Camelot, la patria della cavalleria

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Altea 23-09-2017 23.19.37

Racconterò una avventura dal libro "Altea e le sue peripezie impossibili"

In una notte come queste, dalla parte Est del Regno vicino al Bosco, Altea uscì nelle sue camminate ma stavolta prese a cavalcare il suo fido Cruz, dal manto nero e con una croce bianca sulla testa.
"Ehi amico..è tanto non viviamo delle avventure,dovrò scrivere a Sir Guisgard o tu e la sua..come diamine si chiama?" sbuffando lei "Peogoria, Peogora..beh tu lo sai, non siete fidanzati?Rischiate di non vedervi più.." ridendo.
Ma il nero cavallo si arrestò di colpo davanti a una grotta, non era nervoso e questo rese il tutto più misterioso.
Altea lo legò a un tronco ed entrò nella grotta, era rischiarata da un luce e vide un uomo anziano curvo a scrivere mentre la fiammella di una candela illuminava l' antro buio e lo scaldava visto la pioggia impetuosa che batteva con troppo ferocia.
Alzò appena il volto e sorrise, il suo volto era amichevole e fece segno di sedersi alla dama.
"Chi siete mai?" chiese ella.
"Colui che conosce una storia e voleva raccontarvela" lui.
"E io cosa c' entro?" stupita la dama.
"Sono certo vi interesserà...parla di un uomo e una donna..voi avete un uomo, un innamorato?".
Altea scosse la testa.."No, sarà per via del mio brutto carattere".
Lui la guardò negli occhi smeraldini mentre la luce rischiarava i suoi biondi capelli lunghi.
"Ne siete certa? L' orgoglio a volte è una brutta bestia..per dirlo con una metafora pesante".
"Ne sono certa.."lei senza dare a vedere le sue emozioni "Ma importa con la storia che volete dirmi?"
"Mah...sapete da qualche parte di un Regno vi sono un uomo e una donna...penserete due innamorati che sono legati e guardano l' Alba assieme e i tramonti..affatto. Voi pensate che due persone per essere legati devono, forzatamente, vedersi ogni giorno?" l' omino con fare interrogativo.
Altea scosse il capo.."No, a volte due persone posso essere vicini e non comprendersi..capita..e due persone lontane ed avere una ottima intesa".
"Lei a volte rimane sola e si dedica alle sue attività aspettando il suo ritorno..e voi direte come lei sappia del suo ritorno se sono distanti".
Altea si faceva più interessata al racconto.."Perchè posseggono un antro buio e segreto, e quello è il loro luogo di incontro..allora quel luogo buio strano si illumina all' Alba quando Lei si sveglia e sa quel giorno lo sentirà e per incanto prende la Luce dei battiti del suo Cuore e dei suoi sorrisi, l' Alba per Lei diventa Rinascita".
La dama giocava col calamaio nervosamente.."Si ma sono lontani per poche ore..perchè tale tristezza?"
L' uomo sorride.."Perchè per Lei quelle poche ore sembrano secoli..anni..".
Lei annuì "E in quell' antro cosa accade?"
L' uomo rimase in silenzio.."Qualcosa di magico..due anime che si fondono, che è molto di più di due corpi che si uniscono..è difficile entrare nell' animo dell' altro in questo modo..oh non pensate siano sempre rose e fiori..ma non possono dividersi" serio lui.
"Un maleficio?" lei aprendo di colpo gli occhi smeraldini.
"No...fa parte di loro..almeno..uno dei misteri di questa storia. Sanno tutto di loro, e quando si reincontrano si apre il loro mondo, lei sa quando lui è triste, malinconico..allegro...potrei quasi dire che questa storia è più misteriosa di un noir che fate nei vostri Gdr...ah, voi amate i Noir vero?"
"Oh si molto..sembra mi conosciate bene...ma quando avrà fine tutto questo loro due che faranno?"
"Non si sa...perchè arriverà quel giorno...e quel giorno potrebbe essere la fine...o l'inizio di tutto".
L' uomo pose ad Altea un' enigma per rivelare cosa sarebbe successo quel giorno...e lei risolvendolo fu
l' unica a sapere cosa sarebbe avvenuto.

E voi dame e cavalieri di Camelot sapreste indovinare questo enigma?

Si studia in a scuola.
Si studia in varie discipline.
E' di diverse sfumature.
E' formato di varie parti.
Viene spesso citato nelle poesie
E' il nome di una pietra.
E' usato in araldica citando la Provvidenza.


https://static1.squarespace.com/stat...1456417091820/

Lady Gwen 23-09-2017 23.27.26

Provo con "occhio"

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Altea 23-09-2017 23.34.05

Milady Gwen che velocità e bravura ed infatti è la risposta giusta. :smile::smile_clap::smile_clap:

Si studia in a scuola. Infatti si studia a scuola
Si studia in varie discipline. Anatomia, arte, scienze, geografia (occhio del ciclone, ecc)
E' di diverse sfumature. E' di diversi colori e sfumature
E' formato di varie parti. Ovviamente si
Viene spesso citato nelle poesie. Certamente ed è pure lo specchio dell' anima
E' il nome di una pietra. Occhio di Tigre
E' usato in araldica citando la Provvidenza.Si ed è circondato da raggi solitamente ed è in un triangolo.

Lady Gwen 23-09-2017 23.36.54

Grazie mille [emoji2]

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Guisgard 02-11-2017 18.12.50

Nell'alta Nolhiana, sede di antichi castelli e remote leggende, lo scrittore Ennius Monter prese in affitto un palazzo nobiliare risalente al XVIII secolo per potersi ritirare e lavorare così al nuovo libro che aveva in mente.
Il palazzo, che sorgeva sulle basse pendici di un monte in gran parte brullo, era passato da proprietario a proprietario, fino a finire nei possedimenti di un noto albergatore del posto che ne aveva fatto una residenza per convention aziendali.
Ennius vi arrivò tra la fine dell'Autunno e l'inizio dell'Inverno, quando cioè la domanda clientelare toccava il periodo meno florido.
In questo modo lo scrittore avrebbe trovato quella solitudine e quell'isolamento che riteneva essenziali per la riuscita del suo libro.
Tuttavia i primi mesi furono tutt'altro che generosi in fatto di ispirazione ed Ennius non riuscì praticamente a finire nemmeno il primo capitolo.
Più passavano i giorni, più lo scrittore avvertiva quel vuoto, quell'oblio di spunti, di estro, di passione, così vitali per generare una qualsiasi opera umana.
Una notte di Luna calante gli sembrò di impazzire.
Si rigirava nel letto senza trovare né sonno, né tanto meno pace.
Allora si alzò e cominciò a passeggiare per i lunghi corridoi del palazzo, tra le ampie scalinate di quella nobile magione, fino a vagare senza meta nell'ampio giardino che circondava l'aristocratica tenuta.
Tuttavia i suoi fantasmi, i suoi demoni non cessavano di tormentarlo.
Verso il cuore della notte si sentì perduto, aveva smarrito ogni ispirazione e quando prima le 2 e poi le 3 temette di perdere anche il senno.
Si convinse così che fosse tutta colpa di quel palazzo.
Si, qualcosa di oscuro si celava fra quelle mura, qualcosa di irrazionale, di illogico che sembrava volesse farlo ammattire.
Erano giorni infatti che i ritratti degli antichi padroni del palazzo parevano fissarlo, seguirlo con i loro sguardi fantasmi, quasi deriderlo dell'impotenza letteraria che l'aveva colto.
Quella notte stessa allora, con un coltello, cominciò a lacerare ognuna di quelle tele, sfigurando tutti quei nobili volti ed accecando per sempre i loro sguardi austeri e maledetti.
Ma ciò non gli portò né pace, né sollievo.
Angoscia e paura, del tutto irrazionali, lo presero.
Pensò di avere una crisi di panico, ma non riuscì a calmarsi, a far ricorso alla sua razionalità.
Ed allora cominciò a sentire quei rumori.
Scricchiolii, cigolii, stridore e persino calpestio.
C'era quindi qualcuno oltre lui nel palazzo?
Erano forse i fantasmi di quei nobili proprietari?
O era già diventato matto.
Per giorni interi e per intere notti dovette convivere con quei rumori.
Forse il palazzo essendo vecchio generava quei rumori, pensava.
Così decisi di ignorarli.
Ma quelli non cessarono.
Dopo qualche giorno poi mutarono in qualcosa di diverso.
Voci.
Voci di oranti e di uditore, di misteriose litanie ed astruse enunciazioni.
Non poteva sbagliarsi, non poteva confondersi, erano davvero voci.
Voci in qualche lingua sconosciuta, forse persino morta.
Provenivano dalle cantine del palazzo.
Una paura atavica lo prese.
Chiuse tutte le porte che conducevano di sotto, con spranghe, pali di ferro e bloccandole con grossi bauli e pesanti mobili.
Ma le voci erano sempre là.
Allora, forse diventato davvero folle, Ennius una sera decise di scendere nelle cantine.
Si armò di un coltello, lo stesso con cui aveva lacerato i ritratti ed una pistola.
Aprì le porte chiuse e scese nelle cantine.
Sui gradini che portavano giù si autoconvinse che le voci altro non fossero che i fantasmi di quegli antichi proprietari, forse destati dal loro sonno di morte dal modo in cui aveva distrutto i loro ritratti.
Ma ormai stava scendendo e non poteva fermarsi e tornare indietro.
Arrivò così nelle cantine.
Accese una torcia e si guardò intorno.
Le voci non erano cessate ed ora si potevano sentire in maniera più chiara.
La lingua era davvero sconosciuta, almeno fino a quando non cominciò poi a riconoscere alcune parole.
Pian piano quell'ignoto idioma stava diventando più comprensibile.
Ad un certo puntò iniziò a comprendere ogni frase.
Era la verità.
Più di quanto avesse mai ascoltato, o anche solo concepito.
Seguì allora quelle voci.
Dopo circa sei mesi fu pubblicato finalmente il suo ultimo libro, dal titolo L'archetipo di Ateon.
Sembrava essere un romanzo fantastico, di stampo archeologico-investigativo, con vari misteri che si intrecciavano attraverso la storia, l'archeologia e l'arte.
Parlava di una razza si superuomini generata millenni prima da creature extraterrestri giunte sulla Terra per clonare una nuova e migliore tipologia di individui, destinati a governare gli inferiori, ossia gli uomini legati a qualunque Credo Religioso, per poi dominare l'intero pianeta.
I discendenti di questi superuomini avevano generato una sorta di congrega, di setta chiamata Priorato di Uaar.
Ad ogni intervista rilasciata Ennius parlava del suo libro come frutto della sua fantasia e senza nessun ricorso a cose reali e verosimili.
Tuttavia l'accuratezza storica, il rigore con cui trattava i temi dell'opera sembravano invece davvero presi da situazioni reali.
La cosa più straordinaria ed inquietante era il centro del romanzo, simboleggiato da un tesoro che rendeva il Priorato di Uaar una potenza economica mondiale: l'Aureo di Uaarania.
Ennius affermò di aver preso spunto per il leggendario Aureo di Uaarania da una misteriosa lapide incise trovata nella cantina del palazzo nobiliare in cui si era ritirato per scrivere.
La lapide, in lapislazzuli ed onice nera, recava incise diverse parole di senso compiuto legate l'una con l'altra da un enigmatico elemento.
Molti si recarono nel palazzo per vederla e tanti cercarono di decifrarla, senza però successo.
Quell'arcano sembrava impenetrabile.
Cosa quindi avevano in comune quelle parole?
I moltissimi che giunsero nel palazzo videro che la lapide recava impresse queste parole:

Randa-Turare-Limo-Riga-Alzare-Ala-Rocca-Aitante-Ricco-Celere-Arca

E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere questo nuovo e forse autentico Aureo di Uaarania?
https://siviaggia.files.wordpress.co...500.jpg?w=1112

Lady Gaynor 02-11-2017 18.23.55

Interessante racconto, sir... Tutte queste parole sono accomunate dal fatto che, inserendo la lettera B, danno vita ad altrettante parole di senso compiuto...

Altea 02-11-2017 18.28.30

Una storia davvero affascinante...sapete Sir amo le storie di mistero...mi sembra di aver già sentito nominare il famoso scrittore Monter :rolleyes:, forse pure conosciuto.
Quanto all' enigma ci devo un pò pensare..

Lady Gaynor 02-11-2017 18.58.54

Mi rendo conto di aver dato una risposta incompleta, in quanto non ho elencato le nuove parole... Rimedio subito:
Branda
Turbare
Limbo
Briga
Balzare
Alba
Brocca
Abitante
Bricco
Celebre
Barca

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Guisgard 02-11-2017 19.32.01

Citazione:

Originalmente inviato da Lady Gaynor (Messaggio 111723)
Mi rendo conto di aver dato una risposta incompleta, in quanto non ho elencato le nuove parole... Rimedio subito:
Branda
Turbare
Limbo
Briga
Balzare
Alba
Brocca
Abitante
Bricco
Celebre
Barca

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Siete stata velocissima, milady!
Davvero quando si tratta dell'Aureo di Uaarania avete un talento unico!
Ed infatti la risposta è esatta!
Siete un portento!
I miei complimenti, milady :smile_clap::smile_clap::smile_clap:

Altea 02-11-2017 19.37.30

Lady Gaynor...ero sicura del vostro successo...complimenti...Ordifren sicuramente vi teme :smile_lol::smile_clap::smile_clap:

Lady Gaynor 02-11-2017 19.40.35

Grazie amici [emoji4]

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Guisgard 07-11-2017 17.08.16

Maria indossava un abito scollato, fresco, leggero e molto semplice.
I corposi boccoli biondi si arricciavano gli sugli altri, scendendo come cascate selvagge lungo il collo bianco ed incorniciando il suo pallido viso dai tratti puliti e quasi infantili.
Era romantica ed insoddisfatta, ma non infelice.
Dopotutto aveva tutto ciò che poteva desiderare una giovane moglie che come lei viveva in un piccolo paesino che guardava verso le pendici dei monti, a due passi dal cielo, dall'infinito e dal nulla.
Maria era anche sensibile e soprattutto amava sognare.
O forse era un bisogno per sentirsi viva.
Era di certo la più bella del paese e suo marito l'uomo più invidiato.
Giovani e meno giovani ogni giorno gli lanciavano sguardi, gli dedicavano sospiri e desideri, qualcuno persino promesse.
Ma a che pro?
Nessuno di loro era migliore di suo marito, o meglio nessuno di loro poteva darle di più.
Forse perchè in quel paesino alle pendici delle Alpi non c'era nulla di più da poter dare e purtroppo neanche da sognare.
Forse per questo il solo diletto di Maria restava la poesia.
Solo nei versi dei poeti riusciva ad immaginare migliore la sua vita, anche se questo toccasana per il suo animo turbato non sembrava la destava da quell'angoscia ed apatia che spesso le prendeva il cuore.
Persino nei versi più sublimi, talvolta, le sembrava di scorgere qualcosa di artificioso, finto, scontato, opaco, come la polvere sul vetro di una finestra mentre si guarda un bellissimo tramonto rosso.
Ad un tratto sentì qualcosa.
Giungeva proprio dalla finestra, da fuori.
Era il suono di un'armonica.
Quelle note avevano qualcosa, un che di indefinito, di accattivante, ma anche di ramingo, malinconico, persino, pensò lei, maledetto.
Guardò allora fuori, attraverso le basse tendine e vide qualcuno.
Un giovane chierico vestito di nero, dallo sguardo assorto, i lineamenti bellissimi e rilassati.
Camminava in strada e suonava l'armonica.
Lei restò a guardarlo per qualche istante, poi lui si fermò e smise di suonare.
Si voltò e la guardò.
Aveva due occhi di un colore profondo, quasi magico.
Il suo sguardo sembrava diverso da tutto ciò che Maria avesse mai visto e pareva capace di penetrarla nel profondo.
Lui la guardava come se potesse spogliarla con gli occhi.
Fu una sensazione unica, incredibile, assurda.
E le provocava intensi brividi, non solo sessuali.
Si sentì donna come mai prima d'ora.
Il tutto durò un attimo.
Lui riprese a suonare la sua armonica e proseguì.
Il giorno passò stancamente.
Quella notte lei non chiuse occhio, ma suo marito non si accorse di nulla.
L'indomani, rimasta sola in casa, uscì per il paesino.
Non lo ammetteva a se stessa ma voleva rivedere quel misterioso chierico.
Attraversò le ammuffite stradine del posto, passando sotto i balconi di quelle casupole tutte accavallate, fino ad imboccare una viuzza che dava verso la campagna, tra castagni, agrifogli, faggi e vigorosi noci.
Ad un tratto sentì di nuovo quella musica.
Quell'armonica.
Sentì il cuore battere forte.
Cominciò a seguire quelle note.
Giunse così presso una torre ormai diroccata ed abbandonata.
La musica non si sentiva più.
Accanto alla torre c'era una vecchia lapide consumata, su cui erano incise alcune parole.
Maria guardò la lapide ma un calpestio la fece voltare.
“E' un enigma...” disse una voce ben impostata “... e molto antico pare...” era il misterioso chierico.
“Un enigma?” Ripetè lei.
“Si...” avvicinandosi lui “... secondo una leggenda nasconde un segreto... risolvendolo si può scoprire la strada per giungere in una città unica... speciale... eterna...”
Lei lo fissava rapita.
“Per questo sono arrivato fin qui.”
“Voi volete raggiungere quella città, monsignore?”
“Si.”
“Ha un nome quella città?”
“Uaarania.” Svelò lui.
“E nessuno ha saputo svelarlo?”
“Fino ad oggi nessuno.”
“Voi ci riuscirete?”
Lui sorrise appena.
“E' più semplice” mormorò piano “conquistare Uaarania o il tuo cuore, Maria?”
Conosceva il suo nome.
Ciò però non la stupì.
Perchè?
“Il mio cuore vale una città così importante?” Chiese lei.
Lui sorrise di nuovo, senza rispondere nulla.
“Ti prego, leggi la lapide...” il chierico.
“Le parole?”
“Sono verbi... leggili, ti prego...” annuì lui.
Lei cominciò a leggere:

Attraversare
Scremare

Congelare
Piluccare
Stimolare
Ammassare
Cromare
Masticare
Accennare
Sfoggiare
Accomodare
Scarpinare
Schiodare
Diserbare

Quel chierico ovviamente altri non era che Ordifren e risolvendo l'arcano scoprì la strada per giungere a Uaarania.
E Maria lasciò suo marito ed il suo paesino per andare con lui.

E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'arcano e scoprire come giungere a Uaarania?
https://orig00.deviantart.net/2daa/f...rd-d8a3ox7.jpg

Altea 07-11-2017 17.14.14

Certo che negli enigmi Ordifren è tutt' altro di come è nei Gdr..

Guardandolo a prima vista vedo tutti i verbi finiscono con la I coniugazione "are"

Lady Gaynor 07-11-2017 17.14.56

Bellissima storia, la più bella finora scritta su Ordifren...
Per l'enigma, in ogni verbo è nascosto il nome di una città...

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Clio 07-11-2017 17.15.30

Oh, le storie degli enigmi sono sempre speciali, e questo è davvero bello, anche se parla del cattivo per eccellenza.

Per l'enigma direi che c'è un intruso che è "Scarpinare", mi sembra l'unico verbo intransitivo.

Lady Gaynor 07-11-2017 17.21.00

Per essere più chiara, elenco le città:
Aversa
Crema
Gela
Lucca
Imola
Massa
Roma
Asti
Enna
Foggia
Como
Carpi
Schio
Erba

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Guisgard 07-11-2017 18.41.26

Lady Gaynor, io a raccontare storie di enigmi e voi a risolverli mi battete :neutral_doh:
Anche stavolta siete stata perspicace e velocissima!
Infatti è questa la soluzione all'enigma!
I miei complimenti :smile_clap:

Altea 07-11-2017 18.48.23

Bravissima lady Gaynor.....:smile_lol::smile_clap::smile_clap:

Lady Gaynor 07-11-2017 21.51.55

Grazie ancora una volta [emoji5]
Sono felice di averne indovinato un altro, gli enigmi mi piacciono tanto...

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Guisgard 07-11-2017 23.48.14

Citazione:

Originalmente inviato da Altea (Messaggio 111761)
Certo che negli enigmi Ordifren è tutt' altro di come è nei Gdr..

Perchè molto spesso negli enigmi si racconta la giovinezza di questo oscuro e cattivo figuro :silence_shhh:

Guisgard 14-11-2017 16.52.24

Brano tratto dal poema "La vocazione", il poema che narra la giovinezza di Ordifren...

Il cielo era di un pallore bruno, con l'aria, spazzata da un vento freddo ed inclemente, odorosa di fiori sconosciuti.
Tutto il mondo gli era ormai quasi ignoto, visti i lunghi anni trascorsi nel monastero.
Scrutava lo sconfinato bosco divenuto ormai campagna, fino a raggiungere con lo sguardo il piccolo borgo arroccato ed addormentato ai piedi di un basso monte.
“Dimmi...” disse Mefistofele “... sei deciso ad andarci?”
Ordifren non rispose, restando a guardare il borgo come fosse uno scrigno chiuso.
“Ti uccideranno, lo sai?” Ancora Mefistofele.
“Si...” annuì piano Ordifren “... e credono sia molto facile...”
“Sono pagani.” Con indifferenza il demonio. “Ti uccideranno forse per il saio che indegnamente indossi. Odiano i Cattolici. Li odiano tutti.”
“Io non sono Cattolico.”
“Ma sei abbigliato come un chierico, amico mio.”
“Mi aiuterà ad ingannarli.”
“I pagani” stringendosi nel mantello il demone “sono facili da ingannare.”
“Come tutti gli uomini di qualunque Fede.” Mormorò Ordifren. “Chi crede è debole.”
“Io credo in Dio.” Ridendo Mefistofele. “L'ho visto.”
Ordifren strinse le redini del suo cavallo e si avviò verso il borgo, raggiungendolo dopo circa un'ora.
Erano passati molti anni.
Partito bambino vi era ritornato ormai uomo.
Poco però era cambiato nel vecchio abitato.
Le stradine in cui aveva giocato erano come allora ammuffite e racchiuse dalle casupole tutte ammassate l'une sulle altre.
La chiesa del paesino era stata chiusa da anni e la vecchia torre un tempo eretta dai barbari ora era stata adibita a dimora dei nuovi padroni.
L'ex chierico giunse stretto nel suo mantello, in sella ad un cavallo nero come la notte, con tutti gli abitanti che cominciarono a guardarlo.
Qualcuno con sospetto, qualcuno altro con indifferenza, altri poi con curiosità.
Lui avanzò fino alla torre, dove due soldati lo fermarono, chiedendogli chi fosse e cosa volesse.
“Sono solo un viaggiatore...” fissandoli.
Non potevano vedere il suo saio sotto il mantello scuro.
In quel momento si voltò e la vide.
Era forse la donna più bella che avesse mai visto.
Gli occhi di una colomba, la pelle d'alabastro e lunghi capelli biondi che scendevano inanellati come pendagli dorati sul collo e le spalle ben fatte.
Una ciocca ribelle declinava dolce sul viso e lei la spostava con un gesto delicato, quasi senza badarci.
“E' la più bella del paese” disse uno dei soldati ad Ordifren “ma non è per te. Questo posto non è per te.” Ridendo.
Lui lo guardò e proseguì oltre, seguito dagli sguardi sospettosi dei militari.
Gli era bastato poco per capire che i nuovi padroni tenevano in una morsa il paese ed i suoi abitanti.
Nessuno però l'aveva riconosciuto.
Tutti avevano dimenticato il piccolo Giorgio partito anni prima per andare a chiudersi nel monastero.
Raggiunse così il cimitero, dove riposavano i suoi antenati.
Nel chinarsi su una lapide sentì un latrato.
Si voltò di scatto e vide un cane, vecchio e stanco, accovacciato presso quelle tombe che guaiva verso di lui.
“Astro...” incredulo Ordifren “... Astro, vecchio compagno di giochi e giorni spensierati... sei proprio tu?” Accarezzandolo. “Mi hai riconosciuto... tu solo... fra tutti... mi hai riconosciuto...” stringendo con affetto il suo pelo “...eh, siamo cambiati tutti e due... io un bambino ricco di fantasia... tu il primo della muta, il più veloce e forte... saldo nella presa, fedele nel seguirmi... almeno per te, vecchio amico, il mio è un ritorno...” amaramente.
“Ti ha riconosciuto...” ad un tratto una voce alle sue spalle “... ti ha riconosciuto...”
Ordifren si alzò rapido e portò il suo coltello alla gola del giovane uomo che era dietro di lui.
“Chi sei?” A quello Ordifren.
“Ti ha riconosciuto...”
“Chi sei?” Agitando il coltello Ordifren.
“Non mi riconosci?” L'altro. “Sono... sono Flavio... il tuo compagno di giochi...”
“Flavio...” piano Ordifren “... quanto tempo...” poi i suoi occhi tornarono ad essere freddi “... mi sei caro come un fratello, ma se pronuncerai il mio nome i mi tradirai... io ti sgozzerò come un cane...”
“Perchè dici così?” Stupito l'altro. “Perchè torni straniero a casa tua?”
“Perchè per ingannare i miei nemici” rivelò Ordifren “devo prima ingannare i miei amici...”
“Sei venuto a liberarci!” Gridò quasi Flavio, se Ordifren non gli avrebbe impedito di farlo.
I due si strinsero forte per un lungo istante.
“Vieni...” Flavio.
Così lo portò in aperta campagna, fino a raggiungere un pozzo.
“Qui si radunano...” fece Flavio.
“Chi?”
“I pochi che non hanno paura di pregare nonostante i pagani...” spiegò Flavio “... c'è una cripta sotterranea, accessibile da questo pozzo...”
Sul pozzo però c'era una pietra incisa con delle parole apparentemente normali.
“Celano un enigma, la chiave per raggiungere la cripta...” indicando la pietra Flavio “... solo il parroco la conosce, ma è stato arrestato dai pagani...”
Ordifren naturalmente risolse l'enigma, scoprendo cosa legava quelle parole l'una all'altra.
Scesero nella cripta e trovarono il luogo in cui i credenti del paese giungevano a pregare prima che il parroco venisse arrestato.
Flavio corse a chiamare gli altri e in breve arrivarono nella cripta con Ordifren.
Vedendolo col saio lo credettero un chierico.
Su un altare di pietra vi era una statua di San Michele senza però più la lancia.
“La lancia era d'oro” raccontò Flavio al falso chierico “ma il capo dei pagani l'ha presa e la usa per cacciare cervi e fagiani...”
Allora un vecchio si avvicinò, porgendo ad Ordifren una lancia di legno.
“Padre...” disse il vecchio “... l'ho fatta io... sono un falegname... mettetela voi fra le mani di San Michele...”
Ordifren prese la lancia e la guardò, per poi spezzarla in due.
“Riavremo quella vera.” Con decisione, suscitando la loro commozione e la loro speranza.
Ecco cosa c'era inciso sulla pietra del pozzo:

Amico caro
Alba tropicale
Perni cedevoli
Festival canoro
Impasse rovinosa
Fecondo romanziere

E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'enigma?
http://vignette2.wikia.nocookie.net/...20131016041619

Lady Gaynor 14-11-2017 17.08.41

Un'altro pezzo della storia di Ordifren... Sempre interessante, anche se dobbiamo conoscerla a pezzi...
Per l'enigma, in ogni riga è celato il nome di un uccello...

OCA
ALBATRO
PERNICE
ALCA
PASSERO
CONDOR

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Altea 14-11-2017 17.11.18

Bellissima storia, Ordifren è un mistero...sebbene il fatto egli rimetta la lancia a San Michele non mi va molto a genio :rolleyes::silenced:

@lady Gaynor: penso la vostra sia la giusta risposta, pure io ho fatto gli anagrammi ma non trovavo alcuni nomi di uccelli.:smile:

Guisgard 15-11-2017 00.00.08

Siete davvero un asso a risolvere enigmi, lady Gaynor!
C'è poco da fare e di questo passo mi costringerete a portare qui su Camelot arcani sempre più complicati ed impenetrabili :silenced:
Ovviamente la risposta è esatta!
I miei complimenti :smile_clap:




Citazione:

Originalmente inviato da Altea (Messaggio 111780)
Bellissima storia, Ordifren è un mistero...sebbene il fatto egli rimetta la lancia a San Michele non mi va molto a genio :rolleyes::silenced:

Milady, la lancia di San Michele rimessa al suo posto non è un atto di Fede da parte di Ordifren, ma solo una forma di disprezzo verso i nemici che attanagliavano il suo paese natio.
Lui resta sempre un ateo e soprattutto un anticlericale, il che è tutto dire :rolleyes:

Guisgard 16-11-2017 18.53.50

Altro brano da "La vocazione", in cui si narra del giovane Ordifren...

Da quella sera la cripta sotterranea tornò ad essere il rifugio dei credenti del paese che si radunavano attorno al falso chierico, credendolo davvero un Ministro della Chiesa.
Ordifren invece aveva abbandonato il Convento di San Michele Anni prima prima, rinnegando così la sua vocazione.
Tuttavia quel travestimento sembrava davvero un perfetto stratagemma per ingannare la gente del posto e soprattutto i nobili pagani che li tenevano in pugno.
Così per giorni e segretamente il falso pastore guidò le ignare pecorelle, celandosi come un lupo famelico sotto quel saio bugiardo.
Ogni giorno, fingendosi un poeta, Ordifren si incamminava per la campagna del borgo, ma invece di recitare rime egli era impegnato ad intrecciare piani per liberarsi dei suoi nemici.
E fu in una fredda e grigia mattinata d'Inverno che rivide la bionda ragazza incontrata per un attimo il giorno del suo ritorno nel borgo.
Aveva incontrato altre donne prima di lei e da tutte aveva preso qualcosa, quasi come pegno funereo per la loro debolezza verso il suo fascino diabolico.
Ma lei sembrava diversa.
E forse diverso lo era anche lui ormai.
La giovane passeggiava distrattamente tra i boccioli di eriche, gli acerbi giacinti ed i castagni maturi.
I suoi occhi parevano mutare come il vento e l'umore di chi restava a fissarli per troppo a lungo, quasi si alimentassero delle passioni che animano gli uomini bramosi.
I capelli erano di un biondo pallido ed indefinito, come il grano non ancora maturo ma già accarezzato dal Sole cocente.
Le sue labbra erano simili al corallo ed i suoi denti brillanti come perle.
La pelle era cangiante, come se il cielo riflettesse la sua bellezza su di lei.
Qualcosa di inquieto, una vaga soddisfazione sembrava seguirla e forse per questo nessuno era riuscito mai, nemmeno suo marito, a conquistarla davvero.
Indossava un abito di un verde vivo, con nastri rossi e maniche a sbuffo di un bianco candido.
Tra la gonna e gli alti stivali scuri si vedevano le ginocchia nude e ben fatte.
Tra le mani stringeva un libro dalla copertina blu cobalto e le parole impresse di un inchiostro chiaro, quasi argenteo.
Ordifren ai piedi di una quercia poco distante era lì a fissarla.
Lei proseguì la sua passeggiata, fino a quando sentì dei passi giungere alle sue spalle.
“Per Paride era tutto molto facile...” disse lui apparendo dietro di lei.
La ragazza si voltò di scatto ad udire quella voce.
“Cosa?” Stupita lei.
“Paride...” lui “... nel conquistare Elena... aveva l'aiuto di Afrodite...”
Lei non disse nulla.
“Se bastasse una mela d'oro...” Ordifren avvicinandosi a lei, per poi sfiorarle i capelli “... sarebbe tutto molto semplice...” mostrandole poi una mela rossa, quasi l'avesse fatta comparire per magia dai suoi capelli.
“Siete un illusionista?”
Lui sorrise.
“Non vi conosco.”
“Io conosco te, Maria...”
“Come conoscete il mio nome?”
“Forse dal tuo diario...” indicando lui il libro che lei aveva con sé.
Maria restò meravigliata, quasi impressionata.
“Di certo avete udito da qualcuno in paese il mio nome...” la ragazza dopo un istante.
“Non parlerei mai con nessuno di te.”
“E magari notando questo” lei agitando il diario “avete intuito che fosse il mio diario...”
“E come potrei conoscerne il contenuto?”
“Il... il contenuto?” Titubante lei.
“So che sei infelice, Maria...” il finto chierico “... che questo luogo è per te una prigione... che immagini e sogni il mondo intero... che dubiti esista davvero l'amore...”
“Io devo andare ora...” e si voltò per andar via a passo svelto.
“Non andartene, Maria...”
Lei si fermò di colpo, senza capirne il perchè.
“Conosco l'indovinello di Mana Serace...”
“L'indovinello?” Ripetè lei incredula.
“Quello che tuo padre ti leggeva ogni sera prima di andare a letto...” guardandola negli occhi lui “... quello di Mana Serace, l'uomo nero che dal buio spaventava le bimbe cattive... tuo padre di voleva suora, chiusa in un convento...” ridendo piano “... non è vero? E quell'indovinello, per qualsiasi bambino che si avvicinava a te, era il solo modo per scacciare Mana Serace... se non lo indovinavano tu avresti portato loro la sua maledizione...”
“Era...” lei inquieta “... era solo una sciocca favola che spaventava i bambini...”
“Eppure tu non hai mai incontrato la felicità.” Sentenziò Ordifren.
Poi allungò la mano e prese il diario di lei.
Lo aprì e lo sfogliò, trovando quasi subito la filastrocca di Mana Serace e l'indovinello che in essa si celava, che così recitava:

“Colorata di azzurro, questa destra a gestire il potere è abilitata,
lo tiene nelle mani e lo amministra anche se viene spesso bacchettata.”


Ordifren chiuse allora il diario, guardò Maria e le sussurro ad un orecchio la soluzione, per poi baciarla.
Lei lo schiaffeggiò e poi corse via.
Ma la ragazza ben sapeva che qualcosa era accaduto dentro di lei in quel momento e che nulla sarebbe stato più lo stesso.

E voi dame e cavalieri di Camelot sapete risolvere l'enigma?
https://img00.deviantart.net/05f3/i/...ia-d45xohd.jpg

Lady Gaynor 16-11-2017 18.57.50

Oh Maria, che ancora non sai cosa ti attende...
Per l'enigma, provo con "fata Turchina"

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Altea 16-11-2017 19.04.17

Un Ordifren davvero particolare..ma come avete detto, Sir, era la sua gioventù.

Io direi "penna".

Guisgard 17-11-2017 00.00.22

Citazione:

Originalmente inviato da Lady Gaynor (Messaggio 111791)
Oh Maria, che ancora non sai cosa ti attende...
Per l'enigma, provo con "fata Turchina"

Non è che anche a voi, come a Maria, hanno raccontato da piccola dell'uomo nero per tenere lontani i ragazzini? :neutral_think:
Beh, comunque anche stavolta avete centro, milady!
E' proprio questa la soluzione!
I miei complimenti :smile_clap:



Citazione:

Originalmente inviato da Altea (Messaggio 111792)
Un Ordifren davvero particolare..ma come avete detto, Sir, era la sua gioventù.

Io direi "penna".

Milady, naturalmente Penna non è la risposta esatta :naughty:
Quanto ad Ordifren, beh, spesso il Bene ed il male hanno lo stesso volto... ;)

Lady Gaynor 17-11-2017 09.04.13

Due presunti aurei in pochi giorni... Sir, dite che mi sto specializzando?

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Altea 18-11-2017 17.19.10

Citazione:

Originalmente inviato da Lady Gaynor (Messaggio 111802)
Due presunti aurei in pochi giorni... Sir, dite che mi sto specializzando?

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Complimenti lady Gaynor...solo due??Non siate modesta, ne avete indovinati quasi tutti.
Infatti Sir Guisgard, proprio per questo, dovreste dare uno dei vostri famosi premi a lady Gaynor ;)

Lady Gaynor 20-11-2017 11.58.48

Grazie milady [emoji8]

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Guisgard 18-12-2017 23.24.25

In alcuni castelli sulle innevate vette alpine all'inizio del secolo scorso, sulle ceneri di sette anticlericali e movimenti liberalisti ed atei, si definì quello che oggi è conosciuto come Archetipo di Crizia.
Si tratta dell'unico e solo statuto organizzativo e filosofico su cui si basano i pensieri, i principi e gli scopi dello stato di Uaarania.
La sua collocazione geografica è ancora oggi incerta, se non addirittura sconosciuta.
Secondo alcuni sorge tra valichi e passi alpini inaccessibili.
Secondo altri in un'isola sperduta in uno dei tre oceani, fuori da ogni rotta ed ignota da qualsiasi mappa.
Altri ancora invece credono che Uaarania non abbia una vera e propria sede, ma che sia dislocata in più quartier generali negli stati più importanti del globo terrestre, in modo da poter influenzare ogni aspetto della vita, come quello politico, economico, sociale, culturale ecc.
Uaarania sembra essere organizzata come una grande democrazia liberale, munita di organi legislativi e giuridici, governata da presidenti onorari che vengono eletti dai membri muniti della facoltà di suffragio.
Il suo scopo è quello di costituire un nuovo mondo, elitario, dove solo menti superiori possano guidare il pianeta, sottomettendo ogni altro individuo a nuovi valori ed ideali.
Molto, se non quasi tutto ignoriamo di questo fantomatico stato, ma alcune scoperte lasciano credere che il suo apparato abbia forma piramidale, con al vertice una figura suprema, munita di poteri pressoché illimitati.
Il gran capo, il capo dei capi, il signore di Uaarania, sono solo alcuni degli epiteti con cui sarebbe chiamato questo misterioso leader.
Neanche i suoi membri ne conoscono il nome ed il volto.
Molte leggende sono sorte attorno a questa enigmatica ed inquietante figura, volte a delinearne l'identità.
Molti però pensano che possa non essere realmente esistente.
Negli anni'20 del secolo scorso, in un castello nel cuore della Sunnia, uno dei luoghi più inospitali e selvaggi dell'Afragolignone, furono ritrovati diversi codici su cui figuravano alcuni nomi, probabilmente liste di presidenti onorari di Uaarania.
I testi furono ritrovati in una sala ornata da molti arazzi i cui giochi di chiaroscuro donavano magnificenza all'intero ambiente.
I codici erano conservati in un baule di legno, avorio e ferro che recava sull'apertura quattro panelli dipinti.
Essi costituivano una sorta di simbolismo, di messaggio in codice.
Le immagini dei pannelli apparivano così:

Alessandro ed il leggendario nodo di Gordio.
https://trinhlu.files.wordpress.com/...2-19-47-pm.png

Giuditta che uccide Oloferne.

http://www.oltremagazine.com/binary_...eArtemisia.jpg

Un insetto che preannuncia la Biblica Piaga d'Egitto.
http://static.guide.supereva.it/guid...cavallette.jpg

Rea Artù che estrae Excalibur dalla roccia.
https://theswordscabbard.files.wordp...awingsword.jpg

Fissando questi pannelli, dame e cavalieri di Camelot, sapete scoprire quali sono i tre legati da una parola, riconoscendo così fra essi l'intruso?

Lady Gaynor 18-12-2017 23.33.12

Storia interessante e bellissimi pannelli...
L'intruso forse è il pannello della piaga d'Egitto, in quanto la parola comune agli altri tre potrebbe essere "lama"...

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Lady Gwen 18-12-2017 23.33.29

Mi verrebbe da dire, a primo impatto, che l'intruso sia quelli degli insetti, poiché gli altri tre sono legati dalla presenza della spada, sia Re Artù, che Giuditta e anche Alessandro

Guisgard 18-12-2017 23.39.33

Interessante intuizione, care dame, ma la parola "lama" o "spada" in questo caso è relativa, in quanto Giuditta potrebbe impugnare il coltello, a seconda dell'idea dell'artista.
No, ahimè, la soluzione non è questa :silenced:

Lady Gwen 18-12-2017 23.54.44

Possibile che l'intruso sia il dipinto di Giuditta e Oloferne?
Gli altri tre dovrebbero essere legati dal tema della predizione (spero di aver reso l'idea, nel senso di profezia, ecco) :neutral_think:

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Guisgard 19-12-2017 04.01.52

Idea molto intrigante devo dire, lady Gwen.
Purtroppo però non può riguardare questo caso, poichè le Piaghe d'Egitto non erano una profezia, ma un monito e poi una punizione per il Faraone.
La profezia è inesorabile, deve accadere e nulla può annullarla.
Le Piaghe d'Egitto invece potevano essere evitate se solo il Faraone avesse liberato e poi lasciato partire gli Ebrei.
Quindi, ahimè, la vostra risposta non è quella giusta :sad_wall:

Lady Gaynor 19-12-2017 14.33.59

L'intruso potrebbe essere il pannello della piaga d'Egitto, in quanto non sono rappresentate figure umane. La parola in comune potrebbe essere "uomini" nel senso di esseri umani.

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Altea 19-12-2017 15.15.22

Un enigma..e direi piuttosto ostico.
Leggendo le risposte e guardando le immagini direi che l'intruso è quello della Piaga d' Egitto.
Negli altri tre un personaggio (quello principale ) impugna un'arma..un'arma bianca.

Guisgard 20-12-2017 15.48.37

Ahimè, milady, non è questa la soluzione all'enigma :sad_wall:


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 16.35.32.

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