Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 11-02-2013 02.58.12

La Sinfonia dell'incantato Verziere di Chanty
 
PROLOGO

Il palazzo vescovile sorgeva su una vasta rupe, da cui si poteva dominare l'intera vallata con un solo sguardo.
L'unico principato però sembrava essere quello delle tenebre, che infinite, opprimenti e silenziose parevano avere potestà su ogni spirito della notte.
Una luce fredda, limpida ed eterea, figlia del rigido Inverno, avvolgeva tutte le cose, ormai riscattate dalle apparizione del crepuscolo, proiettando sulle antiche mura del palazzo immagini confuse e inquiete, quasi sul punto di animarsi e prendere possesso dell'oscurità.
“Ormai sono tre giorni che sua signoria dorme...” disse il vescovo Tommaso “... pensate sia normale questa lunga degenza?”
“Il suo corpo” rispose il vecchio frate “deve abituarsi, vostra Grazia... quando l'ho visitato era in condizioni disperate... se anche fosse sopravvissuto alle gravissime ferite che gli erano state inferte, la cancrena l'avrebbe consumato in brevissimo tempo... ciò che abbiamo fatto era tanto disperato quanto indispensabile... vedremo come reagirà il suo organismo a tutto questo.”
“E' straordinario, frate Nicola, ciò che avete fatto!” Fissandolo il vescovo. “La scienza è straordinaria... io credo, si, credo che sia una delle più chiare manifestazioni del Divino nel nostro mondo. In quale altro modo un uomo potrebbe fare cose simili? Solo la Grazia Divina può illuminare a tal punto il nostro mortale e fallace ingegno, facendogli poi compiere simili prodigi. Si, è così... più si conoscono le leggi della Natura, più è impossibile non avere Fede.”
“Vostra Grazia sa bene” replicò il frate “che tutto ciò non è in nessuno modo un miracolo. Infatti ciò che abbiamo fatto è tranquillamente spiegabile. Abbiamo unito tessuti recisi con placche di titanio, in modo che l'infezione si arrestasse all'istante. E' un metodo che alcuni regni del nord già praticano da secoli. Ora però bisogna capire come si comporterà il corpo di sua signoria. Gli abbiamo salvato la vita, ma la sua mobilità è ancora fortemente in pericolo. Potrebbe non alzarsi mai più da quel letto e vivere come un vegetale per il resto della vita.”
“Sarà fatta la Volontà di Dio.” Sentenziò il vescovo. “Resterete con noi, frate Nicola?”
“Perdonate, ma devo tornare al monastero.” Alzandosi il frate. “Ho alcune cose da sistemare laggiù...”
“Forse qualche pecorella smarrita?”
“Direi piuttosto una pecorella inquieta.” Ridendo il frate. “Ma domani tornerò a vedere come sta sua signoria.”
Il vescovo allora lo fece accompagnare alla porta.
“Vostra grazia?” Presentandosi poi a lui un diacono.
“Mi ritirerò.” Fece il vescovo. “Ma voglio che ci sia sempre qualcuno accanto a sua signoria. E voglio essere messo al corrente di ogni sviluppo.”
“Si.” Annuendo il diacono.
Ma proprio in quel momento un eco lontano, simile al lamento del vento, ruppe il silenzio del palazzo.
Poi un clangore di passi.
“Cosa è stato?” Turbato il vescovo.
“Forse il cambio della guardia, monsignore.”
Ma quel rumore riprese e cominciò ad avvicinarsi sempre più.
“Ma da dove proviene?”
“Non saprei...” stupito il diacono “... forse sono i soldati che smontano... vado a controllare...”
Ma quei passi sembravano scandire inesorabili un conto alla rovescia.
Erano infatti sempre più vicini e nella sala tra i due uomini cominciò a sorgere una profonda inquietudine.
Poi un'irreale silenzio.
Un attimo dopo alcuni forti colpi cominciarono a far tremare la porta, fino a spaccarla letteralmente in più pezzi.
Una sagoma allora apparve nella penombra dell'uscio.
“Voi?” Atterrito il vescovo. “Come... come avete fatto a...”
“Vostra grazia...” mormorò impressionato il diacono, cercando con lo sguardo il vescovo.
“Tornate...” visibilmente nervoso questi “... tornate a riposare... alzarvi non è prudente da parte vostra...”
In quel momento arrivarono alcuni soldati.
“Da questo momento in poi prendo il potere...”
“Siete impazzito?” Incredulo il vescovo a quella figura immobile sull'uscio.
Le guardie allora cercarono di prenderla, ma in breve furono tutte massacrate sotto gli occhi del vescovo e del suo diacono.
Allora un eco di morte si diffuse attorno al palazzo...
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LA SINFONIA DELL'INCANTATO VERZIERE DI CHANTY

Capitolo I: L'ambasceria dal cielo

"Forse, per comprendere meglio avvenimenti in cui mi trovai coinvolto, ebbene che io ricordi quanto stava avvenendo in quello scorcio di secolo, così come lo compresi allora, vivendolo, e così lo rommemoro ora, arricchito di altri racconti che ho udito dopo - seppure la mia memoria sarà in grado di riannodare le fila di tanti e confusissimi eventi."

(Umberto Eco, Il Nome della Rosa)


Quella mattina a Camelot vi era fermento.
Un vivo fermento.
Nel reame infatti l'eccitazione regnava sovrana.
E a scalfirla non riuscivano neanche le notizie sulla lunga e devastante guerra che si stava combattendo a Sud.
Infatti in città giungevano, quasi ad intervalli regolari, notizie su quel conflitto, portate da mercanti, attori itineranti, pellegrini e mendicanti.
Il ducato di Capomazda non si dava per vinto e nonostante le sue cattoliche ed aristocratiche armate fossero state scacciate dal reame di Sygma, gli Arciduchi continuavano a cingere d'assedio i confini di quel regno.
Ma, come detto, questi venti di guerra sembravano non aver mai scalfito l'atmosfera tranquilla di Camelot.
E soprattutto ora i suoi abitanti sembravano distratti da un evento straordinario.
Nel regno infatti erano arrivati alcuni araldi itineranti che annunciavano il sopraggiungere di una delegazione della lontana città di Sant'Agata di Gothia.
La città era stata da poco strappata ai territori Capomazdesi da un valoroso condottiero, proclamandosi così indipendente.
Ora da quella città un'ambasceria stava giungendo a Camelot e ovunque nel reame vi era una trepidante attesa.
Come sarebbe arrivata quell'ambasciata?
Per terra?
Navigando il fiume?
Ad un tratto accadde qualcosa.
Un'eccitazione generale e tutti a guardare il cielo.
Due enormi vascelli sospesi tra le nuvole apparvero su Camelot tra lo stupore generale.
“Eccoli...” disse un vecchio tra la folla “... sono giunti attraverso la stessa strada che i sogni usano per raggiungerci... quelle delle stelle...”
Allora dai vascelli furono fatti cadere migliaia di volantini sulla città.
Un bambino ne prese uno al volo e lesse:

“Popolo di Camelot, vi sta per essere offerto un gran dono.
Un dono capace di mutare la vita.
Di scacciare il dolore e allontanare la morte.
Alzate gli occhi al cielo ed accorrete.
Oggi vi raggiungeranno i sogni.”


Poco dopo i due vascelli si fermarono su Camelot.
E uno dei due atterrò nella piazza principale.
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+++

Altea 11-02-2013 15.57.38

Come ogni giorno, dopo l' Alba, fui svegliata dal suono della campana della Cappelletta dedicata alla Vergine Madre del maniero, udii la balia entrare in camera e preparare le vesti.
Mi alzai e mi vestii di fretta con grande tristezza nel cuore e uscii verso la cappella con mia madre e alcune dame di compagnia.
Alzai il cappuccio del mantello, era umido o forse era il freddo del mio Animo che avvertivo.
Pregammo in dignitoso silenzio, tra noi vi erano solo sguardi compassionevoli.
Dopo le preghiere io e mia madre camminammo in silenzio nel giardino fino a giungere inconsciamente all'antico e profondo pozzo e mi ritornarono alla mente quegli ultimi versi della sua lettera...."Io muoio per Amore, ma ricorda tu combatti per me e in nome del tuo Amore...Sei sempre stata più coraggiosa di me".
Mi asciugai una lacrima e mi strinsi a mia madre la quale mi aveva sempre giurato che non fu mio padre ad osteggiare l' amore di mia sorella con quel cavaliere di semplici origini, ma fu proprio il cavaliere stesso a non contraccambiarla tanto da farle perdere il senno e compiere quell'insensato gesto.
Rimasi sola, immobile a guardare l' acqua di quel pozzo che stranamente risplendeva ancora del sorriso perso della amata sorella gemella...promettendole vendetta contro chi era stato reo della sua morte.
D'un tratto fui destata da quei pensieri da una serva che tornava dal mercato della città, agitata e infervorita e agitando un foglio che mi fece leggere:

"Popolo di Camelot, vi sta per essere offerto un grande dono.
Un dono capace di mutare la vita.
Di scacciare il dolore e allontanare la morte.
Alzate gli occhi al cielo ed accorrete.
Oggi vi raggiungeranno i sogni."

Chiesi alla serva di condurmi subito a Camelot ad osservare ciò che stava succedendo e raggiunta la piazza osservai sbigottita quei vascelli.

Clio 11-02-2013 16.04.29

Pallidi raggi del sole filtravano dalla finestra, che si affacciava sulla strada principale, illuminando così la grande stanza, finemente arredata.
Il grande tavolo in legno pregiato, antico cimelio di famiglia, si distingueva tra gli altri arredi per raffinatezza e valore.
Un antico codice era aperto, da molte ore ormai, su una pagina dove era raffigurata una bellissima miniatura.
In oro e rosso, su sfondo azzurro, era infatti ricamato San Giorgio nel celebre atto di uccidere il drago.
Fu il frastuono della strada a destarmi, alzai lentamente la testa, come rapita in un sogno lontano.
Sbattei le palpebre, mi occorse più di un minuto per rendermi conto di dove mi trovavo.
Non nel soffice letto con le lenzuola che mia madre aveva fatto arrivare dall'Oriente, ma alla scrivania, il capo chino sulle braccia incrociate l'una sul l'altra.
Fissai il grande libro davanti a me, sospirai. Mi ero addormentata mentre studiavo, di nuovo.
Mi alzai, stirando le membra intorpidite come un gatto assonnato.
Poi, di nuovo, mi soffermai ad ascoltare il frastuono che proveniva dalla strada.
La gente era in fermento.
Uscii sul piccolo balcone, pronta ad assaporare la dolce brezza mattutina, chiusi gli occhi per un momento, guardando il cielo, lasciai che il calore del sole mi accarezzasse il viso.
Sorrisi, la città era davvero bella quella mattina.
Cercai di capire il motivo di tutto quel trambusto, poi, d'un tratto, li vidi.
Navi, navi imponenti solcavano il cielo.
Restai attonita, per lunghi istanti a guardare il cielo.
Poi, una pioggia di volantini scese su su Camelot, e uno di loro finì proprio sul mio balcone.
Mi chinai a raccoglierlo, e lo lessi rapidamente.
Strane emozioni si impossessarono di me, in quei pochi momenti. Curiosità, trepidazione, desiderio di avventura.
Osservai la nave dirigerai verso la piazza principale. Il desiderio di scendere in strada e correre incontro, insieme all'altra gente, a quella strana nave fu davvero forte.
Tuttavia, sospirai e rientrai in camera, tenendo però, il volantino stretto tra le mani.
Mi sedetti, controvoglia al grande tavolo, e ripresi lo studio di quell'antico testo laddove l'avevo interrotto.
La mia concentrazione durò poco, e il ricordo dei rimproveri di mia madre, delle raccomandazioni del maestro, degli interminabili e prevedibili discorsi di famiglia durante le fredde cene furono talmente assordanti, da costringermi a fare una pausa.
Bevvi e mangiai qualcosa della cena che mi ero fatta portare in camera la sera prima. Mi rallegravo di aver chiesto quella premura, e ancor più di aver sottolineato che non volevo essere disturbata per la colazione.
Bevvi qualcosa, cercando di allontanare i pensieri quotidiani per ritrovare la concentrazione.
Ma lo sguardo mi cadde sul volantino.
Lo presi tra le mani, e di nuovo quel brivido mi attraversò la schiena.
Lanciai una rapida occhiata al libro, focalizzando il momento a cui ero arrivata. Conoscevo bene quella storia.
E, di quel momento particolare, avevo già letto tre diverse versioni.
Sospirai guardando la finestra.
Poi, con il sorriso di una bambina disobbediente, corsi verso l'armadio.
Nessuno avrebbe notato la mia assenza, pensavo mentre mi preparavo per uscire, nessuno avrebbe fatto domande, almeno fino all'ora di pranzo.
Così, indossai l'abito meno appariscente e il mantello più semplice che possedevo, chiusi l'antico libro e uscii, di soppiatto.
Sapevo bene che percorso fare per non essere vista, avrei tagliato per il giardino.
Poco dopo, mi ritrovai in strada, e seguii la grande folla verso la piazza principale dove la misteriosa nave era atterrata poco prima.

elisabeth 11-02-2013 16.34.49

Tanto tempo era passato ormai da quando ero arrivata a Camelot, ero arrivata li' dal lontano Oriente la citta' di Gerusalemme era la mia terra, sposai un Franco che mi fece regina nella sua immensa casa.....non ebbi problemi..il colore della mia pele era quello dell'ebano e i miei capelli erano neri come il come le notti del cielo d'oriente.......non mi mancava nulla, i miei studi continuavano e molto spesso c'erano libri che mi facevo pervenire dalla mia terra, parlavo la lingua della terra di quel luogo molto bene.....ma leggevo molto meglio in arabo......Ormai sola da tempo, le persone piu' fidate speravano che riprendessi marito...ma io non mi sentivo ancora pronta, lo avevo amato molto...la mia anima non aveva pace.....andai nelle cucine e tra i cesti pieni di frutta vidi un volantino....il destino.....un mondo che si divide tra la logica e l'illogico.....la mente diventa irrazionale...e senza pensarci su' andai nell'androne e presi il mantello......uscita da casa.....da quanto tempo non uscivo da casa....tanto di quel tempo che respirai aria nuova e mi diressi verso la piazza...e il mio naso..si alzo' in aria......cosa erano quelle grandi barche volanti....?....ero reticente ma la curiosita' e' donna......

Guisgard 11-02-2013 21.04.50

Quell'incredibile veliero volante scese, quasi planando, sulla grande piazza di Camelot gremita di gente.
Tutti allora accorsero a vedere quella meraviglia.
Dal veliero, poco dopo, scese a terra un'ambasciata formata da uomini dagli abiti sfarzosi e il nobile portamento.
Salutarono il popolo accorso a vederli e subito salirono su una carrozza inviata loro dal re, in segno di ospitalità, per raggiungere poi una villa baronale come dimora per quel loro soggiorno a Camelot.
Tra la folla, però, cominciarono a girare alcuni paggi, anch'essi scesi dal veliero, che distribuivano doni alle persone.
Pane, sale, olio, vino, carne.
Ma non a tutti capitarono cose simili.
Infatti quei paggi ad alcune persone lasciarono solo un biglietto ripiegato più volte.
Così, tra la gente, un paggio si avvicinò ad Altea e le consegnò uno di quei bigliettini.
Sopra vi era disegnato un pozzo.
Un altro paggio fece la stessa cosa con Clio, appena giunta, mostrandole un biglietto con impressa l'immagine di San Giorgio.
E infine, un terzo paggio diede ad Elisabeth un biglietto simile, con l'emblema della Mezzaluna a fronte.

Altea 11-02-2013 21.49.29

Scrutai gli uomini scesi da quegli strani velieri...dal portamento e dal vestimento sembravano abbienti.
La gente si accalcava sempre di più per procurarsi quei viveri...viveri? Non ne avevamo bisogno fortunamente in famiglia, anzi eravamo soliti a offrire solidarietà alla gente bisognosa.
Ad un tratto un paggio mi consegnò un bigliettino tra le mani..lo aprii e trasalii...un pozzo.
"Ma che diavoleria è questa?" pensai tra me e me "come..come fanno a sapere?" La mano tremava...e riguardavo quel pozzo...un pozzo era tante cose, un pozzo dove porre i desideri, dove attingere acqua fresca per assettarsi e rigenerarsi o dove ristegnava acqua putrida...mai avrei immaginato fosse luogo di morte e forse dovevo liberarmi di quel pensiero.
Strinsi il biglietto a me e corsi via, senza prima non notare che quei nuovi venuti stavano dirigendosi verso la villa di un barone, amico di famiglia, avrei chiesto a mio padre se ne sapesse qualcosa.
Prima di tornare a casa mi fermai nel mio luogo preferito, dove amavo trascorrere le mie ore e giornate in solitudine. Dopo che la mia gemella Eleonor avesse perso la vita in quel gesto imprevisto la mia vita era sempre più solitaria e amavo trascorrere il mio tempo libero in un piccolo bosco, e ivi stava un piccolo laghetto pieno di fiori acquatici che galleggiavano nell'acqua come tante ballerine.
Mi sedetti vicino al laghetto lanciando sassolini...e a ogni lancio un pensiero ma più di tutto uno era nella mia mente.
Prima di tutto come potevano affermare con certezza i nuovi arrivati che avrebbero potuto farci felici con un dono che avrebbe cambiato la vita...chi mi avrebbe ridato la persona a cui tenevo cosi tanto?
Scossi il capo, non ci credevo...ed estrassi dalla tasca quel bigliettino col pozzo e una collana con un simbolo portandolo alle labbra e baciandolo.

Parsifal25 11-02-2013 23.29.18

Il sole andava carezzando le mie stanze con i suoi tiepidi raggi......il campanile della chiesetta accanto donava il buongiorno e dalla piazza si sentivano già le chiacchiere dei cittadini.

Ad esser sincero, rimasi alquanto sorpreso che già di buon'ora i cittadini erano già in strada, probabilmente, era successo qualcosa. Aperta la finestra......ebbi risposta.......

"navi volanti solcavano il cielo", non potevo credere ai miei occhi, forse, stavo ancora sognando......mi pizzicai il viso e vidi che non era un sogno......dovevo indagarci su e imparar qualcosa di nuovo.
Presi le mie arme e vesti e corsi verso il piazzale......salutai Belfagor e dissi:

"Caro amico, credo che una nuova avventura è alle porte......teniamoci pronti".

Clio 12-02-2013 01.00.32

Restai immobile a guardare il bigliettino, incredula.
Non avevo bisogno di correre a casa per sapere che quel disegno era esattamente identico a quello sul mio libro.
Com'era possibile? Probabilmente una coincidenza, ma ci credevo poco.
Quando l'avevo avuto tra le mani, un nuovo brivido mi aveva attraversato la schiena.
Dovevo saperne di più, avevo ancora tempo prima che qualcuno si accorgesse della mia assenza .
Mi guardai attorno e cercai con lo sguardo qualcuno a cui chiedere spiegazioni.
Ma vedevo solo i paggi che avevano distribuito doni alla folla.
Decisi, così di farmi strada tra la folla, verso la nave chiedendomi se avrei mai trovato un significato a quel biglietto,

Guisgard 12-02-2013 01.02.21

Altea estrasse così da una tasca quel bigliettino.
Ma la collana della ragazza aveva scheggiato la ceralacca che sigillava il bigliettino e questo si aprì, permettendole di leggerne il contenuto.
Contenuto che così riportava:

“Altea, io non posso prometterti ciò che desideri.
Ma posso farti un gran dono... il Tempo.
Si, il Tempo per rincorrere e realizzare ciò che più cerchi.
Conserva gelosamente questo bigliettino, poiché esso vale come invito per giungere dall'Arconte Meccanico, signore di Sant'Agata di Gothia.
Ed egli ti donerà ciò che ti è stato promesso...”

Guisgard 12-02-2013 01.07.02

Clio restò sorpresa da quel bigliettino datole da uno dei paggi.
Si avvicinò allora al veliero che era da poco atterrato a Camelot, in cerca di notizie su tutta quella strana situazione.
“Damigella...” disse ad un tratto qualcuno alle sue spalle “... non potete avvicinarvi troppo all'Aeronave... può essere pericoloso...”
Era uno di quei paggi che avevano distribuito doni alla popolazione.

Guisgard 12-02-2013 01.12.22

Parsifal raggiunse così il piazzale, dove la gente era ancora radunata intorno a quell'incredibile veliero volante.
Ad un tratto uno dei paggi si avvicinò al giovane cavaliere e lasciò nella sua mano un misterioso bigliettino sigillato con la ceralacca.
E su di esso vi era il disegno di una lancia.

Clio 12-02-2013 11.35.30

Avanzai di alcuni passi verso quelle navi così strane e affascinanti.
Camminavo con cautela, gli occhi sgranati, non curandomi delle grida di giubilo che provenivano dalla folla attorno a me.
Tenevo il bigliettino in mano, come fosse immensamente prezioso e avessi paura di romperlo.
D'un tratto, però, qualcuno mi fece sussultare. Mi voltai di scatto verso l'uomo che aveva parlato.
Arrossii timidamente, cercando tuttavia di parlare con più naturalezza possibile.
"..Perdonatemi, messere.." dissi, accennando ad un inchino formale "...non ho potuto fare a meno di osservare la bellezza di queste navi..." con un sorriso.
Ma sapevo bene che non era per quello che mi ero spinta fin lì, sapevo bene che era stata la mia curiosità, il mio desiderio di saperne di più su quel bigliettino a condurmi lì dove non avrei potuto stare.
Già, pensai con un sospiro, la mi curiosità.

"La vostra curiosità è troppo impertinente, signorina Clio.. non è bene per una donna nella vostra posizione..".
Il vecchio maestro passeggiava avanti e indietro nel grande giardino, dove rose e gigli crescevano rigogliosi per la gioia della padrona di casa.
Lo guardai, con gli occhi sgranati. Temevo quel discorso, sapevo che prima o poi sarebbe giunto il momento, ma speravo che almeno il maestro sarebbe stato dalla mia parte.
"..Ma maestro, siete stato voi a insegnarmi a leggere, scrivere, a comprendere le lingue degli antichi.. perchè mi dite questo ora?" scossi la testa, con le lacrime agli occhi "..non capisco..".
L'uomo in piedi accanto al roseto evitò il mio sguardo "..avete ragione, Milady.." cominciò "...vi ho insegnato tutto questo perchè me l'ha chiesto vostro padre, e perchè siete stata davvero un ottima allieva.." sorrise.
"Tuttavia, è giunto il tempo di mettere da parte i libri e prendere il posto che vi spetta nel mondo.." scosse la testa ".. non avrei dovuto insegnare così tante cose ad una donna.. l'età mi ha reso incosciente..".
Strinsi i pugni per evitare di piangere. Sapevo cosa intendeva dire il maestro con "il tuo posto nel mondo": mia madre non faceva che ripetermi di andare a questo o quel ballo, e che nessun ragazzo di buona famiglia si sarebbe preso una moglie che non sapeva stare al suo posto.
Mi alzai e presi il maestro per un braccio "... ma ci sono ancora troppe cose che non so..".
Lo sguardo del maestro si fece di ghiaccio "...state attenta, ve lo ripeto, questa voglia di sapere non vi porterà a nulla di buono...".
Fece qualche passo verso il cancello, cominciai a comprendere che non l'avrei più rivisto.
Ma c'era una cosa, una cosa che mi tormentava più di qualunque altra: una storia.
"... E Leonard?" dissi, come tra me e me. Ma il maestro si fermò, si voltò e i suoi occhi neri come la notte mi trapassarono: "Devi dimenticare quella storia.." urlò, dimenticando persino le buone maniere ".. sia maledetto il giorno in cui hai curiosato nella mia biblioteca senza il mio permesso..".
"..Ma, il manoscritto si interrompe... devo sapere che cosa gli accade.. io.. devo sapere.." abbassai lo sguardo e sussurrai "...e se fosse tutto vero?".
"..Non è altro che un mito, una leggenda.. non vi è nulla di vero in quelle parole.." si avviò nuovamente verso il cancello, mi guardò un ultima volta "...ascolta questo vecchio, ragazza... lascia stare quella storia.. passerò nei prossimi giorni a prendere il manoscritto..".


Sorrisi, nuovamente, anche se con una vena di tristezza. Il maestro non era mai tornato a prendere il manoscritto che studiavo quasi fosse una reliquia, sperando di trovarci chissà quale risposta. Ma, infondo, di lui non avevo più saputo nulla da quel giorno non molto lontano.
Osservai l'espressione cordiale dell'uomo davanti a me, e mi resi conto di essere rimasta con lo sguardo perso nel vuoto per lunghi istanti.
Così, arrossendo sempre più, mi feci coraggio e provai a spiegarmi.
"..Ehm, perdonatemi.. la verità è che, questo biglietto..." dissi mostrandolo al paggio, ma tenendolo sempre ben saldo tra le mani ".. io... io conosco questa immagine..".
Che assurdità, Clio! Tutti conoscono l'immagine di San Giorgio...
Mi rendevo conto che i lunghi giorni nell'isolamento della biblioteca mi avevano resa poco incline al dialogo.
"... voglio dire.. che è importante per me.." lo guardai sperando comprendesse le mie parole. Certo, non potevano sapere del mio manoscritto, di Leonard e del suo sogno premonitore. Sospirai, cercando le parole giuste.
"...voi, messere.. voi sapreste dirmi perchè è stata scelta questa immagine? Perchè proprio questa tra mille altre possibilità? Cosa.. cosa significa tutto questo?" i miei occhi brillavano di una luce che ben conoscevo, una luce che invano i miei genitori avevano tentato di spegnere.

Talia 12-02-2013 15.12.20

Silenzio.
La carrozza procedeva rapidamente per l’ampia strada che, tagliando boschi ed aggirando valli, scendeva verso sud. Il convoglio era partito presto ed il capitano premeva perché non diminuissimo l’andatura, onde evitare di essere sorpresi dal tramonto ancora sulla via. Non erano tempi, quelli, nei quali sarebbe stato salutare sostare o perdere molto tempo per strada... soprattutto non sarebbe stato salutare per me.
Silenzio.
Amavo il silenzio. Ed era precisamente per questo motivo che in quella carrozza avevo voluto viaggiare da sola. Avevo accettato di accogliervi, giacché il viaggio non sarebbe stato breve, soltanto quell’anziana e devota servitrice che aveva vissuto presso la mia famiglia da ben prima della mia nascita; lei sola sarebbe bastata per le mie necessità, ma ero certa che non avrei potuto sopportare le chiacchiere di nessun altro in quello spazio angusto e per tutto quel tempo. Sollevai lo sguardo e fissai la donna: stava guardando fuori dal finestrino. Amavo quella discrezione almeno quanto detestavo le chiacchiere inutili e gli sguardi insistenti di talune persone.
Silenzio.
C’era vento quel giorno, e fu proprio quel vento a spazzare via, ad un tratto, le nubi che coprivano il cielo e a permettere a quel debole sole invernale di bagnare la campagna. All’improvviso, un raggio scese verso di noi, colpì l’armatura metallica di uno dei due soldati che procedevano a cavallo di fianco alla mia carrozza e, riflettendosi su di essa, giunse a penetrare fin dentro al landò. Osservai, quasi stupita, quel raggio di sole indugiare sul mio abito di broccato verde ed oro per qualche momento, poi la strada ci fece curvare leggermente ed il raggio scomparve.
Silenzio.
I miei occhi erano immobili di fronte a me, lo sguardo lontano, l’aria impenetrabile... niente di me, se non la presenza stessa del mio corpo, testimoniava che ero lì. Ad un tratto, tuttavia, come destata da una sensazione, distolsi quello sguardo da qualsiasi cosa lo avesse occupato fino a quel momento e lo portai fuori dal finestrino...
ed allora la vidi, la nostra meta...
una città arroccata su di una piccola altura, gli edifici regolari che sembravano nascere dalla pietra stessa, e tutt’intorno alture e valli, come una corona, come a proteggerla...
“Mandate a dire al capitano che spedisca due soldati avanti, ad annunciare il nostro arrivo...” dissi “Non voglio dover aspettare neanche per un istante!”
La donna seduta di fronte a me annuì appena, poi si accostò ad uno dei finestrini per chiamare il soldato.
Io non le badai, tuttavia, ritrovando immediatamente quel mio impassibile distacco.

Altea 12-02-2013 15.16.51

Lentamente il biglietto si aprì come se quella collana, a me cosi cara, avesse voluto dar risposta ai miei quesiti..rimasi sbigottita nel vederne il contenuto.
Chi scriveva sembrava conoscermi, sapeva il mio nome...e ciò che era successo.
Guardai il laghetto e il lieve fluttuare delle acque al leggero fruscio della brezza...il Tempo.
Era vero...il Tempo era ciò che poteva aiutarmi, non avrebbe mai potuto farmi dimenticare ciò che era accaduto ma avrebbe lenito lentamente i miei dolori e fatto accettare tutto questo, anche se accettarlo era troppo forte per me, non potevo perdonare ancora.
Continuai a leggere il biglietto e rimasi ancora più stupita...chi mai poteva essere l'Arconte Meccanico di Sant'Agata di Gothia e cosa poteva avere a che fare con la mia vita, era quasi una premonizione.
Scossi il capo pensando tra me e me..."E se fossero impostori? Magari conoscono la mia vita, ciò che è successo alla nostra famiglia e vogliono entrarne a far parte per qualche motivo?Certo sono arrivati dal Cielo ma non da Dio, colui che solo conosce tutto di noi".
Mi alzai e sapevo dove dovevo andare..alla fonte...rimisi con cura il biglietto e la collana nel sacco di velluto rosso in tasca e imboccai il piccolo sentiero camminando nella brughiera fino a raggiungere la villa del barone dove si trovavano i nuovi arrivati presentandomi alla porta...."I miei saluti, sono la figlia del conte Trevor, Altea, trovo per caso la figlia del barone?".
La porta mi fu subito aperta, ero grande amica della figlia del barone e subito fui accompagnata nella sua stanza e abbracciatola mi sedetti alla poltrona.
Ella stava ricamando uno dei suoi tanti preziosi arazzi, questo rappresentava due innamorati a cavallo...mi rabbuiai.
"Tu credi ancora nell' Amore?" chiesi alla baronessina "ovunque nella tua stanza ci sono libri di antichi miti d'Amore e ricami sempre scene di innamorati...si vede che aspetti l'anima gemella..lo sai che dopo Eleonor..".
Un freddo e quasi interminabile silenzio..."Certo" continuai avvicinandomi a lei e l'arazzo toccandolo con cura "non è che sono sfortunata da meno, le figlie del conte Trevor non hanno molta fortuna in Amore...che sia per quella leggenda che si narra della nostra antenata?E che Eleonor imitò gettandosi come lei nel pozzo per Amore...già pure Lui se ne è andato senza un saluto, una spiegazione, ormai mi avrà pure dimenticato ma io certo non lascerò che un uomo si prenda oltre che il mio cuore anche la mia vita."
Sentii la mano della cara amica prendere la mia mano...io la fissai in volto "Ma non sono venuta per questo..per tediarti con queste storie che già conosci. Chi sono i nuovi venuti che ospitate qui in dimora? Mi hanno lasciato un messaggio...sembra mi conoscano e ne sono spaventata..potrei parlare con qualcuno di loro?"

Parsifal25 12-02-2013 15.27.35

Lo spettacolo era incredibile.......rimasi a bocca aperta dinanzi a tale magnificenza ingegneristica.

La scrutai dall'alto in basso ma non riusci ad esprimer parere. Poco dopo un paggio venne verso di me e mi consegnò una lettera sigillata, la girai e vidi il simbolo di una lancia........era simile al mio ciondolo: il Longinius.

"Cosa significa? Chi mi manda tale messaggio" pensai tra me alzai lo sguardo e
"Perdonate messere......ma......", il paggio era sparito.

Cercando tra le varie aeronavi, facendo fede alla mia memoria nel riconoscere il paggio, vidi una leggiadra fanciulla che andava facendo lo stesso......portava le arme di cavaliere ed i suoi capelli erano di color argenteo......probabilmente, avrebbe potuto aiutarmi.

elisabeth 12-02-2013 17.37.14

Ero ferma ad osservare come una bimba a cui qualcuno sta facendo vedere un mondo di favole.....c'era un leggero vento....quando uomini di alto lignaggio scesero da quella strana nave volante.....mi strinsi il mantello alle spale, conoscevo alcune delle persone nella piazza.......ma non amavo essere riconosciuta, molti mi chiamavano l'araba solitaria......ridevo...quando la mia fedele governante veniva a riferirmelo mentre mi spazzolava i lunghi capelli...lascia perdere le dicevo......sono un'araba solitaria.....un paggio mi fece sussultare mentre mi porgeva un bglietto.....quando lo aprii vi trovai disegnata la mezzaluna.......ebbi un tuffo al cuore, il simbolo della mia terra, come potevano sapere......lo strinsi tra le mani, volevo gettarlo a terra e invece lo tenni, mi guardai intorno e pensai che forse era tempo di tornare tra le mura di casa...dove avrei trovato protezione....

Guisgard 13-02-2013 00.56.48

Il paggio sorrise a quelle parole di Clio.
Poi, con un gesto delicato, prese il bigliettino dalle mani della ragazza.
“Damigella, io non posso conoscere il significato di questa immagine.” Disse il paggio. “Il bigliettino è indirizzato a voi e non è consentito a nessun altro di leggerlo.” Allora ruppe il sigillo di ceralacca e ridiede il bigliettino alla ragazza, per poi salutarla e andare via.
Il bigliettino così recitava:

“Clio, un libro è fatto di mille pagine, milioni di parole e infiniti significati.
Come i sogni.
Io non posso svelarti ciò desideri sapere, ma posso offrirti la possibilità di cercarlo.
Lo farò concedendoti qualcosa di straordinario... il Tempo.
Conserva gelosamente questo bigliettino, poiché esso vale come invito per giungere dall'Arconte Meccanico, signore di Sant'Agata di Gothia.
Ed egli ti donerà ciò che ti è stato promesso...”

Guisgard 13-02-2013 01.31.06

Vivian, la figlia del barone, guardò Altea e poi sorrise dolcemente.
“Non voglio vederti triste, lo sai.” Disse alzandosi e avvicinandosi alla finestra. “So che quanto accaduto ti ha scosso. Si, è terribile. Ma alla morte non si risponde con la morte. Sei giovane e bella.” Si voltò e la fissò di nuovo. “E la vita è una continua meraviglia. Si, sogno l'anima gemella. Cosa c'è di male. Ginevra, Isotta, Enide. Loro hanno trovato ciò che cercavano.” Si avvicinò ad Altea e prese le mani di lei nelle sue. “E anche per noi sarà così. Messer Amore sorride a tutte!” Esclamò speranzosa. “In verità non so chi siano i nuovi arrivati.” Alzando lo sguardo verso la porta della stanza. “So solo che mio padre li tratta con rispetto. Credo siano nobili.” Sorrise maliziosa. “Ho fatto però alcune ricerche su quella città, sai? Sant'Agata di Gothia. Si trova a Sud. In passato era sotto la giurisdizione della Chiesa, ma poi fu concessa come Feudo agli Arciduchi di Capomazda, in modo da legare con un patto di vassallaggio quei nobili al Pontefice.” Si avvicinò allora alla sua libreria e dopo aver cercato prese un piccolo volumetto.
Lo aprì e tra le sue pagine estrasse un volantino.
“Guarda.” Mostrandolo ad Altea. “A Sant'Agata di Gothia si tiene ogni hanno una grande festa per celebrare il raccolto delle mele. Ci saranno fiere e spettacoli. Molte persone correranno a vedere quella festa. E alcuni attori itineranti mi hanno detto che forse giungerà anche il misterioso Chevalier de Lys...” sospirò “... nessuno sa chi sia veramente... e neanche che volto abbia... ma tutti lo definiscono il miglior attore in circolazione! Pare sia stato un cavaliere costretto poi da un voto fatto in Terrasanta a lasciare la cavalleria. Ora per vivere è diventato un attore itinerante. Ma il suo passato di cavaliere gli permette di interpretare magistralmente ogni ruolo romantico e d'azione.” Sospirò ancora. “Si dice che nei suoi spettacoli salvi dame in pericolo... ma solo se sono bellissime...” e si lasciò cadere, sognante, sul suo lettino.

Guisgard 13-02-2013 01.40.42

La ragazza armata, avvicinata da Parsifal, prestò subito attenzione al biglietto che il cavaliere aveva con sé.
“Messere...” disse “... vi aggirate stupito e titubante con quel bigliettino... ma in esso vi è tutto ciò che vi occorre...” prese allora delicatamente il bigliettino e ruppe il sigillo di ceralacca.
Lo aprì e lo ridiede a Parsifal, per poi allontanarsi.
Nel bigliettino c'era scritto:

“Parsifal, ciò che cerchi non può essere riconosciuto da occhi umani, poiché misera è la natura dell'uomo.
La tua ricerca cesserà quando sarai lontano da ogni colpa.
Ma basta una vita, con i suoi brevi e dolorosi anni, a purificarsi dal peccato?
Per questo io voglio donarti l'unica cosa che ti occorre per continuare... il Tempo.
Conserva gelosamente questo bigliettino, poiché esso vale come invito per giungere dall'Arconte Meccanico, signore di Sant'Agata di Gothia.
Ed egli ti donerà ciò che ti è stato promesso...”

Guisgard 13-02-2013 01.56.57

Elisabeth era ferma, nel piazzale, con quel bigliettino fra le mani.
La gente continuava, incredula e meravigliata, a girare intorno a quell'incredibile veliero sceso dal cielo, mentre i paggi proseguivano a distribuire olio, pane, carne e vino alla popolazione accorsa.
Ad un tratto, nella confusione generale, qualcuno urtò Elisabeth, facendo cadere a terra il biglietto.
Nel cadere, il sigillo di ceralacca si ruppe e il foglietto si aprì, mostrando alla donna il suo contenuto:

“Elisabeth, la solitudine è come un veleno che si prende in piccole dosi.
Alla fine non ci si accorge di esserne diventati immuni.
Ma tu non sei ancora sola.
Ciò che hai perduto io non posso rendertelo.
Ma posso offrirti la possibilità di riavere quel che ti è stato sottratto... il Tempo.
Si, perché nel Tempo perduto sono imprigionati i giorni che la solitudine ci ha impedito di vivere.
Conserva gelosamente questo bigliettino, poiché esso vale come invito per giungere dall'Arconte Meccanico, signore di Sant'Agata di Gothia.
Ed egli ti donerà ciò che ti è stato promesso...”

Parsifal25 13-02-2013 02.47.52

La donzella con fare delicato e sicuro andò ad avvicinarsi alla mia figura, neanche il tempo di proferire parola che il bigliettino venne tolto dalla sua custodia.....

Leggendo ciò che conteneva rimasi allibito ed incuriosito......ciò che vi era scritto era di certo un' esortazione a riprendere il viaggio per ritrovare le origini del mio ordine sia per la corazza che era stata sottratta villanamente.

"Il mio miglior amico.......sarebbe stato: il Tempo".

Inoltre, avevo già sentito parlare di Sant'Agata di Gothia......dovevo raggiungere tale luogo, ma prima di farlo.......avevo bisogno di consultare qualche manoscritto che parlasse della storia di Sant'Agata di Gothia.

Posi il bigliettino al sicuro e mi avvicinai' ad uno di quei paggi chiedendo:
"Perdonate messere.....sapete se per caso conoscete una tratta che mi permetta di raggiungere Sant'Agata di Gothia? Le sarei molto riconoscente....."

Guisgard 13-02-2013 03.28.06

La carrozza continuava ad avanzare a velocità regolare, quando due dei soldati che la scortavano, dopo un ordine ricevuto, lanciarono al galoppo i loro cavalli e corsero verso la città.
Il paesaggio appariva enigmatico ed inquieto.
Impenetrabile, selvaggio ed intriso di un misticismo primordiale, fatto di un silenzio e di un vuoto quasi assoluti.
Quel mondo gotico sembrava celare la sua natura violenta e barbara tra le maestose montagne imbiancate di neve e la tundra silente e spettrale che ricopriva ogni cosa.
E finalmente apparve.
Come sospesa in una vallata ammutolita da un remoto incanto, pareva poi di colpo sorgere tra i bastioni e i picchi rocciosi, sui quali si stagliavano torri e cattedrali, manieri e campanili, una città dalle fattezze tanto antiche, quanto straordinarie.
E quando la carrozza fu avvistata dalle alte e poderose mura che correvano in lungo e in largo sulle pendici dei monti, si alzò al cielo un insieme di rintocchi, fatti di mille e più campane che suonavano a festa.
Allora le secolari porte della città si aprirono, permettendo alla carrozza di entrare.
Attraverso una strada lastricata la vettura risalì la parte alta della città, fino a giungere alle porte di una monumentale fortezza.
Tre cinte murarie, concentriche, correvano ad avvolgere il colle sul quale era costruita l'imponente struttura.
Un'infinità di dongioni, rotondi, quadrangolari, esagonali ed ottagonali, nascevano da manieri arroccati a scandire il corso di quelle mura, circondando come una morsa ogni accesso al nucleo centrale di quella incredibile dimora.
Ed esso, quel nucleo principale, era costituito da una massiccia torre circolare dalla quale si staccavano altre cinque di minori dimensioni.
Tutte erano a protezione del palazzo centrale, ornato di fregi e vessilli le cui immagini parevano animarsi al freddo vento del Nord.
La carrozza penetrò così in quella titanica struttura, ritrovandosi infine nel palazzo centrale.
Servi, scortati da guardie, accolsero allora Talia e la sua servitrice.
“Benvenuta, maestà.” Disse all'improvviso un'austera figura appena uscita dal palazzo.
Aveva il volto celato da una maschera di titanio e il corpo bardato da una spessa corazza avvolta in un lungo mantello nero.
Cominciò allora ad avanzare, tra il timore e la venerazione dei suoi servi, verso la giovane appena giunta al palazzo.
“Vi attendevo con ansia...” mostrando un lieve inchino a Talia “... venite a prendere possesso della vostra città...” e porgendole il braccio, la condusse all'interno del palazzo.
http://ankichan.files.wordpress.com/...s149.png?w=627

Guisgard 13-02-2013 03.33.01

Il paggio fissò Parsifal e sorrise.
“Messere, vi sono due modi per raggiungere Sant'Agata di Gothia...” disse “... uno è quello che attraversa la selvaggia via dei monti... l'altro invece parte direttamente da qui, da Camelot, a bordo di una delle nostre Aeronavi. Ma per salire bisogna prima firmare un atto di fedeltà assoluta all'Arconte Meccanico.”

Clio 13-02-2013 11.24.44

Sgranai gli occhi davanti al gesto del paggio. Ero rimasta così incantata dall'immagine, da non rendermi conto della ceralacca e del messaggio.
Tuttavia, quando lo aprii, il mio stupore fu ancora più forte e il cuore iniziò a battere sempre più veloce
Mi sbagliavo. Chiunque avesse scritto quel biglietto mi conosceva, mi chiamava per nome, parlava del mio manoscritto, e dei sogni. Mi chiesi di che sogni parlasse. Poteva conoscere quello premonitore di Leonard, ma non poteva certo conoscere quello che turbava tanto il mio sonno.
Ringraziai il paggio, e lo salutai con un sorriso.
Il sole era ormai alto nel cielo, e l'ora di pranzo doveva essere terribilmente vicina, mia madre non mi avrebbe mai perdonato un ritardo, tanto più che aveva detto di avere invitato ospiti importanti alla nostra tavola.
Così, mi affrettai sulla strada di casa, tenendo il bigliettino stretto tra le mani.
"..Il tempo.." sussurravo, come rapita in un sogno.
Mi chiedevo che significato avesse tutto quello. Il tempo era certo un dono prezioso, quante volte avevo sospirato di non averne a sufficenza.
Il biglietto era un invito, pensai poi sorridendo. In quel momento, pur di fuggire da casa mia, sarei andata dovunque.
Camminavo con la testa tra le nuvole ed in poco tempo giunsi davanti alla porta di casa.
Entrai, con disinvolutra, un'ancella di mia madre mi guardò torva, effettivamente non avrei dovuto essere lì.
Risposi con durezza al suo sguardo "..Avvisate mia madre che sarò pronta per il pranzo tra pochi minuti..".
Non attesi nemmeno la sua risposta, salii velocemente le scale della villa che portavano alle mie stanze, e accolsi con un sorriso Miriam, la mia ancella pià fidata, che, vedendomi arrivare si era alzata in piedi.
"..Oh, proprio te cercavo.." facendole cenno di avvicinarsi con una mano ".. vieni, preparami un bagno, per favore... voglio essere impeccabile per il pranzo..".
Aprii così la porta della mia stanza, e lasciai che Miriam preparasse tutto l'occorrente per rifocillarmi.
Io, invece, mi precipitai alla scrivania, e accarezzai dolcemente il manoscritto, senza titolo, per cui tanto mi struggevo.
"..Ciao Leonard.." sussurrai "..mille pagine.. mille significati.. il tempo..", sospirai, persa nei miei pensieri.
Mi voltai un momento, e mi resi conto che il bagno era ormai pronto.
"..Grazie, Miriam.." dissi rivolta alla mia fedele ancella ".. preparami l'abito blu.. quello in seta.. e lo zaffiro..".
Sorrisi agli occhi sgranati di lei, non era mia abitudine indossare gli abiti e i gioielli più sfarzosi.
"..devo fare bella figura.. non posso sempre essere disobbediente.. altrimenti chi la sente.. ".
Non avevo certo molto tempo, e il mio bagno durò molto poco.
Mentre indossavo il mio splendido abito blu, con le ampie maniche azzurre leggere ed eteree, mi resi conto di non conoscere l'identità degli ospiti di mia madre.
"..Sai per caso quanti siamo a pranzo? Mia madre ha insistito perchè mi facessi bella.. ma non mi ha affatto detto chi ha invitato..." Sbuffai, i pranzi di cortesia mi annoiavano almeno quanto i balli "..spero solo che finisca presto.. devo andare in biblioteca.. male che vada, fingerò un malore.." strizzando l'occhio alla mia ancella.

Altea 13-02-2013 14.57.57

La voglia di vivere di Vivian mi faceva quasi invidia..certo lei non aveva ancora conosciuto il dolore e la vera delusione..ma come diceva quel biglietto..il Tempo..ci voleva Tempo e presto avrei ritrovato pure io un mio equilibrio.
Curiosamente guardai il libro e ascoltai la storia della festa che si teneva a Sant'Agata di Gothia..e risi vedendo Vivian sognante sopra il suo letto.
"Vivian...cara amica...sembri una moderna Ginevra che sogna Lancillotto...certamente non Giulietta poichè credi nell' Amore Trionfante e non in quello Sofferente. E dimmi, vorresti andarci per vedere la festa o per incontrare il misterioso..Chevalier de Lys? Ma non mi sembri una dama in pericolo" fissandola con sorriso ironico "Oppure vi è un malvagio innamorato che vuole rinchiuderti in una torre e non ne sono a conoscenza? Attenzione però...egli è un attore, e magari sa come recitare i suoi sentimenti."
Vivian era riuscita a mettermi di buon umore e pensavo che forse un pò di svago mi avrebbe rinvigorita anzi forse il cambiare aria e luogo mi avrebbe aiutata nel cammino per ritrovare quella gioia perduta.
Mi sedetti vicino a lei nel letto..."Dunque, in verità io conosco un pò questi posti ma solo di nome poichè so la mia famiglia ha dei parenti laggiù, uno zio...e delle cugine...e cugini..nobili pure loro valorosi guerrieri che si sono fatti valere in Terrasanta guadagnandosi molto onore, mi incuriosisce che voto possa aver preso il tuo bel cavaliere attore misterioso" ... vedevo il suo bel viso quasi illuminarsi ... "e quindi potrei chiedere a mio padre di mandare una missiva per dire che stiamo andando laggiù per un pò ospiti da loro, io non li ho mai conosciuti, ma penso debba allontanarmi da qui per dimenticare ogni cosa. E tu verrai con me...potremmo chiedere ai tuoi ospiti come possiamo raggiungere al più presto quel posto. Sei d'accordo?". Presi dalla sua mano il volantino e guardai la immagine di quel cavaliere...ma era del tutto mascherato e non conoscibile. Mi chiedevo cosa lo aveva spinto a cambiare radicalmente vita.

Parsifal25 13-02-2013 15.20.15

Le scelte presentate dal paggio sembravano semplici e di facile interpretazione....ossia:

"Prendendo la via dei monti il percorso sarebbe stato più arduo, in quanto ci si potevano incontrare difficoltà sia in termini di tratta che di incontri......";

"La seconda era la più semplice, ma anche quella maggiormente ambigua.....poiché si sapeva poco del nobile Arconte e dei suoi veri intenti...."

Rimasi dubbioso....quasi in cerca di una risposta ma optai per la prima la spiegazione è molto semplice: era quella che conoscevo meglio.

"La ringrazio messere, le sue indicazioni sono state molto utili. Spero di rivederla nuovamente."

Abbandonai la piazza e mi diressi verso la zona mercantile; prima di partire avevo bisogno di recuperare notizie e indicazioni sulla cittadina di Sant'Agata
e sulla via per raggiungerla. Sarebbe stata una dura impresa.......

elisabeth 13-02-2013 15.29.45

Lo scossone mi fece cadere il biglietto....un piccolo tac in quel caos indefinibile fece aprire la debole ceralacca....c'era ....la presi con la cura ed il timore per le cose che portino un cattivo presagio.....e vi lessi il contenuto.....rimasi rigida nella postura, chi conosceva la mia solitudine...chi poteva scandire le ore ed il passare del tempo di quegli anni.... nessuno poteva profanare con un bigliettino......la mia intima sofferenza.....ero in collera, in collera con me stessa per essere uscita per strada.......tornai correndo verso casa......porte e portoni furono aperti e richiusi al mio arrivo.......entrai nel gelido androne, gelido come la mia anima...e mi tolsi il mantello...Elina ...urlai...Elina dove sei.......colei che cullava il mio dolore apparve......." La mezzaluna Elina.....ho rivisto il simbolo della mia terra......la terra che amo, ma che non riesco a raggiungere dopo aver perso lui......il tempo non guarisce..il tempo ferisce.......il tempo e' assassino come la mano che porta via l'uomo che ami.......guardate questo biglietto, chi altro puo' sapere chi oltre voi e le poche persone che vivono in questa immensita'....la festa di Sant'Agata di Gothia, di questo si parlava in piazza, si deve raggiungere questo posto...ma come.....tu sai Elina come togliere dalla mia anima il peso del tempo ?..."...corsi in camera mia e presi tra le miei mani due medaglie....vi era scritto su una Logico e su l'altra Illogico...quando lo conobbi mi chiese....cose' l'Amore logica o illogica.....le strinsi tra le mani e ora gli avrei rispoto...logico e' stato amarti...illogico e' amarti ancora oltre la morte........dovevo andare...dovevo raggiungere quel posto..Elina mi avrebbe aiutata...lei lo faceva da sempre...

Talia 13-02-2013 15.32.32

La carrozza attraversò rapida la città e si arrestò nell’ampio cortile interno, di fronte alla fortezza centrale.
Non guardai fuori, non mi alzai: non c’era fretta... mi sistemai appena l’abito, presi il mantello di velluto cremisi e oro che la fedele servitrice mi porse e lo indossai con cura. Soltanto dopo aver fatto ciò scesi dalla carrozza, aiutata da uno dei soldati di scorta e senza tuttavia degnarlo del pur minimo sguardo.
Il cielo era di nuovo cupo, adesso, ed un forte vento gelido spazzava il cortile.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 52371)
“Benvenuta, maestà.” Disse all'improvviso un'austera figura appena uscita dal palazzo.
Aveva il volto celato da una maschera di titanio e il corpo bardato da una spessa corazza avvolta in un lungo mantello nero.
Cominciò allora ad avanzare, tra il timore e la venerazione dei suoi servi, verso la giovane appena giunta al palazzo.
“Vi attendevo con ansia...” mostrando un lieve inchino a Talia “... venite a prendere possesso della vostra città...” e porgendole il braccio, la condusse all'interno del palazzo.

Gli lanciai appena una rapida occhiata...
avevo molto sentito parlare di lui, anche se non lo avevo mai incontrato fino a quel momento, e fu per questo che la mia espressione non tradì il benché minimo stupore né alcun sentimento nell’osservarlo.
Risposi con un lieve cenno al suo inchino, poi sollevai una mano e la posai delicatamente sul braccio che mi porgeva, lasciando che mi conducesse all’interno del palazzo...

Guisgard 13-02-2013 16.47.58

L'uomo allora condusse all'interno del palazzo Talia e tutta la sua scorta li seguirono.
L'interno era sfarzoso, abbellito da oggetti di spoglio, come colonne di porfido rosso, capitelli marmorei, dipinti e statue di classicheggiante bellezza.
Giunsero così in una vasta sala, arredata con molto sfarzo.
“Sua signoria, l'Arconte Meccanico e la principessa Talia.” Disse un araldo alla corte.
“Tutto ciò che vedete, maestà, proviene dai più sontuosi palazzi e dalle più antiche chiese della città.” Mostrandole la sala l'Arconte. “Non che il mio predecessore si facesse mancare nulla...” con tono ironico l'uomo “... ma si sa, il cattivo gusto degli uomini di Chiesa è risaputo... fortuna che i miei architetti hanno saputo ovviare alle carenze di questo palazzo vescovile, mutandolo in breve nella degna dimora del più potente e fedele servitore di Sygma.”
Portò Talia davanti ad un sontuoso seggio intarsiato con avorio ed oro.
“Prendete pure il vostro posto, altezza.” Indicando alla ragazza il trono.

Guisgard 13-02-2013 17.12.23

Miriam fissò stupita Clio.
“Non potete andare in biblioteca ora.” Disse Turbata. “Vostra madre ha invitato per pranzo una delegazione della Corporazione degli Artigiani. Loro si occuperanno del restauro dei pilastri nella cattedrale e vostra madre ha contribuito alle spese ricevendo in cambio una promessa... quella di veder riprodotti gli stemmi di famiglia su uno dei pilastri.” Poi la fissò pensierosa. “In biblioteca? E da quando per cercare libri bisogna essere eleganti?”

Talia 13-02-2013 17.16.15

Entrammo nel palazzo e, spinta dalle parole dell’Arconte, mi guardai distrattamente intorno.
La corte al gran completo si trovava nell’ingresso e, al nostro passaggio, ci seguì nella sala di rappresentanza.
Pensai tra me, passando, che quell’uomo doveva essersi dato un gran da fare per rendere quella residenza sfarzosa e ricca... una raffinatezza, tuttavia, che a me pareva più che altro di facciata... una ricercatezza che risultava quasi volgare, seppur apparentemente piacevole.
La mia mano scivolò dal suo braccio, dunque, ed io mi andai a sedere sullo sfarzoso trono che si trovava al cento della sala...
“Si dice, Arconte, che la residenza di un uomo sia lo specchio dell’animo e dell’indole di chi l’hai progetta...” dissi, con voce sottile, quasi un sussurro “Siete d’accordo?”
Lo osservai, impassibile... ed impossibile sarebbe stato comprendere cosa pensassi.

Guisgard 13-02-2013 17.23.57

Parsifal aveva fatto la sua scelta.
Raggiunse allora la zona mercantile, pullulante di empori, mercerie e banchetti ambulanti.
Qui vide una piccola bottega nella quale vi era un cambiavalute.
Il posto adatto, insomma, per chiedere informazioni.

Guisgard 13-02-2013 17.52.59

“Oh, Altea...” disse Vivian quasi incredula “... dici davvero? Possiamo andare a Sant'Agata di Gothia? Hai davvero parenti laggiù? Oh, è meraviglioso! I miei in questo caso non si opporranno! Dai, ti prego, andiamo subito a parlarne con mio padre!”
E senza attendere oltre, la ragazza prese Altea per mano e insieme corsero nel salone, dove il padre di Vivian si trovava con i suoi ospiti.
“Ragazze.” Vedendole arrivare il barone. “Cosa ci fate qui?”
L'uomo era intento a conversare con i suoi misteriosi ospiti.
“Beh, ora che siete qui, almeno presentatevi... questa è mia figlia Vivian e la dolce ragazza insieme a lei è la sua amica Altea.” Presentandole agli uomini giunti col veliero volante.

Guisgard 13-02-2013 18.13.17

L'arconte si avvicinò al trono, restando poi in piedi alla sinistra di Talia.
“Se il vescovo” disse “avesse un'anima simile a questo suo palazzo, allora sarebbe un re e non un ministro religioso. Ma tuttavia dubito che esista l'anima.”

“Se esiste davvero l'anima a rendere vivi i corpi, allora perchè i chierici affermano che essa è propria solo dell'uomo? Gli animali dunque come sono animati? Ricordi questa nostra lezione, Talia?”

“Comunque” riprese a dire l'Arconte, destando Talia da quella sensazione “Credo sia sciocco star qui a discutere sulle superstizioni che i Cristiani diffondono tra i loro fedeli. La loro storia afferma che l'apostolo Pietro giunse a Roma per morire. Il vescovo ha preferito la fuga invece di difendere il suo ministero.”
“Signore!” Entrando di corsa uno dei suoi uomini.
“Cosa succede?”
“Sono stati trovati altri corpi...”
“Corpi?” Ripetè l'Arconte. “Che corpi?”
“Non sono stati ancora identificati... sono tutti sfigurati e poi seppelliti in fosse sconsacrate...”
“Ancora!” Gridò l'Arconte. “Ancora fanatici!”
“Si, milord...”
“Vogliamo tener testa alle armate di Capomazda” tuonò l'Arconte “e poi non riusciamo nemmeno a difenderci da misteriosi assassini che si nascondono come ratti fra le mura della nostra città!”

Guisgard 13-02-2013 18.16.03

Elina fissò Elisabeth per un lungo momento.
“Perchè” disse finalmente “quel posto dovrebbe avere tutte queste risposte? Un biglietto può essere ingannatore. Il Profeta ci metta in guardia dagli incantamenti dei maghi e dei Gin. E se fosse stato proprio un Gin a scrivere quel biglietto? Solo la magia può rivelare segreti come questo. Davvero vuoi scoprire l'autore di quel biglietto? Per fare poi cosa? Cosa speri di trovare?"

Altea 13-02-2013 18.16.38

Non ebbi il tempo nemmeno di dire una parola in più che Vivian mi travolse con la sua incontenibile euforia...tanta era la sua voglia di partire.
Ed eccoci davanti al Barone e ai nuovi arrivati...li avevo riconosciuti erano coloro arrivati con gli strani velieri.
Feci un leggero inchino..."I miei omaggi barone..e ai nuovi arrivati, ho avuto modo di incontrarvi in piazza a Camelot ma forse visto la folla nemmeno vi ricorderete di me. Sono la contessa Altea Trevor.." ma Vivian mi spintonava leggermente, sapevo ciò che voleva facessi.." e..mi stavo piacevolmente intrattenendo qui con Vivian, la figlia del Barone, poichè ho dei parenti proprio a Sant'Agata di Gothia e stavamo progettando proprio un soggiorno di visita in questa cittadina, da dove presumo gli ospiti del Barone provengono. Ci chiedevamo giusto come arrivare in fretta laggiù". Voltandomi vidi il sorriso compiacente di Vivian, eppure qualcosa in me stava chiedendosi se era la cosa giusta, quelle persone erano enigmatiche...e che relazione avevano col Barone?

elisabeth 13-02-2013 18.24.32

L'ascoltavo andando avanti indietro nella stanza..." Sai cosa voglio...sai cosa ho chiesto al profeta........voglio rivederlo per un ultima volta......voglio accarezzare quel volto dalla barba incolta.....quel sorriso che non mi abbandona ne' giorno ne' notte........ti ricordi quella mattina ?.....usci' sorridendo......mi saluto' con l'amore di sempre, era un cantore...amava cantare, raccontare, amava vivere ...me lo hanno riportato morto.....per mano di chi Elina...per mano di chi.....ho pregato giorno e notte ho studiato interi libri..perche' il profeta potesse rendere pace alla mia anima.....e cosi' ha fatto...vivo con lui in sogno......ma devo vendicarmi..i suoi assassini non sono mai stati trovati........e che sia la magia o i Gin ol Dio di qualche altro essere vivente io ho un desiderio...devo trovare i suoi sicari......e poi....saro' in grado di morire.....per poter continuare a vivere con lui.........Questo e' tanto Elina.........che Allah ci protegga...."....

Clio 13-02-2013 18.26.32

Posai immediatamente il pettine sul prezioso tavolino davanti a me.
Mi voltai verso Miriam e la guardai con disappunto.
"...si può sapere dove hai la testa oggi? Non mi ascolti? Questo vestito è per il pranzo.. Per gli importanti ospiti di mia madre.. Sono giorni che mi dice di mettere il vestito migliore e altre quisquilie del genere... Ma..." Scuotendo la testa ".. Tutto per cosa? La delegazione della corporazione degli artigiani? Si può sapere io che c'entro? Mah... L'avrà fatto apposta per farmi un dispetto, dai retta a me!"
Sbuffai e sistemai l'acconciatura. Ormai era ora di pranzo e avevo indossato quel bell'abito di certo non mi sarei cambiata.
"...dopo.." Dissi, guardando Miriam che arrossiva "...dopo andrò in biblioteca... Nel pomeriggio...devo saperne di più di una città e del suo strano arconte...".
Sorrisi, cercando di far sorridere anche la mia ancella, che non volevo turbare con i miei rimproveri.
"...cosa credevi, che avessi uno spasimante nascosto tra gli scaffali polverosi?" Strizzandole l'occhio ".. Sarebbe romantico... " sospirai ".. Ma sta pur certa che mi cambierò prima di andare in biblioteca...".
Mi alzai controvoglia e mi diressi alla porta.
"..forza, mia cara.. Mia madre mi aspetta.. Non vorrai che gli artigiani attendano?".

Talia 13-02-2013 19.49.23

Sollevai gli occhi ed osservai attentamente l’uomo mentre, quasi involontariamente, un vago sorriso ironico sorse ad incresparmi appena le labbra...
“Oh, Arconte, suvvia...” mormorai “Il concetto di anima, di psiche, non è esclusivo dei vostri amici Cristiani, io credo! Ci sono stati fior di filosofi e secoli prima di loro... non vorrete dirmi che intendono accaparrarsi anche l’esclusiva delle parole, adesso...”
Il mio sorriso, gelido, si intensificò per un istante... poi, di colpo scomparve...
“E poi, vi dirò...” sentenziai, in tono freddo e duro “A me piace pensarmi eterna! Il mio regno lo sarà! Il mio nome! Dunque, io lo sono!”

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 52389)
“Se esiste davvero l'anima a rendere vivi i corpi, allora perchè i chierici affermano che essa è propria solo dell'uomo? Gli animali dunque come sono animati? Ricordi questa nostra lezione, Talia?”

[...]
“Signore!” Entrando di corsa uno dei suoi uomini.
“Cosa succede?”
“Sono stati trovati altri corpi...”
“Corpi?” Ripetè l'Arconte. “Che corpi?”
“Non sono stati ancora identificati... sono tutti sfigurati e poi seppelliti in fosse sconsacrate...”
“Ancora!” Gridò l'Arconte. “Ancora fanatici!”
“Si, milord...”
“Vogliamo tener testa alle armate di Capomazda” tuonò l'Arconte “e poi non riusciamo nemmeno a difenderci da misteriosi assassini che si nascondono come ratti fra le mura della nostra città!”

Quella voce che aveva pervaso i miei pensieri per qualche momento... mi sorprese... e per qualche momento mi parve di essere tornata indietro nel tempo, di molti anni...
Poi quell’uomo giunse nella sala gridando e quei pensieri, quella voce e quelle sensazioni uscirono per un istante dalla mia mente...
I miei occhi si mossero tra l’uomo che era appena entrato e l’Arconte per un momento...
corpi?
corpi sfigurati...
fosse...
cosa accadeva?
“Basta, ora!” esclamai, zittendo con un gesto della mano le grida dell’Arconte “Adirarvi non vi servirà! Informatemi piuttosto! Che cosa sta accadendo?”

Guisgard 13-02-2013 20.44.59

L'Arconte meccanico scosse il capo e congedò il suo fedele.
“Sono alcuni giorni” disse poi voltandosi verso Talia “che troviamo gente orrendamente uccisa e sfigurata, per poi essere seppellita in fosse sconsacrate... è ovvio che gli autori sono estremisti religiosi, forse una setta... gli assassini non sembrano seguire una certa regola nell'agire, ma pare più amino colpire a caso... sono per questo tanto difficili da riconoscere e da braccare... ma li troveremo!” Sentenziò con odio.


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