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" Altea.....l' Amore non si impara...l' Amore si nutre di noi come noi ci nutriamo di lui......l' Amore e' la vita stessa che ci e' stata donata, l' Amore e' cosi' semplice che a volte agli umani sfugge di di mano..".....Guardai Rykeira.....nessuno poteva stare nel mio regno senza conoscervi le leggi......il bosco stesso l'avrebbe risucchiata e spedita al centro dell' inferno....
" Daniel....la notte cosa vi ha portato ?....." |
Alcune nuvole si erano addensate sul cielo sopra il bosco e solo a fatica il Sole riusciva a penetrare sulla verdeggiante macchia sottostante e sulle calme acque del lago.
“Mi sembra impossibile che il maestro non ci sia più…” sospirò lui, dopo essersi seduto accanto a Talia “… se ripenso al nostro ultimo incontro… a quello che gli gridai con tutto l’odio che avevo dentro… ed ora…” chinò il capo “… cerca una ragione… un motivo a tutto questo…” si voltò poi a fissare la ragazza “… forse tu sei l’unica che mi rivolge la parola qui… dimmi, Talia… come è morto il maestro? Era malato?” |
Citazione:
“Gridasti!” mormorai “Sì, gli gridasti quanto lo odiavi e quanto odiavi questo luogo... quanto odiavi ciascuno di noi... quando rimpiangevi l’essere finito qui...” Mi voltai e lo osservai a lungo, poi mi strinsi nelle spalle... “Ma eri arrabbiato, e lui questo lo sapeva! Sapeva molte cose. Capiva di te probabilmente molto più di quanto non ne capissi tu stesso, in quel momento!” Sorrisi e allungai una mano a carezzargli la spalla... “Non era arrabbiato con te! Ti voleva bene! Ed era certo che saresti tornato un giorno... ti ha aspettato. Ti ha aspettato a lungo!” Silenzio accolse le mie parole. Poi quella domanda... Citazione:
Ma lui non era come gli altri, non lo era mai stato... “No...” mormorai “No, non era malato!” |
“Sono stato al castello del visconte…” disse il maestro “… forse dimenticherà l’accaduto…”
Lui lo fissava senza dure nulla. “Cosa hai da dire a tua discolpa?” “Dov’è Talia?” “Sto parlando con te...” schiaffeggiandolo il maestro “... non rispondermi con un’altra domanda!” “Voglio vederla!” Ringhiò lui. “Hai già fatto troppi guai, per ora.” Arrivando Fyellon. “Sta zitto, tu!” “Sei solo un pallone gonfiato!” Fissandolo Fyellon. “Un giorno ti darò una lezione…” “Non aspetto altro…” “Smettetela!” Li riprese il maestro. “Voglio vedere Talia!” Gridò l’apprendista cavaliere. “Non la vedrai.” Rispose il maestro. “Hai rischiato di rovinare tutto.” Fece Fyellon. “Fyellon…” fissandolo lui “... un giorno verrò a cercarti…” “Basta!” Arrabbiato il maestro. “Resterai in punizione per giorni!” “Sono stanco…” fissandolo l’apprendista “…sono stanco… tu mi odi ed io odio te, maestro… questa non è più casa mia…” “Se vai via” disse il maestro “poi non tornerai più.” “Andate tutti al diavolo!” Con impeto lui. “Talia!” Cominciò a chiamare. “Talia!” Il maestro allora lo colpì nuovamente. Lui cercò di reagire, ma il vecchio cavaliere lo spinse via. “Vuoi attaccarmi, Guisgard?” “Ti odio…” stringendo i pugni lui “… e non tornerò mai più qui…” e corse via. “Fyellon…” disse il maestro “… non deve più avvicinarsi a Talia…” “Forse non tornerà più, maestro…” replicò il figlio. Quel ricordo, come sussurrato dal tempo e dal dolore. Si voltò poi verso Talia. “Talia…” mormorò “… come è morto il maestro?” |
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E rividi il Maestro... udii di nuovo le sue ultime parole... poi rividi Fyellon... e quella sensazione che avevo provato, così strana... non vi avevo posto sufficiente attenzione... e infine quel dolore... immenso, lancinante... e poi il buio... Gli occhi mi si riempirono di lacrime, tutte le lacrime che non avevo versato, tutte le lacrime che avevo tenuto dentro per proteggere i miei fratelli... lacrime e singhiozzi... dapprima leggeri, poi sempre più accorati... Mi nascosi il viso tra le mani, ma non serviva... le mie sole mani non sarebbero bastate a contenere tutto quel dolore, quella rabbia, quella paura e quel senso immenso di smarrimento... Infine, incapace di sostenere da sola tutto quel dolore, mi aggrappai a lui... proprio come accadeva quando eravamo piccoli, come avevo sempre fatto... Mi chinai e appoggiai leggermente la testa sulla sua spalla... “Abbracciami Guisgard!” mormorai “Abbracciami, ti prego... Non lasciarmi sola!” |
Chantal e la governante fissavano quell’uomo, tra le mille inquietudini della notte.
Ad un tratto un rumore proveniente da fuori. “Forse…” mormorò la governante “… forse è tuo padre…” Sulla porta apparve allora una figura. A quel pensiero Chantal si sentì il cuore arrestarsi. Desiderava tanto mettere fine a quei momenti,riabbracciare suo padre,e finalmente vedere sorgere l'alba del giorno. Guardò l'uomo che ancora era adagiato sulla veste avvolta fino alle sue ginocchia,cercò di accomodargli il capo su un cuscino di fortuna che aveva ricavato precedentemete dal ripiegare numerose volte su se stessa la giubba e la camicia dell'uomo stesso nel tentativo di scostarsi appena un poco da lui. Gli toccò la fronte imperlata e pallida,scottava ancora,ed era ancora delirante,continuando ad agitarsi nel sonno. Ma ora anche il cuore di Chantal si agitava e ussultava alla speranza ed alla paura allo stesso tempo. Speranza di sincerarsi sull'incolumità di suo padre e paura per lui,perchè quegli uomini senza scrupoli,potessero ferirlo o addirittura..ma si scosse,si scosse e trattenne malamente quel pensiero inquietante,non voleva neanche che le affiorasse alle mente. Eppure,niente le dava certezza che potesse essere proprio suo padre alla porta. Niente. Chiunque poteva essere sopraggiunto. Ma volle affidari un momendo a Dio e confidare nella sua misericordia affinchè quella notte,oramai volta a conclusione delle sue tenebre,precipitasse rovinosamente. “Una di voi due venga qui…” disse Monty “… presto…” La governante ebbe un attimo di paura. Chantal vide la governante esitare in preda alla paura.le sorrise appena,come a volerle infondere coraggio,come a dirle di confidare nella buona sorte,come a voler ammansire i suoi respiri spezzati,e ricomporli in quelli di un'insperata serenità. La donna comprese,ma i suoi occhi le comunicavano ancora terrore quando l'uomo si rivolse a Chantal: “… allora vieni tu… su, non ti accadrà nulla…” rivolgendosi a Chantal “… devi spiegarmi una cosa di questa casa… per meglio sorvegliarla…” spiegò Monty “… avanti, vieni e non farmi perdere tempo…” fissò poi la governante “… tu resta qui e bada che al capo non accada nulla…” Devi spiegarmi una cosa di questa casa.. Quelle parole..le fermarono il cuore all'improvviso,andando a infrangersi nei suoi antri. Devi spiegarmi una cosa di questa casa..parole sussurrate in un sorriso dolce e malizioso anche Pierre le aveva pronunciate,e nel' udirle si animò tra i pensieri di Chantal un ricordo mai sopito che le faceva mancare il fiato.. Chantal se ne stava seduta sulla sponda del letto,con la coperta riversa sulle gambe,e adagiata nelle fresche lenzuola di batista,a spazzolare i suoi lunghi capelli nel buio attutito appena dal lume della Luna che lasciava penetrare i suoi argentei raggi attraverso i battenti appena socchiusi quando fu colta,inapettatamente, dall'aromatico profumo che andava diffondendosi come un velo sollevato da un alito,fino a che le avvolse i sensi,completamente. Lo conosceva,e sapeva apprezzare da dove provenisse. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente,continuando a spazzolarsi,poi le sue mani si abbandonarono all'inerzia,rapita e cullata dai suoi pensieri,e la spazzola scivolò sul letto.Allora la ragazza si ridestò,la raccolse,la strinse al petto e si riversò nel corridoio sul quale dava la sua stanza.Pochi passi e bussò alla porta accanto alla sua. "Avanti!" La voce ferma le rivolse l'atteso invito. La ragazza schiuse la porta ed avanzò piano,a piedi nudi,stringendo forte al seno la sua spazzola,come a voler raccogliere l'audacia,mentre ancora i capelli le cadevano ondulati sulle spalle. "Chantal,non dormi?"La voce fendeva il silenzio. "Sapevi che ero io?"Chiese la ragazza. Il cavaliere annuì con la testa,senza voltarsi. La stanza era avvolta nella luce calda e dorata di due candele accese sul davanzale della finestra,nel mezzo stava una ciotolina nella quale bruciava un incenso orientale che,sospinto dal fresco venticello notturno di fine estate,si stemperava nell'aria avvolgendo ogni cosa con i suoi aromi caldi e penetranti. L'uomo se ne stava seduto sul pavimento guardando il nero orizzonte oltre la finestra,con gli occhi persi nelle costellazioni del firmanento. Aveva la schiena dritta,le gambe incrociate e le braccia,tornite e muscolose che gli pendevano lungo il fusto fino a sciogliersi nelle mani che andavano poggiandosi con fermezza sulle ginocchia. Ricercava la meditazione. Il suo maestro gli aveva insegnato,oltre alle arti marziali,a praticare un'antica disciplina orientale per preparare la mente a placrsi degli affanni prima di ogni combattimento. Ma il cavaliere,spesso,esercitava quella disciplina quando i suoi pensieri erano offuscati e turbati,sanciti da una amara malinconia.. Chantal avanzò lentamente,e mentre scivolava nella stanza come un'ombra fluttosa lo guardava. Lo guardava e lo sentiva sulla pelle. Conosceva ogni fibra di muscolo di quel ragazzo forgiato dalla disciplina e dagli allenamenti fisici. Era ai suoi occhi la forza racchiusa nella pelle ambrata e trasparente. Era la dolcezza avvolta nelle scolpite forme di un corpo statuario. Era la bellezza che trasudava dai pori e investiva l'osservatore. E se ne stava seduto Pierre,con le spalle rivolte verso la porta,quindi verso di lei,nel mezzo della stanza,con indosso solo un paio di pantaloni morbidi di un tessuto misto tra la seta e la lana,di colore nero,stretti in vita da una larga fusciacca di raso vermiglio e allacciati morbidamente alle caviglie. E con quel dorso nudo che si slanciava nel robusto collo appena avvolto nei capelli dalle sfumature di nocciola,portati un po' lunghi e bradi,il cavaliere appariva a Chantal come l'ottava Meraviglia del mondo. Senza accorgersene,la ragazza era giunta presso di lui. Questi,immobile ed eretto nella schiena,lasciò che lei le si accomodasse dietro le sue forgiate e nude spalle. Chantal si chinò sulle ginocchia,sedendosi sulla punta dei suoi talloni,come usavano le donne d'oriente,stringeva ancora la spazzola al petto che il cuore le percuoteva incessantemente di fronte al seminudo corpo di Pierre. Non parlava,lo guardava solamente,lo guardava come chi vuole farsi entrare nell'anima qualcosa di così bello di cui si ha il timore di perderne le meraviglie se solo si osa chiudere le palpebre per un istante. E si ritrovò col suo respiro sul collo dell'uomo. E ne aveva già nostalgia. Chinò appena la testa in avanti,come sommessa dal pudore,e con flebile voce si rivolse al cavaliere . "Lascia che ti spazzoli i capelli.."Sussurrando la ragazza. Lui annuì ancora con un cenno del capo,permettendoglielo. E mentre Chantal glieli accarezzava con le morbide setole,le stesse che lasciava scivolare nei suoi lunghi capelli,cresceva in lei un irrefrenabile voglia di indigiare lì,vicinissimo a lui,per un tempo lungo lungo.. Rimasero così davvero a lungo,la ragazza morbidamente gli accomodava il capo,una spazzolata dopo l'altra,fino a che,riposta la spazzola,non continuò con le sue mani e prese a raccogliergli i capelli con le dita trattenendoli e raccogliendoli in una coda di cavallo che legò in una ciocca stessa della lucente e robusta chioma del cavaliere. A quel modo,era capace di apprezzarne anche i fini lineamenti del volto che si elevavavo sul collo e che lei riusciva perfettamente a cogliere con i suoi sensi scorrendo gli occhi sulla nuca oramai nuda. Percepiva tensione e turbameto fluire dalla pelle e dal calore di Pierre attraverso le sue mani,Chantal. Lo conosceva,e sapeva cosa significasse per lui quella notte. Poi questi,senza voltarsi,si portò una mano al collo,ove la ragazza teneva poggiata la sua,e nella sua trattenne la mano di Chantal,costringedola ancora al calore della sua pelle ed alla tensione dei suoi muscoli. "Vieni qui."le disse poi in un sospiro."Di fronte a me.Vieni.Voglio guardarti." Chantal allora si sollevò piano a quell'invocazione e andò a posarsi come egli le aveva domandato.Quegli occhi,verdi come le acque di un lago,profondi come una notte di speranza,luminosi e raggianti di una bellezza vitale e fresca di giovinezza la turbavano ogni volta che li penetrava,così se ne stava ora in piedi,di fronte a lui,col capo chino,le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi poggiati sul petto del cavaliere,a vederlo sollevarsi al respiro,a ricercare in esso la sagoma del cuore che pulsava. Lei era avvilluppata appena in una sottoveste ampia e lunga fino ai piedi,raccolta in vita da una sottile banda dello stesso tessuto,dalle ampie maniche legate ai polsi e impreziosita da teneri ricami sul seno,una veste bianca come un raggio d'aurora che s'amalgamava con la sua pelle d'alabastro. E il cavaliere la guardava. Lui tese,poi,le braccia e le posò le mani sui fianchi. "Guardami,Chantal..negli occhi,ti prego."Le disse attraendola un po' più a sè. Poi il silenzio scese di nuovo tra i due,fino a che Chantal sollevò gli occhi in quelli di lui,come egli desiderava. "Sii felice,Pierre."Sussurrò sottovoce penetrandogli lo guardo Chantal.. "Ti ordino di essere felice!"Si espresse la ragazza a voce rotta di commozione. Il cavaliere,ancora seduto,ancora cingendole i fianchi nelle sue robuste mani,poggiò il capo in grembo a lei che se ne stava immobile,in piedi,trattenedo il respiro per non lasciare che fluissero i suoi timori per lui. Allora Chantal prese ad accarezzargli il capo,stringendolo forte a sè e alzando un momento gli occhi al Cielo,chiudendoli serratamente e riaprendoli sgranati.Poi si chinò lievemente inarcando la schiena su di lui,e gli posò un bacio tra i capelli. Un bacio,lungo,meditato,come a volerlo trattenere a sè con quel suo bacio sul capo,a occhi velati di malinconia. Allora il cavaliere sembrò distendersi a quel gesto,sembrò rilassarsi e rincuorarsi nel calore di quel bacio tra i suoi capelli. Rimase a lungo così,con gli occhi chiusi ed il suo volto premuto contro il ventre della ragazza. Chantal gli tratteneva il capo nelle mani fino a che il cavaliere slegò le sue mani dalla presa ai fianchi e accolse quelle della ragazza nelle sue,schiudendo gli occhi per legarli a quelli di lei aperti u di lui. E quando li vide,grandi ed umidi,ed interamente allargati a lui,le allungò la mano al viso,le accarezzò il mento,trattenebdolo tra due dite e in un sorriso lasciò scivolare la sua voce nella silenziosa stanza:"Ehi,mio piccolo fiore"..Sorridendole con gli occhi"..Devi spiegarmi una cosa di questa casa.." Allora Chantal gli soffiò sugli occhi,e il suo alito investì leggermente il volto del cavaliere inducendolo a socchiudere le palpebre per un momento,la ragazza emise quel soffio come una carezza,accendendo in lui un luminoso sorriso sul volto. Lui le posò la mano sulla bocca,come a vler intrappolare quel soffio nel suo pugno e liberarlo sul cuore,schiuse delicatamente le labbra di lei poggiando su esse i polpastrelli delle dita,e delineando il profilo della sua bocca continuò:"..Devi spiegarmi come posso rapire la sua luce,chiuderla nel sospiro di un bacio e portarla con me per sempre.Per sempre.." L'incenso continuava a bruciare e le candele a consumarsi riflettendo i loro bagliori negli sguardi intrecciati di loro due,armati di cuor leggero in quella notte di Luna e di Stelle.. La luce di questa casa,diceva sempre di lei Pierre. "Devi spiegarmi una cosa di quesra casa..come posso rapire la sua luce.."Le aveva domandato e ora facevano eco nella sua testa le vorticose parole di quel desiderio espresso alla magia della notte.La notte che lo avrebbe visto partire. "Devi spiegarmi una cosa di questa casa.."Aveva detto quel forestiero in casa di Chantal scuotendole i pensieri e procurandole che quel ricordo si impossessasse delle sue facoltà intellettive e sensoriali.. Cosa le procurava evocare quel cavaliere e i suoi profondi ed intimi riflessi. E in quella notte di scempio quei lumi emersi come dal buio,impreziosendo i suoi pensieri,rifrangevano in Chantal mille e più iridi. Bastò un momento ad evocare la sua figura e il suo ricordo al suono di quelle parole,poi Chantal incrociò lo sguardo dell'aggressore e riemerse nella triste realtà di quella notte. La voce scosciuta di un uomo ignaro,privo di pietà e sentimento di umanità aveva inquinato,col suo suono e le sue intenzioni,il profondo significato di quelle parole urtanti i sensi e i ricordi della ragazza. Raccolse le forze e tutto ciò che le rimaneva ad attraversale la carne tremante e l'anima pulante. Si sollevò adagio, rivolgendo ancora uno sguardo al febbricitante ferito,gli accomodò la vestaglia fino a sotto il mento liberandogli lancora le tempie dalle gocce di sudore,poi,passando accanto alla governante le allungò la mano,cercò la sua ,la strinse forte per qualche istante,cercò i suoi occhi per rinfrancarli e,facendole cenno di rimanere seduta lì,accomodata accanto al focolare,seguì l'uomo verso la porta che dava sul viale. Respirò così piano Chantal che poteva sentire il suo cuore battere convulsamente ai mille timori ed alle numerevoli speranze che si stavano affacciando a quella circostanza al suono dei rumori provenienti da fuori. Chiuse gli occhi e,con suo rammarico,aprendoli vide che quell'uomo ancora la fissava con aria di rimprovero per la sua esitazione. Allora Chantal soffocò nell'anima i suoi pensieri e represse quell'invocazione che le era insorta in cuore.. "Padre.."Fu la necessità più invocata ed impellente,il nome più affiorabile alla bocca dei suoi pensieri,l'invocazione più sottratta al desiderio soppresso in fondo a se stessa. E la notte,avvolta nel suo tenebroso manto ad accogliere l'eco dei lamenti e delle angoscie,sembrava non voler più abbandonare quella casa sul Calars.. http://u.jimdo.com/www8/o/sfc82c600e...-twilights.jpg |
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<<No.. Mi dispiace.. Della mia infanzia porto solo questo..>> http://www.misticoemagico.com/images/8a34_1.jpg <<Ricordo di averlo da neonato ma non so nulla di lui.. Non so chi sono i miei veri genitori ne da dove vengo.. Nulla.. >> Un pò di tristezza mi assalì.. |
La misteriosa ragazza cercò riparo in acqua, tra gli schizzi resi cromati dal pallore di quella sera e la fredda corrente che agitava le onde.
Ma non riuscì ad allontanarsi più di tanto, braccata com’era ormai da quegli uomini. “Quella maledetta vuole sfuggirci!” Gridò uno di loro. E subito un paio dei suoi compari si lanciarono in acqua, bloccando il tentativo di fuga della ragazza. “Ora ti farò passare la voglia di scappare!” “Fermo, non farle del male!” Lo riprese un altro. “Non dobbiamo sciuparle la pelle, altrimenti il suo valore diminuirà!” La presero di peso e la condussero sul loro carro. La legarono per bene e poi ripartirono. “E cerca di fare la brava…” intimò alla ragazza uno di loro “… Marcus sa usare il gatto a nove code come nessun altro… sa far sentire dolore senza lasciare segni sul corpo…” Il viaggio durò due ore, forse tre, fino a quando il carro giunse in un piccolo villaggio. La ragazza fu fatta scendere e rinchiusa in una stanza umida e semibuia, insieme ad altre donne di diverse età. “Sei…” mormorò una di quelle prigioniere “… sei stata catturata oggi, vero? Come ti chiami?” |
Presi tra le mani il ciondolo di Daniel......" Daniel ...speravo ci fosse un momento speciale per il nostro incontro, ho sognato per anni il momento in cui ti avrei riabbracciato, ma anche nel nostro mondo le cose non vanno sempre come il nostro cuore desidera......."..Presi le sue mani tra le mie e incurante del fatto che ci fossero altre persone con noi....decisi che daniel doveva sapere "....Quel ciondolo, me lo regalo' tuo padre qualche giorno dopo il nostro incontro......allora vivevo nelle acque del lago e potevo uscire solo la notte.......amavo vivere la luna quando la sua ombra viveva il bosco e fu proprio lei a far scintillare l'armatura di un Cavaliere.......non ebbi subito il coraggio di avvicinarlo, ma un animale del bosco fece rumore e quando si volto' i nostri sguardi si unirono......Veniva dal Casato dei Fraser.........veniva dalle terre del nord, da quella notte rimanemmo insieme....e i nostri giorni sembravano vivere di amore puro.......conobbe cio' che ero...e lo accetto'........Divenni Regina dei Boschi e visse la nostra ritualita'.....ci sposammo con rito celtico e il nostro sangue venne unito.....nacque tuo fratello e dopo quattro anni nascesti tu.........Isolde la conosci, il fatto che divenni regina non fu di suo gradimento e allora c'era un unico modo per gferirmi a morte..........Amalio' tuo padre, facendolo uscire di senno vedeva solo lei.......e quando mi accorsi che tra lei e me sarebbe stata guerra, Chiamai il Grande Mago e vi diedi a lui, lo pregai di starvi accanto e di accudirvi.....a costo della sua morte......misi tra le tue fasce il dono di tuo padre.........Isolde, vinta......riusci' a rintracciare le vostre tracce e tuo fratello perse la vita....ma il Grande Mago riusci a portarti in salvo......Isolde non e' del tutto sconfitta e i tempi ancora non erano maturi per incontrarti.......ma Madre natura ha deciso per me.....e oggi ti ho difronte, sapendo di aver perso tutte le cose belle che tu e tuo fratello avreste potuto farmi vivere........".....credo di aver avuto la sensazione di morire per il dolore che stavo provando......ma Daniel aveva tutto il diritto di sapere
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La donna sorrise ad Altea.
“Perché mi guardi stupita?” Domandò. “Non mi riconosci? Sono Rykeira.” Fissò poi Elisabeth e Daniel. “Neanche voi mi riconoscete?” Sorrise nuovamente. “Dobbiamo tornare sul Carrozzone… ci stanno cercando…” e guardò verso il fiume. Ad un tratto si udirono delle voci. Erano gli uomini del Carrozzone che le stavano cercando. “Altea?” Chiamò la voce del maestro. “Dove siete?” Altre voci si udirono, compresa quella di Goz: “Lady Elisabeth? Lady Altea? Messer Daniel?” Gridava il capitano. “Dove siete?” |
IV Quadro: Vendetta
(Prima di affrontare un combattimento importante, un guerriero della luce si domanda: “Fino a che punto ho sviluppato la mia abilità?” Egli sa che le battaglie che ha ingaggiato nel passato gli hanno sempre insegnato qualcosa. Eppure, molti di questi insegnamenti hanno fatto soffrire il guerriero più del necessario. Più di una volta ha perduto li proprio tempo, battendosi per una menzogna. E ha sofferto per uomini che non erano all’altezza del suo amore. I vincenti non lo ripetono lo stesso errore. Perciò il guerriero rischia il proprio cuore solo per qualcosa di cui valga la pena.) (Paulo Coelho, “Manuale del guerriero della luce”) Talia si avvicinò a Guisgard e posò il suo volto sul petto di lui. I suoi capelli erano profumati ed il suo respiro, che il cavaliere avvertiva sul suo collo, era dolce come la brezza fresca dopo un temporale estivo. “Perdonami se…” mormorò Guisgard abbracciandola “… se non ero qui… il… il tuo pensiero non mi ha mai abbandonato… mai, neanche per un giorno… il mio cuore era qui con tutti voi…” “Oggi il maestro andrà in paese…” avvicinandosi a lui Talia “… ed io sono libera, non dovrò fare alcun rituale al Tempio, se t’interessa…” Lui si voltò a fissarla. “Vuoi venire con me?” Domandò alla ragazza. “Dove?” Illuminandosi lei. “Vieni!” Prendendola per mano e correndo via. “Corro troppo?” Chiese fissandola. “No, ma attento a non farmi stancare!” Ridendo lei. Corsero così, come trascinati dal vento, fino a raggiungere una piccola collinetta immersa nel verde. Guisgard coprì gli occhi di lei. “Aprili solo quando sarò io a dirtelo, capito?” Talia annuì divertita. Lui allora respirò forte. Si sentiva il padrone del mondo. La prese per mano e fecero qualche passo. “Ecco…” sussurrò Guisgard “… aprili…” Lei fece come le disse lui e subito si mostrò uno scenario da favola davanti a lei. Dominavano con un colpo d’occhio buona parte del verdeggiante bosco di Suessyon, tra infinite varietà di verde, attraversato da riflessi fatti di mille e più colori e profumi, tanti quanti erano i fiori che crescevano in quelle terre. L’aria era pulita e profumata. “Guarda!” Indicò raggiante Talia. “Si vede il Casale!” Guisgard annuì e fissò il Sole. “Manca poco...” disse. “Per cosa?” “Aspetta e vedrai…” “Dai, sono curiosa!” “Ecco…” Il sole con i suoi raggi arrivò ad investire la lontana vetrata del Casale degli Aceri e subito infiniti riflessi, simili a dardi tinti di ogni colore conosciuto, scoccarono intorno a loro. “Guisgard…” quasi accecata da quei bagliori Talia “… è… meraviglioso…sembra quasi che si possa… si possa sfiorare la luce e farla nostra…” “Si…” sorridendo Guisgard, per poi prenderla per mano e farla sdraiare accanto a sé sull’erba profumata con le teste all’insù, mentre attorno ai due giovani continuava quella meravigliosa pioggia d’iride. “Come hai trovato questo luogo?” Domandò lei. “E’ forse qui che nasce l’arcobaleno…” rispose lui “… è bastato seguirlo…” “Parli come se lo conoscessi…” “Si...” rispose lui “… è bastato seguire questi bagliori… del resto li vedo ogni giorno…” “Davvero?” Sorpresa lei. “E dove?” “Quando guardo nei tuoi occhi…” Lei sorrise, senza dire nulla. “Sai…” dopo qualche istante lei “… oggi al Casale… ero un po’ malinconica e mi sentivo sola...” “E ora?” “Ora no…” sorridendo nuovamente lei “… ora non lo sono più…” Quel ricordo attraverso in un attimo la mente di Guisgard, quasi cullato dal respiro di Talia. “Non sei più sola…” disse lui “… sono tornato…” Poi le sfiorò il volto e la fissò. “Cosa è successo?” Le chiese. “Talia, cosa è accaduto al maestro?” |
Per tutto il viaggio ero stata docile e silenziosa. Non era la paura a rendermi quieta, ma la mia indole che mi suggeriva di seguire tutti quegli eventi bizzarri, dopo che il Blu mi aveva rifiutato il suo aiuto. Intanto non potevo fare a meno di osservare con curiosità quel nuovo mondo.
La notte non era mai stata tanto oscura e le voci degli uomini tanto vivide. Le loro azioni erano sconcertanti. Dopo essere stata messa sul carro, con quelle scomode corde a trattenermi, avevo spiato quegli uomini e interpretato le loro parole. Dolore? mi domandai Cos'è il dolore? I miei occhi si posarono sui volti aspri dei miei rapitori e percorsero ogni loro solco; ogni imperfezione e ogni singolo dettaglio provocava in me timore e ammirazione allo stesso tempo. La porta si richiuse alle mie spalle. I miei piedi nudi sfioravano la pietra fredda di quel luogo tetro. Perchè farmi una cosa del genere? Che cosa avevo fatto per meritarlo? Ero rimasta immobile davanti a quella porta di legno grezzo, quasi sperando che si aprisse nuovamente, quando una delle donne presenti mi rivolse la parola. Mi voltai verso di lei e faticai a comprendere quella lingua bizzarra. Non avevo mai parlato con nessuno. A noi non serviva parlare. Io e le mie sorelle non avevamo bisogno di parole... eravamo così trasparenti e cristalline, perfino le nostre menti erano pure e rapide come l'acqua che ci aveva create. Ma avevo sentito a lungo gli uomini parlare tra loro... marinai, madri, mogli che gridavano al vento la propria preoccupazione, bambini che strillavano sulla spiaggia e talvolta coppie di innamorati che si rincorrevano vicino agli scogli, dove il vento trascinava gli spruzzi d'acqua e ci faceva danzare in allegri mulinelli. "Catturata..." mormorai con la voce roca. Catturare. I pesci si catturano..., pensai. I marinai li catturavano a largo, dopo aver gettato un'offerta alle acque perchè fossero benevoli. poi capii. "Sì." Mi schiarii la voce. "Oggi." Cercai di ricordare tutto quello che sapevo sugli usi degli uomini. "Come..." Guardai la ragazza con disappunto. Non avevo mai avuto un nome. I nomi servono agli uomini per chiamare le cose e farle proprie, per comprenderle e tentare di trattenerle in quelle parole che sono lo specchio del loro mondo. Gli uomini si chiamavano tra loro: si urlavano nomi che dovevano contenere in sè tutta l'essenza della persona a cui erano attribuiti. E noi facevamo eco alle loro grida, cantando dalla scogliera. Erano tremendamente divertenti... Sfiorai i capelli della fanciulla con le dita. Erano di un colore chiaro e brillante, come raggi di sole che riscaldano il grano. Poi mi ricordai quello che aveva chiesto e le risposi, con voce ancora incerta, ma melodiosa. "Io... non so. Non serve un nome da dove vengo io." Sorrisi. |
Mi sedetti sulle radici dell'albero, Rykeira mi guardava con quegli occhi...erano gli occhi dell'amore, quasi imploranti..basta pensai...non mi vuoi più bene Altea? non mi riconosci più Altea? "Ma cosa vuoi? Nemmeno mi conosci?" Ad un tratto sentii delle voci di uomini urlare i nostri nomi e sentii quelle del maestro, mi sembrava di vivere in un incubo, cosa volevano tutti da me? Volevo solo fermarmi in quel viaggio e ritornarmene a casa col maestro, nella vita di prima fatta di libri...anche di stenti...ma almeno assaporavo la cultura. Presi e scappai "Non mi troverete ora, lady Elisabeth non cercatemi per favore" e mi nascosi dietro un cespuglio di fiori profumati.
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Altea si era nascosta con l’intento di non farsi trovare da Goz e dai suoi uomini.
Ma Rykeira le si avvicinò. “Non devi nasconderti…” fissandola con un sorriso “… non ha motivo di fuggire… vieni, ritorneremo sul Carrozzone e riprenderemo il nostro viaggio… tu ed io… tu hai protetto me ed ora sarò io a proteggere te…” Era davvero Rykeira quella donna? Nel breve volgere di un giorno e di una notte era passata dalla fanciullezza all’età adulta. Ora era una bellissima donna, ricca di fascino e sensualità. Appariva sicura di sé e molto determinata. “Avanti, Altea…” continuò “… torniamo sul Carrozzone e riprendiamo il nostro viaggio… su, dammi la mano… andrà tutto bene…” |
Rykeira venne a cercarmi...la guardai mi tendeva la mano. Mi prometteva di starmi vicino, guardai i suoi occhi chiari e trasparenti fino a mostrare l'anima, mi fidavo di lei e le tesi la mano.
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Rykeira prese la mano di Altea e fissando poi Elisabeth e Daniel fece cenno loro di seguirli.
Si avvicinò, sempre tenendo per mano Altea, al fiume, facendo in modo che Goz e i suoi le vedessero. “Finalmente vi abbiamo trovato!” Disse Goz. “Perché siete scappata così, milady?” Rivolgendosi ad Altea. “Non parliamone ora…” intervenne Lainus “… su, torniamo a bordo…” mettendo un mantello sulle spalle di Altea, per proteggerla dall’umidità di quel luogo. Rykeira allora fece un passo in avanti e tutti la notarono. “Chi siete?” Domandò Lainus. “Un’amica…” sussurrò con sensualità la bellissima Rykeira. Fissò allora Goz, come se volesse penetrare negli occhi di lui. “E sia…” mormorò il capitano “… non indugiamo oltre… ritorniamo tutti a bordo e riprendiamo il nostro viaggio verso le sorgenti del Calars…” “E questa donna?” Chiese un marinaio, indicando Rykeira. “Verrà a bordo con noi.” Rispose Goz. “Ma non sappiamo niente di lei, capitano…” “E’ deciso.” Sentenziò Goz. “E ora tutti a bordo. Voglio riprendere subito il viaggio.” E si incamminò verso il Carrozzone. |
La misteriosa ragazza sfiorava e scrutava i capelli della fanciulla che le aveva chiesto il suo nome.
“Non si usano nomi?” Turbata la donna. “Ma da dove vieni? Sei forse una pagana o roba simile?” Altre tre ragazze si avvicinarono alle due e tutte fissavano incuriosite la misteriosa ragazza catturata sulla spiaggia. “Dice che non ha un nome…” “Che sciocchezze… forse è matta…” “Forse ha perso il senno per lo spavento…” “Parla a bassa a voce… Paula… sta tremando di paura… non parla più ormai…” Tutte, allora, fissarono Paula che se ne stava in un angolo a tremare e a fissare il vuoto. La notte trascorse muta, come un’ombra che attraversa, per un istante, la luce. L’alba giunse presto. Forse troppo presto. E dopo un po’ le porte si aprirono. Le ragazze furono prese a gruppetti di due o tre per volta e condotte chissà dove. Fino a quando giunsero a prendere anche la misteriosa ragazza senza nome. La condussero in una vasta ed affollata sala, sopra una sorta di palco. Mille occhi furono subito su di lei. Poi un uomo cominciò a parlare alla platea. “Signori…” disse “… e ora il pezzo pregiato… guardatela… guardatela bene…” indicando le forme sensuali della misteriosa ragazza “… è una meravigliosa barbara… ignora i nostri costumi e le nostre tradizioni… non conosce neanche la nostra lingua e con ogni probabilità venera qualche antico culto fatto di primitive e istintive ritualità… ma cosa importa se non comprende nessun idioma del mondo civilizzato? Guardatela, signori… sarà il suo corpo a parlare… la pelle morbida e vellutata, i lunghi e voluminosi capelli… avanti, miei signori… chi desidera acquistare questa meravigliosa schiava? Chi è disposto a pagare per godere della sua bellezza e per deciderne il destino? Fate le vostre offerte allora!” Un attimo dopo si scatenò una furiosa ed agitata asta. Tutti bramavano quella misteriosa e bellissima ragazza senza nome. |
Chantal seguì Monty, fra mille inquietudini e paure.
E mentre camminavano, l’uomo si fermò all’improvviso. “E’ grande questa casa…” mormorò, facendo scivolare la fredda lama del suo pugnale sul collo di Chantal “… l’ideale per nascondersi… forse ci fermeremo per un bel po’… sei contenta?” Cominciò ad accarezzarla. “Ho sentito che prima chiedevi di vedere tuo padre… è qui? Posso condurti io da lui… se sarai un po’ gentile con me…” Un ghigno di lussuria allora sorse sul suo volto. E con gesto istintivo prese la ragazza, bloccandola poi contro il tronco di un albero del viale. “Avanti, bella…” con desiderio “… vedrai che ti divertirai anche tu…” e cominciò a strapparle i vestiti. |
Non avevo mai visto così tante persone tutte insieme.
Avevo attraversato quel luogo affollato di gente e mi trovavo in piedi di fronte a tutti loro. Il sole era ormai alto. Intorno a me non c'era traccia del mare o della meravigliosa natura in cui ero sempre stata libera: quello era un luogo abitato dagli uomini. Cercai di ribellarmi alle mani solerti che mi facevano girare su me stessa e accarezzavano i miei capelli. Guardai l'uomo che si rivolgeva alla folla con aria offesa e mi ribellai quando mi costrinse a mostrare i denti. "No!" gridai, divincolandomi. "Lasciami andare! Non mi toccare!" Il mio sguardo andò a un punto lontano dell'orizzonte, ma non vidi nulla che non fosse stato fatto dalla mano dell'uomo. Abbassai gli occhi e mi si strinse il cuore pensando alle mie sorelle e alla perduta libertà. Intorno a me gli uomini gridavano in modo incomprensibile. Una folata di vento mi portò il profumo delle onde. Chiusi gli occhi e cercai di allontanarmi da quel caotico mondo. Sentivo le voci trasportate dal vento. Cantavano. E io cantai con esso. Dapprima piano, flebilmente. Dalle mie labbra sgorgavano le parole di una lingua antica. Uno strattone mi riportò alla realtà. Con indignazione cercai di liberarmi il polso. |
Cavaliere25 chiese di potersi alzare.
In effetti stava meglio e le forze, pian piano cominciavano a tornargli. Plautus allora lo accompagnò sul ponte del Carrozzone, per permettergli di parlare col capitano. Ma sul ponte un marinaio spiegò loro che Goz era sceso a terra in cerca di Altea, Elisabeth e Daniel. “Appena tornerà, potrete parlare col capitano.” Disse il marinaio. |
Mi lasciai condurre dalle saldi mani di Rykeira fino alla sponda del fiume Calars, il maestro quando mi vide, con un nobile gesto mi pose il suo mantello..."Grazie maestro, sto bene, non preoccupatevi, solo che non riuscivo a stare più in mezzo a questo tafferuglio". Un marinaio iniziò a dibattere sul fatto di non volere Rykeira tra loro, io mi strinsi a lei, sarei scappata di nuovo ma Goz lo zittì. Cosi risalimmo sul Carrozzone, ma dentro di me non ero sicura di ciò che stavo facendo e andai subito a ritirarmi nella stanza, mi stesi sul letto riflettendo.
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Altea aveva la sua crisi di coscienza o di non conoscenza, la voglia del ritorno al porto sicuro......guardai Rykeira e i suoi occhi mi parlarone di lei e di come si puo' trasformare un corpo ma non la profondita' dell'animo......quando udii gli uomini del carrozzone.....i miei abiti cambiarono, ritornando quelli che avevo sull' imbarcazione ma la mia verga rimase li' tra le mie mani.........Altea tento' di nascondere la sua presenza, non mossi un dito...sapevo che sarebbe stata ricondotta sul carrozzone, ma se cio' avveniva non era certo perche' l'avessi convinta io......Rykeira, stava svolgendo bene il suo compito.......eravamo pedine di un unica scacchiera...e lei stava radunando tutti i pezzi, solo cosi' si sarebbe potuto iniziare il nuovo gioco, quello dei destini, un intreccio infinito di situazioni sconosciute.......seguii le due donne e Daniel sino al fiume dove ritrovammo tutti....non riuscii a proferir parola, e riprendemmo cosi' il possesso del Carrozzone, guardai Daniel silenzioso come un vulcano pronto all'eruzione, ma sapevo che mio figlio infondo era un ragazzo saggio e avrebbe dominato i suoi istinti....cosi' doveva essere il fututo Grande Mago.......vidi Altea dirigersi verso la sua stanza....era stanca, e decisi di seguirla.....una volta dentro mi sedetti sul bordo del letto...e cominciai a fissare l'unico punto di luce di quel piccolo stanzino....." so che non state dormendo Altea, siete troppo in ansia per riuscire a riposare........troppe cose hanno sconvolto il vostro equilibrio in questi giorni e questo ha cominciato a dare fastidio alla vostra quotidianita',...i libri ..il vostro maestro..la vostra casa......tutto certo e sicuro e qui invece ?....Trovate una dolce bambina che vi chiede se le volete bene ?.....c'e' una cosa che dovete sapere, alle volte si mostrano a noi delle situazioni che rispecchiano il passato...vecchie cose che la nostra mente ha tenuta nascosta per non farci stare male......chissa' che non sia cosi' amica mia....!......"....mi sdariai sul letto e chiusi gli occhi..la verga la distesi al mio fianco, la natura mi dava forza....
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La porta si aprì lentamente, sapevo già chi era...Elisabeth, il profumo del bosco, delle sue essenze erano svaniti ma non il suo alone magico.
Si sedette sul suo letto, mi girai per guardarla in una leggera penombra e la ascoltai in silenzio, come sempre, a volte quella donna sembrava mi conoscesse da molto tempo.."Si non sto dormendo, sono tormentata da mille dubbi Elisabeth, fino ad ora davo per scontato la mia vita fosse...lineare. O forse sono stata io a farla scorrere in questo modo orizzontale, ora qui in questo battello sto sbandando. E tutto ciò che fino in passato avevo creduto sta perdendo il suo potere nella mia mente...voi siete cosi istintiva, io sono troppo riflessiva milady. Rykeira...lei mi vuole bene, forse è l'unica persona che mi voglia bene e non capisco il motivo, ma lei non è arrivata per caso...". Un attimo di silenzio, poi notai si era addormentata, e mi alzai per coprirla con una coperta di lino, e notai la verga. Ritornai nel letto, ma il sonno non arrivava purtroppo. |
presi e mi avvicinai sul bordo del carrozzone e fissai la terra ferma e pensai perchè quelle persone sono scese a terra mi domandai perplesso ci deve essere qualcosa che non va e mi girai verso chi era sul ponte con me
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Mi alzai dal letto, e uscii verso il ponte e notai quel ragazzo vicino al bordo della nave.."I miei omaggi messere, non ci conosciamo. Come state? so che vi prese una febbre tremenda, me lo raccontò il mio maestro ma noto siete guarito ora, ne sono contenta".
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mi girai e dissi grazie mylady si ora sto bene per fortuna la febbre è andata via io mi chiamo cavaliere25 e sono un boscaiolo e sono in compagnia dei due frati voi come vi chiamate?
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Quel ragazzo sembrava molto cordiale e semplice "Felice di fare la vostra conoscenza, io mi chiamo Altea..e non sono che una semplice ragazza, sapete ho lasciato tutto perchè non sopportavo più di soccombere alle cattiverie di mia madre. E voi? vi ho visto con dei chierici."
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Avete un bellissimo nome mylady Altea dissi si sono in viaggio per aiutarli a costruire una chiesa sono un ragazzo in cerca di avventura ma mi sa che questo viaggio non sia propio un avventura ma una maledizione e rimasi a guardare quella donna
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"Vi ringrazio per la vostra gentilezza...una chiesa??eh, qui in questo battello ci vorrebbe proprio una mano divina. Troppi strani fatti...non capisco stanno sfuggendo alla mia ragione"
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Piansi a lungo e liberamente contro la sua spalla... piansi tutta la mia incertezza, il mio dubbio e la paura... piansi finché non mi sentii stanca, sfinita addirittura... poi le lacrime iniziarono diminuire, i singhiozzi a placarsi ed il mio cuore raggiunse quella sorta di dolorosa pace, nella quale la sofferenza, pur immensa, appare finalmente affrontabile.
Citazione:
Sollevai gli occhi nei suoi e lo osservai per un momento... non gli avevo mai mentito, non ne ero mai stata capace, e non avrei certo iniziato in quel momento. Sospirai... “Quel giorno...” iniziai a dire, la voce bassa e armonica “Quel giorno il Maestro mi aveva parlato di te. Non lo faceva mai, lo faceva soffrire anche solo pronunciare il tuo nome... ma quel giorno... disse di aver visto il Cervo Bianco e allora tu gli tornasti alla mente con più forza che mai. Fu per questo, probabilmente, che mandò gli altri nel bosco... a cercare il Cervo, disse... ma probabilmente sapeva che non lo avrebbe mai neanche visto, figuriamoci catturarlo... no, probabilmente li mandò nel bosco perché voleva restare un po’ da solo con te, con il tuo ricordo... e andò alla Cappella, lasciando me nel frutteto.” Abbassai gli occhi un momento, come cercando di raccogliere quei ricordi dolorosi che la mia mente, nel disperato tentativo di proteggersi, stava cercando di cacciare via. Poi tornai a guardarlo... “Ed è stato allora che è arrivato lui. Era strano, diverso... i suoi occhi erano tristi, pieni di dolore... e la sua anima gridava. Avrei dovuto capirlo che c’era qualcosa che non andava, avrei dovuto saperlo ascoltare... ma non l’ho fatto... sono stata sciocca e superficiale: il mio primo errore! Anzi, forse non il primo, ma certamente il più grave! Ha detto di voler parlare con il Maestro ed è andato alla Cappella.” Mi torcevo le mani... me le torcevo tanto forte da farmi quasi male, ma non ci facevo caso... “C’erano segnali... segnali dappertutto... il vento mi gridava nelle orecchie e il sole, pur alto, non riusciva a scaldarmi affatto... tutti segnali, ma io non ho saputo coglierli. Avevo sentivo il disagio della sua anima, avevo visto il buio in fondo ai suoi occhi... ma... sono stata cieca e sorda! E poi... poi ho sentito quel dolore... quel dolore immenso proprio al centro del petto, come se mi stessero stappando il cuore... ho sentito il calore dell’anima del Maestro abbracciarmi prima di volere via... e ho finalmente capito! Ho capito quanto ero stata approssimativa nel guardare e frivola nell’ascoltare... quanto ero stata colpevole! Si, colpevole... quanto e, forse, anche più di lui!” Abbassai di nuovo gli occhi un momento... “Poi non ricordo più niente... credo di essere caduta a causa di quel dolore che mi bruciava il cuore ed aver perso i sensi. Mi sono svegliata tre giorni dopo. I fratelli mi hanno detto che avevano trovato il Maestro nella Cappella con... con il... il collo spezzato. Credono che sia stato un incidente!” Tacqui per un istante, c’era un silenzio irreale intorno a noi, come se la Natura stessa si fosse quietata... poi riportai il mio sguardo nel suo... “Io non ho detto loro niente di tutto questo... non potevo, lo capisci? Loro... loro sono solo dei ragazzi, sono impetuosi, impulsivi... e questo li avrebbe distrutti! Non potevo permetterlo! Il Maestro non avrebbe mai voluto che la sua morte portasse ad altre morti, ad odio, a guerre e duelli... non lo avrebbe voluto mai! Ed io ho fatto in modo che non accadesse!” Presi la sua mano tra le mie e la strinsi... “Ma ora... ora non so più che cosa fare! Mi sento così sola... e così colpevole! E... e ho paura! Ho così tanta paura, Guisgard!” |
Il sonno e' ristoratore....e fui immersa come nelle acque calde in un sonno senza sogni.....mi svegliai serenamente avvolta in una calda coperta, Altea aveva fatto si che il mio riposo fosse protetto dal freddo......mi alzai,presi il legno e lo guardai....dall' Alfa all' omega......dal quadrato al cerchio....la vita era un immenso libro simbolico, il punto era che bisognava interpretarli e forse una vita sola non sarebbe bastata, ormai avovo visto 600 lune e chissa' ancora quante ne avrei dovute vedere.......qualche passo nella stanza e uscii fuori salii sul ponte..l'aria era fredda era un freddo umido...l'odore di foglie marce era portato dalla terra al fiume, c'era Altea sul ponte e il giovane boscaiolo, stava bene e la fiala gli aveva ridato forza.......lo vedevo ogni tanto agirarsi tra gli alberi nel bosco...aveva sempre cura di tagliare cio' che era possibile senza togliere la vita ai giovani arbusti...." Lady Altea....vedo che una boccata d'aria fa' bene a tutti....anche se l'umidita' evita di far respirare a pieni polmoni.......Il giovane boscaiolo...vedo che siete guarito finalmente..."....
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Mentre parlavo col giovane ragazzo appena conosciuto lady Elisabeth ci raggiunse, sembrava serena "Avete dormito bene milady?...si per ora sono serena, ma mi tengo sempre pronta a qualcosa di nuovo in questo Carrozzone..delle sorprese.Avete visto.. Rykeira?"
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" Grazie alla vostra coperta ho dormito serenamente.......sono felice che vi sentiate serena, e per quanto riguarda questo Carrozzone ......credo che sia un raccoglitore di anime simili.......non ho visto Rykeira.....ammesso e non cencesso che le sue sembianze siano ancora quelle di una bella donna........"........
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Annuii mentre una lieve brezza fredda soffiava ...."Ci stavo pensando Lady Elisabeth, mi preoccupa il fatto che non si veda, e mi sono chiesta che cosa potesse diventare ora..ma non trovo nemmeno il mio maestro."
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Il suo Maestro.....Isolde....Rykeira.....L'uomo ambito...." Altea....dove alloggia il vostro maestro ?..."....
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Ad un tratto vidi il viso allarmato di Elisabeth.."il mio maestro è con il ragazzo che voi avete a cura, se non erro messer Daniel...ma succede qualcosa di strano? ditemelo vi prego."
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" Altea in verita' io non ho piu' visto Daniel da quando siamo andati via dal bosco ....e non vedo il vostro maestro......non c'e' nulla di cui allarmarsi ma Isolde.....mi ha fatto una promessa e se la cosnosco come la conosco le mantiene le sue promesse....." Venite andiamo a cercarli...
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"Una promessa...certo che vi seguo, non vorrei succedesse qualcosa al mio maestro, egli è cambiato da quando si trova qui."
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" Altea cara ditemi cosa non e' cambiato da quando siamo su questo carrozzone.......e credo che ancora non abbiamo assistito alla vera essenza di questo posto...per quanto riguarda il vostro maestro faremo di tutto perche' non gli succeda nulla....ve lo prometto "...
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"Penso che ancora il meglio debba accadere....e dobbiamo accertarci del mio maestro non vorrei fosse in pericolo"
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