho dormito con uomini in arme.......e mi volete convincere sulle mie armi seduttive......comunque....farò del mio meglio........" Sentii chiamare un uomo dovevo andare a fare acquisti....fantastico.....uscimmo per le strade ed entrammo in un negozio molto piccolo....c'erano stoffe e abiti già confezionati....." Rager...quanto pensate possiamo spendere ?..."....
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“Forse è maltenuta...” disse Ahmed nella loro lingua ad Altea “... o magari è molto vecchia... ogni arma richiede comunque manutenzione e buona conservazione.”
“Vedo che siete una donna decisa.” Scito ad Altea. “Abituata a dare ordini. Beh, qui però non siamo in Oriente e vi conviene essere più prudente ed accomodante, milady.” Sorrise. “Quanto alla spada, ho deciso di metterla in palio per attirare gli sfidanti. Ma sono certo del mio valore e dunque confido di conservarla ancora a lungo.” Rise. |
Oxiud sorrise a quelle parole di Elisabeth.
“Ragazza mia, il mio lavoro mi impone di guardare oltre. Vedere al di là di ciò che vedono gli altri. Solo così si scorge la verità. Voi, nonostante gli accadimenti del vostro passato, siete una bellissima donna. E al mio fianco voglio un'assistente che sia donna. Almeno agli occhi degli uomini. Poi ciò che più vi piacerà essere dentro di voi sarà affar vostro. Ora andate con Rager. Egli sa cosa fare.” Ed Elisabeth e Rager lasciarono la locanda. Uscirono in strada e poco dopo trovarono una bottega con le vetrine piene di vestiti in bella mostra. “Non temete.” Rager ad Elisabeth. “Messer Oxiud non bada a spese. Scegliete pure l'abito che più vi piace. Al prezzo penserò io.” Si avvicinò allora ai due una donna. “Salute, signori.” Sorridendo ai due. “In che modo posso esservi utile?” “Soddisfando le richieste di questa bella dama.” Rispose con un sorriso Rager. “Sono qui per questo.” Sorridendo anche la donna della bottega. |
Annuii ad Ahmed, poi quella risposta secca di Scito...che sfacciato...non eravamo in Oriente e non dovevo dare ordini...ero stata punta nel mio orgoglio.
"Bene" dissi sorridendo ad Ahmed e rivolgendomi a Scito "Ahmed si batterà per avere questa spada, mi interessa...non so perchè..forse perchè vengo dall' Oriente e sono attratta dalle cose misteriose o forse dalle cose belle..o forse per riscattare quel cavaliere a cui avete sottratto la spada" sorrisi ironicamente, quel tipo non mi stava proprio simpatico...speravo veramente il mio Consigliere o qualcun altro lo avrebbe battuto. "A quando il duello? Subito? O vi sarà una sfida generale?" e passai ad Ahmed pure il mio pugnale antico senza farmi vedere...Ahmed combattere era un formidabile guerriero, forse la sua spada avrebbe avuto più di dodici tacche e non si sarebbero nemmeno potute contare. Korshid era vicino a noi e ascoltava silenziosa..."Che gli dei siano con lui e con noi..se tutti sono prevenuti come questo milord non sarà facile per noi" dissi incrociando le mani e guardando Scito negli occhi..non certo io avrei abbassato gli occhi. |
Infondo ,anche se gli accadimenti della vita sono diversi......la propria identità rimane salda all'anima......e così incoraggiata dalle parole del Maestro e di Rager...seguii la donna....incominciai a guardare i colori dei tessuti..toccavo le stoffe.......e sorridevo come una bimba a cui si era data la possibilità di donarsi un anima........vidi..un vestito color porpora...era stupendo......diventai triste....mia madre, portava un abito di simile colore......avevo calzoni di tela e una camicia di uguale tessuto ..correvo tra i banchi di curcuma e cardomomo.....mio Fratello triste gli era accanto...aveva gli abiti Templari....lo adoravo...rimanevo estasiata quando di nascosto lo sentivo pregare ......nella notte....e sapevo che lui era lì...e sentiva il mio respiro.......Era il funerale di mio padre......ecco perchè quell'abito vermiglio.....la mia spada che passava corpo dopo corpo...le urla il sangue .....le lingue indefinite che si intrecciavano in un unica preghiera...Vita......vogliamo la vita.....ma la tua vita o quella del confratello devono essere protette.....e la mia spada...non aveva tregua....i miei muscoli erano solidi forti...la mia mano ferma sulle gambe tornite....dove la muscolatura non temeva il cedimento.......i miei fianchi ben delineati dal roteare del busto perchè il nemico non potesse buttarmi a terra..........portai alle narici quell'abito color del sangue proteggendo una lacrima......e passai oltre....." Vi prego Signora...vorrei prendere un consiglio da voi......e' molto che non acquisto un abito.......ve ne sarei grata...".......
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Mentre si rifocilla ascolta i discorsi degli avventori e sorride tra se,
il demonio!!! che esagerazione descrivere così un fuorilegge, ma si sa l'ignoranza fa vedere demoni dappertutto soprattutto di questi tempi. Continua a guardarsi intorno e ormai ha capito che per un po' dovrà fermarsi in quella città. Decide di fare un giro per ambientarsi. Lascia il cavallo nella stalla, e avvisa l'oste delle sue intenzioni chiedendo a lui la direzione da prendere e i luoghi da evitare. Si prepara ad uscire dalla locanda |
Presi un profondo respiro.
"Non voglio neanche sentir pronunciare la parola tradimento.. se dovesse accadere anche a Lortena, allora non varrebbe la pena combattere... tradire la propria terra è il peggior crimine di cui un uomo possa macchiarsi, ma è anche il modo migliore con cui il nostro nemico può arrivare a noi.." da dietro la maschera, squadrai ogni volto dei Lupi riuniti lì. Molti di loro li conoscevo da sempre, frequentavano il castello, erano amici di mio padre. Altri avevo imparato a conoscerli, fianco a fianco da quando tutto quello era cominciato. "Questo significa che dobbiamo agire in fretta.. ovvero prima che Froster parli con Oxiud.. abbiamo abbastanza uomini e armi per attaccare la guarnigione che resterà a Lortena.. la gente sarà con noi, questo lo sapete bene.. ma occorre massima prudenza, siate cauti, diffidati.. attaccheremo quando non se l'aspetteranno, quando saranno al sicuro, senza Froster, senza i suoi rozzi uomini, Lortena sarà libera..". Dovevo mostrare a Lord Sartios il meccanismo per entrare nel castello.. I cuochi li avrebbero drogati, e i Lupi avrebbero finito chi rimaneva e ripreso il controllo del castello, pronti a difenderlo con le armi.. ci sono veleni sconosciuti tra questi monti. Lo so, il veleno è l'arma delle donne ma.. meno sangue del mio popolo sarò costretta a versare, meglio è. Il piano era stato studiato nei minimi dettagli, nessuno lo conosceva interamente a parte me, o forse nemmeno, ognuno doveva solo fare la sua parte. L'incastro di tutte le parti avrebbe reso lo spettacolo memorabile. Dovevamo essere spettri nella notte. E quando la notizia che la guarnigione era caduta avrebbe raggiunto Froster ad Amoros, io sarei stata lì, pronta. E non sarei stata sola. Un branco di lupi in agguato. Oh, come avrei voluto togliermi la maschera davanti a lui, dopo averlo colpito a morte, e vedere la sua espressione nell'agonia. Sospirai appena, quasi sbuffai. Ma guarda te che razza di pensieri mi ritrovo a fare. Mi rivolsi poi a Roland. "Per quanto riguarda gli uomini che seguiranno Froster e Lady Clio ad Amoros, ti fidi di loro, li hai scelti accuratamente? Muoversi non sarà facile, visto che temono un fuorilegge scappato da Imperion, se ci scambiano per lui siamo finiti, dovremo stare attentissimi anche lì.. Vedete, non perdere la lingua di questa valle potrà esserci utile.. loro non la conoscono ormai, non la parla più nessuno.. noi sì, però.. ma nonostante questo dovremo essere prudenti.. molto prudenti..". |
Scito fissò Altea e sorrise.
“Devo ammettere” disse “che siete una donna decisa e coraggiosa. Ahimè, però, resterete alquanto delusa. Sarò infatti io a vincere la sfida col vostro servitore.” Si voltò verso Ahmed. “La sfida comincerà subito. Se riuscirete a battermi avrete la spada, ma se sarò invece io a vincere allora mi spetterà la somma che sempre metto in palio per un duello, ossia dieci Taddei d'argento.” Tornò a guardare la bella principessa. “Ma se la nostra dama oltre ad essere tanto fredda ed altera è anche così fiduciosa nell'abilità del suo servitore, allora si potrebbe rendere più interessante la sfida... magari mettendo in palio... proprio lei.” Rise appena. “Una notte con voi, milady, come premio se dovessi essere io a vincere. Accettate?” |
La donna sorrise ed annuì a quella richiesta di Elisabeth.
Prese allora a scegliere vari abiti da uno degli scaffali. “Allora se posso suggerirvi nella scelta” disse “direi che ci occorre qualcosa di sobrio, ma elegante. Qualcosa insomma che ben si abbini al vostro colorito e che metta in risalto il vostro corpo così ben fatto. Ecco...” tirando fuori un abito da altri di vario colore “... questo credo possa andare bene...” mostrandolo poi ad Elisabeth “... potete provarlo nel vestibolo laterale.” Si trattava di un abito lungo, con una raffinata scollatura, di raso verde alla moda di Capomazda e che aderiva perfettamente sul formoso e ben fatto corpo della donna giunta dall'Oriente. “Trovo che vi sta d'incanto!” Entusiasta la donna della bottega. “Naturalmente se volete provarne qualcun altro io sono pronta ad aiutarvi.” E la portò davanti ad uno specchio per farle ammirare l'abito che aveva indosso. http://www.film-review.it/gallery/15...a_bellucci.jpg |
“Non temete, madama.” Disse il locandiere a Grazia. “Il vostro cavallo sarà al sicuro nella stalla ed al vostro ritorno troverete una stanza accogliente in cui poter riposare. Quanto alla nostra cittadina, in verità è un luogo assai tranquillo. Dunque potete girare liberamente per visitarla. Magari non attardatevi troppo in prossimità della sera, soprattutto nelle stradine secondarie che danno verso la campagna. Per il resto, come detto, potete serenamente girare per Amoros.” Sorridendole.
Così, lasciata la locanda, la giovane Grazia cominciò a girare per le strade della cittadina. E attraverso una viuzza laterale si ritrovò poi nella piazza centrale di Amoros, dove era radunata una buona quantità di persone davanti alla Chiesa dell'Arcangelo Michele. E tra di loro vi era una certa vivacità. Infatti parlavano di qualcosa che pareva entusiasmarli non poco. “Vi dico che l'ho veduto proprio con questi occhi.” Raccontò uno fra la piccola folla radunata. “Era un grosso carrozzone che camminava senza essere trainato da cavalli.” “Ma cosa vai raccontando!” Esclamò un altro dei presenti. “Ti sei bevuto il cervello? Come fa a muoversi quel carrozzone senza essere tirato da cavalli o da altri animali!” “Vi dico che è così!” Assicurò quello che aveva parlato per primo. “E' un grosso carrozzone che cammina senza avere animali davanti e dal tetto lascia uscire una gran quantità di fumo! Come se al suo interno avesse un forno o una caldaia!” “Che sciocchezze!” Burlandolo un altro dei presenti. “Allora presto lo vedrete anche voi!” Fece quello che aveva visto il fantomatico carrozzone. “Infatti era diretto qui! L'ho visto imboccare la via per Amoros!” “E chi mai ci sarà al suo interno?” Domandò un altro di quelli che ascoltavano. “Non saprei...” scuotendo il capo colui che aveva visto il carrozzone “... forse artisti girovaghi, o magari una compagnia di attori... oppure illusionisti, alchimista... chi può dirlo? Quando arriverà qui il carrozzone lo scopriremo...” |
Roland annuì a quelle parole di Lupo Nero.
“Si, ho scelto con cura gli uomini che scorteranno lady Clio ad Amoros. Sono abili e fidati. Inoltre conoscono bene quei luoghi, essendo stati cadetti nell'Accademia Ducale e poi di stanza per alcuni mesi in un borgo presso la piana del Calars, non lontano da Amoros.” “Ci sarà da ridere quando ad Amoros giungerà la notizia che il castello di Lortena è in mano ai Lupi!” Ridendo uno di quegli uomini e subito imitato dagli altri. “Vorrei proprio vedere la faccia di quel porco di Froster quando lo saprà!” “Io invece sarei più prudente...” mormorò Sartios “... dubito che Oxiud si sia mosso da solo... avrà di certo degli scagnozzi con sé e immagino molto ben nascosti per non destare sospetti... lui sa benissimo che a Capomazda guardano con poca fiducia chi mostra avversione verso la Chiesa di Roma e l'aristocrazia, dunque Oxiud, che non è uno sciocco, avrà pensato bene di portarsi dietro qualcuno di abile e fidato prima di mettere piede in territorio Capomazdese... e a me viene alla mente che i cavalieri macchiatisi di tradimento contro Nagos sono al suo servizio... dunque prudenza ad Amoros...” “Si, sono d'accordo.” Fece Roland. “Comunque qui è tutto pronto, capo” tornando a fissare Lupo Nero “e appena Froster sarà partito prenderemo il castello.” E tutti i Lupi annuirono, decisi a battersi fino alla morte, se necessario, per liberare Lortena. |
"Bene.." sentenziai "Lord Sartios, fate ciò che ritenete più saggio, come ho detto, mi fido della vostra esperienza e della vostra lealtà.. non preoccupatevi per noi, ad Amoros saremo comunque in territorio capomazdese, e i Marsin hanno amici e alleati laggiù, se dovesse accadere il peggio, potremo trovare rifugio da loro.. o prendere il mare, nel peggiore dei casi... piuttosto, badate a voi stessi, alle vostre famiglie, e ai cittadini di Lortena.. ma so che farete un ottimo lavoro, resteremo in contatto, in qualche modo, anche se non sarà facile.." mi alzai "E' ora che vada, non manca molto all'alba..".
Sapevo che poteva essere un addio, anche se avessimo preso il castello, non tutti sarebbero sopravvissuti. "Signori, è stato un onore combattere al vostro fianco.. mi avete dimostrato la parte più nobile e pura di questo popolo fiero e indomabile, come le nostre montagne.. non eravate obbligati a lottare, potevate semplicemente adattarvi al nuovo regime.. ma avete detto: No! Anche se all'inizio sembrava un sogno impossibile.. Ma è difficile sradicare un albero che affonda le radici nelle più profonde viscere della terra.. e così è per noi, siamo talmente radicati in questa valle, che estirparci sarà quasi impossibile.." sorrisi "Senza contare che gli alberi non hanno zanne e artigli, mentre i lupi si..". Così, abbracciai uno per uno i Lupi lì presenti, con le lacrime agli occhi. Che meraviglioso popolo era quello. La tentazione di mostrarmi era tanta, dimostrare loro che l'ultima dei Marsin non se ne stava rintanata al castello, ma era troppo rischioso. Nessuno sospettava di me, né Froster né i Lupi. E nessuno di loro si stupiva che non partecipassi alla lotta, ero solo una fanciulla ostaggio di un prepotente, che potevo fare? "Addio amici miei.. se gli dei vorranno, quando ci incontreremo ancora, avremo liberato questa valle dalle idiozie liberali... e allora un nuovo sole farà capolino dalle montagne.." sorrisi, e mi inchinai appena "Siate vittoriosi..". Dovevo andare, non potevo più restare in quell'isola di pace. "Roland, Lord Sartios, venite con me.." sentenziai. Era giunta l'ora di mostrare ai due Lupi il passaggio segreto. L'ingresso del castello era sorvegliato, e Roland doveva farsi già trovare nel tempio, come se ci fosse sempre stato, quando lo avrei mandato a chiamare per la partenza, mentre Lord Sartios doveva conoscere quei camminamenti per l'imminente attacco. I Lupi nascosti in quei camminamenti nascosti, dietro le pareti delle stanze, nessuno avrebbe avvertito la loro presenza, ma loro sarebbero stati lì, pronti ad uscire allo scoperto senza che gli uomini di Froster avessero opportunità di reagire. |
A quelle ultime parole di Scito ebbi un sussulto, mi voltai istintivamente verso Ahmed ed, infatti, stava impugnando la spada e lo bloccai rivolgendomi a lui in arabo.."Fermatevi! Lo so da noi una simile frase è un insulto e affronto nei miei confronti e verrebbe giustiziato ma dobbiamo adattarci a questi posti e certe persone...e voglio sperare di positive qui ve ne siano...ci penso io".
Mi voltai verso l'uomo e risi di gusto.."Purtroppo non siete il mio ideale di uomo e ambirei a qualcosa di meglio...e non sono una donna da contrattare al mercato di schiavi, voi nemmeno avete idea a chi vi state rivolgendo, ma se stanotte avete tutta questa bramosia in voi e vi sentite solo possiamo donarvi dei soldi per pagare una donna di strada". Chiesi a Korshid di procedere alla benedizione del guerriero su Ahmed secondo il rituale dei nostri dei, presi un carboncino dalla mia sacca di seta adornata di perle e dipinsi sulla mano di Ahmed un simbolo di "vittoria"..essendo principessa di una città sacra la tradizione voleva la famiglia dei reali fosse vicina agli dei o discendessero da essi. Mentre Korshid procedeva al rituale per il duello, vidi dei bambini giocare con una spada di legno..sorrisi..tutti i bimbi, in tutto il mondo, hanno gli stessi sogni e desideri e lo stesso animo pure..mio padre, il re, lo diceva sempre e a volte chiedeva consiglio proprio a un bambino. Mi avvicinai a loro "Cosa vedo..dei cavalieri coraggiosi, degni delle più grandi imprese e della mano di una principessa". Loro mi osservavano e presupponevo per il mio essere diversa da loro.."Io provengo da un Paese lontano e Terra di antichi e valorosi guerrieri che combattono sotto il Sole cocente del deserto e la sera si riposano e sognano sotto la grande luna rossa e si narrà il più valoroso guerriero della mia Terra, Setareh, era un orfano di strada, un bimbo preso dal re ed egli crebbe come suo figlio e lo addestrò nelle migliori arti guerriere e insegnandoli i veri ideali del guerriero..non aveva rivali, poteva combattere pure con due spade contemporamente...egli era mio fratello" e sorrisi loro che ascoltavano "E ditemi, voi che emulate i vostri eroi...chi sono i più valorosi cavalieri di questa zona?" e presi, gentilmente, la spada di legno di un bimbo e lo nominai cavaliere, mi persi a giocare con loro e il mio animo si liberò di fanciullesca gioia. Ma subito udii una voce..era Ahmed...mi voltai..tutto era pronto per il duello e mi allontanai da loro. http://i59.tinypic.com/141309h.jpg |
Era una donna piccola ma vivace...colei che mi portò in un mondo pieno di stoffe e di colori.......mi mostrò un abito verde smeraldo.....molto semplice ....fui lasciata sola per provarlo e con l'impaccio di chi vestiti pochi ne aveva indossati.......armeggiai e sbuffai e diventai rossa per il caldo sino a quando perfetto scese sul mio corpo.......lessi negli occhi della donna ammirazione e mi posa dinanzi allo specchio.........vidi una donna....bruna....la pelle scura non per razza ma olivastra e dorata dal sole delle terre d'oriente........la scollatura quadrata.....metteva in mostra il seno giovane.....ma solo quel tanto che bastava a non rendere la figura volgare.........guardai il mio volto.....era quello di mia madre.......i tratti decisi...i miei e induriti dalla guerra...morbidi i suoi e addolciti dalla maternità........mi voltai..." Non ho bisogno di provare più nulla..mi avete resa bellissima...e per ora va bene così.....adesso e' giusto che il vostro lavoro venga pagato..." Raggiunsi Rager..che attendeva dinanzi alla porta...." Sono pronta......spero di non avervi fatto aspettare un'eternità.......".......
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