Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 03-03-2014 19.43.16

Boyke prese quel lembo con le iniziali di Clio e lo mostrò a Gufo.
“Bene...” disse questi “... l'emissario del Senato ti attenderà al posto stabilito... gli darai questa prova...”
“Si, capo.” Annuì Boyke.
“E rammentagli” fece lo Scarlatto “che attenderemo massimo tre giorni per il riscatto. Allo scadere del terzo giorno giustizieremo la ragazza.”
“Ti rammento la tua parola, capo...” mormorò Boyke.
“Si...” annuì Gufo “... se non sarà pagato alcun riscatto, prima di ucciderla ne farete ciò che vi piacerà.”
“Ottimo!” Esclamò ridendo Boyke, per poi guardare Clio. “Sentito, dolcezza? Potrebbe essere molto divertente!”
“Prega dunque che al Senato decidano di pagare per la tua liberazione.” Rivolgendosi Gufo alla ragazza.
Ad un tratto un rumore di passi.
“Capo...” arrivando uno dei suoi mercenari.
“Cosa c'è?” Voltandosi verso di lui lo Scarlatto.
“L'emissario del Senato...”
“Cosa?” Incuriosito il capo dei mercenari.
“E' qui...”
“Come sarebbe a dire?” Turbato lo Scarlatto.
“Come ha fatto a trovare questo nostro rifugio?” Incredulo Boyke.
“Forse ti hanno seguito, idiota!” Con rabbia Gufo.
“Impossibile, capo!” Scuotendo il capo Boyke.
“Ora vengo a vedere.” Parlando Gufo al mercenario.
“No, capo...” mormorò questi “... chiede di vedere la ragazza... dice vuole essere certo che sia viva...”

Altea 03-03-2014 19.46.11

La notte può durare in eterno se in preda a pensieri negativi ma passa anche in fretta, mi staccai dalle sue labbra...Signore Iddio fa sia sincero..ti prego.
Nulla...la scure non riusciva a rompere quella catena...ci voleva una chiave custodita in uno scrigno...in una stanza in cima alla torre più alta.
Lo abbracciai..."Vado...non temo nulla...vedrai tornerò con la chiave".
Uscii dalla stanza, estrassi la spada..lui continuava a suonare e io salivo quella scala, ripida, con le mani mi tenevo tra gli stretti muri finchè arrivai in cima a quella alta torre...infatti vi era una porta intarsiata con strani disegni....la aprii lentamente..presi una torcia e feci luce, guardai ovunque, vi erano mobile e statue, finchè vidi uno scrigno di legno di noce intarsiato, e aveva lo stemma del casato, la aprii e subito una strana luce mi pervase...una luce magica e vidi la chiave.
Presi tremante la chiave ...emanava una luce speciale..lentamente uscii, sospirai, nessuno era fuori ad aspettarmi.
Ora dovevo scendere piano...Altea tieniti calma...lui ora dorme.
Entrai nella stanza di Elvet e gli mostrai trionfante la chiave, mi avvicinai a lui..."Sarò io a liberarti...e Dio sia con noi, baciando il pomello dell'elsa".
Mi abbassai, trovai una serratura...un piccolo scatto...e...la catena con l'anello si aprì.

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Clio 03-03-2014 19.52.33

Forse i senatori avevano iniziato a usare la testa? Avevano la coda di paglia dopotutto, erano stati loro a far entrare quei manigoldi in città, anche se ero quasi certa che sarebbero stati altri a prendersene la colpa.
Sarebbe stato troppo, ammettere di aver sbagliato, che il sangue di persone innocenti era sulle loro mani.
No, sarebbero stati altri a pagare. Probabilmente avrebbero dato la colpa dei disordini ai miei soldati, trucidati in un vicolo. O anche a me, perché no.
Ah, aveva ragione mio padre, mediocri burocrati.
Ma arrabbiarsi non sarebbe servito a niente. Tanto valeva rassegnarsi.
Mi chiesi chi avesse mandato il senato, se qualcuno di importante, qualcuno che conoscevo, o un messaggero qualunque.

Eilonwy 04-03-2014 00.36.07

Sbiancai come se mi avessero trafitto con una lancia. Lo sapevo, miseriaccia! Lo sapevo! E ti pareva, Eilonwy!
E adesso come faccio?
Non posso andare a prendere un' arma di Dio nascosta dai suoi Arcangeli. Elohim (Dio) mi spedirebbe subito all' Inferno se lo facessi.
"Ci penserò su. Ho bisogno di restare sola e rifletterci per un po'. Con permesso. Milady! Milord!" dopo aver sentenziato questo me ne andai.
Passeggiai per l' enorme giardino. Devo dire che era quasi immenso!
Ma come faccio?...Accidenti!....Maledizione!....No...non posso Aladiah, Gabriele, Raffaele, Michele ed Adonai (Dio) non me lo perdonerebbero mai!
Immersa nei miei pensieri arrivai a un triclinio con delle rose e dei rovi tutti attorno. Le rose le adoravo. Erano i miei fiori preferiti. Quelle rose, poi, avevano un profumo dolce e soporifero.
Non avevo neanche dormito la sera prima.
Prima di cadere sfinita dissi: "Dio....Dio ti prego aiutami!....Mandami un segno....un indizio....un sogno premonitore e aiutami!....Ti supplico!".
Quel lettino era troppo invitante e mi addormentai su esso come una bambina.

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Guisgard 04-03-2014 01.23.28

Altea girò la chiave nel pesante lucchetto che teneva chiuso l'anello di ferro, fino a quando si sentì uno scatto.
Di colpo allora il lucchetto si aprì, lasciando così scivolare a terra la catena.
Elvet rise.
Era finalmente libero.
“Mi avete liberato...” disse guardando la bella avventuriera “... grazie a voi non sono più imprigionato in questa fredda stanza...” e per la felicità strinse ancora la donna fra le braccia.
E di nuovo la baciò con passione, assaporando il dolce e sensuale sapore delle sue labbra.
Baciò la bocca, il volto, scendendo poi sul suo collo lungo e bianco, fino a sfiorarle il petto con ancora un ultimo bacio.
“Vi mangerei di baci...” mormorò piano, tra felicità e passione “... tutta... mille volte... fino all'alba... già, l'alba... lo farei davvero... se solo non temessi il malvagio guardiano di questo castello...” restò a fissare i suoi occhi chiari, con le mani che le accarezzavano i lunghi capelli biondi “... ma non c'è tempo... dobbiamo lasciare questo luogo... venite...”
Uscirono così da quella stanza, muovendosi silenziosi e furtivi tra i lunghi corridoi del maniero, fino a raggiungere la stanza di Geroa.
Elvet vi entrò e trovò la donna addormentata.
Allora la svegliò.
“Presto...” rivolgendosi a lei che lo fissava incredula “... aiutateci ad uscire dal castello... non c'è tempo...”
Lei guardò Altea ed annuì al suo padrone.
Prese una lampada e condusse i due fino alle scuderie.
Elvet e l'avventuriera montarono allora su due cavalli e galopparono via, attraversando il portone aperto loro da Geroa.
Erano finalmente fuori dal castello.

Guisgard 04-03-2014 01.32.01

Eilonwy cadde presto addormentata.
E sognò.
Sognò immagini confuse, incerte, che resero il suo riposo inquieto.
Sognò giardini che mutavano in foreste prima e in selve poi.
Sognò ombre che si aggiravano in una notte tormentata, fatta di tenebre e lamenti lontani.
Sognò poi vallate cupe e desolate, corazze strappate a cavalieri senza più vita.
E poi città deserte e castelli abbandonati.
Vide poi in quei sogni l'enigmatico volto del giovane cavaliere ed udì la voce di sir Riccardo.
Sognò infine la sua famiglia ed il suo regno.
Poi si destò.
Quei confusi sogni erano terminati.
Lei era ancora in quel giardino, accanto a quelle rose.
E aprendo gli occhi udì una voce.
Qualcuno cantava.
Era il giovane cavaliere seduto vicino ad una fontana di quel verziere.

Guisgard 04-03-2014 01.54.27

Clio, in balia dei suoi pensieri, era sempre in quella cella umida e semibuia.
Poco dopo, però, sentì ancora dei passi.
Era il carceriere.
L'uomo portò alla ragazza un po' di minestra calda e dell'acqua fresca.
Prese poi qualcosa dalla giubba.
“Ho anche una mela...” tirandola attraverso le grate “... l'ho presa di nascosto, nessuno mi ha visto... mangiatela, è dolce...” annuì “... non temete, tra breve credo proprio che la vostra prigionia terminerà... gli uomini di Gufo hanno portato qualcuno... è il messaggero del Senato, giunto qui per trattare la vostra liberazione... ma ora mangiate, bisognerà che siate in forma quando lascerete questo posto...”

Guisgard 04-03-2014 02.22.00

Gufo seguì il suo mercenario fino ad un piccolo cortile, che quei soldati di ventura adoperavano per tirare di spada e scommettere sul loro valore di spadaccini.
Qui trovò qualcuno che lo stava attendendo.
Se ne stava seduto circondato da altri uomini dello Scarlatto.
E nel vederlo Gufo restò stupito.
“Tu...” disse “... tu... cosa ci fai qui, cane? Come hai fatto a trovare questo posto?”
“Ehi, è questo il modo di trattare un vecchio amico?” Ridendo Guisgard.
“No...” scuotendo il capo lo Scarlatto “... no, certo che no... ti farò infilzare come uno spiedo ed arrostire fino a quando le tue carni non si apriranno...”
“Ho sempre trovato discutibile questo tuo gusto per la violenza fine a se stessa, vecchio mio...” sorridendo il cavaliere.
“Ora vedrai quanto so essere violento, canaglia...” con disprezzo Gufo “... prendetelo!” Ordinò ai suoi.
I mercenari obbedirono e tirarono su Guisgard, bloccandolo con forza.
“Ehi, che maniere sono queste!” Esclamò il cavaliere. “Possibile che un soldato di ventura ignori a tal punto i presupposti per mandare in porto un affare vantaggioso!”
“L'unico affare che tratterai” fece Gufo “sarà la tua anima che porterai al demonio!”
“E tu perderai ogni possibilità di guadagno!” Replicò Guisgard.
“Come puoi parlare di guadagno tu?” Con rabbia lo Scarlatto. “Visto che la tua vita tra poco non varrà uno sputo!”
“La mia forse no” fece il cavaliere “ma quella della tua preziosa prigioniera si invece!”
“Cosa vuoi dire?”
“Sono stato inviato qui dal Senato” rispose Guisgard “per trattare la liberazione della ragazza...”
“Menti!” Lo zittì Gufo. “Non affiderebbero mai ad uno come te una trattativa così importante!”
“Allora perchè credi sia qui?”
“Non mi interessa!” Rispose lo Scarlatto.
“Sai bene che il mio unico intento” spiegò Guisgard “è quello di andare via da questa terra... lo sai più di chiunque altro... a me interessa solo la mia libertà... e per riaverla ho dovuto accettare questo incarico... pensi che mi interessi qualcosa di quella sciocca ragazza? O di te e di tutto il resto? Ma ho dovuto accettare. Mi hanno promesso in cambio la libertà... a patto però di fare da tramite fra voi e loro... in pratica non volevano mettere in pericolo i loro soldati... probabilmente ai loro occhi la mia vita non vale poi tanto...”
“Perchè dovrei crederti?”
“Perchè non ho motivo di venire qui a trattare per il Senato...” disse Guisgard “... sono stato costretto a farlo...”
Gufo lo guardò con sospetto.
“Ma in verità” continuò il cavaliere “voglio proporti un affare...”
“Quale affare?” Domandò lo Scarlatto.
“A te il denaro, tanto denaro, con in più la ragazza...” annuendo Guisgard “... e a me, naturalmente, la libertà...”
“Continua...” con diffidenza Gufo.
“Prima forse bisognerà bere qualcosa...” tornando a sorridere il cavaliere “... ho anche qualcosa qui con me... il sigillo del Senato di Afravalone... come prova che dico il vero...”
Boyke prese quel sigillo e lo controllò con attenzione.
“E' autentico, capo...” fissando poi Gufo.
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Altea 04-03-2014 15.56.06

Lo seguivo per quei corridoi, una corsa verso il Tempo...eppure mi chiedevo come poteva essersi innamorato subito così...forse era questo il segreto dell' Amore?
Rimanevo vicino a lui...ero stupita della sicurezza delle sue mosse...come se sapesse già cosa fare, Geroa pure era pronta a eseguire gli ordini...tutto avvenne in fretta.
Stavano prendendo i cavalli quando mi avvicinai ai fiori sorridendo e pensando.."Milord..io amo le rose ma non sono i miei fiori preferiti, ognuno gioca le sue carte, io amo la orchidea che chiamo Tesoro di Oriente perchè cresce in terreno brullo, è quasi indipendente, ma riesce a fiorire improvvisamente e con fiori straordinari".
Tolsi la rosa dai capelli e presi una orchidea che stava quasi sbocciando e la misi sui miei capelli..come asseriva lui..un Fiore che sboccia è una nuova vita.
Elvet portò i cavalli, saliti in groppa Geroa aprì il cancello e i cavalli iniziarono la loro veloce corsa...correvano veloce, seguivo Elvet...e voltandomi vedevo il maniero farsi quasi ombra..."Milord Elvet" dissi avvicinandomi a lui sorridendo e lanciandogli una spada con la effige sull'elsa del suo casato.."questa è vostra, avete visto ho pensato a tutto..un cavaliere, presumo, come voi non può girare disarmato..ma ditemi sapete dove andare? Oppure andiamo dall' Abate Nicola."
Volevo sapere tutto di lui, della sua famiglia e di ciò che successe nel maniero e del maleficio..ma ora si doveva fuggire...non sarebbe stato facile ora..cosa sarebbe successo? Lo guardavo e osservavo il suo volto attento e pensieroso.

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Clio 04-03-2014 16.38.57

Sorrisi a quella premura dell'uomo.
"Siete un carceriere fin troppo buono, grazie.." Mangiai la mela e la minestra. Aveva ragione, dovevo essere in forma.
"Cosa ci fa una persona gentile con quella banda di briganti?" Chiesi, con un sorriso.


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