Camelot, la patria della cavalleria

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Morrigan 01-09-2010 20.13.42

Il sigillo di Mariel
 
“O Dea, ti prego, miserere, miserere di un Nume: tu soltanto potresti consolare questo amore, sempre che ne sia degno. […] Lungo la spiaggia italica, di fronte alle mura messenie, vidi Scilla. Qui taccio per vergogna le promesse, le parole dolcissime spregiate, perfino le preghiere. […] Non ti chiedo di calmare o guarire la ferita: non voglio che abbia fine; voglio solo che Scilla senta parte del calore!”

“Segui meglio una donna che ti vuole, che ha uguale desiderio, ed è compresa dalla stessa passione. Tu eri degno d’esser chiesto da lei, sì, lo potevi. […] Ed ecco io stessa, pur essendo una Dea, […] ebbene io sogno… sogno di appartenerti. Te lo dico affinchè non ti manchi la fiducia e non dubiti affatto della forma. Tu sdegna chi ti sdegna. E corrispondi a chi ti viene dietro: con un gesto ti vendichi di entrambe!”

“Prima in mare nasceranno le fronde, e in cima ai monti cresceranno le alghe, che si muti il mio amore per Scilla, finchè vive!”

(Ovidio, Metamorfosi)




-I -

Finalmente era arrivata. La notte tanto attesa era arrivata.
Mariel non riusciva più a trattenere la sua gioia bambina. Il solstizio d’estate… la notte in cui le era permesso di seguire le altre ancelle e le fanciulle della casa e di scendere con loro fino al lago… la notte in cui era libera dal galateo che la corte le imponeva pur in quei teneri anni della sua infanzia… la notte in cui poteva liberamente ballare attorno al fuoco, e unirsi ai canti gioiosi, e al mattino, poi, correre sopra l’erba, trascinandosi dietro il suo scialle bianco, per raccogliere la rugiada!
Le piaceva seguire le ragazze più grandi e andare con loro in cerca di erbe… poi si accoccolava accanto al fuoco e si metteva alacremente a sistemare i mazzetti. Era la scusa, quella, per restare accanto alle donne più anziane, per ascoltare i loro racconti e le leggende che aleggiavano intorno a quella notte… le sue mani dividevano attente gli steli, mentre la sua mente curiosa assorbiva con attenzione… la lavanda, per purificare… la ruta, per scongiurare i malanni… il rosmarino, per il ricordo… la verbena, per proteggersi dai malefici… Mariel le conosceva ormai tutte, ma restava comunque ad ascoltare, incantata. E così fece anche quella notte, e saltò sul fuoco esprimendo un desiderio, e a mezzanotte raccolse la felce per portarla, il giorno seguente a sua madre.

“E’ stata una notte bellissima, madre!”, esclamò con voce gaia.

La madre sorrise, in silenzio, fissando dallo specchio il volto gioioso della sua bimba.
La luce del sole caldo di giugno, penetrando dalle ogive, illuminava gli oggetti preziosi che adornavano la stanza. Un’ancella pettinava con delicatezza la lunga chioma della signora, prima di acconciarle i capelli. Un’altra portava le vesti per abbigliarla per quella giornata in cui la regina, accanto al marito, avrebbe ricevuto gli omaggi della sua gente, mentre il re avrebbe ascoltato le richieste e amministrato la giustizia.

“La vecchia Selenia ha persino sciolto il piombo per rispondere alle domande delle ragazze che volevano sapere dei loro futuri sposi!”, continuò Mariel, ancora eccitata dalla nottata.

“Davvero?”, e la regina finalmente si lasciò sfuggire una leggera risata.

Aveva ripensato, forse, a quando, ragazza, si era accostata anche lei a quel misterioso rito di divinazione?

“Sì… e ha letto la forma del piombo anche per me!”, aggiunse la bambina, con una vena vezzosa di timidezza.

“Per te, Mariel? E cosa ha letto Selenia, per la mia piccina?”

“Ha detto che sposerò un re!”

La risata della donna si fece finalmente aperta, schietta e argentina.

“Mia piccola Mariel… ed occorreva sciogliere il piombo per conoscere questo? Tu sposerai un re, certamente… uno splendido, valoroso re, così com’è tuo padre”.

Disse questo, poi si girò, invitò la figlia in un abbraccio e le baciò la fronte.

“Adesso và, i tuoi studi ti attendono”

Mariel annuì e obbedì alla madre.
Lady Hellides glielo ripeteva sempre, avrebbe sposato un re forte e valoroso. Ma quella notte, ugualmente dormì con un mazzetto di erbe sotto il cuscino, perché in sogno le apparisse il volto del suo futuro cavaliere e signore. E quella notte Mariel lo sognò. Vide il suo bel volto, i capelli scuri e ondulati, lo sguardo nobile e profondo, il portamento fiero. Si svegliò con un sorriso e per molti giorni ancora serbò nella sua mente il ricordo di quel sogno.

Poi, come accade alle volte con queste splendide e fugaci visioni, con il passare del tempo quel volto si sbiadì e iniziò a perdere contorno, e Mariel, crescendo, portò con sé appena il ricordo dolce-amaro di una fiaba di bambina.

Argante 01-09-2010 20.49.26

Chi di noi non porta dentro di sè un ricordo di bambina?? Un'illusione dolce e amara che nutrì fantasie e paure, accendendo sorrisi o rigando il viso di lacrime acerbe. Così è l'amore, un saltimbanco irridente che si dà e si nasconde, che truffaldino gioca e scherza, che astioso scocca le sue frecce appuntite per poi svanire alle volte, lasciando una scia di sogno..il ricordo di un amore, similmente si offre, cresce in petto di nascosto e, quando sembra ormai andato via, ritorna a farci visita, illuminando il nostro sguardo di una tenera malinconia.

Guisgard 02-09-2010 01.42.42

L'incanto di un sogno lontano...
Anche io conosco quell'incanto e le sensazioni che sa dare.
Un sogno indica molte cose, spesso enigmatiche e sfuggenti.
Bello e delicato questo racconto, lady Morrigan.
Già nel gdr ho potuto ammirare la vostra abilità come narratrice e leggere i vostri scritti è sempre un piacere.
Vi faccio i miei complimenti :smile_clap:

Morrigan 02-09-2010 04.24.06

Che bella immagine che avete dato, milady Argante... sembra quasi viva e presente!
Sono felice che abbiate voluto arricchire con le vostre parole ciò che ho tentato di descrivere :smile:


Sir Guisgard, non sapete quanto la vostra approvazione mi riempia di gioia! :smile:
Come ho già avuto modo di accennarvi, non sono un'esperta narratrice... invento storie che il più delle volte ho timore a tradurre in parole scritte... ma il vostro castello delle arti è così pieno di bellezza che alla fine ho trovato il coraggio di sottoporvi questo racconto.
E comunque, non posso che concordare con voi a proposito dei sogni....
"Il sogno è l'infinita ombra del vero" ha scritto uno dei nostri più illustri poeti, ed io non oso aggiungere altro!

lady_Empi 02-09-2010 12.28.05

Avete trasportato la mia mente in un luogo arcano ...il luogo dove dimorano i sogni... questo significa essere una narratrice...saper far volare la mente altrui.

Grazie Morrigan e complimenti.

Talia 02-09-2010 18.50.57

Quanta dolcezza e, allo stesso tempo, quanta vivacità è nel vostro racconto, Morrigan!
Vi ringrazio per avermi fatto sognare con Mariel e spero di poter leggere presto un nuovo capitolo...
Intanto, i miei più sinceri complimenti! :smile_clap:

:smile_lol:

Morrigan 02-09-2010 20.27.40

Milady Empi, udire che una fata stessa è stata trasportata nel luogo dove dimorano i sogni significa udire un complimento davvero grande ed insperato! :smile_wave_lady:

Milady Talia, le vostre gentili parole di ringraziamento mi hanno resa davvero felice... così accondiscendo immediatamente al vostro desiderio, e faccio seguire un altro capitolo :smile:

Morrigan 02-09-2010 20.38.09

- II -

Le fanciulle si muovevano leggere sul’erba e le loro vesti chiare si gonfiavano lievi, mentre i nastri si arricciavano capricciosi, giocando con il vento lieve che soffiava a tratti su quel prato. Con allegre risate, si scambiavano lazzi, ed invitavano le altre compagne ad unirsi al loro divertimento. Queste stavano sedute all’ombra, composte, sopra un prezioso drappo damascato, leggendo un libro, o comodamente distese si divertivano a cercare nei petali dei fiori il loro destino d’amore. Due ragazze erano assorte nell’intonare liete canzoni accompagnandosi con un liuto e con un flauto, mentre nello spiazzo bagnato dal sole, di fronte a loro, quattro giovani donne si divertivano a danzare. Tra queste, una fanciulla in particolare sembrava trascinare tutte le altre con la sua gaiezza, una fanciulla la cui una bellezza spiccava tra quei giovani fiori per la luminosità dello sguardo e la bellezza dei lineamenti. La principessa Mariel indossava quel giorno una semplice veste di un azzurro pallido che ben si sposava con i suoi occhi chiari. I capelli, dal colore intenso come le piume di fagiano dorato, erano raccolti in spesse trecce, dove la giovane aveva infilato, senza ordine alcuno, anemoni e crochi.
La primavera stava arrivando, e il pensiero dell’imminente stagione era il motivo della loro allegrezza. Presto le giornate sarebbero diventate più calde e luminose, e le feste e gli svaghi all’aperto avrebbero preso il posto delle serate passate nel salone del palazzo, accanto al camino. Stava arrivando la primavera, e con essa i pensieri di libertà, di giocondità e d’amore.


In aperto contrasto con quel colorato movimento e con il lieto cinguettare delle ragazze, due sagome immobili e scure si disegnavano contro l’azzurro del cielo. Su una piccola altura poco distante, abbastanza discosti da non disturbare i divertimenti di quella allegra compagni, ma sufficientemente vicini per poterla scorgere, due uomini a cavallo stavano severi e composti, a guardia e tutela di quelle giovani donne. Il più anziano dei due era un uomo sulla quarantina, dall’aria gioviale e dall’espressione serena. Portava sul corpetto le insegne del re e i gradi di capitano. L’altro era un giovane nel fiore degli anni, dai capelli scuri e dai bei lineamenti. Contrariamente ad ogni logica, egli era, tra i due cavalieri, colui che mostrava di annoiarsi meno nell’adempimento di quel monotono compito. Il suo sguardo era perso nello spettacolo che si svolgeva di fronte a loro, come se stesse seguendo una magica visione, e non sembrava affatto stanco di dover restare lì, in quell’atteggiamento saldo e fiero, a guardare a distanza una gioia che non gli apparteneva.
Di tanto in tanto, i due uomini si scambiavano qualche parola.


“Milo Bajard… è questo il vostro nome, soldato?”, chiese d’un tratto il capitano

“Sì, signore”

“Bajard… il vostro cognome non appartiene a nessuna delle nobili famiglie di cui io abbia memoria”

“No, signore”

L’uomo fissò il giovane con malcelata sorpresa.

“Eppure siete stato armato cavaliere. Sono incuriosito, Bajard… ditemi di più”.

Milo non ebbe nemmeno un’esitazione. Non si voltò nemmeno verso il suo capitano, ma lasciò i suoi occhi fissi sul consesso delle giovani che danzavano sul prato come ninfe. Ormai era così avvezzo a raccontare quella storia a tutti coloro che domandavano, che ormai non aveva quasi più bisogno di riflettere. Forse, gli capitava di pensare talvolta con un misto di sollievo e di timore, forse un giorno sarebbe persino arrivato a creder che quella menzogna fosse la realtà.

“Il signore di Monwell, al cui servizio sono rimasto fino alla sua morte, ha inteso ricompensarmi per il servizio prestatogli in battaglia. E’ stata sua signoria ad armarmi cavaliere, e la sua generosità ha pagato la mia armatura e la mia cavalcatura”.

Momentaneamente soddisfatto da quella risposta, l’uomo tacque, e per alcuni minuti il silenzio tra loro fu rotto soltanto dall’eco della musica e delle risate.

“Il sole si appresta a tramontare, Bajard”, esclamò infine il capitano, con maggiore affabilità e tuttavia senza perdere la propria compostezza “Tra poco sarà giunta l’ora di scortare nuovamente la principessa Mariel e le sue dame al castello”.

Il giovane si limitò ad annuire. Il suo sguardo, a quelle parole, si era poggiato sulla figura danzante della principessa.

“Siete libero questa sera, cavaliere”, continuò l’uomo, fissando l’altro con curiosa attenzione “Volete unirvi a noi e venire alla locanda, giù, al villaggio?”

Milo ebbe un lieve sobbalzo. I suoi occhi verdi tornarono a fissare il suo superiore, con una nota di sorpresa e insieme di preoccupazione. Era scortese rifiutare un simile invito, e tuttavia non si sentiva dell’umore adatto per seguire i suoi compagni e far baldoria.

“Con il vostro permesso, signore… preferirei riposare”

Il capitano tacque un istante, e Milo già si stava preparando all’incombente minaccia della sua indignazione, quando all’orecchio gli giunse una sommessa risata.

“Per l’amor del cielo, Milo! Se continuerete a condurvi così, i vostri compagni cominceranno a pensare che mal sopportate il vino o che non vi piacciano le donne!”

Il ragazzo, per un istante, parve perdere la sua compostezza, come imbarazzato nel tentativo di trovare le giuste parole per giustificarsi.

“No, capitano… io… oh, le donne mi piacciono, mi piacciono eccome! Solo che…”

Ma la sua voce si spense, mentre le ciglia si chinavano a nascondere il suo sguardo, per timore che potesse tradirlo agli occhi dell’altro. Ma il capitano, dopo averlo scrutato per un istante, aveva rivolto altrove la vista, con l’aria soddisfatta di un uomo che ha tutto compreso.

“Ah, adesso è tutto chiaro, figliolo… avete un’innamorata, non è così?”

Milo chinò leggermente il capo.

“Sì, signore”

Il capitano ridacchiò con aria trionfante, quindi la sua espressione si fece condiscendente, quasi paterna. In fondo quel giovane gli aveva sempre fatto una grande simpatia, fin dal suo arrivo a corte.

“E la vostra signora dove si trova, adesso? E’ del vostro stesso luogo di nascita, o è straniera?”

Milo lasciò scivolare lo sguardo sui capelli di Mariel, e seguì per tutta la sua lunghezza un nastro che si era allentato nel vento .

“E’ straniera”, rispose, con una nota di malinconica dolcezza nella voce.

“Ed è per questa donna lontana che vi siete fatto venire il mal d’amore?”, esclamò il capitano allegro, assestandogli una pacca sulla spalla “Date retta a me, figliolo… nel vino e nella compagnia dimenticherete i vostri affanni!”

Poi si accorse della serietà sul viso del giovane e di una increspatura di dolore attorno alle sue labbra, un dolore sottile che gli impediva perfino di ridere alle facezie del suo superiore.

“La vostra signora è bella?”, chiese infine con tono più comprensivo.

Milo sorrise, mentre i suoi occhi ormai non riuscivano più ad allonarsi dall'immagine di lei.

“Bella come la luce dell’ultimo giorno d’inverno quando si fonde ai colori trionfanti del primo giorno di primavera… bella come il respiro del vento, e bella come l’abbraccio del sole!”

Il capitano scosse la testa, con la saggezza di chi ha già conosciuto la follia dell’amore.

“Restate nei vostri alloggi stasera, cavaliere… fareste torto alle ragazze della locanda, se le obbligaste a confrontarsi con una simile donna!”

lady_Empi 02-09-2010 22.21.57

Amore si prepara a tesser la sua tela...
Continuate, Signora, non lasciateci all'oscuro dei disegni d'Amore!!

Morrigan 04-09-2010 06.24.12

- III -



Calendimaggio stava già arrivando. C’era festa nell’aria e la corte era in subbuglio. Presto sarebbe giunto il giorno del genetliaco della principessa Mariel, e fervevano i preparativi per quell’occasione. Perché in quell’anno, quel festeggiamento avrebbe assunto un significato speciale. Compiva sedici anni, la principessa, ed era quella l’età in cui il re aveva promesso di darla in sposa.
Già a corte erano giunte le missive di auguri dalle terre vicine e dai regni alleati, ed insieme a queste, le richieste di principi e campioni del regno di poter patercipare alla tenzone prevista per ottenere la mano della nobile fanciulla. Perché la bellezza che Mariel era diventata era ormai una leggenda che si era sparsa tra le castellanie, ma insieme a questa voce si era diffuso anche il racconto legato al suo futuro matrimonio.
La madre di Mariel, la buona regina Hellides, era precocemente defunta anni prima, lasciando il re addolorato e la principessa bambina. Prima di spirare, tuttavia, aveva fatto promettere al marito che avrebbe fatto sposare la figlia al compimento esatto dei suoi sedici anni. Aveva disposto altresì che lo sposo non venisse scelto né dal re, né da altri, ma che fosse eletto grazie alla vittoria che egli avrebbe dovuto conquistare in un torneo.
Così la corte si apprestava ad accogliere l’arrivo di questi nobili cavalieri e del loro seguito. Scudieri, palafrenier, valletti… in pochi giorni il castello divenne un via vai di genti, un brulicare di voci, di convenevoli, di scommesse azzardate e di arroganti battute.
Mariel, dalle sue finestre, seguiva il passaggio dei cavalieri che giungevano ogni giorno. Sapeva perché erano lì, le sembrava quasi, guardandoli, di poter leggere i loro pensieri. E ne rideva. Con un gesto gaio, si voltò nuovamente verso le altre dame e si allontanò nuovamente verso il centro della stanza.

“Chiudete gli scuri”, ordinò ad uno dei suo valletti “Per oggi ne ho abbastanza!”

Quindi battè lievemente le mani.

“Danziamo!”, disse.

E attorno a lei si animò come sempre la festa. I menestrelli intonarono liete ballate, e Mariel e le sue compagne iniziarono a provare i passi delle danze che avrebbero dovuto ballare con i loro accompagnatori alla festa.

“Quegli sciocchi cavalieri, con la loro superbia e le loro vanterie!” esclamò d’un tratto con sarcasmo, rivolta alle sue dame, mentre le guancie le si accendevano per la dolce foga della danza “Vengono qui convinti di liquidare l’intera faccenda con qualche colpo di spada e di lancia, e di riportare a casa il premio ambito… stolti! Non sanno che cosa li attende!”

Esplose in una risata argentina, subito imitata dalle altre fanciulle.
Ma proprio in mezzo a quel coro di allegrezza, la principessa di colpo tacque, si fermò e il suo sguardo si fece attento. Le risate delle fanciulle si spensero ad una ad una, e persino i musici, vedendo che ella aveva smesso di danzare, poggiarono a terra i propri strumenti.
Mariel, con passo sicuro, si diresse verso l’angolo più distante della sala. Si fermò, fissò i suoi occhi chiari sulla figura del soldato che, composto e silenzioso, era di guardia a quella sala

“Voi siete cavaliere, milord?”, chiese.

“Non potrei altrimenti essere al vostro servizio, milady”

Grazie a quella risposta affermativa, la principessa sermbrò guardare il giovane con nuovo interesse.

“Dunque nessun impedimento vi vieterebbe, ad esempio, di partecipare ad un torneo…”, azzardò.

“Nessuno che io conosca, mia signora”

“Eccellente!” esclamò.

Quindi, voltandosi nuovamente verso i presenti, che avevano seguito con interesse e curiosità quella scena:

“Mie signore, il tedio delle nostre giornate sta per finire. Ho in serbo una bella sorpresa per i nostri nobili ospiti!”

Tornò a fissare il cavaliere, che restava immobile e composto, come sempre, con lo sguardo fisso di fronte a sé, fingendo di guardare senza vedere nulla, secondo quelli che erano gli ordini per coloro che vegliavano sui divertimenti della principessa.

“Come vi chiamate, cavaliere?”

“Bajard, mia signora… Milo Bajard”

“Milo Bajard…” ripetè lei con un sorriso malizioso sul volto “Iscrivetevi al torneo, oggi stesso, e gareggiate per me nella tenzone!”

Disse questo, quindi si voltò e con una risata tornò ad unirsi alle sue compagne.

“Serebbe un bellissimo scherzo, se il nostro cavaliere vincesse il torneo!”, esclamò con gaiezza.

Sarebbe un bellissimo sogno, se fosse vero… pensò Milo con tristezza.

Guisgard 05-09-2010 03.58.39

La trama inizia a definirsi pian piano.
Per quanto riguarda i vari personaggi, con le loro caratterisatiche e safumatre, è ancora presto per pronunciarsi, ma sull'atmosfera credo si possa già dire abbastanza.
Inizialmente avevo visto questo racconto con i contorni tipici di una fiaba, con atmosfere sognanti ed indefinite.
Ma ora, in qualche modo, mi sembra che il tutto richiami un pò quelle ambientazioni tipiche dei romanzi cortesi.
Ma preferisco attendere il seguito per esprimermi con più certezza :smile:
Nel frattempo, milady, vi faccio i miei complimenti per la vostra bravura (che ormai non è più una sorpresa) :smile_clap:

Morrigan 06-09-2010 17.27.03

Citazione:

Originalmente inviato da lady_Empi (Messaggio 19499)
Amore si prepara a tesser la sua tela...

Sì, milady... peccato che molto spesso Amore non tessa tele regolari ed equilibrate come quelle lavorate dalle mani alacri delle dame... direi piuttosto che Amore si diletta troppo spesso nell'avventurarsi per i sentieri più lunghi e accidentati :smile:

Morrigan 06-09-2010 17.36.32

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 19726)
La trama inizia a definirsi pian piano.
Per quanto riguarda i vari personaggi, con le loro caratterisatiche e safumatre, è ancora presto per pronunciarsi, ma sull'atmosfera credo si possa già dire abbastanza.

Ritengo che questo sia un mio difetto, messere... mi piace svelare i personaggi e la loro vera natura poco alla volta... credo che sia un riflesso della vita reale... ci si delizia della lentezza di scoprire poco a poco gli animi che ci affascinano!

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 19726)
Inizialmente avevo visto questo racconto con i contorni tipici di una fiaba, con atmosfere sognanti ed indefinite.
Ma ora, in qualche modo, mi sembra che il tutto richiami un pò quelle ambientazioni tipiche dei romanzi cortesi.

Siete un lettore attento (e non mi aspettavo altro :p)... l'inizio ha l'atmosfera di una fiaba, perchè così doveva essere... il ricordo beato dei sogni dell'infanzia ha sempre, inevitabilmente, il sapore di una favola lontana... ma poi arriva il presente, ben più concreto e ben più distante da certi sogni... e in fondo, proprio come accade a Mariel, spesso dimentichiamo, e ci capita allora di guardare con invidia, senza riconoscerci, ad una persona che non ricordiamo più nemmeno di essere stati...

Grazie sempre per i complimenti... è un incoraggiamento non da poco, il vostro...

lady rainbow 06-09-2010 17.40.57

[/QUOTE]Sì, milady... peccato che molto spesso Amore non tessa tele regolari ed equilibrate come quelle lavorate dalle mani alacri delle dame... direi piuttosto che Amore si diletta troppo spesso nell'avventurarsi per i sentieri più lunghi e accidentati :smile:[/QUOTE]


ah come sono d'accordo amica mia...e vi dirò molto spesso gli amori più difficili si rivelano i più belli e duraturi...:smile_lol:

Morrigan 06-09-2010 17.42.31

Citazione:

Originalmente inviato da lady rainbow (Messaggio 19813)
ah come sono d'accordo amica mia...e vi dirò molto spesso gli amori più difficili si rivelano i più belli e duraturi...:smile_lol:

Spero tanto che in questo caso abbiate ragione voi :smile:

Morrigan 12-09-2010 19.59.36

- IV –

I palchi erano stati innalzati, le logge e le gradinate erano state arricchite con ogni magnificenza. Sontuosi tappeti, vivaci vessilli ed altre suppellettili erano state portate dal castello fino a quel luogo aperto onde erano state approntate le torri che avrebbero racchiuso il campo del torneo. Le armi dei cavalieri iscritti alla lizza erano già state appese, mentre le insegne e gli emblemi squillavano i loro colori e i loro rampanti animali. Da una parte del campo, i menestrelli erano raccolti ad accordare i propri strumenti, pronti a celebrare le prodezze della giornata. I valletti correvano da una parte all’altra, perché tutto fosse pronto per l’arrivo del corteo.
Allo squillo delle trombe, il re fece il suo ingresso sotto il padiglione principale. Mariel entrò dietro di lui. Vestita di bianco, con i lunghi capelli raccolti acconciati sotto un lieve velo, che lasciava intravedere le perle e i rubini intrecciati alle sue ciocche, splendeva in quel giorno di una bellezza algida e distante. Il suo volto, infatti, incorniciato dal civettuolo soggolo di seta, era imperturbato, ieratico come i volti delle statue degli angeli che adornavano le cattedrali. Con lei fecero ingresso le dame, ed infine i cavalieri, tra i quali vi erano anche i giudici che avrebbero controllato lo svolgimento regolare del torneo. Un secondo squillo degli araldi segnò l’ingresso sul campo dei cavalieri, che entrarono trionfalmente armati, seguiti dai loro scudieri. Ognuno di essi indossava un prezioso sorcotto di broccato, dei colori del loro nobile casato e impreziosito dalle loro insegne.
Soltanto un cavaliere si era presentato senza scudiero, e ciò nonostante questi stava eretto e fiero sulla propria cavalcatura, indossando un sorcotto di colore morello, che era noto tra le dame come la tinta che indicava la fermezza d’animo in amore. Tutti coloro che lo fissarono con stupore, videro che indossava le insegne del re.
Quando lo stesso sire si accorse di questo, il suo sguardo si turbò, ed egli si rivolse accigliato ai cavalieri che lo circondavano.

“Chi è quell’uomo che osa scendere in campo recando le mie insegne? Portatemi qui quello sfrontato, che egli risponda davanti a me della sua celia!”

Ma Mariel, udendo quelle parole, fermò l’ordine imperioso del padre con il gesto della mano.

“Signor padre,” disse con voce ferma, tesa a nascondere il timore che le incuteva l’ira del re “egli è il mio campione, che io stessa ho pregato di scendere in campo per il mio onore!”

“Il vostro campione?” esclamò il re, guardando la figlia con un misto di stupore e di sdegno “Che scherzo è mai questo, figlia mia? Voi non avete un campione, così come non avrete un signore, se non alla fine di questa tenzone!”

Ma Mariel sostenne il suo sguardo con sicurezza.

“Mio buon signore, rammentate? Mia madre ha disposto con grande cura e dettagli le prove che codesti cavalieri dovranno affrontare per me… ma in nessun modo ella ha lasciato detto che io non potessi avere un mio campione, o che un qualsiasi cavaliere, purchè armato tale, non potesse iscriversi al torneo. Così, poiché nessun giovane del nostro reame ha osato aspirare alla mia mano, sono io che ne ho scelto uno da me, affinchè nessuno di questi arroganti principi stranieri, venuti qui con la pretesa di una facile conquista di queste terre, potesse pensare che il nostro regno sia privo di uomini di valore”

Il re ascoltò quelle parole di Mariel, e riconobbe in esse la saggezza della figlia. E poiché molto l’amava, egli consentì affinchè il cavaliere potesse cimentarsi nelle prove. E quando ebbe ottenuto il beneplacito del padre, Mariel lanciò un lieve cenno di assenso col capo in direzione del suo cavaliere, che per tutto quel tempo era rimasto sul campo, in attesa di conoscere il proprio destino.

Quel solo, impercettibile segno sembrò riportare il coraggio nel cuore di Milo. Fino a quel momento, egli si era sforzato di ignorare le battute di scherno che gli altri nobili cavalieri gli avevano rivolto, e le occhiate di curiosità o disapprovazione che gli piovevano addosso da ogni dove. Ma quando le vide chinare il viso nella sua direzione, dimenticò ogni suo pensiero e con lo sguardo non potè che seguire lei. Mariel si era già rivolta con gli occhi altrove, intenta com’era a discorrere con le sue dame, che sembravano in realtà curarsi più di civettare suoi cavalieri che di seguire la tenzone, ma questo a Milo non importava. Gli bastava seguire il profilo di lei, le ombre che passavano sul suo viso, il modo in cui incurvava le labbra quando era sorpresa o divertita. Sapeva che l’essere in quel luogo, in quel momento, era unicamente un dono del cielo. Non avrebbe mai osato partecipare a quell’evento, se la preghiera non fosse gli fosse giunta dalla stessa bocca di lei. Non si era domandato nemmeno un istante perché la principessa Mariel avesse espresso quel desiderio. Per tutto quel tempo, ella non gli aveva mai rivolto una parola, se non per impartirgli qualche breve ordine, e non lo guardava mai, no… anche se i suoi occhi, al contrario, era fisso sul viso di lei. Eppure niente, neppure il più piccolo dettaglio aveva valore in quel momento! I venti del Fato lo avevano sbattuto per lungo tempo su scogliere irte ed inospitali, le onde del mare lo avevano travolto come si fa con le piccole lance che si avventurano incaute tra i gorghi, ma alla fine, la mano di Dio lo aveva adagiato su quella terra, e, per vie inspiegabili al suo pensiero, in quel momento si trovava lì. Che importava se fosse stato lo scherzo di una fanciulla, piuttosto che il suo amore, a dargli quel destino? Che importava che fosse stato il cieco gioco della sorte, piuttosto che il suo valore, a consegnarlo a quella tenzone? Egli avrebbe afferrato il suo destino con la stessa mano con cui aveva stretto la propria spada, e avrebbe saputo volgere lo scherzo in accuratezza, e il gioco in trionfo!

Così iniziò la prima parte del torneo, con due opposte squadre di cavalieri disposte sul campo l'una contro l'altra.
I contendenti si esibirono quindi in scontri con la spada e con la mezza picca, a piedi e a cavallo, sfoggiando sempre grande valore e maestria con le armi. E col susseguirsi delle prove, coloro che venivano ritenuti perdenti venivano esclusi dalla successiva competizione, così il numero dei cavalieri si andò assottigliando, finchè sul campo non ne rimasero che sei.
E il cavaliere de Bajard era uno di loro.

Non appena l’ araldo scandì i nomi dei sei cavalieri rimasti in gara, tutti i presenti restarono in attesa dell’annuncio della prossima tenzone. Invece il banditore, con enorme sorpresa degli astanti, proclamò concluso il giorno del torneo. Subito si levarono voci di stupita protesta dagli spalti, e gli stessi principi, che stavano schierati fieramente di fronte al palco del re, presero a scambiarsi sguardi interrogativi. Erano andati lì per lottare fino all’ultimo uomo, per difendere il proprio onore ed ottenere in sposa la bella principessa. Così nessuno di loro riusciva a comprendere perché il torneo fosse stato sospeso proprio nel momento in cui si era più prossimi a stabilire che avrebbe disputato lo scontro decisivo e finale. In quel momento, Mariel si levò in piedi, avanzò fino a sfiorare la balaustra che delimitava il padiglione del re. Tutti gli astanti tacquero, e i visi e gli occhi si rivolsero verso di lei. La principessa sollevò lievemente la mano per imporre a tutti di tacere, quindi si rivolse ai sei cavalieri con voce sicura.

“Miei signori, avete fin qui vinto ogni scontro cui avete partecipato, dimostrando senza dubbio il grande valore che vi distingue. Tuttavia, le parole che il nostro cortese araldo vi ha annunciato sono sincere… il torneo si conclude qui”

Il brusio sorse di nuovo, ma Mariel non si fece intimidire. Con un gesto imperioso riconquistò il silenzio.

“Cavalieri, siete giunti qui dalle vostre terre per ottenere dal re, mio padre, la mia mano, e di questo onore che mi fate io vi ringrazio. Ciò nonostante, i duelli che si sono svolti in questo giorno non sono che una parte del vostro cammino. Come molti di voi già hanno udito narrare, la mia amata madre, e nostra regina, ha indicato delle prove, cui avrebbero avuto accesso soltanto i sei migliori cavalieri che fossero emersi dalla pubblica tenzone. Così, signori, coloro che di voi intendono andare avanti e sottoporsi a codeste prove, si presentino tra due giorni, all’alba, dopo la veglia d’arme, nella sala del trono, al cospetto di mio padre, per conoscere dalle sue labbra quali saranno i compiti assegnati”

lady_Empi 13-09-2010 22.19.52

Cosa avrà in serbo per i 6 prescelti la bella principessa?
Temo che non sarà facile impresa per i cavalieri....

Il vostro racconto scorre, cristallino e vivace come un fiume di montagna, Morrigan.

Attendo trepidante il resto...

Morrigan 13-09-2010 22.24.11

Citazione:

Originalmente inviato da lady_Empi (Messaggio 20427)
Cosa avrà in serbo per i 6 prescelti la bella principessa?
Temo che non sarà facile impresa per i cavalieri....

Il vostro racconto scorre, cristallino e vivace come un fiume di montagna, Morrigan.

Attendo trepidante il resto...

Cara Empi! :smile:
Di sicuro l'impresa non sarà facile... la nostra principessa nasconde più di una sorpresa :p
Vi ringrazio della similitudine, è molto bella, e solo una fata dei boschi come voi poteva elaborarne una simile!
Cercherò di scrivere il prima possibile, così daremo inizio alla vera gara!!!

Talia 15-09-2010 19.05.33

Questa storia, lady Morrigan, è splendida! Ogni volta che la leggo, che ne leggo un nuovo capitolo, mi rapisce e mi fa sospirare...
Probabilmente è inutile ripeterlo, ma lo farò comunque: siete bravissima!! :smile_clap:
E, ovviamente, attendo con impazienza di sapere quale sarà la prossima prova cui saranno sottoposti i cavaliere rimasti! ;)

Morrigan 15-09-2010 19.55.43

Mia signora Talia, con il vostro permesso, rapirò uno dei vostri dolci sospiri e lo invierò a messer Milo, per rinfrancargli l'anima e dargli coraggio per affrontare le prove!

Grazie della vostra cortesia, e una volta mi accingo ad accontentare il vostro desiderio.

Morrigan 15-09-2010 19.59.11

- V -

L’imbrunire prometteva già tutta la bellezza di quella serata ormai prossima all’estate. L’occaso brillava di bagliori perlacei e d’ambra, e l’orizzonte tremava e si confondeva nella bruma che scortava il sole nel suo ultimo tratto di viaggio. Milo fissava quello spettacolo, appoggiato ad uno dei merli del torrione che guardava ad Ovest. Era, quella, l’ora del giorno che egli più preferiva. In pochi minuti la luna avrebbe scalato le volte del cielo, il firmamento si sarebbe contratto, affogando nel blu cristallino. L’aria fresca della sera gli accarezzava il viso, portandogli profumi e ricordi lontani… e rivedeva se stesso e torri simili a quelle, e il suono allarmato delle campane, e urla e pianto… sentiva il rumore metallico delle alabarde, il tuono degli stivali pesanti che salivano in fretta le scale… tutto questo gli riempiva le orecchie, e Milo affogava, completamente disarmato, nella sua memoria. Il suo mantello si allargava spinto dal vento che stava crescendo… era stato così anche in quel giorno lontano, quando aveva fissato dall’alto il sentiero che avrebbe seguito, la strada che lo avrebbe condotto verso nuove, sconosciute avventure. Lo stesso sguardo, lo stesso battito del cuore, accelerato, pazzo, incontrollabile. Milo avrebbe voluto soffocare quell’emozione che gli agitava il petto, ogni volta che si perdeva in quelle fantasie, ma non era in suo potere di farlo. Il ricordo pungente del passato lo tormentava. Il cielo era triste e bello anche in quel dì, e il ricordo del sangue che scorreva, della spada che si ritraeva dalla carne, dello spasimo e del lamento, ancora gli gridava dentro l’anima, aggrappandosi con le unghie aguzze delle sue zampe alle pareti del suo cuore, scorticandole fino a farlo sanguinare.
Abbassò il capo, si coprì gli occhi con una mano e si lasciò sfuggire un gemito di disperazione.

“Perdono per me, e per tutti i miei peccati…”, mormorò nel vento, sperando che la sua preghiera volasse più rapidamente in cielo.

“Parlate con qualcuno, eppure siete da solo!”

Una voce sottile, lievemente velata di allegrezza, lo fece sobbalzare e lo obbligò a girarsi. Vicino agli spalti, tenendosi stretta alle mura, quasi avesse avuto timore di sporgersi da quelle altezze, la principessa Mariel lo fissava con curiosità. Milo si affrettò a renderle omaggio e piegò il suo ginocchio di fronte alla ragazza, ma lei gli fece cenno di levarsi nuovamente in piedi.

“Siete ben strano, cavaliere de Bajard,” osservò allora con un sorriso “ma le vostre virtù superano la vostra eccentricità, ed io sono qui per lodare le vostre virtù e non le vostre stranezze”

“Vostra signoria è troppo buona nel lodarmi, non ho fatto che quello che mi era stato richiesto”

“E l’avete fatto bene”, rispose la ragazza “E per questo adesso sono venuta a parlarvi. Per dirvi che vi sono grata della vostra obbedienza, ma che siete libero di abbandonare questa tenzone, se lo desiderate”

“Vi è mai parso, mia signora, che io lo potessi mai desiderare?”

Mariel non rispose immediatamente, ma volse lo sguardo verso il cielo, oltre le mura del castello.

“Vi ho chiesto di partecipare al torneo perché non sopportavo l’idea che nessun uomo indossasse i colori e le insegne di mio padre, che nessuno avesse osato opporre resistenza a quei nobili stranieri, che venivano qui inseguendo soltanto il desiderio di allargare i propri possedimenti, impalmando una principessa che non ha fratelli”

Quindi tornò a fissare Milo, che a quell’occhiata fu obbligato ad abbassare lo sguardo e a nascondere i suoi occhi ardenti.

“Ma, cavaliere, quello che vi attende adesso va ben oltre il vostro dovere nei confronti di mio padre, ed io non ho alcun diritto di mettere in pericolo la vostra vita in codesto modo. Quindi vi libero adesso da ogni vostro impegno”

Disse questo, quindi si voltò e fece per andarsene, come se non avesse più null’altro da aggiungere. Milo prese un profondo respiro.

“Chiedo perdono a vostra grazia,” esclamò, obbligandola a rivolgersi nuovamente verso di lui “Ma avrei un’umile domanda da rivolgere”

“Chiedete”, acconsentì la ragazza, e Milo, forte di quel consenso, non esitò nemmeno un istante.

“Mi dite che il compito che mi attende potrebbe essere per me molto periglioso, ma ditemi, milady… cosa fareste voi, se io dovessi vincere? Se io fossi disposto a correre un simile pericolo sfidando le prove, voi correreste il rischio di andare in sposa a me, un semplice cavaliere?”

Mariel lo fissò per un istante, passando su di lui un lungo sguardo. Quel cavaliere era di certo stato molto presuntuoso e insolente nell’osare porle quell’interrogativo, e lei avrebbe dovuto di certo indignarsi di fronte ad una simile provocazione. Ma quel giovane possedeva la sicurezza della gioventù e il fascino dell’ardimento, e di fronte a quelle doti, Mariel decise di sospendere la propria irritazione. Lo fissò con uno sguardo altero e pieno di orgoglio.

“Io sposerò colui che supererà ogni prova, qualunque sia l’uomo che il fato ha stabilito per me. Sono una principessa, e ho dato la mia parola, signore, e questo vi basti per non indurvi mai più a farmi simili domande”

Di fronte a quelle parole, Milo chinò il capo e le rivolse un rispettoso inchino.

“Parteciperò alle prove, mia signora. Lo devo al coraggio e alla fermezza della mia signora e padrona”

Mariel lo fissò un istante ancora. Annuì lievemente col capo, comprendendo che quel giovane non si sarebbe certo tirato indietro dopo quell’affermazione.

“Siete ancora il mio campione, cavaliere de Bajard” , disse.

Sfilò quindi un nastro dalla manica della sua ricca camicia e lo porse a Milo.

“Tenete,” continuò “Che non vi abbandoni nei momenti di maggiore difficoltà”

E, consegnatogli quel dono, si allontanò, lasciando Milo da solo, a fissarla, come tante altre volte aveva già fatto prima di allora, a fissarla fino a quando non fu sparita nell’ombra.

Guisgard 16-09-2010 20.41.24

Milady, le vostre doti narrative ormai sono note a tutti noi.
Ma se c'è una cosa che in voi ammiro sono le vostre straordinarie qualità descrittive.
Uno scenario, una situazione, un'atmosfera, tutto questo dalla vostra penna prende vita in maniera superba.
Nelle vostre descrizioni, qui, come nel gdr e negli altri lavori che ci regalate, sapete unire sapientemente poesia e forza espressiva, rendendo i vostri scritti quasi simili ad immagini.
E questa è una dote non comune.
I miei complimenti, lady Morrigan :smile_clap:

Morrigan 16-09-2010 20.48.37

E' un complimento prezioso il vostro, signore... più prezioso di quanto voi stesso possiate immaginare. Perchè ciò che ho sempre amato maggiormente degli scrittori che mi hanno fatto battere il cuore è stata proprio la loro prosa "visionaria"... quelle parole che permettevano allo spirito di raggiungere la propria visibilità.
Se, in qualche modo sono riuscita ad avvicinarmi a questa dote celeste (e le vostre parole me ne danno l'illusione, messere), allora non posso che essere felice!

lady_Empi 17-09-2010 23.40.55

Ha un'aura singolare la principessa Mariel...un'energia non ancora ben delineata che appassiona e lascia in trepidante attesa...

}{

Sibilla 25-09-2010 18.47.15

Vi ringrazio milady mi avete donato degli splendidi momenti... Condivido completamente quanto detto da Sir Guisgard... che però lo ha espresso meglio di quanto avrei mai potuto fare io... :18015:

Morrigan 25-09-2010 21.13.55

@Empi

Cara amica, il battere accelerato delle vostre ali è in sincronia con quello del vostro cuore... continuate ad appassionarvi, ve ne prego, e io avrò un motivo in più per scrivere ancora :smile_lol:
(PS - sto scrivendo il nuovo capitolo, non preoccupatevi... se tardo, avete il diritto di tirarmi nuovamente le orecchie :p)



@Sibilla

Milady Sibilla, sono io che ringrazio voi per il vostro bel complimento... donare ai propri lettori emozioni è il primo motivo per scrivere...
sir Guisgard, lo sappiamo bene, ornato è di infinte doti, ma nulla eguaglia la dolcezza del vostro pensiero, siatene certa :smile:

lady_Empi 26-09-2010 16.18.28

Per tutte le querce del bosco!!!!

<Empi sbatte i piedini a terra>

Ieri, a tarda sera, ho visto che questa discussione aveva un nuovo post di Morrigan , ma non l'ho aperta lasciando ad un momento più tranquillo il piacere della lettura.... di quello che credevo fosse il nuovo capitolo!!!

<Empi si asciuga una piccola lacrima>

Ma vedo che avete ancora gozzovigliato per il Castello e tralasciato le sudate carte!!!

<Empi sorride>

Ovviamente scherzo, e lo sapete, ma sappiate che in molti attendono il frutto del vostro lavoro... :)

Morrigan 27-09-2010 16.56.45

Mia piccola amica, nessuno può resistere allo sbattere d'ali di una fata!!!

Spero di rincuorarvi dicendovi che il nuovo capitolo è quasi giunto al termine...
ma perdonatemi, poichè si preparano molti nuovi fatti per i nostri eroi, e per questo vi domando appena un pizzico della vostra preziosa pazienza :smile:

Morrigan 06-10-2010 19.44.09

- VI -

L’immagine di lei non lo abbandonava mai. Anche se chiudeva gli occhi, la sua figura continuava a danzare sulle sue palpebre. Ogni giorno, ogni ora, ogni istante diventava tormento. E in quel momento il dolore divenne quasi insopportabile. Milo strinse il nastro tra le dita, quindi lo avvicinò al viso, alla guancia, cercando di afferrarne una sottile scia di profumo, quello di lei. Da quando Mariel gli aveva domandato di essere il suo campione, le distanze tra loro sembravano essersi accorciate, e tuttavia mai egli l’aveva sentita così lontana dal suo desiderio. Perché ciò che Milo comprese in quel momento fu che egli non desiderava sposare la principessa… egli desiderava essere da lei amato, allo stesso modo in cui lui l’amava. E quel dono, egli lo sapeva bene, non poteva essere acquistato con un torneo! In quel momento alla mente gli ritornò l’immagine di sua madre… i sentimenti non possono essere acquistati a prezzo di moneta... già, così è… e quando si vuol credere ad un tale amore, tutto irrimediabilmente finisce male… lacrime, sangue, dannazione del cielo e maledizioni della terra!

E per una volta ancora, Milo scosse il capo e si forzò di strapparsi a quelle dolorose memorie, e poiché una tiepida sera era già scesa a coprire quelle mura, il cavaliere decise di scendere nella corte e tornare nei propri alloggi. Ma era una tenera sera di Maggio, e Milo decise di abbandonare le interne gallerie e i passaggi scuri ma lesti che collegavano i diversi torrioni e le opposte ali del castello, e scelse invece di uscire all’aperto e di attraversare i ricchi giardini che si stendevano a Est di quel maniero. Il percorso così sarebbe stato più lungo, ma accompagnato dai profumi della notte e dalla linea delicata delle corolle dei fiori notturni che si destavano al richiamo della luna.

Mentre attraversava quei vialetti ombrosi, Milo si perse così profondamente nelle sue fantasie da dimenticare i contorni della realtà che lo circondava. Le sue dita carezzavano il nastro, il giardino sprofondava nella notte, ed egli ebbe un sobbalzo quando sentì di aver urtato qualcosa. Udì un sussulto, un’esclamazione soffocata, poi il rumore di un oggetto che cadeva al suolo. Istintivamente, Milo proferì una rapida scusa e si chinò a raccogliere il piccolo libro che giaceva ai suoi piedi. Il suo sguardo risalì lungo una ricca veste di velluto blu, del colore della notte, riccamente decorata di ricami dorati. Gli abiti vestivano la flessuosa figura di una donna, dai lunghi capelli corvini, dal viso di luna e dai profondi occhi scuri. Il volto di quella singolare creatura era austero e misterioso. Non era una fanciulla, e questa forte aura di femminilità emanava chiaramente dal suo sguardo e dal suo portamento.

“Vi chiedo venia, mia signora. Il buio della notte e il mio celere andare sono le cause di questa mia villania, che spero non vi abbiano arrecato ulteriore danno”

Disse questo, con aria compita, e le porse il libro che aveva raccolto. In quel gesto, Milo fu colpito dal rapido movimento di ciglia, dall’occhiata che lei gli lanciò e dal modo in cui le sue labbra si atteggiarono nel pronunciare il suo “grazie”.

“Non vi scusate, cavaliere. Un bel giovane come voi di certo ha ben motivo di sospirare alla luna, in sere come queste, e i suoi occhi sono di certo rivolti al ricordo di un leggiadro viso, più che al sentiero che sta attraversando”

Disse questo, e accompagnò quelle parole con una lieve risata, che fece impallidire Milo dall’imbarazzo e gli impedì di replicare alcunché.
La dama lo fissò, quindi tese la mano per riprendere il volume che il giovane le stava porgendo. In quel momento le sue dita toccarono quelle di Milo, indugiando per un istante in una lieve stretta. La donna chiuse gli occhi, e il suo volto per un attimo fu corrugato da una linea dura che le aggrottò la fronte e le contrasse la mascella. Le sue dita si ritrassero, e portarono alla mano di lui il brivido che le aveva attraversate. Milo, dal canto suo, dovette a stento trattenersi dal discostarsi da lei. In un attimo la sua mente era stata squarciata dal bagliore di un fulmine, e una miriade di immagini si erano affollate nella sua mente, troppo dense e veloci per poterle distinguere l’una dall’altra, ma abbastanza vive da lasciare in lui una sensazione di sgomento, come di fronte a qualcosa di incomprensibile e sovrannaturale. Quando tornò a fissarla, si accorse che l’espressione sul viso della donna era cambiata, e lei lo fissava allora con vivo interesse ed attenzione, come se avesse scorto in lui qualcosa di profondamente singolare.

“Qual'è il vostro nome, messere?”, domandò la donna.

Milo esitò, come pensasse che dire il falso a quella creatura fosse assolutamente inutile, quasi che lei potesse leggere dentro la sua anima che stava mentendo. Ma poi si riprese e allontanando la mano dal libro che adesso lei sosteneva,

“Milo de Bajard, al vostro servizio, mia signora”, rispose.

Lei sorrise, e in quel gesto i suoi occhi si accesero di una strana luce di stella.

“Ah, voi siete uno di quei fortunati cavalieri che è risultato vincitore tra tanti in questo torneo!”

Milo annuì, e la donna continuò, addolcendo la voce.

“Venite a chiedere di me, uno di questi giorni, e Lady Astrea vi concederà la sua benedizione per le prove che avrete da superare”

Disse questo, quindi entrambi si scambiarono un compito inchino di congedo, ed ella proseguì nella sua passeggiata, scomparendo nell’ombra del giardino. Milo rimase invece immobile, perplesso, colpito da quell’incontro. Cos’era accaduto, in realtà, in quel momento, in cui le loro dita si erano sfiorate? Cos’era stata quella luce? Milo non capiva e avrebbe voluto, ma allo stesso tempo una voce, dentro il suo cuore, gli diceva di non seguire gli occhi di quella donna, e gli gridava il nome di Mariel… Astrea… vicina alla notte, alle stelle… Astrea…


In quello stesso istante, nelle sue stanze, Mariel si faceva pettinare i lunghi capelli dalle sue ancelle. Le ragazze ridevano sommessamente e chiacchieravano tra loro e con la loro giovane signora, commentando la bellezza e l’ardimento di questo o di quel cavaliere che aveva colpito il loro sguardo.
Dalla finestra aperta sulla notte, una soave musica si levava ad invadere la stanza, una dolce ballata che intrecciava le lodi di Mariel. La ragazza ne ascoltava il fascino lontano con un sorriso di piacere sul volto, come accade ad ogni giovane che si senta lodare con musica e parole.

“Anna,” disse ad un tratto, chiamando a sé una delle compagne “è ancora lì quel cavaliere?”

La ragazza si accostò alla finestra, e senza dare a vedere, cercò di sbirciare tra i menestrelli che suonavano sotto le stanze della principessa.

“Sì, mia signora,” rispose, volgendo il capo nuovamente verso di lei “passeggia tra le rose da quando hanno iniziato la serenata, e non sembra accennare di essere stanco”

Le fanciulle si guardarono e si lanciarono un complice sorriso, quindi tutte scoppiarono in una risata maliziosa e allegra.

“Riesci a scorgerne il volto, mia cara?” chiese di nuovo la principessa, quando il loro dolce scherzo si fu calmato.

Anna sporse il viso, cercò la sagoma del cavaliere e attese che egli, nel suo lento passeggiare, volgesse lo sguardo verso la luce della luna.

“Non vorrei che la notte mi ingannasse, mia signora, ma la figura e il tratto mi sembrano quelli di quel nobile giunto qui da Ifandria… Lord Gaius è il suo nome!”

Talia 06-10-2010 20.14.41

Che bello, un altro capitolo!! :smile_lol: :smile_clap:

Astrea... Astrea... singolare soggetto!! :neutral_think:

Morrigan 06-10-2010 20.18.38

Grazie cara :smile:
Il vostro entusiasmo per la storia mi rende sempre molto felice!
Siete dunque perplessa sulla nuova arrivata, milady? ;)
Gli incontri, si sa, sono eventi improvvisi e imprevedibili, così come le loro conseguenze! :p

Talia 06-10-2010 20.22.30

Più che perplessa, mia cara Morrigan, sono incuriosita da quella donna... :neutral_think: :smile_lol:
Eh... gli incontri fortuiti o casuali e le loro conseguenze, milady... l'imprevedibilità è una delle gioie della vita! ;)

lady_Empi 06-10-2010 21.22.39

Ha un'aura di fascino e mistero la vostra Astrea, mia cara, qualcosa di magico che dona un'allettante promessa di stupore....

e maggiore sarà il mio tormento per voi...nell'attesa di nuove parole....

}{

Morrigan 07-10-2010 12.13.43

Empi, cara... vedo che anche voi siete rimasta colpita da Astrea... be', non posso anticipare nulla... l'unica cosa che posso sperare è che il nuovo capitolo mi abbia finalmente meritato il perdono per la lunga attesa! :smile:

lady_Empi 07-10-2010 16.05.58

certo che siete perdonata mia cara!!! :)

Ma non attardatevi nei giardini questa notte... ho visitato le vostre stanze e ho lasciato un nuovo calamaio colmo d'inchiostro per voi!!!

}{

Guisgard 07-10-2010 22.37.33

Milady, come sempre il vostro estro ci regala emozioni e sensazioni non comuni :smile:
La vostra abilità narrativa, il fascino dei personaggi, la poesia del soggetto e l'atmosfera tra il fiabesco e l'epico rendono davvero bella ed evocativa questa vostra avventura.
I miei complimenti :smile_clap:

Argante 08-10-2010 20.13.32

Gli imprevisti sono le curve sinuese della vita, sospendono in un irreale silenzio ed investono di scompiglio l'ordine logico delle cose: quale espediente più affascinante....!Attendo con ansia il resto del racconto:p

Morrigan 09-10-2010 14.05.39

@Empi
Milady, sono stati proprio i giardini della notte ad inviarmi Astrea... ma il dono dell'inchiostro che voi mi avete inviato è un debito che presto rifonderò in ornate parole, mia cara... non temete, voi siete ormai diventata il mecenate ufficiale di questa storia, e a voi devo presto rispondere!


@Guisgard
Tra il fiabesco e l'epico, voi dite? Sì, mio signore, ne convengo... dite il vero, ed io sono felice, una volta ancora, di sentire da voi che avete perfettamente colto lo spirito della mia narrazione, e che avete avuto la grazia di cercare in essa la bellezza. Il mio "grazie"...


@Argante
Amica, come sono lieta di sapere che amate la mia prosa. La fascinazione che essa ha sulla vostra anima non eguaglia certo la potenza evocativa dei vostri versi, ma vi prego comunque di seguire la mia storia, se essa può in qualche modo farvi sognare e farvi allontanare dalle ombre della vita.


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