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Mi alzai dalla sedia e cominciai a camminare nervosamente avanti e indietro...." voi siete i bravi e lui il cattivo......ma anche voi..mi state minacciando....e se siete i buoni, non dovreste......si conosco il suo volto, e Ingrid e' la persona che amo di piu' ...darei la vita per lei.....vi daro' una mano..ma se le torcercerete un capello, maledirete di avermi conosciuta...."....
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Ero intenta a passeggiare quando, d'un tratto, udii un rumore uscire dalle tenebre...
Mi guardai intorno, pronta a difendermi da un eventuale aggressore, quando la scimmietta Gon mi saltò tra le braccia. "Piccola furfantella, mi hai fatto prendere un colpo! Oh non posso arrabbiarti con te..sei così carina!", le dissi carezzandole la testa. "Ma non sarai per caso scappata dal tuo giovane padrone...forse è il caso di andarlo a cercare, che ne pensi Gon?" |
Il mio sorriso si allargò sempre di più nel sentire le parole di Dydas.
"Sei davvero in gamba, spero che tutto vada secondo i tuoi piani... Sai che non possiamo permetterci di fallire!" Fuggire da quel luogo infernale, uccidere quel verme del Gufo Nero, tornare da Guerenaiz in tempo per evitare che lui si sporchi le mani... Deve funzionare, è la mia unica speranza... La mia mente era già proiettata sulla fuga, quasi che uccidere il più temuto pirata delle Flegee sarebbe stata una passeggiata. Ma la determinazione negli occhi di Dydas mi rendeva forte e audace. "Ce la faremo" le dissi mentre si chinava a prendere il vassoio col cibo. Lei sorrise. Ma quando uscì dalla porta, lasciandomi sola, mi chiesi se stessi parlando a lei oppure a me stessa. Aspettai il tempo necessario, incapace di stare ferma, dopodiché presi la fialetta dal cuscino e la infilai nella manica della camicia. Mi avvicinai alla porta e bussai, attendendo inquieta che una guardia venisse ad aprirmi. La porta di spalancò, e l'uomo che poco prima si era introdotto nella mia stanza mi si parò davanti. "Devo vedere il capitano, adesso... Ritengo.. Che abbia atteso abbastanza" con uno sguardo languido trapassai i suoi occhi di ghiaccio " e, vi prego, non posso presentarmi a mani vuote, datemi una bottiglia di rum, dirò al capitano che è il vostro dono.. Per godersi al meglio questa bella serata.." Sussurrai strizzando un occhio. |
“Bene.” Disse Brizzon ad Elisabeth. “Non abbiate timore, noi non siamo degli assassini. Aiutateci a catturare quel dannato e riavrete indietro la vostra governante sana e salva.”
“Da voi” fece Yllio “vogliamo solo ci che aiutiate a riconoscerlo. Penseremo noi al resto. Ora vi farò qualche domanda... come era vestito Storm quando vi siete persi di vista? In quale punto della città vi siete separati? Per caso vi ha rivelato informazioni circa i suoi prossimi spostamenti?” “E cosa importante...” intervenne Brizzon “... per caso era ferito?” |
Madame Truasson fissò con attenzione Altea e subito prese appunti circa le caratteristiche che doveva avere l'abito.
Raggiunse poi il retro della sartoria e ritornò poco dopo con alcuni abiti, tutti di pregevole fattura e con richiami alle ultime mode diffuse nelle varie corti europee. Fece così provare più abiti alla ragazza, tutti capaci di mettere in risalto l'aspetto della giovane. Prima un abito di raso sul verde mare, sottile, di delicata fattura e molto attillato in più punti, così da mostrare la sua bella figura. Poi toccò ad un abito sul giallino, con più sete intrecciate tra loro, che conferiva alla ragazza una freschezza ed una vivacità notevoli. Infine madame Truasson fece indossare ad Altea un meraviglioso abito di broccato, dagli splendidi riflessi di un arancione vivo, con richiami di seta ambrata ed una mantella che donava candore al suo portamento. Quest'ultimo vestito metteva in risalto il particolare ed aristocratico colorito della ragazza, conferendo ai suoi occhi una vivissima luminosità. E i lunghi capelli dorati, pettinati ed accomodati con un diadema intarsiato di pietre ad alveolo, sembravano pendere con meravigliosa eleganza sulle delicate spalle della giovane. “Bene...” disse madame Truasson “... qualcuno di questi abiti soddisfa il vostro gusto, milady?” http://2.bp.blogspot.com/---_JdFuaJg...2BIlithyia.jpg |
La piccola Gon si accoccolò fra le braccia di Cheyenne, intrecciando la sua lunga coda attorno al polso della ragazza.
Con le manine giocava tra i capelli di lei e faceva strani versetti con la bocca, come se avesse fame. Intanto, la misteriosa figura che aveva mandato la scimmietta da Cheyenne osservò tutta la scena restando ben nascosta nell'oscurità della sera, per poi svanire come uno spettro nelle tenebre tutt'intorno. Intanto un rintocco della chiesa del borgo fece comprendere alla ragazza che l'ora era ormai tarda. L'indomani, infatti, si approssimava e con esso anche l'ora della partenza da Las Baias. Infatti, alle prime luci dell'alba era stata fissata da Fhael la partenza per il loro viaggio. |
Il pirata lanciò uno sguardo a Clio, scrutandola poi da capo a piedi.
Subito nei suoi occhi si accese una viva fiamma, fatta di bramosia e lussuria. “Già...” disse con uno strano sorriso, mentre la sua lingua batteva lasciva contro le labbra inumidite ed arse dal Sole di quel mare “... voi donne... alla fin fine siete tutte uguali... del resto non siete diverse da noi uomini ed a tutti piacciono le stesse cose...” fece allora un cenno con il capo, come a farsi seguire ed accompagnò la giovane davanti alla porta della stanza in cui Giuff si era chiuso. Prese una bottiglia di Rum e la diede a Clio. “Capitano, sono io...” dopo aver bussato alla porta. “Che il diavolo ti porti!” Urlò dall'interno Giuff. “Cosa vuoi? Vattene, non voglio essere seccato!” “Capitano...” disse il pirata “... c'è qui una sorpresa per voi...” “Che sorpresa?” “Dovreste vederla voi stesso...” “Entra, cane!” Il pirata entrò e poi spinse dentro Clio. Giuff era a letto con Dydas. “Capitano, la ragazza pare si senta sola...” ridendo il pirata e facendo versi osceni con la bocca. “Vattene, bastardo.” Ordinò Giuff ed il pirata uscì. “Vieni pure avanti, ragazza...” rivolgendosi a Clio “... e vattene anche tu, cagna!” Prendendo poi a schiaffi Dydas. La donna lanciò un rapido sguardo d'intesa a Clio ed uscì dalla stanza. “Vieni pure avanti, bellezza...” disse Giuff alla ragazza “... vedrai, qui non ti sentirai più sola...” |
Sumond scese e fissò Cavaliere25 e gli altri marinai.
“Spero che la punizione sia da monito per tutti.” Disse il capitano all'equipaggio. “Questo viaggio sarà lungo ed esigo da tutti obbedienza ed efficienza. Voglio vedervi tremare davanti alla giacca di un Guardiamarina, anche se è solo stesa ad asciugare al Sole. Razza di pusillanimi e ubriaconi. Siete feccia e come tale vi tratterò. Il codice di guerra mi da il diritto di frustarvi a sangue, se necessario. Non dimenticatelo.” “Signore...” avvicinandosi Guisgard “... non siamo in tempo di guerra e con queste punizioni non so cosa troveremo di questi marinai alla fine del viaggio...” “Dite che non siamo in guerra, signor Guisgard?” Fissandolo Sumond. “Invece io lo sono. Sono in guerra contro venti impetuosi, mari burrascosi e ufficiali incompetenti. E vi consiglio di stare dalla mia parte, altrimenti questo viaggio si rivelerà ancora più lungo e difficile per voi. Intesi?” “Conosco il mio dovere, signore.” “Davvero?” Fece Sumond. “Beh, io non ne sono certo. Conosco quelli come voi... gentiluomini imbevuti di loro stessi e animati dal disprezzo verso chi non è loro pari, verso chi non possiede una nascita blasonata. Vero, signor Guisgard? Siete colmo di disprezzo, per questo tentate di ostacolarmi nel mio comando.” “Signore...” fissandolo Guisgard “... vi assicuro che nello svolgere il mio dovere non risento minimamente dell'opinione personale che ho di voi...” “Allora smettete di contraddirmi, signor Guisgard.” Disse il capitano. “Qui il sangue blu non conta. Contano i gradi e l'autorità. Rammentate... siete un ufficiale, quindi condannate e punite l'inefficienza a bordo.” “Si...” annuì il tenente “... sono un ufficiale, non un giudice o un boia... non è compito mio giudicare o condannare questi uomini...” “Ufficiale, giudice, boia...” con disprezzo Sumond “... per me non siete nessuno dei tre... e quanto all'essere un gentiluomo, allora vorrei sapere perchè un presunto tale prende le difese di questi lavativi...” indicando i marinai. “Invece di prendere le difese di un altro presunto gentiluomo, vero?” “Rivelo l'insolenza, signor Guisgard...” con un ghigno Sumond “... volete aggiungere altro?” “Si...” annuendo Guisgard “... vorrei aggiungere dell'altro, che poi io stesso, comunque, riferirò all'ammiragliato... ebbene, durante il mio servizio su altre navi non ho mai visto infliggere atrocità con tanta veemenza all'equipaggio, col solo scopo di fiaccarne lo spirito ed imporre con la violenza un cieco terrore in esso... tutto ciò è disgustoso...” “Andatevi a disgustare nella vostra cabina, signor Guisgard.” Ordinò il capitano. “E restateci fino a domani.” Ed andò via. Guisgard scosse il capo ed ingoiando la rabbia raggiunse poi la sua cabina. Rimasti soli i marinai, cominciarono a parlare fra loro. “Cavaliere25 ha ragione...” disse Emas “... è stato uno sbaglio imbarcarci su questa nave... ma io non attenderò che quel comandante ci scortichi vivi... no, preferisco tagliarmi da me la gola!” “Non avere fretta...” mormorò Rynos. “E cosa dobbiamo aspettare?” Fissandolo Emas. “Che qualche Angelo del Paradiso scenda in terra e convinca il capitano ad essere più umano? Già mi immagino la scena...” sarcastico Emas “... capitano Sumond, avanti, sii più benevolo con quei figlioli...” scosse il capo “... ah, tu hai la testa piena di utopie!” “Si...” annuì Rynos “... mi aspetto qualcosa del genere... un aiuto dal Cielo che ci liberi da tutto questo...” “E chi dovrebbe liberarci del capitano?” Chiese Fidan. “L'equipaggio forse?” “Non pensavo all'equipaggio...” mormorò Rynos. “E a chi allora?” Fissandolo Fidan. “Guisgard...” rispose Rynos “... il signor Guisgard... lui lo farà...” “Ah, sei completamente matto!” Esclamò Emas. “Fino ad ora ha obbedito ciecamente agli ordini del comandante!” “E' ovvio...” fece Rynos “... è un ufficiale del re e fa il suo dovere... ma anche lui non sopporta più le angherie del signor Sumond... si, si legge dalla faccia la sua rabbia... ed io farò di tutto perchè lo affronti come ha fatto poco fa e si ribelli...” E mentre a bordo divampavano quelle contrastanti aspettative, la Santa Rita continuava il suo viaggio ignara del proprio destino e di quello dei suoi uomini. http://easternyachts.com/bounty/images/bounty.jpg |
Udii il rintocco delle campana della chiesa segnare l'ora tarda.
"Mia cara Gon è troppo tardi ormai per andare alla ricerca del tuo padrone...e io non me la sento proprio di lasciarti qui da sola...qualche ubriaco potrebbe rapirti o peggio..." Strinsi Gon tra le mi braccia e con passo deciso mi diressi alla locanda. Non potendo far vedere che portavo un animale all'interno, nascosi la scimmietta nel mio scialle e salii rapidamente le scale.In camera mia chiusi la porta a chiave. Gon intanto, si era data da fare esplorando il nuovo ambiente che le si parava davanti. Stetti un po' sul letto a osservarla giocare ma fui presa dal sonno. Con le ultiem forze riuscii a prendere Gon e a metterla in un angolino che le avevo preparato nel frattempo, poi mi getta sul mio materasso. |
Dopo estenuanti prove, mentre il viso di Odette si illuminava diedi il verdetto definitivo "I miei complimenti Madame Truasson, questo ultimo aranciato e rosato e' meraviglioso, indossero' questo dal Governatore. Inoltre, visto mi serviranno, acquisterò pure il giallo e il verde mare. E se mi confezionasse, come già chiesto degli abiti leggeri per questo caldo umido di Las Baias..bianco con tanti merletti,uno color Iris e uno color smeraldo molto più semplici di questi ovviamente. Ah..e il vestito che la mia cara balia ha scelto." Notai le due donne guardarsi entusiasmate.
"Gentilmente portate tutto domani mattina alla locanda Rosa dei Venti e pagherà tutto mio padre, il duca Justin Fletcher, e ci vedremo presto..quando ci sistemeremo, e spero presto, verrete voi da me Madame Truasson ". Uscite dalla sartoria sospirai.. questa terribile incombenza era stata fatta, detestavo tutta quella civetteria ma il mio rango mi imponeva delle regole da seguire. Ci affrettammo in fretta verso la locanda, in verità smaniavo di continuare a leggere il libricino. |
Guardai i miei amici e dissi cerchiamo di stare tutti calmi e tranquilli appena arriviamo in un porto scenderemo e troveremo un altra nave io qui non ci voglio restare anche se il signor Guisgard si sta metendo contro al capitano rischia molto anche lui continuai a dire la nave è solamente del capitano e la comanda lui e non gli interessa del suo equipaggio non ho ancora capito che uomo sia anche se proviamo ad addolcirlo non credo si fara addolcire da gente che non conosce e restai fisso a guardare un punto della stanza
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Ebbi soltanto un breve istante, mentre il pirata bussava alla porta del capitano, per restare sola con la bottiglia di rum. Sfilai lentamente la fialetta dalla manica e versai il suo contenuto nella bottiglia.
Non ascoltai nemmeno le parole dello scagnozzo, pensai soltanto che era stato facile entrare. Staccai gli occhi dal capitano solo per ricambiare lo sguardo di Dydas. La porta si chiuse alle mie spalle, e io restai sola con lui. Chiamai a raccolta tutto il sangue freddo che mi era rimasto e mi avvicinai al letto, dove il capitano mi aspettava con cieca bramosia. Sciolsi i capelli roteando la testa all'indietro, lo vidi sgranare gli occhi quando abbassai leggermente le maniche della camicia in modo da mostrare le spalle. Ma poi, come presa da rimorso, dissi tremante:" dovete promettere che rimarrà il nostro segreto, o io perderò il mio amato e voi la ricompensa". Lo sentii ridere mentre mi sedevo sul letto. "Ah, prima dobbiamo brindare" ammiccai porgendo la bottiglia di rum " bevi.. ". Lo vidi tracannare il rum con sorsi ampi e ingordi. Ma poi la bottiglia cadde sul morbido cuscino e il capitano si ritrovò immobile e in preda a spasmi terribili. Mi guardò come se volesse appendermi all'albero maestro, ma io sfoderai un ghigno sinistro. Tenendolo fermo con una mano gridai, senza togliere gli occhi dai suoi:" Dydas, Dydas torna qui.. Al capitano non basto da sola. Ci vuole tutte per lui." Vidi il terrore crescere nei suoi occhi. "Che c'è ho rovinato i tuoi piani?" Non era abbastanza affilato per recidere la sua mano, così mi limitai a conficcarglielo nel polso. Se avesse potuto, di sicuro avrebbe urlato, ma il veleno lo stringeva. "Questo è per avermi sfiorato e anche" mi avvicinai al suo orecchio: "Anche per tutto quello che avresti voluto farmi, cane". Sentii la porta scricchiolare e aprirsi. "Tocca a te ora, non hai molto tempo o morirà per il veleno." dissi senza voltarmi, mentre pulivo il coltello sulla camicia del capitano. |
Cheyenne, così, si addormentò.
La notte trascorse serena e il mattino giunse presto. Un luminoso Sole ed un'aria gradevole svegliarono Las Baias. Da una finestra i raggi del Sole raggiunsero il bel volto di Cheyenne, destandola così da suo sonno. Gon nel frattempo si era svegliata e correva per tutta la stanza. Ma appena destatasi, Cheyenne dalla finestra sentì fischiettare: era Fhael che aspettava il suo risveglio seduto alla locanda. |
Scelti gli abiti e date disposizioni in sartoria circa la loro consegna alla Rosa dei Venti, Altea e Odette ritornarono al loro albergo.
Qui non trovarono i genitori della ragazza, indaffarati com'erano a preparare l'attesa visita al palazzo del governatore. Odette allora decise di farsi un bagno caldo e poi riposare, lasciando così libera Altea di potersi rilassare un po'. |
Le stanze erano silenziose, e approffittai della situazione.."Odette, sono stanca, mi faccio un bagno caldo e poi mi metto nel letto e penso riposerò".
Entrai in stanza, accesi una candela poichè ormai l'imbrunire era prossimo, mi rinfrescai e cercai il libricino nella sacca, ma questa volta feci scattare lentamente il chiavistello della porta, sapevo che Odette sarebbe venuta a controllare se stessi leggendo Le confessioni del pirata Topasfier. E pensai dovevo trovare un nascondiglio più consono a quel libro, frugai nell'armadio e trovai un piccolo bauletto di legno, regalo di mia nonna quando ero bambina e finemente intarsiato, e corredato di robusto lucchetto. Entrai nel letto, ero proprio stanca dopo quella giornata movimentata, ma volevo scoprire cosa successe a Capitan Lanzaras e la sua ciurma e soprattutto il mistero di quella Isola sconosciuta apparsa nel nulla, cosi aprii il libro e arrivai alla pagina dove ero rimasta. |
Dydas entrò e trovò Clio sul letto accanto a Giuff.
“Ben fatto...” disse la donna appena giunta e subito estrasse il suo pugnale. Ma all'improvviso il pirata si abbandonò ad una sonora risata. “Ah, povere sciocche...” ridendo “... sciocche ed inutili donne... pensavate di farmi fuori con un veleno?” Con un rapido gesto estrasse il pugnale di Clio dal suo polso. Poi schiaffeggiò con forza la ragazza. “Sei solo una ragazzina...” disse con disprezzo “... e non ti uccido solo perchè mi servi più da viva che da morta...” prese poi la bottiglia di rum e ne versò il contenuto a terra “... da piccolo fui venduto come schiavo e divenni una sorta di assaggiatore... in pratica dovevo mangiare e bere tutto ciò che veniva preparato per il padrone... un giorno mi toccò assaggiare del pesce... lo stesso pesce che un attimo dopo avvelenò il mio padrone... buffo vero? A me non aveva che procurato una leggera acidità di stomaco...” rise di nuovo “... si, probabilmente sono immune a molti dei veleni conosciuti... o forse la mia vita è protetta da Belzebù...” chiamò i suoi uomini “... prendetevi Dydas e passatevela fra voi... divertitevi per tutta la notte... poi, domattina, la impiccherete...” “Grazie, capitano!” Fecero in coro, portandosi via Dydas. “Che il demonio ti maledica, bastardo!” Gridò la donna prima di essere trascinata via. “Ora io e te ci divertiremo...” mormorò Giuff senza distogliere mai lo sguardo da Clio. E prese una frusta bianca. “Con questa posso batterti per ore, senza rovinare neanche un centimetro della tua vellutata pelle...” continuò il pirata “... e farti gridare e soffrire come non mai...” |
Fui destata da un fischio proveniente dal primo piano della locanda, la luce del Sole aveva ormai invaso la stanza. Mi stropicciai gli occhi e vidi Gon che correva per la stanza, ormai sveglia da un po'.
Quella furia di scimmietta aveva messo soqquadro la camera.. Mi detti una sistemata con calma, presi le mie poche cose e chiamai Gon, la piccola scimmia mi seguì velocemente verso la sala da pranzo. In uno dei tavoli della locanda era seduto Fhael... Gli feci un cenno e presi l'altra sedia. |
“Questo viaggio” disse Rynos a Cavaliere25 “durerà almeno un anno e mezzo... non faremo che brevi tappe e solo per caricare a bordo scorte e viveri. Capisci ora? Non abbiamo scelta o via di fuga... per un anno e mezzo subiremo le angherie del comandante... perciò” fissando i suoi quattro amici “dobbiamo far si che il signor Guisgard si ribelli...”
Intanto il viaggio della Santa Rita proseguiva. Il capitano Sumond trascorreva gran parte a fissare le carte nautiche. Le studiava con un'attenzione quasi ossessiva e maniacale. Cercava rotte e tragitti che in qualche modo potessero accorciare i tempi di traversata, in modo da anticipare le aspettative dell'ammiragliato. “Non possiamo subire altri ritardi...” disse fra se “... dobbiamo far si che le scorte durino il più possibile... acqua compresa...” E in un tardo pomeriggio si presentò sul ponte. Il crepuscolo avvolgeva l'orizzonte e nell'aria si diffondeva ormai solo il rumore delle onde sulle quali scivolava la Santa Rita. Il capitano si avvicinò al barile con l'acqua e allontanò malamente un marinaio che beveva. “Signor Guisgard...” chiamò Sumond “... mettete una sentinella al barile con l'acqua e fate portare il ramaiolo sul pennone di velaccio. Chiunque voglia bere, dovrà andarlo a prendere lassù... potrà berne uno solo e poi dovrà riportarlo su in cima. E' chiaro?” “Siamo a corto d'acqua, signore?” Chiese Guisgard. “Devo forse ripetervi l'ordine?” “No, signore...” fissandolo il tenente “... è chiarissimo... un po' sconcertante, ma chiaro...” “Bene.” Annuì Sumond. “Allora procedete e non pensate. Pensare sembra confondervi.” “Si, signore...” mormorò Guisgard, con uno sguardo che tradiva inquietudine e rabbia. http://lh6.ggpht.com/_SrxRt4fvC2Y/TP...k/00238673.JPG |
in qualche modo ce la faremo dissi appena mi rimetto in forze gli do una bella lezione a quel maledetto non si deve permettere di fare ciò che vuole con l'equipaggio o Guisgard o io gli farò rimangiare le parole state tranquilli non vi farò mettere di nuovo le mani adosso da quel vigliacco e cercai di alzarmi dal letto ma ancora ero debole dovevo riprendere le forze a tutti i costi dovevo sitemare la questione con il capitano o in bene o in peggio
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Non riuscii a credere ai miei occhi. Il veleno non l'aveva scalfito.
“Padre.. non ce la faccio.. è troppo fredda” la ragazza rabbrividì alla vista del lago ghiacciato, le escoriazioni sulla pelle bruciavano come ferro incandescente. “Sai quanto è leggera e soffice la pelle di una donna? Credi che sia stata creata per la battaglia?” lo sguardo del vecchio generale era severo e imperturbabile. Eppure il suo polso sanguinava, e nonostante le minacce e la frusta, non riuscii a trattenere le risa. Abbassai completamente la camicia sotto il corsetto, scoprendo così mezza schiena, girai le spalle al capitano. "Prego, la mia schiena è più resistente di quanto tu possa pensare. E tu puoi usare solo la sinistra.." Voltai lo sguardo verso il Gufo Nero: "non devi avercela con me, tu avresti fatto lo stesso... infondo ancora poco tempo e ci libereremo l'uno dell'altra, tu avrai il tuo oro, e io la mia libertà". Spostai i capelli da un solo lato, e aspettai lo schiocco della frusta, giurando che non avrei versato una lacrima. Infondo, pensai, pur ammettendo che la mia situazione non fosse delle migliori, avevo un vantaggio che non avevo intenzione di sottovalutare. La sua mano destra era ferita e adesso sapevo dove teneva il pugnale. |
Quel pranzo si stava svolgendo come il più classico e consumato copione dei pasti con mio padre e qualcuno dei suoi alleati: convenevoli, cerimonie, discorsi noiosi su traffici commerciali e alleanze più o meno auspicabili...
Juan Musan si era seduto accanto a me, ma io non gli avevo dato importanza... così come stavo accuratamente ignorando il suo sguardo che pure avvertivo su di me e così come evitai di mostrarmi sorpresa di fronte alla sua conoscenza del mio nome locale... O almeno così fu finché quel curioso individuo non mi rivolse la parola direttamente, mettendomi così nella condizione di dover necessariamente parlare con lui... Ruotai gli occhi su di lui a quelle parole, lentamente, e rimasi ad osservarlo per qualche momento... ero stupita dall'ostinazione con cui continuava a chiamarmi 'Analopel', nonostante l'evidente scontento di mio padre, così come da quello sguardo che continuava a tenere su di me, fermo ai limiti dello sconveniente... Sì, ero stupita... ma non ero disposta a lasciarglielo intendere. "Più piacevoli, voi dite..." dissi dunque, sorridendo appena con noncuranza "Oh, non credo che potrebbe esserci niente di più piacevole dell'udire Sua Eccellenza rassicurarci circa la nostra condizione..." Mi voltai verso il Viceré, allora, e chinai appena la testa... "Poiché è questo che si racconta, Vostra Grazia... la Vostra imperitura vocazione a tenere questi territori sgombri da pericoli e flagelli... questo per una dama è molto rassicurante..." |
Altea, rimasta così sola, prese il libricino e continuò a leggere da dove si era interrotta...
Giunti su quella misteriosa isola, Capitan Lanzaras scelse tre uomini dell'equipaggio e con loro portò a terra il tesoro. Prima di abbandonare la nave, il capitano però ammonì più volte ognuno di noi dal seguirli. Trascorsero così alcune ore e noi tutti attendemmo con inquietudine il ritorno del nostro comandante. Quell'isola infatti aveva un che di misterioso e tutto intorno a noi appariva mutevole e sfuggente. Finalmente vedemmo riapparire la lancia del capitano. Ma era da solo. Con lui infatti non c'erano più i tre uomini che lo avevano accompagnato. Salito a bordo, Lanzaras aveva uno sguardo ancor più folle di quello che avevamo visto durante quel viaggio maledetto. Uno degli uomini osò chiedere dei nostri tre compagni e il capitano, per tutta risposta, gli mozzò la lingua con un colpo di sciabola. “Nessuno fra voi, figli di centomila vermi, dovrà nominare quel tesoro e gli uomini che mi hanno accompagnato!” Disse alla ciurma. “Sappiate solo che hanno deciso di restare a custodirlo!” La nave salpò e finalmente lasciammo quell'isola. Ma le parole del capitano continuavano ad attraversarmi la mente. “Possibile” pensavo “che un uomo scaltro come Lanzaras abbia potuto fidarsi di quegli uomini, al punto da lasciarli come unici guardiani di quella immensa fortuna?” Ma la risposta arrivò in una notte senza luna. C'era stata baldoria a bordo ed anche il capitano aveva bevuto. E fu nei fiumi dell'alcool che mi rivelò il suo terribile segreto, rendendomi così suo complice e suo compagno come dannato nel più profondo dei gironi infernali... Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta di Altea. “Sei sveglia?” Chiese suo padre. “Posso entrare?” |
Fhael si alzò ed attese che Cheyenne prendesse posto al suo tavolo.
“Buongiorno a voi.” Disse sorridendo il portoghese. “Spero abbiate riposato bene. Oggi è una splendida giornata.” Si accorse allora della scimmietta. “Cosa ci fa qui questa birbante? Vedo che ormai vi ha scelta come padrona!” Esclamò divertito. Chiamò allora il locandiere e ordinò la loro colazione, con anche una ciotola di latte per la scimmietta. “Venendo qui” fece il portoghese “sono passato dalla sartoria del nostro amico e con un chiaro gesto mi ha fatto capire che il vostro abito è pronto. Appena fatto colazione ci recheremo alla sartoria.” Così, finita la colazione, si recarono alla sartoria. Qui la ragazza provò il suo vestito. L'abito era delizioso e indosso a Cheyenne rendeva la bellezza della ragazza ancor più raggiante. I suoi capelli scuri, quel colorito tanto particolare, tra l'ebano e l'ambra, i lineamenti dolci ed esotici, sembravano legarsi ed adattarsi in maniera sublime con quel vestito. Esso era formato da più sete che strette giravano intorno al corpo di Cheyenne, mettendo in risalto la perfezione della sua figura. Una stola di fine e pregevole Batista stringeva i fianchi della ragazza ed un grazioso cappellino di lino di Giamaica, con fiorellini al gusto di Maiorca completava quell'incantevole visione. Il vecchio sarto allora indicò uno specchio alla ragazza, invitandola ad ammirarsi. Cheyenne, come i nostri lettori avranno ben compreso, era una bellezza particolare, dove i colori bruni dei suoi capelli e quelli olivastri della sua pelle sembravano rincorrere con delicata meraviglia il luminoso ambrato dei suoi occhi e il vivace vermiglio delle sue labbra. “Siete molto bella, Cheyenne.” Disse sorridendo Fhael. “Sembrate una principessa. E forse lo siete davvero.” http://static.episode39.it/character/6091.jpg |
Giuff osservò Clio per qualche istante, per poi far schioccare a terra la frusta più volte, senza però mai sfiorare la schiena della ragazza.
“Sei coraggiosa...” disse con un ghigno “... ed io premio sempre il coraggio... no, non ti colpirò, stavolta... non c'è gusto a ferire qualcuno senza poter vedere poi il suo sangue scorrere...” si avvicinò alla ragazza e le sfiorò la vellutata pelle della sua schiena, per poi coprirla con la camicia “... e non avere troppa fretta di voler andar via o di volermi disprezzare... nessuno sa cosa può riservarci il domani...” gettò a terra la frusta e con un gesto improvviso prese a sé la ragazza, baciandola poi con passione “... e poi non è detto che il tuo ufficiale e promesso sposo voglia rischiare così tanto per te...” rise e si avvicinò alla porta per uscire “... ora riposati, mia bella sirena... riposati perchè domani sarà il gran giorno dello scambio... così saprai davvero quanto ti ama il tuo amato...” ed uscì, lasciando da sola la ragazza. La notte trascorse inquieta per Clio ed il sonno tardò a raggiungerla. Più volte alcune immagini confuse, simili a sogni, si rincorsero in quel tormentato dormiveglia, rendendo ancor più cupo lo scorrere di quei brutti momenti. Solo quando l'albeggiare era ormai prossimo, la ragazza riuscì a dormire un po'. “Vedi quei riflessi sotto le acque illuminate dal Sole?” Indicò Gurenaiz alla ragazza. “Dove ci sono quelle donne che reggono le reti!” “Si, li vedo...” annuendo Clio “... ma cosa fanno lì quelle donne? E perchè quegli uomini sulle barche avanzano verso la riva battendo le acque del mare?” “E' un rito molto antico qui nelle Flegee...” spiegò Gurenaiz “... stanno battendo il Pesce Celeste...” “Pesce Celeste?” “Si...” annuendo lui “... ma non per mangiarlo... solo per raccoglierne le squame... sono di colore celeste, ma alcune, molto rare, sono invece di un verde luminoso, simile alla giada... trovarne una, raccontano gli indigeni, è di buon auspicio, sai?” Ad un tratto Clio vide qualcosa brillare nell'acqua. “Guarda, Gurenaiz!” Gridò. “Sembra una squama di pesce! Ed è verde!” “E' incredibile!” Esclamò Gurenaiz. “E' proprio verde!” “Allora è buon segno!” Sorridendo Clio. “Vero?” “Si...” fissandola Gurenaiz “... vuol dire che presto accadrà qualcosa di bello...” Il giorno giunse presto e da una piccola finestra penetrò un raggio di Sole che svegliò Clio. Aveva sognato e al suo risveglio era ancora prigioniera in quel terribile posto. |
“Dite il vero, ragazza mia...” disse mangiando il Viceré a Talia “... eppure, questa cosa, è più facile a dirsi che a farsi...” bevendo poi da una coppa “... non siete d'accordo con me, signor Van Joynson?”
“Sicuramente” rispose Philip, asciugandosi la bocca con un tovagliolo “questi luoghi sono una vera e propria polveriera... è brutto dirlo, ma credo che mettere d'accordo olandesi, spagnoli e inglesi sia cosa tutt'altro che semplice... a proposito... Sua Maestà ha già incontrato il nuovo governatore di Las Baias?” “Non ancora, ma spero di poterlo fare al più presto...” fece il Viceré “... quanto al mettere d'accordo i nostri governi e quello inglese, beh, immagino che dipenderà molto dalla buona volontà che animerà i nostri sforzi... e mi riferisco anche a quelli della Compagnia delle Flegee Occidentali...” “Vi ricordo, maestà, che vi è anche un altro problema che affligge queste acque...” intervenendo Musan “... i pirati... un problema che riguarda tutti... spagnoli, olandesi e inglesi...” “Ah, ma voi, amico mio, siete qui per proteggerci da quei furfanti.” Sorridendo il Viceré. “Anche se vi consiglio di parlare a voce bassa, altrimenti mia figlia potrebbe udirvi...” e rise di gusto “... come ben sapete, ella adora i corsari. Crede siano eroici e romantici come quelli dei libri.” “Sua Altezza vuol dire che...” fissandolo Philip. “Si, signor Van Joynson.” Annuendo il Viceré. “Il mio gioiello più prezioso... la mia principessa! Anzi, non comprendo come mai non sia qui...” e chiamò uno dei servi “... Maraiel non è ancora pronta?” “No, maestà.” Rispose il servo. “In verità si rifiuta di scendere...” “Quella sciocchina è il mio tormento!” Scuotendo il capo il Vicerè. “Già, i pirati...” mormorò Musan “... eppure nulla è meno eroico e romantico di quei predoni...” si voltò di nuovo verso Talia “... e voi, Analopel... voi cosa ne pensate dei pirati?” |
A bordo della Santa Rita l'equipaggio dovette subire anche l'ingiustizia di vedersi negare l'acqua.
I marinai si ritrovarono a tavola, mentre venivano servite loro le razioni del giorno. “Ehi...” disse Rynos “... ma queste sono metà razioni!” “Queste vi spettano.” Replicò il cuoco. “E invece tu mi riempi il piatto” fissandolo Emas “o io ti rompo la faccia!” “Dacci un taglio!” Fece il cuoco. “Sono gli ordini questi! Ordini del comandante!” “Non è giusto...” scuotendo il capo Rynos “... no, non lo è... è contro il regolamento... e se il regolamento ci fa frustare, deve anche darci da mangiare...” “Ben detto!” Annuì sarcastico un altro marinaio. “Mi hai convinto! Ora convinci il capitano!” In quel momento passò Austus. “Comincerò a convincere gli altri ufficiali...” mormorò Rynos “... vieni con me, Cavaliere25...” rivolgendosi al suo compagno. I due si avvicinarono così ad Austus. “Signore...” disse Rynos “... ecco, io e Cavaliere25 siamo qui a nome di tutti... volevamo dire che non è giusto... ci stanno togliendo il cibo e l'acqua...” “Ragazzi...” fissandoli Austus “... comprendo ciò che dite... su, non avvilitevi... se può esservi di qualche conforto, io è da ore che non bevo un sorso d'acqua... su, finite le vostre razioni e poi andate a riposarvi...” e si allontanò. Raggiunse allora la cabina di Guisgard. “Ah, sei tu...” disse Guisgard mentre beveva dell'acqua “... voi un po' d'acqua?” “No...” rispose Austus “... ho molta sete, ma non riuscirei a mandarla giù... e non capisco come tu possa startene qui a bere tranquillamente...” “Conosci forse un altro modo per dissetarsi?” “Come puoi assistere in silenzio a tutto questo, Guisgard?” Fissandolo Austus. “Startene qui, con le mani in mano, mentre quel pazzo impone le sue manie da despota sull'equipaggio?” “Lui è il comandante” replicò Guisgard “e tu solo un Guardiamarina. E se non riesci a mandar giù questa situazione, allora cospargiti il capo di cenere e vaga come un penitente su questa nave.” “Si, sono solo un Guardiamarina...” annuì Austus “... ma tu sei il secondo ufficiale di bordo e non puoi...” “Ah, sei seccante!” Gridò il tenente, buttando nel barile d'acqua la coppa che aveva in mano. “Cosa dovrei fare? Ribellarmi forse? E poi? Ad un ufficiale spettano le medesime punizioni imposte ai marinai semplici! Sai cosa accadde all'ufficiale della Queen Anne per aver picchiato il capitano? Finì impiccato con l'accusa di oltraggio e tradimento!” “Guisgard...” scuotendo il capo Austus “... allora è vero... sei solo un damerino indifferente e superficiale... del tutto incapace di provare compassione e umanità per i tuoi simili... tu, al sicuro qui dei tuoi gradi e del tuo lignaggio, fai orecchie da mercante mentre gli uomini di questa nave subiscono angherie e torture...” “Guardiamarina Austus...” interrompendolo Guisgard “... un'altra insolenza e vi ritroverete ai ferri... intesi?” Con rabbia il tenente. “Ed ora chiudete il barile dell'acqua. E' un ordine.” Austus lo fissava in silenzio. “Demonio illuso!” Imprecò Guisgard. “Allora quando parlo non mi capite! Ho detto di chiudere subito quel barile!” Austus allora lo chiuse e poi corse via, lasciando Guisgard con lo sguardo carico d'odio. Lo stesso odio che lo spinse a colpire con un pugno la porta di legno della sua cabina. http://www.wearysloth.com/Gallery/ActorsG/6215.gif |
Provato il vestito nella sartoria, mi venne messo a disposizione uno specchio per guardarmi.
Rimasi stupita di ciò che rifletteva, era l'immagine chi una giovane donna che a stento riuscivo a riconoscere...Sul mio volto non c'erano più la fatica del duro lavoro di schiava, le rughe dovuto al freddo e ai pianti.... Sorrisi soddisfatta a me stessa e poi al sarto e a Fhael. "Devo farmi proprio i miei complimenti, messere, avete fatto un lavoro egregio, davvero" dissi con ammirazione al sarto. Dopo aver ritirato il mio magnifico abito uscimmo dalla sartoria, sempre seguiti di Gon. |
Leggevo avidamente quelle parole..come potevano tre uomini soli sopravvivere senza viveri e acqua per molto tempo?Eppure Capitan Lanzaras teneva al suo Tesoro e a custodirlo accuratamente..stavo per scoprire la risposta a questi miei dilemmi quando qualcuno busso' alla porta "Aspettate padre"..e mi affrettai a nascondere il libricino nel bauletto di legno, lo sigillai col lucchetto e lo riposi nell' armadio.
Mi affrettai ad aprire la porta.."Ho chiuso bene la porta dopo il fatto del fuggiasco" dissi con voce tremante "E' successo qualcosa visto non siete solito venire a conversare nelle mie stanze, la mia opinione non vi e' mai interessata". |
“Solo per dirti” disse il padre ad Altea “che domattina ci recheremo finalmente a far visita a sua eccellenza il governatore. Dunque voglio che tu sia elegante e gentile. Dall'impressione che susciteremo sul governatore dipenderanno molto le nostre fortune in queste terre. Ora però riposati. Ci vedremo domattina. Buonanotte.” Ed uscì.
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Così, Cheyenne e Fhael, con la scimmietta Gon, lasciarono la sartoria.
“Oggi è il giorno della nostra partenza.” Disse il portoghese alla ragazza. “Voi avete bisogno di prepararvi ulteriormente? Magari passare in albergo per ritirare le vostre cose? Il mio battello è pronto per salpare e credo sia giusto non far attendere oltre l'uomo che attende di conoscervi. Non pensate?” |
E così il Viceré aveva una figlia con un’insana passione per i pirati...
Sorrisi tra me e me a quella scoperta e nel notare l’espressione sul volto di mio padre, tra lo sconcertato e il seccato, che non riuscì del tutto a celare... Stavo ancora constatando ciò, con sommo e segreto divertimento, quando Musan di nuovo mi rivolse la parola... Citazione:
Mi voltai verso di lui, allora, e lo fissai per un istante, sollevando appena un sopracciglio con aria vagamente critica... poi sorrisi. “Oh... temo, milord, di non potervi rispondere, giacché, come immaginerete, non ho alcuna esperienza in merito... forse, proprio come la figlia di Sua Eccellenza, non li conosco che attraverso romanzi...” “E poi?” I miei occhi di bambina, larghi per l’interesse e l’attesa, erano fissi sull’uomo di fronte e me... “Eh... poi...” disse questi con un mezzo sorriso “Beh, il seguito te lo racconterò un’altra volta, Talia! Adesso è tardi ed è meglio che tu vada a dormire!” “Oh, no... no, nonno, ti prego! Voglio ancora sapere di quel pirata... cosa accadde dopo?” Il sorriso del nonno si allargò appena, ma scosse la testa... “Basta, Talia...” mormorò, baciandomi appena la fronte prima suonare il campanello per chiamare la servitrice che si occupava di me “Ti racconterò di quell’isola misteriosa domani sera, se vorrai!” “Domani sera?” dissi, saltando su “Si, domani! Prometti!” “Si si, prometto!” disse ridendo, poi sollevò gli occhi sulla donna che era appena entrata e le fece segno di occuparsi di me. “...e storie...” conclusi, uscendo da quel ricordo che mi aveva attraversato la mente alla velocità della luce. Colsi che gli occhi di Musan su di me si erano fatti più intensi, quasi che cercasse di leggere quella mia minuscola, e quasi impercettibile, esitazione nella voce... e tuttavia non distolsi il mio sguardo. Al contrario, sorrisi. “Voi piuttosto, Heer Musan, sembrate esserne un esperto... ditemi dunque, avete già avuto a che fare con qualcuno di loro?” |
“In verità diverse volte...” disse Musan a Talia “... per questo sorrido sarcastico quando immagino come la gente possa vedere i pirati, grazie ai romanzi o a qualche storiella da locanda... posso dirvi che di romantico possiede ben poco un uomo capace di stuprare con forza una donna, per poi donarla a mo di ricompensa alla sua ciurma, o di uccidere a tradimento un compagno per una moneta d'oro... i pirati non sono diversi dai comuni fuorilegge, anzi, oserei dire che sono forse peggiori, visto che si sentono invincibili, nascosti come sono nei mari a bordo dei loro vascelli... ma in verità sono solo dei vigliacchi...”
“Si, ma questi discorsi non sono adatti a delle nobili dame.” Intervenne il Viceré. “Trovo oltremodo sgradevole parlare di simili argomenti in una società civile. Non siete d'accordo?” “Si, certo.” Annuì Philip. “Ma purtroppo se la nostra società vorrà essere civile, allora dovremo liberare i nostri mari dalla pirateria.” “Ma non vedo perchè parlarne ora qui, amico mio.” Sorridendo il Vicerè. “Musan...” rivolgendosi poi al suo fedele guardaspalle “... la nostra giovane ospite merita ben altri intrattenimenti. E se suo padre è d'accordo ti inviterei a portarla nel nostro giardino per una passeggiata all'aria aperta... oggi è una bellissima giornata!” “Certo.” Sorridendo Philip. “Analopel...” alzandosi Musan “... posso avere l'onore ed il piacere di passeggiare con voi?” “Cosa significa quel nome?” Chiese Talia a Jamiel. “Perchè continui a chiamarmi così?” “Tutti noi ti chiamiamo così...” rispose il piccolo “... tutti gli abitanti di queste terre sanno chi sei...” “Si, ma cosa vuol dire Analopel?” Domandò ancora Talia. “E' Creolo, signorina...” avvicinandosi a loro il padre di Jamiel “... usato dagli spagnoli quando colonizzarono queste terre... Analopel rispecchia la vostra bellezza... Analopel significa... La Perla d'Oro...” “Andiamo, Analopel?” Fissandola Musan e destando Talia da quel ricordo. |
Ascoltai le parole di mio padre e annuii.."D'accordo padre, sperando le sarte mi portino in tempo i vestiti che ho preso per tale occasione, sarete fiero di me".
Piano sgattaiolai nella stanza di Odette, ella aprii la porta ed entrai.."Odette, mio padre ha detto domani mattina dobbiamo essere dal Governatore, speriamo i nostri vestiti siano pronti..o andremo vestite come povere dame aristocratiche inglesi" dissi ridendo imitando Madame Truasson. Vidi un lieve sorriso da parte di Odette, mi sedetti vicino a lei.."Mi raccomando, non adularmi, niente..non ho intenzione di avere niente a che fare con quel Governatore tranne dire buongiorno e arrivederci..e stare vicino a mio padre perchè i suoi intenti e affari vadano a buon fine, d'altronde ne va anche del nostro futuro, sono stanca di stare in questa locanda...ma tu pensi che..i pirati esistano davvero? Io qui non vedo nessun pericolo, anche se il libro che sto leggendo racconta di eventi davvero terrificanti, non vorrei mai trovarmici di fronte a uno di loro". Abbracciai Odette...era la unica persona di cui mi fidavo completamente, d'altronde era lei che mi aveva accudita fin da piccola, insegnato molte cose sulla vita, mia madre era troppo presa a seguire mio padre nei suoi viaggi e nelle sue feste. |
“Ah, benedetta ragazza.” Disse Odette ad Altea, per poi darle un bacio sulla fronte. “Vedi che avevo ragione? Quel libro ti sta riempiendo la testa di sciocchezze! I pirati esistono, ma non sono qui. Nessuno di loro potrebbe mai attaccare questa città, con tutti i soldati che ci sono. I pirati sono un pericolo per chi viaggia, non per chi vive nelle città. Su, ora vai a riposare. Domattina ci attende la visita al palazzo del governatore. Sperando che arrivino in tempo i nostri vestiti.”
Il mattino giunse presto ed anche i vestiti furono recapitati in tempo. La famiglia di Altea si preparò così per quell'importante visita. Verso Mezzogiorno una carrozza li condusse al palazzo del governatore. “Mi raccomando, Altea...” fece suo padre durante il tragitto “... voglio che tu sia carina ed educata con sua eccellenza. Sei bellissima con questo abito e il governatore saprà apprezzarti.” |
Odette seppe rassicurarmi, ma non troppo, in me vi era sempre un innato dubbio che doveva essere sanato.
La notte passò velocemente, i vestiti arrivarono e ci dirigemmo verso la dimora del Governatore, io celavo un certo nervosismo quando sentii le parole di mio padre.."Grazie padre, ho scelto questo abito per..farvi piacere. Mi sono informata sui gusti del Governatore per poter farvi fare una degna figura..e non preoccupatevi, non interverrò molto, d'altronde non mi interessano molto gli affari e neppure la politica vostra" dissi sorridendogli. |
Mi svegliò un pallido raggio di sole.
No, non ero sulla Moeder Recht a fianco di Guerenaiz, ero ancora prigioniera in quel luogo maledetto. Mi chiesi se il sogno fosse un presagio o una mera speranza. Mi girai su un fianco, in modo da poter osservare il paesaggio fuori dalla piccola finestra. Il giorno stabilito era giunto, sarei stata smascherata. A meno che, pregai silenziosamente dentro di me, Guerenaiz non giungesse davvero. Restai preda dei miei pensieri e dei miei dubbi non so per quanto, il tempo sembrava non passare mai. |
La mattinata trascorse così, tra i rumori della locanda, le risate dei filibustieri e le loro bestemmie.
Poi, ad un tratto si udirono delle grida. Clio, ascoltandole, comprese che stavano impiccando Dydas. Tra i pirati esultanti, la ragazza non disse nulla. Durò tutto un attimo. Fu condotta sotto un albero, mentre i pirati intorno a lei la insultavano e le sputavano addosso. Poi fu lasciata penzolare con quel cappio al collo. Poco dopo qualcuno entrò nella stanza di Clio. “Preparati...” disse il pirata alla ragazza “... tra poco partiremo e rivedrai il tuo futuro sposo... forse...” |
I minuti passavano, le ore si susseguivano, eppure ero ancora chiusa in quella stanza, incapace di stare ferma.
Poi, udii dei rumori che senza dubbio provenivano dall'esterno, mi avvicinai alla finestra ma tutto quello che vidi furono dei pirati ubriachi di prima mattina che ridevano. Ma poi capii a cosa si riferiva quel trambusto e mormorai una preghiera per l'anima tormentata di Dydas, che per un istante mi aveva fatto sognare la libertà. Com'eravamo diverse, eppure non riuscivo a non provare una forte stretta al cuore pensando a lei, e alla sua miserabile fine. Ma poi qualcuno entrò, strappandomi ai miei pensieri. Citazione:
Aveva un bel dire quel pirata, pensai, cosa dovrei preparare? Ho forse un bagaglio con me? L'immagine di me che raccoglievo vestiti e gioielli in quel luogo mi strappò un sorriso. Ma poi la tristezza sopraggiunse, perché sarebbe dovuto venire da me? Chi ero io per lui? Non certo la sua promessa sposa, solo qualcuno che maledirà di aver incontrato. "Non rischierà la vita per me.." Continuavo a sussurrare come se, dopo aver vissuto di speranza, dovessi aiutare me stessa ad accettare anche o risvolti peggiori della realtà. Mi feci forza, sistemai i capelli, allacciai la camicetta con un nastro nuovo che qualcuno aveva dimenticato lì e aspettai, non potevo fare altro. |
Quelle parole di Musan mi scossero... i miei occhi si allargarono a dismisura e rimasero fissi su di lui, vagamente sconvolti, anche mentre il Viceré prendeva la parola...
Udii la voce di mio padre, ma mi parve lontana... Non avrei saputo dire se era stato per la freddezza della voce, per quella nota cruda e truce nelle sue parole o se era stato quel luccichio crudele che avevo scorto sul fondo dei suoi occhi per un istante... non avrei saputo dire per quale motivo, ma un lungo e sgradevole brivido gelido mi aveva attraversato la schiena... Citazione:
E fu proprio l’espressione di mio padre ad indurmi ad alzare di nuovo lo sguardo: ero stata invitata ad uscire dal Viceré, sembrava dirmi quello guardo, e perciò era meglio che mi affrettassi a farlo... Lo scrutai per un attimo, ma la sua espressione non cambiò. “Certo, milord!” dissi quindi, trattenendo non senza fatica un movimento stizzito. “Padre...” dissi alzandomi ed inchinandomi appena, in sequenza “Vostra Eccellenza... con il Vostro permesso...” Mi voltai, quindi, ed uscii dalla sala. |
Mi stavano facendo domande a raffica, e io non riuscivo a mettere a fuoco se non il nome con cui lo chiamavano Storm......." Se non fosse stato per voi, non avrei conosciuto neanche il suo nome, molto furbo l'uomo che cercate.......comunque, non so quale direzione abbia preso, perche' ero rivolta verso una vetrina di colori e tele, quando ha preso la sua strada, come avete notato, non mi ha mai detto il suo nome, non mi ha mai detto perche' e da chi stava fuggendo.....come voi, sono stata minacciata da un coltello, perche' lo aiutassi a scappare, a ....per la ferita.....non ho visto sangue su di lui...deduco che non avesse ferite......e giusto per essere chiari....anche voi brava gente mi state minacciando...."...incrociai le braccia....ma solo per non far scoppiare il mio cuore che batteva all'impazzata........
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