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Lo abbracciai fraternamente..
<<Che ti è successo? Sono due anni che non ti vedo più!>> Lo guardai meglio.. Era tutto sporco.. Pieno di sangue.. Smagrito.. Non sembrava più il giovane forte e fiero di un tempo.. <<Vieni Sono lo scuderio del nipote del Lord con me nessuno ti farà male..>> |
Il cuore mi batteva forte, quella più che una predizione sembrava una maledizione. "Lyo" mi voltai adirata" voi siete sempre cosi impulsivo, con queste creature magiche e particolari si deve usare cautela e modi gentili, non avete i loro poteri che sono poteri più forti della vostra spada". Detto questo mi allontanai e iniziai a camminare sull'erba folta, cercando la casa del druido, qualche segnale. Credevo a ciò che era stato detto dal nano, Lyo aveva osato sfidare una forza, probabilmente maligna. Ritornai verso il ruscello e mi rinfrescai con la sua acqua cristallina quando da lontano vidi arrivare un cavaliere su un maestoso cavallo bianco, fiero nella sua armatura luccicante. Pensai tra me e me "e ora? chi sarà mai costui?il volto è celato".
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Marco tremava.
Era impaurito ed affamato. Tuttavia, pian piano, cominciò a rasserenarsi. “Sei… sei davvero lo scudiero del nipote del duca?” Domandò timidamente a Daniel. “Allora ne hai fatta di strada!” Accennando un sorriso. Un sorriso che però subito svanì. “Odio i nobili…” aggiunse “… e di certo anche il tuo padrone, come tutti loro, sarà un uomo malvagio… mi accuserà di aver rubato e mi farà frustare… ed io non voglio… non voglio!” |
Lyo era rimasto un po’ sorpreso dalle parole di Altea.
“Milady…” avvicinandosi a lei “… io non volevo offendervi o farvi spaventare… non impressionatevi riguardo a quel nano… era solo un rozzo e deforme villano… qui non siamo in Irlanda… l’Inghilterra è sbiadita come la sua nebbia e romantica come la sua campagna.” Sorridendo. “Qui non ci sono miti e leggende. Non lasciatevi spaventare da queste superstizioni.” Ma, ad un tratto, qualcuno si avvicinò. Era un cavaliere tutto bardato ed in sella ad un meraviglioso destriero. “Salute a voi, amici miei.” Disse vedendo Lyo ed Altea. “Perdonate se vi importuno… avete per caso visto un ragazzo vestito di stracci scappare attraverso questi luoghi? E’ un ladro ed io e i miei compagni gli stiamo dando la caccia per conto del mio padrone.” |
Lo presi per le spalle.. Lo fissai negli occhi.. Aveva i miei stessi occhi verdi..
<<Ho detto che finchè ci sarò io nessuno ti farà del male..>> Sentii dei passi dietro di me.. Tirai fuori il Pugnale che avevo in dotazione.. Era Sir Guisgard? Jalem? O qualche odiosa guardia? Chiunque era avrei difeso Mio fratello! |
Fissai sbigottita Lyo, che avesse ragione? eppure era un essere strano, emanava qualcosa di negativo e magico. Decisi di prendere la parola poichè pensai che Lyo avesse parlato già troppo e rischiarandomi la voce risposi " i miei omaggi messere, non so di che ragazzo stiate parlando, noi abbiamo visto solo un nano deforme e vestito miseramente. Se questo può esservi di aiuto? Ora vorrei chiedervi se voi avete già passato varie volte questa zona, sto cercando un capanno fatto di fango e paglia". E feci un occhiolino a Lyo, sperando non fosse interpretato come cenno amoroso ma di intesa.
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Lessi quelle poche righe tutte di un fiato. Mi rigirai il foglietto tra le mani per un istante, poi tornai a leggerle di nuovo con maggiore attenzione...
I pomerini... Quella sera alla locanda... la mia testa lavorava freneticamente... che cosa sarebbe avvenuto alla locanda quella sera? E che cosa c’entrava il misterioso Tafferuille con loro? Chi era davvero Tafferuille? E poi c’era Essien... cosa sapeva Essien di quella storia? Renart stava parlando ma la mia mente era lontana anni luce da lì, soltanto a fatica recepivo ciò che stava dicendo e comunque gli prestavo poca o nessuna attenzione... Poi, all’improvviso, quella voce inattesa mi fece sussultare. Citazione:
“Lo so, Essien!” risposi, con un tono che forse non suonò proprio spensierato come avevo cercato di modularlo “Ma certo che lo so! E, credimi, non c’è nessun problema...” I miei occhi corsero per un istante dall’anziano capocomico al giovane attore e viceversa... poi, quasi senza pensare, mi sentii ridere leggermente... “Al contrario, ho proprio bisogno di una piccola distrazione dopo tutte le prove di oggi...” distrattamente mi appoggiai al braccio di Renart e sospirai “Il nostro soldato, qui, mi aveva appena invitata a passeggiare in paese e io stavo per accettare, non è vero Renart? Oh...” soggiunsi, carezzando affettuosamente il braccio dell’uomo che ci stava di fronte “Non temere, Essien: faremo i bravi e domani saremo più che in forma per lo spettacolo!” Con il sorriso più candido che mi riuscì di sfoderare, poggiai un piccolo bacio sulla guancia del vecchio Essien... poi tornai a rivolgermi a Renart, circondando il suo braccio con il mio. “Andiamo!” gli dissi “Non mi avevi promesso una passeggiata indimenticabile?” Ci voltammo per andare... e io mi chiesi silenziosamente perché mai avevo mentito ad Essien: gli volevo bene e non lo avevo mai fatto prima, ma questa volta era diversa! Per qualche ragione sentivo che era molto, molto diversa! |
Un Cavaliere, il Cavaliere Misterioso.....era di poche parole, pratico e senza tante smancerie......ma era stato attento alle mie esigenze, misi la mia borsa a tracolla e mi coprii col mantello, la borsa non era di grandi dimensioni ma in quel periodo tutto faceva comodo.....una borsa era una vera ricchezza !!!.....lo seguii ogni mio passo erano due dei suoi cosi' sembrava una corsa piu' che una camminata e mi ritrovai davanti ad una locanda....... quando fui spettatore di una vera opera teatrale....molto popolana, ma verace.....Brandelli della Nobilta', scroscio di applausi provenienti da ogni angolo di strada....risa sguiate, e battute poco convenienti....Non sapevo come ringraziare il benefattore....quando seguendolo all'interno della locanda ci sedemmo ad un tavolo, sembrava attendese qualcuno, era nervoso e qualcosa mi fece sospettare che il biglietto facesse parte del suo nervosismo........il Giglio che avevo sul braccio incomincio'a bruciare e questo succedeva tutte levolte che intorno a me c'erano energie negative.......c'era una brocca dell' acqua sul tavolo.......bagnai un lembo di stoffa del mio mantello e me lo appoggiai sul braccio...c'era aria pesante in quel posto e improvvisamente non mi sentii al sicuro......" Monsieur......non avrei mai pensato che il nostro cammino fosse cominciato con l'oziare in una locanda, e se devo dirvela tutta, non credo ci sia bella gente da queste parti......che ne dite se usciamo di qui e proseguiamo......vorrei per lo meno tentare di arrivare a destinazione....."......non riuscii a dire piu' nulla il giglio era diventato da rosso a verde..e il dolore era insopportabile
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"Camelot".Ripetè Chantal.
All'udire quella parola,Camelot,fu percorsa da un brivido,impallidì e si ammutolì. Camelot.Suscitava sempre in lei una reazione inaspettata,inspiegabile che le toglieva il fiato e la faceva tramare. "Camelot mi attende.Ho fatto giuramento." "Allora vai!" "Vieni con me.Seguimi,Chantal!Le mie terre attendono da sempre te,attendono la loro principessa.Io attendo la mia principessa.Da sempre." "Ho fatto voto.E non sai quanto mi costi non tradirlo.Sii mio alleato affinchè io serbi la forza di non scioglierlo fino a che sia compiuto." "Io ti aspetterò.E quel voto sarà da preludio alla felicità eterna" "Prometti." "Lo prometto,Gioia mia,anch'io sono votato alla tua felicità." "Prometti ancora." "Prometto mille volte,e mille volte ancora.E mille baci mi renderai per questa attesa." Quel ricordo,al solo udire la parola camelot,trafisse i pensieri di Chantal come una lama affilata s'affonda nella molle carne. Si portò una mano tra i capelli in un gesto che ripeteva senza badarci,per accomodare una ciocca dietro l'orecchio. Per un momento la paura l'aveva abbandonata e quel ricordo le aveva posato un purpureo alone sulle guance. Ma,abbassati i suoi occhi,li ritrovò in quelli di uno dei bambini che s'era accostato di più alla suora,tenendosi aggrappato alla pesante e scura veste. Allora Chantal si chinò,per poterlo guardare meglio. La sua deformità non pregiudicava la grazia che sgorgava da un accattivante e ingenuo sorriso.La fanciulla prese a guardarli uno ad uno.Da certi sguardi trapelava tristezza,da altri speranza,ma tutti avevano la stessa luce dell'innocenza e della purezza.Creature tradite dalla natura,anime intrappolate in corpi deformi,e la loro mente..cosa celava la loro mente?Chi tra loro aveva piena coscienza del proprio essere? Chantal,senza smettere di guardarli,disse:"Sorridono,sorella.Sanno sorridere...E la loro forza è straordinaria,più della natura matrigna che li ha generati".E,prese a sorridere anch' ella mentre la coglieva ancora una volta il pianto,ma di commozione e pietà per quanto stava realizzando. Si levò in piedi e guardò la monaca:"Camelot è così lontana..la traversata..come,quando,e con chi siete giunti ad Animos?" Scrutandole poi il volto:"Siete così giovane..davvero mio zio ha salvato voi e tutti loro?Perchè me lo ha taciuto?" Ma comprese che non era il momento di tormentarla col suo incalzante domandare. Si animò:"Temo che la guardia Repubblicana abbia tratto in inganno mio zio."E aggiunse.. "e che ora lui possa essere in pericolo." Fece ancora una pausa durante la quale il suo volto assunse tratti severi e rigidi. "Dite che non vi è altra uscita?Allora dovrò tornare nella casa da dove sono venuta,solo così potrò cercare mio zio e fare in modo che vi giungano le provviste durante la sua assenza,ed anche la mia,per la permanenza necessaria in questo luogo.Se io rimanessi.."Si interruppe un momento.."Se rimanessi..come ci procureremmo io e voi i viveri per queste creature?" Poi Chantal si allontanò,dirigendosi verso l'altare adorno di rose."Le prendo tutte,sorella."E le raccolse in un solo fascio."Oramai è giorno,cercherò di confondermi nella folla come una venditrice di fiori,è necessario che io reperisca notizie sui movimenti dei Ginestrini.Solo così potrò comprendere le sorti di mio zio".Poi a tono blando,inudibile.."E le sorti di tutti noi.." E nello stesso momento un lampante pensiero la costrinse a fredda lucidità.Il suo anello.Una fioraia del volgo non avrebbe mai potuto possederne uno simile. Tornò ad interloquire con la sorella: "Sorella,mio zio mi ha lasciato questa lettera,in essa vi troverete le motivazioni che mi spingono a ritenere prezioso il contenuto di questo vaso."E glielo mostrò."Ora,ascoltatemi,ed abbiate fiducia in me,io farò ritorno,lo prometto,ma voi dovrete custodire questo vasetto fino al mio ritorno.Qualunque cosa accada,nascondetelo insieme alla lettera,non dovrà cadere in mani alcune che non siano le mie.E' la voltontà di padre Adam.Ed io vi supplico di tenerlo riservato."Si tolse poi l'anello,smosse un po' di terriccio contenuto nel vaso,e ve lo nascose ricoprendolo interamente.Confidando in Dio per quanto stava meditando. Ora,però,doveva separarsi da tutti loro. |
"Vi sono grata del vostro impegno, Sir Hagus" ringraziai sinceramente. "Non intendo lasciare ai ribelli l'eredità lasciatami da mia madre, dopo che hanno fatto scempio di tutto ciò su cui sono riusciti a mettere le mani." Mormorai con gravità.
"Prenderò possesso appena possibile del feudo nella bai di Trafford Bridge... ogni vostro consiglio, Lord Tudor sarà ben accetto..." Ero incerta sul da farsi, ma non vedevo l'ora di visitare le terre che erano state di mia madre e le sale in cui era cresciuta, dove dimoravano i ritratti dei suoi avi. "Inoltre... non vedo l'ora di conoscere l'ambasciatore della repubblica di Magnus. Se vuole discutere la questione, sono pronta a fargli intendere che non sono una delle spaventate nobildonne con cui sono abituati a trattare nelle prigioni di Magnus." Strinsi un pugno con determinazione. |
Davanti a quel nutrito guardaroba, Gaynor non sapeva decidersi sulla scelta dell'abito da indossare. Indovinando i piani di Missan, sapeva che lui avrebbe voluto vederla abbigliata in modo sfarzoso e provocante, ma lei era ben decisa a non interpretare il ruolo di seduttrice stabilito per lei dal suo compagno. A Magnus il tradimento era punito con la morte, ma Gaynor aveva bisogno di tempo per pensare alla nuova situazione in cui si era trovata suo malgrado. In lei erano saldamente radicati i princìpi di libertà e di uguaglianza tra le genti, ma capiva che quel modo sanguinario di rincorrerli era sbagliato. Forse quella sera, durante il ricevimento, avrebbe avuto qualche risposta alle mille domande che le affollavano la mente.
Dopo aver passato in rassegna tutti gli abiti, ne scelse uno dei più castigati, di un colore neutro che non faceva risaltare nè la sua carnagione chiara, nè il rame dei lunghi capelli, che mortificò in uno chignon. Raccolto tutto il suo coraggio, raggiunse Missan nel salone. "Eccomi, sono pronta." http://i116.photobucket.com/albums/o...1977/angie.jpg |
“Un nano, milady?” Stupito quel cavaliere dalle parole di Altea. “Non ho visto nessun nano. E quanto a quel capanno di cui dite, sono certo che non si trova nulla di simile da queste parti.”
Ad un tratto si udirono dei cavalli ed altri cavalieri raggiunsero quello che stava parlando con Lyo ed Altea. “Chi sono costoro?” Chiese colui che sembrava essere il capo di quei cavalieri. “Non so, milord.” Rispose il cavaliere vicino a Lyo e Altea. “Potete chiederlo direttamente a noi, milord.” Intervenne Lyo. “Questo almeno comandano le regole della cortesia.” Il capo dei cavalieri allora si tolse l’elmo e mostrò il suo volto: era lord Carrinton. “Vedo che avete una lingua sicura e lesta…” disse a Lyo. “Abbastanza per domandare il nome a coloro che mi stanno di fronte, senza chiedere ad altri di rivelarmelo.” Senza timore Lyo. “Non solo sicura e lesta la vostra lingua, ma anche superba!” Esclamò Carrinton. “E visto che non avete timore di rispondere, ditemi allora cosa ci fate su questa terra.” “Che io sappia questa terra non è di nessuno…” fece Lyo “… e quindi non devo certo risponderne a voi, milord.” “Io sono il più potente dei signori che dimorano nei dintorni” replicò Carrinton “ed è dunque il mio blasone che vi impone di rispondermi.” “Allora di certo voi siete lord Tudor…” fingendo un inchino Lyo “… l’uomo più potente a Camelot dopo sua maestà.” Carrinton restò turbato. “Conoscete lord Tudor?” Chiese. “Sono uno dei suoi cavalieri, milord.” Sorridendo Lyo. “Sono sir Lyo Bahyle e questa gentile e bella dama” stringendo a sé Altea “è la mia dolce sposa lady Altea.” Aggiunse per poi voltarsi verso una sorpresa Altea e ricambiare il suo precedente occhiolino. http://3.bp.blogspot.com/_Gdt6SgFdNN...Picture+28.png |
Lasciata la lettera e il prezioso vaso nelle mani della monaca, Chantal ritornò indietro, verso casa.
Percorse tutto il tragitto dalla cappella fino al passaggio segreto che conduceva nella grande sala del suo palazzo. Qui era tutto buio ed un gran silenzio sembrava dominare ogni angolo della casa. Nel buio Chantal sembrava vedere le sue inquietudini e le sue paure prendere forma. Dalle finestre una pallida luce penetrava e lambiva appena col suo alone quella stanza. Ma ad un tratto la ragazza sembrò udire qualcosa. Un rumore sordo. Poi di nuovo silenzio. Gli occhi della ragazza, abituatisi ormai al buio, sembravano scorgere qualcosa nell’oscurità. Come un’ombra. Poi, all’improvviso, una voce sorse da quelle tenebre: “Vi stavo cercando…” |
L’uomo si voltò a fissare Elisabeth.
“Non troverete compagnia migliore nelle strade, come nelle taverne, madame.” Disse tornando a fissare la porta della locanda. “Lo spettacolo a cui avete appena assistito in strada è, ahimé, molto più frequente di quanto si possa immaginare. I giovani oziano e non lavorano più… sono tutti improvvisamente uomini liberi in questo paese… troppo liberi per accettare che la vita richiede dei sacrifici…” Ad un tratto il suo sguardo mutò. Il locandiere portò due bicchieri di vino e mentre li stava servendo, l’uomo con un carboncino disegnò una “P” sul tavolo. Il locandiere, senza fissarlo, fece finta di pulire il tavolo e cancellò quel misterioso segno, per poi andare via. “Bevete pure, madame.” Disse l’uomo ad Elisabeth. “E’ un ottimo vino ed è stato appena offerto dalla casa.” Dopo alcuni istanti il locandiere tornò per riscuotere il conto. Ma l’uomo lo pagò col misterioso biglietto che aveva ricevuto dal lattaio. “Ditemi…” fissando il locandiere “… potete indicarci dove si può affittare un buon cavallo?” “Dovete risalire la strada dietro la locanda fino a raggiungere il luogo detto Delle Catacombe… ma quel luogo non è per tutti, lì dimorano i morti ed il loro sonno non va disturbato… proseguite sempre seguendo la strada e vi troverete ad una fattoria. Lì ci sarà il vostro cavallo.” “Grazie, amico mio.” Sorridendo l’uomo. “Ecco il vostro resto.” Disse il locandiere restituendogli il biglietto del lattaio. “Grazie.” Annuendo l’uomo. “Andiamo, madame?” Fissando Elisabeth. I due allora uscirono dalla locanda e seguirono le indicazioni del locandiere. Risalirono così la strada fino a giungere in un luogo isolato. Quello detto Delle Catacombe. |
“Però!” Esclamò divertito lord Tudor davanti alla determinazione di Melisendra. “Le dame di Francia, a quanto vedo, non sono soltanto belle, ma anche decise!” E rise di gusto. “Ben detto, milady! Faremo capire al nostro ambasciatore come stanno le cose qui! Nessuno straniero può intimorire o mettere in soggezione un inglese! E voi, milady, siete per metà inglese! E forse, un giorno, lo sarete anche per l’altra metà!” Sorridendo alla ragazza. “Ora, vi prego, andate a prepararvi… il ricevimento comincerà tra pochissimo e stasera, permettetemi, siete ancora nostra ospite.”
“Se non avete altri ordini per me, milord, io col vostro permesso andrei.” Disse Hagus. “Sarete anche voi dei nostri spero.” “Vi ringrazio, milord.” Con un lieve inchino Hagus. “Ma ho un appuntamento molto importante. A più tardi, milord. I miei omaggi, milady.” “Di certo affari di cuore, amico mio!” Ridendo il duca. “Andate pure. A stasera allora, a Dio piacendo.” E salutati i due, Hagus andò via. “Anche io vado a prepararmi per il ricevimento, milady. A dopo.” Disse lord Tudor a Melisendra, per poi ritirarsi nelle sue stanze. |
"Chi siete.Annunciatevi!"Gridò la ragazza alla sagoma che figurava nella semioscurità.
Certo,la paura aveva generato in lei suoni ed immagini che l'avevano tratta in inganno più volte nella notte e lungo il percorso da casa a quell'inaspettato incontro nella cappella. "Chi mi cerca?"Riprese la ragazza imboccando tutto il suo coraggio. Non c'era molto altro che potesse fare se non affrontare quella realtà.Dopo quanto aveva già veduto nei corpi e nei volti che aveva appena abbandonato era pronta a fronteggiare le sue sorti.E,prima o poi,le sarebbe accaduto di scontrarsi con qualcosa di minaccioso ed infelice. Sembrava essere giunto quel momento. |
Gaynor si presentò a Missan pronta per il ricevimento di lord Tudor.
“Sei bellissima, Gaynor.” Andandole incontro Missan. “Sei il perfetto e più alto modello di bellezza di Magnus… calda, passionale, orgogliosa.” Sorrise. “Neanche quel lieve broncio che affiora dal tuo bellissimo volto è capace di affievolire la luminosità dei tuoi occhi.” Le offrì la mano, da perfetto accompagnatore. “Su, amica mia…” continuò “… devi essere radiosa e felice… come il Sole che sorge ed annulla la notte, come Galatea che si anima e rende finalmente uomo Pigmalione… e stasera non trovi che noi somigliamo a loro due? Tu sei bellissima, eppure fredda e distaccata, mentre io cerco di renderti viva con la mia arte… perché anche la diplomazia è un’arte, amica mia.” E sorrise nuovamente. Una carrozza allora li condusse al Palazzo del Belvedere. La nobile dimora dei Tudor era illuminata a festa, sia nei rigogliosi giardini, sia nelle sontuose stanze del palazzo. Appena giunti, un servitore li accompagnò nella sala del ricevimento. “Milord, l’ambasciatore non ufficiale della Repubblica di Magnus, messer Missan, insieme alla sua accompagnatrice, lady Gaynor.” Disse il servitore a lord Tudor. “Messere, cercheremo di dimenticare, per stasera, il vostro governo ed i suoi crimini…” fece lord Tudor “… per potervi considerare ospite soltanto come un privato gentiluomo di Francia… così, siate il benvenuto, messere… i miei omaggi, milady…” mostrando un lieve inchino a Gaynor, per poi allontanarsi da loro. “C’era da immaginarsi una simile accoglienza…” mormorò Missan a Gaynor “… ma non ci lasceremo certo scoraggiare… questa, mia cara, è la tana del lupo… qui ci sono i nostri veri nemici… guardati intorno e cerca di farti un’idea su chi sia veramente questa gente che tanto detesta il nostro governo…” |
Renart sorrise e prese la mano di Talia nella sua.
“Certo, mia cara.” Disse. “Sarà una passeggiata indimenticabile.” “Mi raccomando, voi due…” fece Essien “… ricordate che abbiamo lo spettacolo domani, perciò non fate troppo tardi. E tu cerca di non bere troppo, Renart… già quando sei lucido il tuo volto tende ad essere inespressivo, figuriamoci quando sei brillo!” Restò un attimo a fissarlo. “Pensandoci però… forse l’ebbrezza del vino potrebbe farti bene… chissà, anche donarti quell’espressione in più che tanto manca alla tua mimica facciale e senza la quale non c'è futuro sulla scena… e sia, andate ma badate di non far troppo tardi.” Un attimo dopo Renart e Talia lasciarono il carrozzone della compagnia, per recarsi alla locanda Del Frantoio. Qui presero un tavolo ed attesero. “Non capisco perché sprecare una sera così bella per correre dietro a quel tipo mascherato…” mormorò Renart “… ad essere sincero mi sento anche un po’ stupido…” “Ehi, sei tornato, bel soldato!” Disse una seducente ragazza avvicinandosi al tavolo. “Cosa posso portare a te e alla tua amica? Avete sete o fame?” “Vedo che ti ricordi di me, bellezza!” Esclamò Renart. “E come potrei dimenticarti…” sorridendo la ragazza con fare da civetta “… mi fai così svampita, bel soldato? E poi ieri notte è stata abbastanza movimentata, no?” Renart sorrise. “Allora?” Fece la ragazza. “Facci servire da tuo padre, bellezza.” “Cos’è questa novità?” Sorpresa lei. “Forse io non sono abbastanza brava? O forse a questa tua amica io non vado a genio?” “Nulla di tutto questo, amica mia…” ridendo Renart “… è che ho un conto in sospeso con tuo padre e lui sa come trattarmi.” “Al diavolo!” Esclamò la ragazza, per poi allontanarsi. “Vedi?” Fece Renart a Talia. “Le altre mi mangiano con gli occhi! Dovresti sbrigarti a dirmi di si, altrimenti prima o poi qualcuna mi porterà via da te!” E rise di gusto. In quel momento arrivò il locandiere. “Avete chiesto di me, monsieur?” “Non mi riconoscete?” Sorridendo Renart. “Ieri sera! E ho pure offerto da bere a tutti! Non mi riconoscete?” “In verità no, monsieur…” fissandolo confuso il locandiere “… vedete, viene sempre tanta gente qui…” “Ma come? Allora eravate anche voi sbronzo!” Con insistenza Renart. “Non ricordate neanche di avermi dato questo biglietto?” E lo sventolò sotto il naso del locandiere. Questi allora prese il biglietto e cominciò a leggerlo. “Per Giove!” Esclamò richiudendolo in tutta fretta e ridandolo a Renart. “Siete impazzito, oppure soltanto sciocco?” Avvicinandosi al soldato e parlando a bassa voce. “Se qualcuno scopre questo biglietto finiremo tutti davanti al boia!” “E’ davvero così pericoloso quel foglietto?” Il locandiere lo fissò scuotendo la testa. “In verità a noi della politica importa poco…” continuò Renart “… ma siamo qui per attendere il segnale di cui parla quel biglietto.” “Se volete visitare e conoscere un luogo fuori dal tempo ed inquietante…” cominciò a dire il locandiere, fingendo indifferenza “… allora vi consiglio di visitare il luogo detto Delle Catacombe… ma badate che molti clienti che conoscono quel luogo parlano di strane storie… fantasmi, spiriti… io non ci andrei…” e si allontanò dal tavolo. “Che strano modo di parlare…” mormorò Renart a Talia “… cosa mai avrà voluto dire? Cosa c’entra ora il luogo Delle Catacombe? Il biglietto parlava di un segnale… tu ci hai capito qualcosa, Talia?” |
Daniel era riuscito a tranquillizzare Marco.
“Sono felice di averti ritrovato, Daniel…” con gli occhi lucidi Marco “… sei tutto ciò che resta della mia famiglia… ti voglio bene, fratello mio…” si asciugò gli occhi e sorrise “… sai, vorrei fare una festa… una festa solo per noi due… tutta nostra… solo nostra…” Ma ad un tratto udirono dei passi. Marco per lo spavento corse subito a nascondersi dietro le botti. “Una festa?” Ripeté un uomo sulla porta della dispensa. “Ecco, ci sono anche io!” Ed avanzò saltellando verso Daniel. “Oh, ragazzo!” Esclamò poi fissando il coltello di Daniel. “Metti via quell’affare, non sono mica un tuo nemico!” Scoppiò a ridere, per poi mostrare un vistoso inchino. “Sono Mercien, cercatore di ventura, attore comico di questo grande dramma che è la vita e in attesa di un impiego!” E nel vedere quel buffo personaggio, Marco sorrise ed uscì dal suo nascondiglio. “Chi siete voi?” Chiese a Mercien. “Davvero un attore comico?” “Magari, ragazzo mio.” Sospirando Mercien. “In realtà sono al servizio dell’ambasciatore di Magnus… anche se, come detto, cambierei volentieri mestiere…” |
Alcune ombre si muovevano in quella notte inquieta come sospinte dai lamenti del vento, mentre il mondo circostante, sotto l’alone lunare, sembrava assumere incerti e sbiaditi contorni.
Le ombre avanzarono fino a quando cominciò ad ergersi davanti a loro il tetro, primordiale e gigantesco spettro dell’anello di pietra. Era una costruzione antica ed eretta in un’epoca ormai dimenticata dalla maestria e dalla devozione di un popolo che di certo, più di noi altri, era a suo agio in quello scenario spettrale ed insieme fiabesco. Fra le brecce e le crepe di quell’opera di pietra i pallidi e lunghi raggi della Luna sembravano assumere l’immagine di tormentati fantasmi, a cui il vento pareva voler dar voce. Quelle ombre allora, che sotto la luce della Luna ora si mostrarono nei loro tratti, raggiunsero una sorta di altare in pietra che scavalcarono con disinvolta agilità, per poi ritrovarsi davanti ad un Virgilio pronto a condurli in uno dei tanti aldilà che si nascondono intorno a noi. Quella guida allora portò con se quelle ombre attraverso l’ancestrale scenario di pietre e spettri che dominava quel luogo. Infatti, amici lettori, voi che vivete di riflesso il mondo in cui si muovono i nostri protagonisti, potete solo immaginare, attraverso chi vi parla, la solennità di quelle, un tempo sacre, rovine, le cui forme e proporzioni apparivano ancora più maestose e ciclopiche sotto lo splendore della Luna d’Occidente. Ad un tratto, davanti a loro, comparve una figura che avanzava dall’ombra verso un primordiale arco fatto di rozzi pilastri ed una pesante trave di granito. Quell’apparizione durò solo un istante, il tempo cioè che la Luna attraversasse col suo pallore quell’arco, prima di tornare a nascondersi tra le sottili nubi del cielo e facendo sprofondare poi quell’antica opera nella silenziosa oscurità della notte. Il misterioso personaggio che aveva attirato col suo arrivo la loro attenzione, era avvolto in un lungo mantello scuro, un lembo del quale, avvolto sulla spalla destra, gli copriva buona parte del viso, mentre un largo capello, simile a quello dei briganti corsi, celava il resto. Fece un lieve cenno col capo e gli altri lo seguirono. Alla fine giunsero tutti in una grotta, probabilmente utilizzata come rifugio dagli antichi costruttori dell’anello di pietra. Qui ad attenderli, in piedi davanti ad una torcia che illuminava quell’ambiente, stava un uomo avvolto in un mantello e dal volto coperto da una maschera dorata simile a una bauta veneziana. “Allora?” Chiese l’uomo dalla maschera. “Quali novità ci sono?” “A Magnus ormai hanno raddoppiato i controlli ad ogni angolo” rispose uno di loro “e la Guardia Repubblicana dispone di posti di blocco su ogni strada.” “Le tue gesta li hanno gettati nella paura, capo.” Intervenne un altro di loro. “Le nostre gesta…” precisò l’uomo dalla maschera “… le nostre.” Gli altri sorrisero. “Vedo che manca uno di voi.” Fissandoli. “Capo…” rispondendo uno del gruppo “… ero con lui quando ritornammo a Camelot, poi sulla strada ha incontrato una ragazza e si è proposto di accompagnarla… gli avevo comunicato della nostra riunione, ma…” “L’amore ha un richiamo, talvolta, più forte della giustizia…” disse l’uomo dalla maschera dorata “… ma non possiamo mai dimenticare il nostro impegno… ritrovatelo ed accertatevi che non commetta più leggerezze, anche perché i nostri nemici ormai ci tengono d’occhio… a proposito, avete saputo del nuovo ambasciatore?” Chiese ai suoi. “Si, capo.” Annuendo il primo fra loro che aveva parlato. “E non è un uomo qualsiasi… è Missan, il numero tre del regime.” “E’ giunto solo in Inghilterra?” “No, è insieme ad una donna, anch’ella Ginestrina, ed un terzo individuo che però non sembra essere né un politico, né un militare.” “Tenete d’occhio quell’uomo, mi raccomando…” fece l’uomo con la maschera “… quello è il nostro vero nemico… Missan…” mormorò “… il nostro vero nemico… voglio che sia sempre sotto controllo. Ovunque si trovi, sia in Inghilterra, sia in Francia, uno di voi deve sempre essergli alle calcagna.” “Si, capo.” “Altri ordini, capo?” Chiese un altro di loro. “Si…” fissandoli l’uomo mascherato “… voglio che nessuno di voi si faccia catturare o uccidere. Intesi? Non voglio perdere nessuno di voi.” Tutti loro, a quelle sue parole, lo fissarono con ancora più ammirazione. “D’accordo, capo.” “E’ tutto, amici miei.” Disse l’uomo dalla maschera. “E’ tutto. Potete andare.” Un attimo dopo di loro non ci furono più tracce in quel desolato scenario, lasciando solo il vento ad ululare tra le pietre e i miti di quel luogo dimenticato dal tempo e dagli uomini. http://img35.imageshack.us/img35/9909/giglioverde.jpg |
Mi ritirai nelle mie stanze e chiamai Giselle.
"Devi aiutarmi, cara Giselle... devi farmi diventare proprio come la mamma, quando la aiutavi a prepararsi per le cene politiche di mio padre. Questa sera dovrò essere affascinante come lei, ma anche sottile e volitiva come papà... l'ambasciatore della repubblica di Magnus dovrà capire a prima vista con chi ha a che fare." Dopo aver visionato molti abiti ne indossai uno che racchiudeva in sè tutti i colori della famiglia dei Wendron. Giselle mi acconciò i capelli e li ornò con i preziosi gioielli di mia madre, come tante volte aveva aiutato lei a fare lo stesso. Mi vennero le lacrime agli occhi a quel pensiero. Non avrei permesso a quell'ambasciatore di prendersi ciò che era mio per diritto di sangue. Quel sangue che loro avevano versato. La sfumatura rossa dell'abito mi ricordava le fiamme che avevano avvolto l'ala est del castello di Beauchamps, all'arrivo dei ribelli. Quel fuoco aveva devastato i miei ricordi e fatto crollare tutte le speranze di salvezza di mio padre. Per un attimo mi domandai se l'odio che provavo verso quegli uomini sarebbe mai cessato, ma appena vidi il riflesso dei miei occhi nello specchio mi resi conto che non mi sarei data pace finchè non avessero pagato per quello che avevano fatto alla mia famiglia. Fino a che punto sarei arrivata pur di placarmi? Quella domanda rimase senza risposta. Senza pronunciare una parola mi alzai dal tavolo da toeletta e varcai la porta della mia stanza. Scesi le scale, diretta alla sala dei ricevimenti. In cuor mio pregai per avere la forza di celare i miei propositi di vendetta. Sollevai lo sguardo al cielo, ma ciò che vidi furono solo gli sfarzosi soffitti ricchi di stucchi dorati. Sospirai. Poi sorrisi. Era il momento di conoscere il mio nemico, dunque entrai nella sala. http://28.media.tumblr.com/tumblr_lj...39mho1_500.jpg |
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Arrivai dove da qualche giorno desideravo tornare...gli antichi ruderi del castello erano là...immersi nel silenzio del luogo, come se fossero un altra parte del mondo..dove mai nessun uomo avrebbe mai osato mettervi piede. I resti della vecchia torre erano illuminati dei raggi del sole che a stento riuscivano a penetrarvi... Scesi da Starlight ..alcuni passi a piede e finalmente per la sua gioia un piccolo ruscello...se mi meritava un po di ristoro..devo ammettere di averlo tirato al galoppo un po troppo... legai le sue briglie ad un tronco la accanto e mi addentrai nel vialeto che portava alla vecchia torre. Ad un certo punto come per incanto...udi una dolce musica , provenire da lontano...era un suono a me familiare...un suono che adoravo tanto sin da bambina.. si!!! erano cornamuse...cercai attorno a me chi poteva suonare in quel modo cosi celestiale...ma non scorsi nulla...camminai ancora, lasciandomi trasportare da loro... |
Non appena entrammo nella taverna il frastuono delle risa e il tintinnio dei bicchieri ci avvolse.
Non c’era che dire, pensai tra me, quello era il luogo ideale se si volevano incontrare persone senza dar troppo nell’occhio o scambiarsi messaggi più o meno segreti... Ci sedemmo ad un tavolo in disparte e io iniziai a scorrere i volti degli avventori... non sapevo perché o in cerca di che cosa, ma avevo la sensazione che quando lo avessi trovato l’avrei capito. Stavo ancora muovendo gli occhi per la sala quando una ragazza, poco aggraziata e dal tono di voce forse un po’ troppo alto, ci raggiunse. Non le prestai molta attenzione, continuando a scrutare ogni singolo volto in quel luogo pur caotico e chiassoso, e lasciai che fosse Renart a vedersela con lei, certa di non far torto a nessuno dei due. Citazione:
Tuttavia, proprio in quell’istante, vidi il locandiere avvicinarsi al nostro tavolo. Tentai di fermare il flusso delle parole di Renart per un paio di volte, ma sempre con scarso successo... Certo, non si poteva davvero dire che la diplomazia fosse il suo punto forte... pur tuttavia, anche se tutt’altro che prudentemente, Renart riuscì a farsi dire qualcosa dall’uomo. Citazione:
“Già, il biglietto parlava di un segnale...” risposi in un sussurro, aggrottando la fronte con aria pensosa “Mentre il locandiere vorrebbe mandarci alle Catacombe... perché? Qual è il legame?” Riflettei ancora per un istante, ma c’era una sola cosa da fare e quell’unica soluzione mi si parò in un secondo davanti agli occhi con assoluta chiarezza... “Dobbiamo dividerci, Renart!” dissi, alzandomi in piedi “E’ l’unico modo per risolvere la questione!” Aggirai il tavolo e lo raggiunsi... “Faremo così...” dissi, chinandomi appena e parlando vicinissima al suo orecchio “Tu resterai qui per vedere se accade qualcosa. Tieni gli occhi aperti e la bocca chiusa, mi raccomando... e cerca di non metterti nei guai! Quanto a me, farò una passeggiata al chiaro di luna... il giorno che siamo arrivati ho notato delle rovine sulla collina appena fuori città... forse non è niente, ma tanto vale andare a dare un’occhiata! Ci vediamo tra qualche ora, sulla via che porta al carrozzone, va bene?” Gli sorrisi un momento poi gli posai un leggero bacio sulla guancia: “Sta attento... e vedi di non tardare all’appuntamento: non ti conviene farmi aspettare!” Poi mi rialzai e mi avviai verso l’uscita. |
Mi sentivo spettatrice di uno spettacolo di cui non avevo pagato il biglietto, ero partita per una missione ben precisa e mi si stava rivoltando il mondo contro...Ginestrini, Pomerini...ma chi diavolo erano......Seguii tutti movimenti, il locandiere...Monsieur e tutti quelli che ci stavano attorno, segretezza tutto in grande segretezza........sapevo cosa significava non portare fuori cio' che si diceva all'interno.....ma i luoghi erano diversi.....attesi che il locandiere ritornasse al suo " Normale" lavoro...." Monsieur, scusate se mi intrometto, giusto per sapere, ma voi...vi rendete conto che dovremmo passare un luogo sacro ai morti, per arrivare ad avere un cavallo. E' vero che bisogna avere paura dei vivi......ma mi hanno insegnato a non disturbare i morti per il gusto di farlo......" Il punto era che mentre cercavo di fargli capire cosa mi passava nella mente mi sentii trascinata fuori dalla locanda, non si accorgeva che il mio braccio era in suo possesso e nel seguirlo stavo urtando tutti quelli a cui passavo vicino. " Ma che cosa vi ha preso....avete il demonio alle calcagna ?...ascoltate bene, non so che posto sia il luogo delle catacombe, non so chi incontreremo.....non so cosa mi accadra' ........ ma per l'amor di Dio..volete dirmi che succede ?...."........Sapevo perfettamente cosa fossero le catacombe, la notte per imparare a dominare le paure e a vivere nel silenzio, venivamo mandate da sole dai nostri maestri in alcuni luoghi vicino al nostro villaggio...i primi tempi era un incubo.......poi piano paino si incominciavamo a dialogare con le anime trapassate, a sentirne l'energia......Sapevo perfettamente cosa lo aspettava....
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Fissai quell'uomo.. Era triste.. Dissi:
<<Vieni Marco andiamo alla vecchia torre dello zio magari adesso è libera.. Se volete venire anche voi così potrete narrarci la vostra storia..>> Presi il Cavallo di Sir Guisgard dove salimmo tutti e tre.. Ci lanciammo al Galoppo verso la vecchia torre di mio zio.. Arrivati scesi e la vidi.. Era rimasta uguale.. Delle cornamuse suonavano da qualche parte.. Mi avvicinai alla porta della torre e cercai di aprirla.. Era chiusa.. Misi la mano in tasca e presi una piccola chiave.. Marco mi guardava con sguardo interrogativo.. <<Tenni una copia della chiave quando ce ne andammo ma non l'avevo mai usata prima d'ora..>> Infilai la chiave! Si! La serratura era rimasta invariata.. Entrai.. Dentro era rimasto tutto identico a quando ce ne eravamo andati.. Le lacrime mi salirono agli occhi.. Mi avvicinai a un letto e mi stesi sopra.. |
Sentii abbracciarmi i fianchi e udii le parole folli di Lyo, certo non potevo negare in quel momento altrimenti il nobile signore avrebbe vendicato la presa in giro di Lyo, il quale ancora non aveva capito che la sua arroganza non l'avrebbe portato molto lontano. Mi staccai in modo brusco da Lyo, lanciando verso di lui una occhiata molto eloquente e con un inchino mi presentai "I miei omaggi milord, sono milady Altea Costance O' Kenninghton, sono approdata da poco in queste lande dalla lontana Irlanda. Vi porgiamo le nostre scuse se abbiamo osato entrare nelle vostre terre ma stavo cercando un vecchio capanno che vidi settimane fa, e che misteriosamente è scomparso. Cosi voi conoscete Lord Tudor? Io non ho avuto il piacere di fare la sua conoscenza ma Lyo me ne raccontò". Poi a bassa voce bisbigliai a Lyo "vi prometto ve la farò pagare, in qualche modo per aver detto una grossa bugia, ora dobbiamo fingere di essere sposi o il messere qui di fronte ci getta nel buio delle prigioni"
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La verde campagna inglese.
Il crepuscolo la rendeva ancor più luminosa, mentre in lontananza le colline cominciavano ad accendersi in quei vecchi borghi addormentati ed adagiati lungo i loro pendii. La torre incantata osservava quel mondo che pareva mutare con l’imbrunire, come se creature fiabesche e favolose si destassero con la sera. Ad un tratto quel suono. Una cornamusa scozzese riempì la malinconica e sognante aria della sera con la sua melodia. Gonzaga allora si accorse di una figura che si avvicinava. I capelli tra il castano ed il rosso, la barba curata, il viso disteso e gli occhi socchiusi come se quella melodia racchiudesse chissà quali immagini. “I miei omaggi, milady…” disse Hagus una volta raggiunta Gonzaga “… anche voi qui, lasciandovi rapire dalla magia di questo posto?” Le sorrise dopo un cortese inchino. “Anche io vengo talvolta qui… ci venivo già da piccolo, con i miei fratelli… sapete, i miei genitori decisero di sposarsi qui, nella vecchia cappella di questa torre diroccata… mia madre espresse questo desiderio… era romanticamente innamorata dei romanzi cortesi e cavallereschi… sognava l’Amor Cortese, una vita da romanzo… e mio padre era incapace di dirle di no… il giorno del loro matrimonio, essendo mio padre scozzese, suonarono a festa decine di cornamusa… e spesso io torno qui a salutare questo luogo con la mia cornamusa…” restò un attimo ad ascoltare il silenzio di quel luogo magico “… ma come mai siete qui, milady? Al Belvedere lord Tudor ha organizzato un ricco ricevimento… si adirerà se non vedendovi.” Accennò una risata. “Ed io sono proprio diretto al suo palazzo. Se vi va, possiamo andarci insieme.” |
La torre diroccata era immersa nel buio della sera e sembrava un naturale e sicuro rifugio per quei due ragazzi.
“Questa resterà sempre casa nostra, vero?” Chiese Marco a suo fratello. “Solo qui mi sono sempre sentito al sicuro…” e si adagiò accanto al letto sul quale era disteso Daniel. “Daniel… ora sei stimato… sei al servizio di un nobile signore…” “Eh, già!” Esclamò Mercien che era fermo sulla porta. “Davvero una bella fortuna… così giovane, e già fedele scudiero di un lord inglese… eh, già…” grattandosi la testa “… ma com’è che voi due conoscete questo posto così bene? Questa torre, sebbene ormai vecchia e diroccata, è di sicuro stata eretta da nobili signori… e come mai uno scudiero come te” fissando Daniel “possiede la chiave per potervi accedere?” Da fuori, intanto, si udiva il dolce e malinconico suono della cornamusa di Hagus, che si trovava insieme a Gonzaga davanti all’altro ingresso della torre. |
“Allora recitiamo nel miglior modo possibile, mia cara e dolce sposa…” sussurrò Lyo avvicinatosi di nuovo ad Altea “… più saremo convincenti, più sarà facile che questo superbo aristocratico mangi la foglia…”
“I miei omaggi, milady.” Chinando lievemente il capo lord Carrinton. “E così giungete dalla verde e fiabesca Irlanda… spero allora che la nostra Inghilterra sia degno soggiorno per accogliervi.” Accennando un sorriso. “Un capanno dite? E perché tanto interesse per un misero capanno?” “Vedete, milord…” prendendo la parola Lyo ed assumendo un’aria compiaciuta “… siamo, come detto, novelli sposi e capirete, mio signore, che messer Amore trilla nei giovani cuori… così, conoscendo quel capanno, l’avevamo scelto come giaciglio per le gioie del cuore.” Carrinton fissò con astio quel cavaliere scaltro ed arrogante. “Mi chiedevate di lord Tudor, milady…” tornando a fissare Altea “… stasera nel suo palazzo si terrà un ricevimento… ed io sono proprio diretto là… ho solo ritardato per colpa di quel ladruncolo, ma ci penseranno i miei uomini ad acciuffarlo.” “Si, milord.” Rispose uno dei suoi. “Cavalieri bardati ed armati di tutto punto.” Ironico Lyo. “Mi chiedo come sia fatto questo ladruncolo… forse è un gigante, o magari un orco…” “Cavaliere, siete alquanto insolente!” Disse uno dei cavalieri di Carrinton. “Calma, amici miei.” Fece questi ai suoi uomini. “Il nostro cavaliere, l’avete udito anche voi, è da poco sposato con questa deliziosa dama dal sangue bretone… volete forse già renderla vedova? Ci sarà tempo, ci sarà tempo…” “Allora, visto che devo la vita alla mia bella moglie…” sorridendo Lyo “… ne approfitterò per ringraziarla…” e la baciò con passione davanti a Carrinton ed ai suoi uomini. http://4.bp.blogspot.com/_Wr8-kBRJ-J...20/WEDDING.jpg |
Monsieur uscì dalla locanda, portandosi dietro Elisabeth.
“Madame…” una volta usciti fuori “… mio padre mi diceva sempre che solo due cose sono impossibili da fermare… le forze della natura e la lingua di una donna. Ecco, premesso che il Sole, la pioggia ed il vento non mi danno alcuna noia, vi dirò che trovo alquanto pedante il vostro chiacchierare a vuoto. Dite che abbiamo il diavolo alle calcagna? Vi sbagliate. Il diavolo è ovunque in questo paese. E forse quelle catacombe sono il luogo più sicuro… per restare vivi.” Aggiunse questo attento a non farsi udire. “Vi rivelerò un segreto…” avvicinandosi all’orecchio di Elisabeth “… non ci occorre alcun cavallo… almeno per ora… ora, di grazia, seguitemi.” E presala per mano la trascinò via. Dopo un po’ giunsero ad un luogo deserto e desolato. Solo il vento sembrava dimorare in quel gotico scenario, fino a quando apparve qualcuno. Era un pastore che avanzava verso di loro accompagnato dal suo cane. “I miei rispetti, buon uomo…” rivolgendosi a lui Monsieur “… sapreste indicarci la strada giusta?” Il pastore lo fissò senza dire nulla. “Sappiamo che dietro ci sono i Rossi, che forse da queste parti sono passati i Blu e che ormai non c’è più traccia dei Bianchi…” Il pastore accennò un sorriso. “Rifugiatevi tra i defunti, lì sarete al sicuro…” disse “… perché bisogna aver paura dei vivi, non dei morti…” “E dove riposano?” Il pastore si voltò verso degli spuntoni rocciosi ed indicò tra essi una piccola insenatura. “Grazie, amico mio…” sorridendo Monsieur. “Seguitemi, mia novella Euridice…” rivolgendosi poi ad Elisabeth “… il vostro Orfeo vi condurrà nel regno dei morti… e, al contrario di Euridice, cercate di parlare il meno possibile!” E rise di gusto. |
Chantal fissava nel buio, cercando di scorgere i tratti di quella sagoma che si confondeva tra l’oscurità e le paure della ragazza.
La sagoma restò immobile ed in silenzio davanti a Chantal per alcuni istanti che sembrarono eterni. La Luna per un breve momento, squarciando le sottili nuvole che la coprivano, illuminò la vetrata davanti alla quale era ferma quella figura. Chantal allora vide i suoi occhi ed i tratti del suo volto. Era un ragazzo. Un ragazzo che lei conosceva. “Madame…” disse “… vi ho cercata per il giardino e al pianterreno… vostro zio, padre Adam… ecco… è accaduto qualcosa… io sono salvo per miracolo… sono riuscito a fuggire, ma non sapevo dove andare e con chi parlare…” http://upload.wikimedia.org/wikipedi...wist.avi-1.png |
“Mettermi nei guai?” Mormorò Renart mentre Talia si allontanava dal tavolo. “Si vede che non mi conosci per niente!”
Un attimo dopo la ragazza uscì dalla locanda e subito al tavolo di Renart tornò ad avvicinarsi la figlia del locandiere. “Ti ha lasciato già da solo la tua amica, bel soldato?” Renart rispose con una smorfia. “Non badarci, si vede lontano un miglio che è di quelle con la puzza sotto il naso.” Continuò la ragazza. “Ah, lasciami perdere!” Scuotendo il capo Renart. “Bah, le donne…” con aria insofferente “… correre dietro a quell’idiota mascherato! Giuro che questa è la cosa più stupida che io abbia mai fatto!” “La più stupida è piangerti addosso per quella lì.” Ridendo la ragazza. “Avanti, vuoi davvero passare così la serata?” “Hai un’idea migliore?” “Chissà…” con malizia la figlia del locandiere “… ma questo dipende da te, bel soldato…” Talia, intanto, era già in strada. Qui vi erano ancora i balli e i canti di quei giovani contadini. Allegria, musica e motteggi animavano quella caotica compagnia e tutti coloro che assistevano a quell’improvvisato ed irriverente spettacolo. La ragazza si incamminò allora verso la collina vicina. “Buonasera, madamigella!” Salutò all’improvviso qualcuno. Un carro con diverse persone, aveva affiancato Talia. “Dove te ne vai tutta sola?” Chiese uno di quelli sul carro. Era uno dei carri tanti che attraversavano le strade, portando i giovani contadini da un lato all’altro della cittadina e della campagna a gozzovigliare. “Unisciti a noi per cantare alla libertà e alla fratellanza ritrovata!” Continuò quel giovane contadino. “Siamo diretti sulla collina, dove balleremo e canteremo tutta la notte!” “E faremo l’amore fino all’alba!” Ridendo una ragazza di quella compagnia. “Piano, Esmeralda, o la spaventerai!” Disse una sua compagna. “Spaventarla? E perché mai?” Stupita Esmeralda. “Non ci sono mica più i preti ad invocare i castighi del girone dei lussuriosi!” “E quando mai tu ti sei lasciata intimorire dai proclami dei preti?” Replicò un altro di loro. “Forse solo quando mia madre mi mandò a studiare dalle suore!” “Oh, Cielo! Ti sto immaginando come una suora, Esmeralda!” “Ma di clausura, mi raccomando!” E tutti risero di gusto. “Dai, forza!” Esmeralda a Talia. “Avanti, unisciti a noi!” http://4a.img.v4.skyrock.net/4a2/wil...27_small_1.jpg |
La sala era illuminata a giorno ed i musici accompagnavano l’ingresso degli ospiti con la loro musica.
Nel centro della sala qualcuno si era già abbandonato alle danze, mentre servitori, paggi e valletti portavano sulle tavole vino, liquori ed ogni genere di leccornia. Fatto il suo ingresso molti sguardi furono per Melisendra. La ragazza era infatti un vero incanto ed il suo splendore sembrava non avere eguali, ammaliando i cavalieri ed oscurando le altre dame. Il portamento era fiero, lo sguardo sicuro. Ma nonostante ciò, dentro di lei vi era ansia e paura. “Siete bellissima, madame…” nella sua mente echeggiavano le parole di Giselle “… se solo i vostri genitori potessero vedervi…” “Mia cara, siete un incanto!” Andandole incontro lord Tudor. “Ma perché quel velo di tristezza sta attraversando il vostro meraviglioso sguardo?” Con stupore lord Tudor, avendo colto l’inquietudine della giovane. “La tristezza e la malinconia sono fatte per i mortali, non per una dea.” Sorridendole. “Venite, vi prego…” porgendole il braccio “… la mia pupilla, lady Gonzaga non è ancora giunta e quanto a mio nipote, beh, l’avete conosciuto anche voi e sarei uno sciocco se mi aspettassi qualcosa da lui… volete allora essere voi ad affiancarmi come padrona di casa, milady? Badate che un rifiuto mi addolorerebbe.” La condusse allora a conoscere i vari ospiti, il meglio dell’aristocrazia inglese. “Vedo che siete a vostro agio qui, madame…” disse all’improvviso qualcuno alle sue spalle “… le mie felicitazioni nel ritrovarvi sana e salva in questa nobile terra… fortunatamente non avete condiviso il triste destino della vostra famiglia…” sorridendo Missan “… almeno… per ora…” “Ah, milady…” turbato lord Tudor “… vedo che avete appena fatto la conoscenza di messer Missan, privato gentiluomo di Francia.” “Fortunatamente la fama della bellezza dell’ex duchessa Du Blois è nota a tutti a Magnus…” mostrando un lieve inchino Missan “… è un onore, madame…” ed un sottile ghigno sorse sul suo volto. http://www.wearysloth.com/Gallery/Ac...8230-29794.jpg |
Al braccio di Lord Tudor riacquistai tutta la mia sicurezza, mentre mi presentava ai suoi ospiti.
Improvvisamente una voce conosciuta si intromise tra le piacevoli chiacchiere e le presentazioni. Ancora prima di voltarmi sapevo esattamente chi mi sarei trovata davanti. "Messere..." lo salutai come un vecchio amico, sorridendo. "Se sono nota a Magnus, come dite, è una vera fortuna che la bellezza non sia patrimoniabile, altrimenti dovrei rendervi conto perfino di questo", dissi con tono scherzoso e continuando a sorridere. Poi mi voltai verso Lord Tudor. "Milord, ho già avuto occasione di conoscere messer Missan ad Animos... pardon, Magnus... in circostanze, come dire... precipitose. Sì, credo si possa definire così il tempo che intercorre tra l'arresto e il processo... devo ammettere che non vi avevo subito riconosciuto, messere, il vostro aspetto è ingannevole... potreste passare quasi per un gentiluomo." Il disprezzo trapelava dalle mie parole e dalla gentilezza affettata della mia voce. "Vi auguro un piacevole soggiorno in Inghilterra." Sfiorai il braccio di Lord Tudor, il cui viso esprimeva ancora una certa ansia. |
"Mi hai spaventata!Dov'è mio zio,dimmi,dov'è?"Disse concitata Chantal appena riconobbbe nella sagoma il ragazzo che era venuto a chiamare suo zio su espressa richiesta di suo nonno.Esetien,ricordava si chiamasse,ma non trovò la forza di chiamarlo per nome.
"Rispondimi,te ne prego..sono in pena!Cosa è accaduto,come hai fatto a tornare da solo?" Poi gli corse incontro e se lo strinse al grembo:"Hai avuto paura,piccolo?Vi hanno fatto del male?" "Ora sei quì,è tutto passato"Cercava di rasserenarlo mentre lo stringeva accarezzandogli il capo. "Adesso,ascolta,"chinandosi sulle vginocchia,"è importante che tu mi dica cosa è accaduto.Chi avete incontrato?E di mio zio,cosa sai dirmi?"Cercò di mostrasi calma perchè il ragazzo si acquietasse,ma nell'animo di Chantal si annidavano paura,angoscia,rabbia e frustrazione poichè si sentiva impotente in tutta quella vicenda,e affranta.Poi accarezzò il volto del ragazzo e gli posò un bacio tra i capelli,per poi stringerlo di nuovo a sè ad infondergli protezione. "Sei al sicuro,ora,tranquillo."Gli ripeteva. E ripensò a suo zio mentre le luci del giorno prendevano a schiarire gli ambienti della sala che apparivano sempre più viscerati di desolazione. |
Fissai un pò il soffito.. <<Quanti ricordi..>> guardai Marco con sguardo malinconico e poi iniziai a dire
<<Avevamo più o meno dieci anni.. Era una notte piovosa.. Vivevamo qui da quando eravamo nati insieme ai nostri genitori.. C'erano due uomini nel giardino fuori casa.. Erano Ginestrini e volevamo rubare tutto ciò che avevamo ci minacciarono con un coltello..>> Una lacrima solitaria solcò il mio viso.. <<Mio padre e mia madre per salvarci la vita ci fecero da scudo.. I due assasini rubarono tutto.. Andammo a vivere con nostra zia in paese che per mantenerci dovette vendere la torre.. Poi un paio d'anni fa le nostre strade si divisero fino a oggi.. Quando ce ne andammo tenni una copia della chiave di questa torre.. Mi ero ripromesso di tornare ma fino ad oggi non avevo mai avuto il tempo.. Comunque qui dentro è rimasto tutto come allora..>> Nella camera calò il silenzio.. Marco silenziosamente pianse qualche lacrima.. |
Io ero una gran seccatrice, una donna ovviamente....ma io non gli avevo imposto la mia presenza.....inatnto eravamo giunti in un luogo strano.....un pastore senza pecore.....e il bianco il rosso e il blu....il blu, se fosse stato il nero avrebbe avuto un significato logico, ma il blu fu qualcosa che mi suono' strana.....seguii con lo sguardo le indicazioni dell'uomo, e quello che riusciia vedere non erano soltantogli spuntoni rocciosi, ma la spelonca che a quanto pare era la catacomba indicata dal locandiere...fu breve il saluto tra i due....la mia mano era ormai un unica cosa con la sua....e mentre mi trscinava dette un'altra delle sue fantastiche battute....." Mi spiace se sto disturbando la vostra giornata con ciacole da femminuccia......forse vi siete accorto che sono una donna solo ora, ma forse non vi siete accorto che mi state trascinando da qualche giorno, senza esservi degnato di dirmi quali sono i vostri progetti.....ovviamente per voi sono solo cose da nulla, vi avverto....in quella spelonca, saremo al sicuro....ma potremmo anche essere in pericolo.......e siccome con il regno dei morti ho una certa esperienza......cosa farete, mi pregherete di parlare ?......Euridice....vi ricordo che quando orfeo non senti' piu' i passi della moglie ...voltandosi la rimando' nel regno dei morti........come faro' a farvi sapere che vi sto seguendo docilmente ?.......forse sarebbe meglio che continui a tirare fuori il fiato....non mi perderete di vista.....!!!..."...Smisi di parlare quando incominciammo a salire verso gli spuntoni rocciosi, alcuni erbusti si intrecciarono alla veste, procurando deipiccoli strappi e graffi alle caviglie.......il fatto che mi tenesse per mano mi aiutava a non perdere l'equilibrio.......finche' un varco si aprii..davanti ai nostri occhi e il buio ci si presento' come un velo invalicabile, avevo letto qulcosa di Platone.....la caverna, " Bene mio amato Orfeo.....la vostra Euridice e' pronta, ben venuto nel mondo della verita' ".....questa volta fui io a tyrascinarlo all'interno della caverna....un odore di terra umida....
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Stavo in mezzo a un piazzale davanti a una carrozza che era di propietà del ambasciatore Missan mi fu chiesto da lui in persona di non spostarmi dalla carrozza e cosi obbedi senza dire nulla rimasi fermo in mobile guardandomi intorno e scrutando ogni angolo di quella piazza
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Esetien, grazie alle parole di Chantal, sembrò calmarsi.
Era giunto pallido e visibilmente spaventato. E ripreso un filo di coraggio mormorò: “Padre Adam ed io, dopo aver lasciato questo palazzo, giungemmo presso mio nonno… egli era in fin di vita e chiese a vostro zio di confessarsi e comunicarsi col Corpo di Nostro Signore… ma per consacrare il Corpo ed il Sangue di Cristo c’era bisogno di vino ed in casa noi non ne avevamo…” Fissò Chantal e iniziò a raccontare… “Bisogna procurarsi del vino, ragazzo…” disse padre Adam ad Esetien “…senza quello non posso comunicare tuo nonno…vi è una locanda nei dintorni?” “Si, ma non so se ne hanno...” rispose Esetien “... il vino è un bene raro e prezioso da queste parti...” I due allora si recarono verso la locanda. Era questa un luogo malfamato, senza troppi clienti. “Buonasera, buonuomo...” avvicinandosi al bancone padre Adam “... avete del vino?” “Vino di questi tempi?” Seccato il locandiere. “Dite, ma da dove venite? Non sapete che negli ultimi giorni ci sono state razzie e assalti a case e botteghe? Solo ieri i soldati sono riusciti a riportare l’ordine in città! Tutta colpa di quei dannati Pomerini! Prima hanno affiancato i Ginestrini, poi, forse corrotti dai chierici e dagli aristocratici, hanno deciso di rivoltarsi contro la repubblica! Dannati traditori!” “Vi chiedo scusa, ma abbiamo fretta...” fece padre Adam “... ci occorre del vino con una certa urgenza...” “Io non posso aiutarvi, amico.” Scuotendo il capo il locandiere. “Vedete, l’ultima bottiglia l’ho appena data a quei due soldati...” indicando col capo due militari che bevevano ad un tavolo. “Ehi, amico…” ad un tratto uno di quelli. “Dite a me, signore?” Voltandosi padre Adam. “Si, a voi... abbiamo sentito che volevate del vino... venite qui e ve ne offriremo un bicchiere...” Padre Adam, che prudentemente celava la sua identità, fissò per un attimo Esetien. Il ragazzo si accorse di un lampo che attraversò, per un attimo, l’azzurro degli occhi del chierico. http://lacomunidad.elpais.com/blogfi...4_untitled.bmp “Perdonatemi, madame…” disse, interrompendo il suo racconto, Esetien a Chantal “... potrei avere un po’ d’acqua? Ho la gola secca...” |
L’ingresso di quell’antro.
Dove conduceva? Davvero nell’Aldilà? Nel regno dei morti? “Qui saremo al sicuro…” rompendo finalmente il suo lungo silenzio Monsieur “... meglio i morti che gli spettri… ed ormai questo paese è pieno di spettri…” scendendo in quell’Oltretomba ed aiutando Elisabeth a seguirlo “… spettri e demoni pronti a tormentarci e a rubarci l’anima…” Giunsero così presso un lungo corridoio, un tempo utilizzato per seppellire i morti. Il buio ed il mistero regnavano sovrani, come se non ci fosse altro lì sotto. “Già, siete una donna…” voltandosi verso Elisabeth “… e se anche non me ne fossi accorto prima, ci avrebbero pensato le vostre parole a raffica a ricordarmelo.” Aggiunse sarcastico. “Volete sapere cosa sta succedendo, madame? Bene, sappiate che abbiamo raggiunto un luogo segreto ed inaccessibile ai più… un luogo celato da nomi in codice, segni e segnali… vedete, i Rossi sono i Ginestrini per via dei loro abiti e del sangue che hanno versato, i Blu sono chiamati i nobili per il loro sangue ed infine i Bianchi sono ovviamente i chierici.” Ad un tratto, dalla profondità del corridoio, si accese una luce, probabilmente una torcia. “Ecco, mia cara Euridice, il nostro Mercurio che ci indica la strada…” indicando quella luce Monsieur. I due raggiunsero la torcia e si ritrovarono nel ventre di quella grotta sotterranea. Era illuminata da diverse fiaccole ed ospitava un buon numero di persone. E tutte quelle persone sembravano in attesa di qualcosa. “Ecco…” sussurrò Monsieur ad Elisabeth “… sta per cominciare...” http://www.sentieriselvaggi.it/publi..._blanchett.jpg |
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