Camelot, la patria della cavalleria

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Morrigan 14-04-2011 20.09.21

"Offrirvi la colazione?" rise Morrigan appena si furono seduti al tavolo che l'oste aveva indicato loro "Pensavo piuttosto di offrirvi l'occasione per dimostrare che cavaliere romantico, galante e compito voi siate!"

Si aprì appena il mantello, scrollò i capelli sulle spalle, come se avesse bisogno di mettersi a suo agio prima di iniziare quel discorso. Staccò una mollica dalla forma di pane calda che il locandiere aveva poggiato sulla tavola, la mangiò con gusto e con l'aria di chi sta riflettendo su qualcosa di importante, quindi si protese verso Guisgard e cominciò a parlare piano, attenta a non farsi udire dagli altri astanti della locanda.

"So che ci siamo conosciuti in maniera molto fortuita, signore... e di certo voi avete l'aria di uno che ha viaggiato... vorrei sapere da dove venite, e quali terre avete visto in quest'ultimo anno..."

Lo fissò, quasi occhi negli occhi. I suoi, ambrati, scintillavano di una fiamma segreta in quel momento, una fiamma che nascondeva un forte, oscuro sentimento.

"Vedete..." si affrettò a continuare, per evitare i suoi sospetti "sto cercando un uomo..."

Guisgard 14-04-2011 20.19.37

Il cantastorie si allontanò salutando Dafne da lontano.
“Chi amiamo e tiene a noi” disse andando via “non ci abbandona mai, damigella!”

Intanto, nel cortile davanti alla caserma, Pasuan stava sistemando una sella nuova sul suo cavallo.
“Sta buono… oggi sei particolarmente inquieto, amico mio… quasi quanto me… dai, sta buono e dopo andremo a farci una bella cavalcata…”
Ma in quel momento uno strano suono si diffuse nell’aria.
Il suono di un liuto.
Ed il cavallo di Pasuan cominciò ad imbizzarrirsi.
Il cavaliere ebbe solo il tempo di montargli sopra, che subito il destriero si lanciò in una folle corse.
Sembrava come impazzito e cominciò a divorare la strada, allontanandosi in breve da Capomazda.
E tanto corse che giunse davanti alla vecchia torre diroccata.
E qui finalmente arrestò la sua folle corsa
“Finalmente ti sei fermato!” Gridò Pasuan.
Si guardò intorno e riconobbe quel posto.
Ed il ricordo di Dafne si fece in lui ancora più vivo.

Lady Dafne 14-04-2011 20.30.04

Alla fine avevo deciso di rimanere lì alla torre, avevo pensato che il riparo che mi offriva era molto più sicuro dell'essere completamente immersa nella brughiera. Ero arrabbiata con me stessa: perchè non riuscivo ad essere autonoma? Avevo pure mandato a cercare quel tizio solo per l'evidente necessità! Dio se ero in collera con lui, aveva approfittato di me, del mio dolore, del mio smarrimento...
Poi d'un tratto sentii un gran trambusto, sembrava il galoppo di un cavallo impazito e sembrava anche venire verso di me. Presi paura, istintivamente strisciai stringendo i denti dietro un nocciolo che era cresciuto dentro la torre proprio nella zona più diroccata. Stetti lì ferma trattenendo il fiato, senza far il minimo rumore sperando che quel cavallo e il suo cavaliere proseguissero invece improvvisamente si fermarono!
Il mio sangue gelò, morii di paura quando mi accorsi che avevo lasciato sul vecchio pavimento della torre numerose goccioline di sangue. Sarei stata di certo scoperta!

Guisgard 14-04-2011 20.35.27

“Cercate un uomo? E per farne cosa, milady? Per sposarlo? O magari solo per passarci il tempo? Eh, siete audace!” Disse Guisgard sorridendo a Morrigan. “Albicocche o amarene?” Chiese poi. “La confettura da mettere sul pane, intendo?”
In quel momento entrò un cavaliere nella locanda.
“Sir August chiede nuovi volontari per ritornare nel Gorgo del Lagno! Avanti, cavalieri, il duca potrebbe aver bisogno di noi!”
In quel momento tutti corsero verso la caserma.
“Non si riesce a trovare un momento di tranquillità, qui!” Esclamò Guisgard.

Guisgard 14-04-2011 20.48.50

Pasuan fissò la torre mentre il crepuscolo cominciava ad avvolgere ogni cosa.
Il ricordo dei momenti passati lì con Dafne era ancora vivissimo.
L’eco della sua voce, la luce dei suoi occhi.
E poi la carezza sul suo volto, la sua pelle come la porcellana, il profumo dei suoi capelli.
“Vorrei andare via da Capomazda…” disse tra sé “… non sarei mai dovuto venire qui…”
Accarezzò il suo cavallo e sorrise malinconico.
“Quante donne hanno attraversato la mia vita…” mormorò “… tante che non ricordo nemmeno i loro nomi… eppure fino a pochi giorni fa non era così… fino a quando non è arrivata lei…”
Cominciò ad avvicinarsi alla torre, tirando il suo cavallo per le redini.
Accarezzò le nude pietre della torre e sospirò.
Ma, guardando a terra, si accorse di alcune gocce di sangue.
Legò il suo cavallo ad un ferro arrugginito e portò la mano sulla spada.
Un attimo dopo entrò nella torre.

Guisgard 14-04-2011 20.59.02

Intanto Melisendra era pronta per partire.
Accanto a lei vi era il capitano Monteguard.
“Milady, so che non servirà a nulla dirvelo, ma vi chiedo di ripensarci… è troppo pericoloso!” Disse. “Sceglierò uno dei migliori fra i miei cavalieri… e simuleremo la vostra fuga…” restò un attimo pensieroso “… cominciate a cavalcare… tutto deve sembrare vero… e buona fortuna, milady!”
Frustò allora Pandemonio e subito il superbo destriero si lanciò in una poderosa corsa.
Poco dopo suonò l’allarme nella caserma.

Guisgard 14-04-2011 21.05.20

Nel frattempo, sulla via tra il monastero delle Agostiniane e Capomazda, Gervan, Llamrei e Hastatus erano alle prese con dubbi e timori.
“Si, li conosco…” disse Gervan “… e so che sono pericolosi come serpenti velenosi… ecco perché preferisco discutere di ogni cosa col capitano Monteguard… così sir Hastatus potrà proporgli il suo piano. Credetemi, è la cosa migliore!”
E fece cenno ai suoi compagni di viaggio di ritornare a Capomazda.

Lady Dafne 14-04-2011 22.17.12

Sentii dei passi sul pavimento di pietra. Avevo il cuore che mi batteva a mille, volevo fermarlo temendo che si sentisse all'esterno. Tremavo di paura e mi rannicchiai tutta chiudendomi a riccio malgrado il dolore che provavo.
"Dannato sia quel cantastorie che mi ha convinta a stare qui ferma!" pensai mentre con la coda dell'occhio spiavo attraverso le braccia.
Vidi la punta di una lunga e lucente spada puntare minacciosa verso il mio nascondiglio. Lanciai un grido terrorizzata per poco non venni meno. Un fendente poderoso falciò buona parte dei rami dei nocciolo passandomi a dieci centimetri dalla testa.
"Fermo, fermo, per favore risparmiatevi ve ne prego"
Alzai gli occhi pieni di lacrime verso colui che aveva appena cercato di uccidermi implorando pietà, rimasi a bocca aperta quando mi accorsi che avevo davanti quel famoso cavaliere: "l'impostore!" pensai.
Lui sembrava stupito quanto me di trovarmi lì così...

Morrigan 15-04-2011 01.03.14

Morrigan sorrise, suo malgrado, nonostante la gravità del suo pensiero la spingesse a perdersi molto lontano. Tuttavia la domanda di Guisgard, che era in assoluto quella che meno si sarebbe attesa, la distrasse da quel turbamento e le accese negli occhi una gioia istintiva, quasi bambina.

"Amarene..." rispose, senza nemmeno pensarci un attimo.

Ma proprio in quel momento un cavaliere entrò nella locanda...

“Sir August chiede nuovi volontari per ritornare nel Gorgo del Lagno! Avanti, cavalieri, il duca potrebbe aver bisogno di noi!”

In un attimo ci fu gran movimento nella locanda.

“Non si riesce a trovare un momento di tranquillità, qui!” esclamò Guisgard.

Morrigan si guardò intorno, confusa. Si morse le labbra con disappunto... non era donna da rinunciare ai suoi progetti, lei!
Afferrò la mano di Guisgard, senza esitare, e lo trattenne ancorato al tavolo, ancorato a sè, occhi negli occhi, con un'urgenza e con una temerarietà che faceva somigliare il suo sguardo a quello di un felino.

"Non burlatemi, vi prego... si tratta di cosa importante... e vi darò dei soldi, se volete... molti soldi! Ma ho bisogno che mi diciate se nei vostri viaggi in queste terre avete mai incontrato, o anche solo sentito parlare di quest'uomo... egli è sempre stato molto vicino al traditore, lord Cimarow, e questo mi fa pensare di poterlo trovare qui... ha una profonda cicatrice vicino all'occhio destro e un chiaro accento della Normandia... il suo nome è Saint Roche... Ivan de Saint Roche!"

Guisgard 15-04-2011 01.08.35

Pasuan restò profondamente sorpreso di trovarsi davanti proprio Dafne.
“Tu qui? Cosa ci fai? Da sola in questo posto? E’ buio ormai ed è pericoloso!” Disse rimettendo nel fodero la spada.
Sgranò poi gli occhi a causa di un pensiero che improvviso lo colse.
“Ma allora quel sangue… sei ferita?”
La guadò con attenzione e si accorse della sua gonna sporca di sangue.
Senza esitazione allora la prese in braccio e la posò poi su una vecchia tavola di legno.
“Come è accaduto? Ti fa molto male?”
Un attimo dopo, alzando gli occhi, si ritrovò col suo sguardo in quello di lei.
La preoccupazione per la ferita non gli aveva fatto rendere conto di quanto fossero ora vicini.
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Guisgard 15-04-2011 01.19.01

“Milady… io non sono cresciuto in queste terre…” disse Guisgard continuando a spalmare la confettura sulla focaccia calda “… e non credo di potervi essere utile… forse dovreste chiedere a qualcuno dei cavalieri al servizio del duca… io neanche il nome del traditore Cimarow conoscevo!”
Si voltò verso la porta ad osservare per un momento i cavalieri che correvano da August.
“Io sono un forestiero qui…” aggiunse “… in cerca di un po’ di fortuna… ed ora che ci penso devo ancora guadagnarmi un buon cavallo! Forse sarà il caso che mi aggiunga ai volontari di sir August? Voi che dite?”

Morrigan 15-04-2011 01.33.31

Morrigan si passò la mano sulla fronte, e per un attimo sul suo viso si disegnò un'ombra, un'ombra di sconforto.

"So bene che non siete di qui... ma avete viaggiato... vorrei che faceste appello alla vostra memoria... o almeno..."

Sollevò le lunghe ciglia, lo guardò dritto negli occhi, come se con quello sguardo avesse voluto comprendere in un attimo tutto di lui.

"... promettetemi almeno che mi darete notizie, se mai ve ne giungessero alle orecchie... ormai è più di un anno che vago in questa ricerca... comincio a..."

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Ma non terminò la frase, e la sua voce si mutò in un sottile sospiro.
Scosse il capo, mentre i lunghi capelli le ricadevano sulla spalla, si riscosse e tornò a guardarlo sforzandosi di sorridere di nuovo.

"Sì, avete ragione... andiamo da sir August! Se i suoi cavalieri sono tutti perdigiorno come quel Finiwell, temo che avrà un gran bisogno di noi!"

Guisgard 15-04-2011 02.07.35

"Si, milady..." disse Guisgard a Morrigan "... vi do la mia parola."
E finito di mangiare raggiunsero gli altri cavalieri alla caserma.
Qui in breve molti cavalieri si radunarono nel cortile.
E vi era ad attenderli sir August.
“Avanti, mi serve un pugno di volontari… non deludetemi, cavalieri!”
Molti si proposero ed alla fine furono scelti Guisgard, Morrigan, Finiwell, Cavaliere25, Sir Roman e sir Carfish. A loro si unì di nuovo Perecourt il guardiacaccia.
“Bene, signori…” disse August “… partiremo all’albeggiare.”
Ed infatti, all’alba, August ed i suoi volontari partirono per il Gorgo del Lagno, con la speranza di trovare qualche traccia del loro signore.

Guisgard 15-04-2011 03.27.32

Talia era rimasta sola nella biblioteca.
In lei era appena affiorato il ricordo di suo marito e contrastanti sensazioni si erano impossessate del suo cuore.
Il bracciale.
Non lo aveva più.
Forse Icarius davvero non l’aveva scelto.
Forse non ne conosceva nemmeno l’esistenza.
Forse.
Forse era un segno, una volontà di cambiamento.
Come a voler mutare qualcosa, quella sensazione di perenne solitudine, di angoscia.

“Questo bracciale non ha prezzo…” disse lord Rauger nel metterglielo al polso “… i migliori orafi di Afragogna ci hanno lavorato… è appartenuto a mia moglie…” sorrise e continuò “… sai, le nostre famiglie si odiavano da non so quanto tempo e suo padre si era rifiutato di concedermi la sua mano… allora io le donai questo bracciale, perché lei lo indossasse come segno… una specie di codice noto solo a noi due… lei non poteva parlarmi, né incontrarmi e nemmeno scrivermi… ma quando indossava questo bracciale io sapevo che pensava a me! E tu, nel metterlo, penserai ad Icarius…”

Il ricordi di lord Rauger le attraversò per un attimo la mente.
In quel momento qualcuno entrò nella sala.
“Non mi abituerò mai a questo paesaggio…” disse Matthias “… mi mancano le nostre colline… e poi questo loro pane... bha! Tu come stai?” Chiese. “Avevi detto di volermi mostrare qualcosa… di cosa si tratta?”

Guisgard 15-04-2011 05.17.14

Il Sole penetrava dalle piccole finestre della capanna, disegnando sciami d’orati sui quali sembravano scivolare il canto degli uccelli ed il vibrare delle foglie al vento.
La natura si era destata a quella luminosa e limpida mattinata.
E aperti gli occhi, un senso di pace accolse il risveglio dell’uomo senza passato.
Un odore di latte caldo e pane appena sfornato insaporiva quell’ambiente.
“Buongiorno, mio signore.” Disse Lho, intento a servire quella semplice e profumata colazione.
“Che meravigliosa mattinata...” mormorò Icarius.
“Come va la ferita?”
“Sento solo un lieve bruciore… ma è sopportabile…”
“E la testa?”
“Non avverto più alcun dolore.” Sorrise Icarius.
Fissava Lho con un’espressione serena e sollevata.
Gli occhi, resi luminosi da quell’alone d’orato che aveva invaso l’umile capanna, erano accesi di un azzurro tanto trasparente da permettere quasi di vedere fin nel cuore del duca.
“Venite allora a mangiare o si fredderà tutto!” Esclamò Lho. “Riuscite a camminare, vero?”
“Si, ci riesco.” Rispose sorridendo Icarius.
“E ditemi… a cavalcare?”
“Come sarebbe?”
“I vostri cavalieri vi stanno cercando… non si sono dati per vinti… è ora che torniate a Capomazda, milord.”
“A Capomazda?” Ripeté Icarius sorpreso. “Ma io… non so nulla di quel mondo… non saprei nemmeno come comportarmi…”
“E’ lì il vostro posto.” Sentenziò Lho. “Siete l’ultimo dei Taddei… ed i grandi spesso non possono scegliere la loro vita.”
“Non posso… ho paura… forse non sarò un degno erede della mia stirpe… ma ho paura…”
“Anche Ardea ne ebbe.”
“Chi è Ardea?”
“Un vostro antenato.” Rispose Lho. “Ma la paura non gli impedì di affrontare il suo destino. Ed il vostro è a Capomazda.”
“Lho… verrete con me?”
Il vecchio guerriero lo fissò.
“Sono trent’anni che non metto piede nel palazzo ducale…”
“Proteggerete anche me, come faceste sempre con mio zio?”
In quel momento, nel guardare gli occhi di Icarius, per un attimo, Lho vide un bagliore.
Un bagliore che li attraversava, illuminandoli di una luce non comune.
La stessa luce che il vecchio guerriero vedeva anni prima negli occhi di Rauger.
Un’ora dopo, mentre August ed i suoi setacciavano il Gorgo in cerca di qualche traccia del loro signore scomparso, videro avvicinarsi due uomini a cavallo.
“Chi è la?” Urlò August. “Avanzate e fatevi riconoscere!”
“Viva il re!” Esclamò Lho. “E lunga vita a lord Icarius de Taddei!”
In quel momento il fedele August riconobbe l’uomo che era accanto a Lho.
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Morrigan 15-04-2011 14.28.29

Partirono in gran fretta, tra lo scalpitare dei cavalli.
L'aria era tesa, l'ansia palpabile... come quando si parte per una battaglia... o si torna ad annunciare una sconfitta...
Morrigan aveva ancora sulle labbra il dolce delle amarene e l'amaro per la risposta di Guisgard, ma decise di non pensarci più e si diede da fare per essere pronta a partire.
Lungo il cammino, però, non riuscì ad evitare di guardare quel cavaliere, di tanto in tanto. Lo studiava con discrezione. Quell'uomo, le sue parole, il suo tono, l'avevano turbata profondamente. Talvolta aveva l'impressione che indossasse una maschera, dalla quale a tratti sembrava scivolar fuori una diversa persona, una diversa coscienza. Ripensava alla freddezza che aveva rivelato nel risponderle, a quanto fosse stato conciso, a come avesse accuratamente, in tutto quel tempo, evitato di parlare di sè. Ella gli aveva quasi rivelato il motivo della sua presenza a Capomazda, mentre lui aveva mantenuto, sia con lei che con gli altri, uno stretto risebo sulla propria persona. Eppure mostrava a tratti una natura gioviale e ciarliera, che lo face credere uomo di chiacchiera e compagnia... nasconde qualcosa... c'è qualcosa in lui, nei suoi modi... e fu in quel momento che Morrigan decise di non perderlo d'occhio.
Aveva avuto, immediato, l'istinto di rivolgersi a lui e tuttavia qualcosa le diceva che non poteva fidarsi... non ancora, almeno! Sì, non lo avrebbe perso d'occhio, e in un modo o nell'altro avrebbe capito chi era, e soprattutto che cosa ci faceva ancora a Capomazda.

Era immersa in quel ragionamento, quando fu costretta a levare gli occhi da Guisgard e a guardare la strada che si apriva dinnanzi a loro. Due uomimi a cavallo procedevano al piccolo trotto nella loro direzione. E uno di questi, nonostante i vestiti fossero meno ricchi e fastosi, era proprio Icarius de Taddei.

“Viva il re!” esclamò il vecchio che lo scortava “E lunga vita a lord Icarius de Taddei!”

E quella frase spense in ognuno ogni dubbio. Si fermarono a quel saluto, e Morrigan scese da cavallo. Fissò il suo sguardo su Icarius... com'è cambiato!
Un attimo dopo si domandò il perchè della sua osservazione. Come poteva, un uomo, cambiare in una sola notte? Eppure c'era una luce diversa nel suo sguardo... forse la familiarità con la morte può cambiare per sempre lo sguardo di un uomo... Morrigan fu conquistata da questo pensiero, e un istante dopo vi si smarrì dentro, completamente e con sempre maggiore sgomento...

"Cos'è che chiedi, ragazza? Vuoi conoscere il volto del tuo amore?"
"L'amore è per i poeti e per i cantastorie, vecchia... dovresti sapere, alla tua età, che l'amore non è per le donne!"
La vecchia sorrise e sembrò ignorare il tono sguarbato di Morrigan.
"Parli così per una vecchia ferita..." si limitò a mormorare, con la sua voce piena di saggezza.
Morrigan scosse il capo, infastidita.
"Sono qui per il futuro, strega, non per il passato... sono qui per sapere se la mia ricerca avrà un esito positivo... non chiedo nient'altro!"
Disse questo, e lasciò cadere sul tavolo un taddeo d'oro, il salatissimo prezzo con cui voleva pagare la verità. La vecchia non diede nemmeno uno sguardo alla moneta. Al contrario afferrò la mano di Morrigan e la tirò verso di sè. Cominciò ad accarezzarne le linee, tenendola stretta, mentre il suo sguardo, prima fisso e brillante, si velava sempre più. Morrigan la guardava stupita. L'incenso che bruciava e si levava in riccioli scuri le faceva girare la testa, mentre l'anziana donna sembrava librarsi in spirito insieme a quelle essenza profumante.

"Quando sotto la torre si è installata la luna
un reo ha toccato le bianche scogliere di bruma.
Le stelle si perderanno un giro intero
senza che tu possa lasciare il tuo destriero,
e quando chi era morto tornerà in vita
l'aquila s'involerà nell'ultima salita.
Ma i cuori degli uomini possono mutare
e ciò che non desideri potresti lì trovare..."

La donna tacque di colpo e Morrigan trattenne il respiro.
Nel fondo della vecchia casupola, una candela si spense di colpo e Samsagra, d'improvviso, gettò un grido.
Morrigan sobbalzò sconvolta. Era la prima volta. La prima volta che sentiva la voce di Samsagra. La prima volta che non doveva soltanto immaginarla attraverso i racconti di Morven.
Si era anzata di colpo ed era fuggita via, senza guardarsi indietro.


Guardava Icarius, e i suoi occhi erano persi, la sua mente naufragata... non aveva più pensato a quella notte. Non aveva mai voluto dare un senso a quelle parole. Le sembrava che quella profezia non avesse alcun senso, mentre adesso, di colpo, i pezzi cominciavano a comporsi...

"...quando chi era morto tornerà in vita
l'aquila s'involerà nell'ultima salita..." mormorò piano.

Talia 15-04-2011 15.11.30

Quel ricordo attraversò la mia mente in un baleno... quel bracciale... le parole di lord Rauger... e tu, nel metterlo, penserai ad Icarius, aveva detto... già... non lo avevo più tolto dal polso da quel giorno... chissà poi perché, pensai... ma forse lo sapevo il perché, lo sapevo bene!
Sospirai...
Avevo ancora in mano la pietra che mi aveva dato l’Incantatrice... la studiai per un istante e poi me la legai al polso, all’altro polso...
Strane sensazioni mi invadevano e sembravano quasi sballottare la mia anima qua e là... inconsciamente le mie dita si strinsero intorno al medaglione che portavo sempre al collo, ci giocherellarono per qualche istante, poi fecero scattare il meccanismo e i miei occhi incontrarono di nuovo l’immagine che vi era nascosta all’interno: quel volto, quegli occhi cristallini, quel sorriso spavaldo...
‘Chissà dove sei...’ mi sorpresi a pensare.
‘Chissà a cosa stai pensando...’

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 29095)
“Non mi abituerò mai a questo paesaggio…” disse Matthias “… mi mancano le nostre colline… e poi questo loro pane... bha! Tu come stai?” Chiese. “Avevi detto di volermi mostrare qualcosa… di cosa si tratta?”

Mi voltai, in tempo per vedere Matthias entrare nella stanza e avanzare lentamente verso di me.
Sapevo di avere ancora gli occhi lucidi e vagamente arrossati, così in fretta distolsi lo sguardo e lo puntai di nuovo fuori, stringendo al contempo il medaglione che si richiuse con un piccolo scatto.
“Mi mancano molto le colline di Sygma!” dissi “I loro colori caldi, le mille sfumature e quel loro tipico profumo che ti raggiungeva anche in cima alla torre più alta nelle giornate d’estate... Qui è tutto diverso! Qui tutto è... verde! Mi sono sentita quasi oppressa da tutto questo verde, qualche volta! Ci sono stati giorni nei quali avrei soltanto voluto saltare in sella al primo cavallo e fuggire via... via da Capomazda, via da questo palazzo... avrei voluto galoppare fino a Sygma e rivedere l’ocra delle colline e le foreste che non sono semplicemente verdi!”
Sospirai, poi ripresi...
“Ti sembra possibile? Ho desiderato tanto fuggire via, e adesso che mi basterebbe nascondermi dietro l’ordine di mio padre per partire... beh, adesso non voglio più!”
Feci una breve pausa nella quale i miei occhi continuarono a studiare l’orizzonte lontano, poi sorrisi...
“Ma è sbagliato ciò che dici, la verità è che anche questo posto ha una sua bellezza speciale! Qui il sole è luminoso come in pochi altri luoghi e il cielo è immenso... e, sai... nelle giornate d’estate, in cui l’aria è tersa e limpida, da questa finestra si vedono le montagne lontane e le loro vette sembrano quasi fluttuare sopra un mare di nubi candide... E’ uno spettacolo magico, forse il più bello che abbia mai visto!”
Restammo per un po’ in silenzio, uno vicino all’altra, osservando il paesaggio.
Infine sospirai e qualcosa parve riscuotermi dai più profondi pensieri...
“Ma hai ragione...” gli dissi, allora, con un sorriso vagamente compiaciuto “C’è qualcosa che devi vedere... Vieni!”
Sfiorai la sua manica, invitandolo a seguirmi... uscimmo dalla stanza e prendemmo, quasi di corsa, la scala che portava ai piani inferiori... Matthias mi lanciava strane occhiate curiose, ma mi conosceva troppo bene per non sapere che sarebbe stato inutile chiedere...
Raggiungemmo il giardino così e qui mi fermai.
“Allora...” dissi, con un tono che a sento celava l’emozione “Sei pronto?”
Percorremmo ancora un breve tratto, finché ci trovammo di fronte una vecchia costruzione di mattoni e di fronte ad essa c’era una fontana piena d’acqua nella quale, allegro, stava sguazzando il draghetto.
“Matthias...” dissi orgogliosa “Ti presento Kodran, il mio nuovo amico!”

Lady Dafne 15-04-2011 16.24.30

Pietrificata. Ero letteralmente pietrificata. Non sapevo cosa fare, ero in collera con quell'uomo, ma da un lato ero anche sollevata perchè almeno non ero lì sola e soprattutto ero contenta di essere ancora viva!
Rimasi immobile e non risposi a nessuna delle sue domande, mi irrigidii tutta quando lui mi prese in braccio ma fu per un istante e non ebbi il tempo di reagire.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 29091)
“Come è accaduto? Ti fa molto male?”

Si era accorto deltaglio e, senza pensarci un momento aveva alzato le gonne fino al ginocchio per vedere da dove provenisse tutto quel sangue.
Gli mollai un sonoro ceffone in pieno viso, forte, deciso e rabbioso mentre con una voce gelida come la morte dicevo:
"Non mi toccare mai più! Sono stata al cimitero, ho visto la tomba di mio marito. Io non so chi tu sia, ma so che sei un maledetto approfittatore!"

Melisendra 15-04-2011 17.34.14

Sorrisi riconoscente al Capitano Monteguard. Non c'era bisogno di aggiungere altro. Prima di montare in sella gli sfiorai il viso e gli lanciai un'occhiata piena di gratitudine: "Buona fortuna anche a voi, Capitano! Che il Cielo vi preservi!".
Mi avvolsi nel mantello nero, da cui spiccava la candida veste e sistemai i veli attorno al viso in modo da proteggermi dalla polvere e dal vento.
Pandemonio tese i muscoli, irrequieto e scalpitante... come me non vedeva l'ora di gettarsi nella corsa. Sbuffò. Una frustata lo fece scattare.
Pandemonio era un animale incredibilmente veloce e caparbio, perfino orgoglioso e testardo. Strinsi la briglia e mi piegai in avanti, verso il suo possente collo arcuato e sussurrai "Corri, amico mio.."
Attraversammo di corsa il cortile, le strade e il ponte levatoio... alle mie spalle il trambusto mi fece indovinare che il piano era ormai scattato e presto mi avrebbero inseguita. Pandemonio imboccò con sicurezza la strada che conduceva fuori dal feudo di Capomazda, come se avesse letto tra i miei pensieri ogni dettaglio.
La polvere si sollevava tutto intorno e il sole pomeridiano faceva brillare il crine del mio fedele amico. Pandemonio sembrava avere accettato la sfida e stava correndo come se fosse stato pronto a spiccare un volo. La tensione armoniosa ci aveva fusi in un unico movimento. Alle mie spalle udii rumori di zoccoli in lontananza che battevano il terreno con altrettanta determinazione.
Scorsi il crocevia: dopo quello sarei stata in territorio nemico.
Gridai per incitare Pandemonio, che pareva deliziato da quella corsa a perdifiato. Immaginai i suoi occhi vellutati accesi dall'eccitazione della corsa e sorrisi... bella coppia di pazzi. Lasciai presto il crocevia alle mie spalle, consapevole del fato che avevo scelto.
Con un salto ci trovammo nella boscaglia, al galoppo su un ampio sentiero ben battuto, una lunga curva si apriva davanti ai miei occhi, cosa mi avrebbe aspettato non potevo vederlo giungendo al galoppo, apparentemente la strada curvava dolcemente verso l'ignoto e compresi... il luogo ideale per un'imboscata. E infatti dei rami e dei tronchi bloccavano il cammino. Strinsi le briglie e mi preparai al peggio.
Pandemonio, sorpreso dall'ostacolo, tentò disperatamente di fermarsi e si imbizzarrì. Strinsi le cosce contro la sella e puntai i piedi nelle staffe, nel disperato tentativo di rimanere in sella. Poi cambiai idea e mi lasciai cadere... Gridai. Avevo certamente allertato le sentinelle con tutto quel trambusto. Rumori tra gli alberi... guizzi rapidi tra il fogliame... sperai di non sbagliarmi.
Dolorosamente mi alzai da terra e cercai di placare i nitriti di Pandemonio, che pareva furibondo e irrequieto. Scostai il mantello e il velo e cercai di risalire in sella, ma il mio astuto amico continuò ad agitarsi e io goffamente dovetti rimanere appiedata. A quel punto allentai il sottopancia con un rapido gesto e fissai lo sguardo nei suoi occhi. Fuggi, pensai. Fuggi e ci rivedremo... non potrei sopportare di vederti prigioniero. Ci rivedremo amico mio. Comprese. Mi degnò di due nervose scrollate di dorso e fuggì nitrendo tra gli alberi.
Accadde tutto in un lampo. Il mantello mi cadde di dosso nello scompiglio della fuga di Pandemonio, svelando la mia figura e il pugnale che indossavo alla cintola. Tentai di brandirlo, debolmente. Il velo mi copriva ancora i lineamenti, drappeggiato sul viso e trattenuto dai fermagli. I lunghi capelli mi ricadevano sulle spalle. Feci solo in tempo a gridare "NO!!" e non dovetti neppure impegnarmi troppo a simulare sorpresa. Pregai che i cavalieri al mio inseguimento avessero sentito e avessero già voltato le cavalcature.

Hastatus77 15-04-2011 17.53.45

Mentre tornavamo a Capomazda, continuai a discutere con Gervan:
"E' per questo, che penso che sia un lavoro per soli volontari, il rischio è veramente alto... in più, forse sarebbe meglio che i volontari non siano originari della zona, in questo modo si diminuirebbe il rischio di essere scoperti. Se il vostro capitano accetterà di tentare questo folle piano, penso mi offrirò volontario."

...

"Nel frattempo portiamo il codice a chi di dovere..."

Guisgard 15-04-2011 19.50.41

La brughiera.
Come uno sterminato, inospitale e sconosciuto mare circondava le terre di Capomazda, congiungendole con l’immensa Foresta Verde, da sempre il secolare confine che divideva il ducato da Afragoleia, la grande capitale del regno.
Immense ed inesplorate lande, disseminate da brulle croste rocciose che si aprivano dal terreno, paludi addensate di malaria e selvagge distese di sterpi, rovi e felci capaci di ospitare fiere feroci ed antichi spaventosi miti di un passato ormai dimenticato.
Ai margini di questo mondo era giunta Melisendra, condotta dal primordiale ardore del suo fiero destriero.
Ed al cenno della sua padrona, il superbo Pandemonio era fuggito via.
Ma non altrettanto lesti furono i due cavalieri lanciati all’inseguimento dell’incantatrice per ordine di Monteguard.
Due silenziosi e fatali dardi li colpirono, spaccando il cuore ad uno e trafiggendo la testa all’altro.
Melisendra era a terra, quasi imprigionata tra gli sterpi, quando alcune figure la circondarono.
Erano cavalieri pesantemente armati.
“E’ una donna!” Disse uno di loro.
“Era inseguita…” aggiunse un altro “… cosa ne facciamo, milady?”
Un altro cavaliere giunse.
La figura era elegante ed aggraziata.
Levò l’elmo e fissò Melisendra.
“Chi sei?” Chiese la donna. “Perché eri inseguita?”
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Guisgard 15-04-2011 20.16.46

Pasuan aveva alzato la sua gonna, per controllare la ferita.
Le sue dite erano arrivate a sfiorare le morbide e vellutate gambe di Dafne, quando la ragazza lo colpì con un sonoro schiaffo.
Il cavaliere restò a fissarla senza dire nulla.
Abbassò poi lo sguardo e, come se nulla fosse, disse:
“La fasciatura non è abbastanza stretta… così continuerà ad uscire sangue…”
Strappò un lembo della sua camicia e lo strinse, stretto, attorno alla ferita di lei.
Si slacciò poi il mantello e lo avvolse attorno alle spalle di lei.
“L’aria della sera è fresca e tu sarai già abbastanza debole e stanca…”
Fece un fischio ed un nitrito rispose a quel suo richiamo.
“Vieni, ti riporto a casa…” prendendola di nuovo fra le sue braccia ed avviandosi verso il suo cavallo.

Guisgard 15-04-2011 20.31.42

Intanto, Gervan, Llamrei e Hastatus erano quasi giunti a Capomazda.
“Avete ragione, cavaliere…” disse Gervan a Hastatus “… la missione più che disperata mi sembra un suicidio bello e buono! Ma del resto, nelle condizioni in cui siamo, abbiamo davvero poca scelta! Verso Ovest” indicando la brughiera “il passo delle Cinque Vie è ormai caduto nelle mani delle forze di Cimarow… resta la stretta di Saggesia, che attraversa la Foresta Verde, come unica arteria vitale ancora in mano nostra. Ma perdendo anche quella, Cimarow ci chiuderebbe in una morsa mortale. Appena giunti a Capomazda vi condurrò dal capitano Monteguard ed a lui proporrete il vostro piano.”
Dopo alcune miglia i tre giunsero a Capomazda.
“Sorella…” fece Gervan a Llamrei “… ecco il prezioso codice… portatelo all’abate Ravus. Io invece condurrò sir Hastatus dal capitano.”
E dopo aver chiesto di essere ricevuti, Gervan e Hastatus si presentarono dal capitano Monteguard.
Gervan raccontò quanto accaduto al monastero delle Agostiniane e presentò Hastatus al suo superiore.
“Capitano, questi è sir Hastatus di Camelot… e chiede di arruolarsi nelle milizie ducali.”

Melisendra 15-04-2011 20.41.25

Cercai di rimettermi in piedi il più velocemente possibile e portai la mano al pugnale semi celato dalle pieghe della mia veste. Scostai con le dita il velo e squadrai i cavalieri con un sorriso sospettoso, senza paura. Il cavaliere davanti a me era chiaramente una donna e sembrava essere il capo.
"Il vostro scherzetto per poco non mi costava l'osso del collo... ma vi ringrazio di avermi liberato di quegli uomini..." in cuor mio mi sentii morire. Mossi una mano, simulando un gesto imperioso. "E ora cedetemi il passo, cavalieri!", dissi, facendo riecheggiare la mia voce nella foresta. Una folata di vento fece scivolare i veli sulle mie spalle.
Il bracciale scintillò al mio polso.

Guisgard 15-04-2011 20.43.24

Il viale tagliava in due il giardino e dava sulla campagna circostante, che assumeva intense varietà di verde e giallino man mano che la sera si rifletteva su di essa.
Ravus passeggiava recitando i Vespri da un vecchio libretto che aveva sempre con se.
Ad un tratto uno strano presentimento attraversò il suo cuore.
Quasi istintivamente si guardò intorno, con la netta sensazione di essere spiato.
L’oscurità scendeva lenta sulla campagna, mentre una linea più buia e marcata la separava dalla brughiera, che come un sinistro manto funebre sembrava avvolgere tutto all’orizzonte.
Passarono alcuni istanti ed il chierico riprese le sue preghiere, fino a quando quell’assurda sensazione si fece di nuovo spazio nel suo animo.
Ed in quel momento l’eco di un nitrito lo destò dalle sue preghiere.
Si guardò di nuovo attorno, ma nulla sembrava palesarsi nella campagna circostante.
Avvertì una strana inquietudine, a tratti insostenibile.
“Il duca… dove sarà? Ero convinto di trovarlo qui, nel suo palazzo…” disse una voce alle sue spalle.
Ravus si voltò di scatto.
“Si sono avute notizie di sua signoria?” Chiese il priore Hadoss. “Lady Talia ci ha raccontato tutto riguardo a quel terribile incidente…”
“Chi siete voi?”
“Oh, perdonate la mia leggerezza… sono il priore Hadoss e sono giunto da Sygma per volontà del mio sovrano e padre di lady Talia. Mi accompagna in questo viaggio sir Matthias.”
“Ora capisco!” Esclamò sorridente Ravus. “Io sono l’abate Ravus, confessore del defunto Arciduca lord Rauger! Eh… sua signoria risulta ancora scomparso…” assumendo un’aria preoccupata “… non possiamo fare altro che pregare…”
“Sua maestà ha voluto inviargli un dono, come segno di pacifica convivenza e fratellanza fra le nostre genti… conoscete la leggenda della cavalla di lord Ardeliano?”
“No…”
“Si narra che, una volta divenuto signore di Sygma, i nobili della mia terra vollero donargli una meravigliosa cavalla… aveva un lieve manto turchino, simile alla foschia, secondo qualcuno, che durante il giorno avvolge i monti lontani, o allo scurire che va assumendo il cielo all’arrivo del crepuscolo, secondo altri… fu battezzata Matys e nessuno era mai salito sulla sua sella… Ardeliano però poco si curava delle terre di Sygma e vi soggiornò pochissimo, senza arrivare arrivò mai a cavalcare quella bellissima cavalla…”
“Non conoscevo questa leggenda.” Disse Ravus.
“Ora sua maestà ha deciso di donare a lord Icarius una superba cavalla in tutto simile alla mitica Matys… ed anche il nome è lo stesso… sono certo che questo dono, essendo sua signoria amante della caccia, sarà di suo gradimento. Proprio come la favolosa cavalla di Ardeliano, anche questa non è mai stata cavalcata da nessuno.”
“Voglia il Cielo che possa tornare presto per cavalcarla.”
“Vogliamo pregare insieme?” Domandò il priore.
Ravus annuì ed entrambi recitarono le medesime preghiere per il loro signore scomparso.

Guisgard 15-04-2011 20.52.21

La donna fissò Melisendra con uno strano sguardo.
Enigmatico, indecifrabile, inquieto.
Ma una cosa era palese in quei suoi occhi: sospetto ed un velato astio verso quella misteriosa fuggitiva apparsa dal nulla nel bosco.
Con un gesto rapido e improvviso agguantò la mano dell’incantatrice con la sua frusta, allontanandola dal pugnale.
“Non hai risposto alla mia domanda” disse Aytli “e non amo ripetere le cose due volte… chi sei? E dammi un buon motivo per non sgozzarti qui e lasciare poi le tue carni alle fiere del bosco!”
Ma proprio in quel momento Aytli notò il prezioso bracciale al polso di Melisendra.

Lady Dafne 15-04-2011 21.04.48

Cercai in tutti i modi di divincolarmi dalla sua stretta, non volevo che mi toccasse, non volevo niente da lui. Battei i pugni sul suo petto, lo pizzicai, niente di niente lui continuava a medicarmi come se fosse fatto di roccia. Mettendomi il mantello sulle spalle mi sembrò che oltre che a riscaldarmi volesse legarmi come un salame per farmi stare ferma e buona.
Mi calmai mentre salivamo sul suo bel cavallo, tutto sommato, dopo tutta la paura della notte passata un po' di protezione e calore tra quelle braccia forti mi faceva anche piacere.

Arrivammo non molto tempo dopo a casa mia, mi fece scendere, lui sembrava avere l'intenzione di andarsene.
"Vuoi entrare? Vorrei parlarti, credo di aver diritto ad una spiegazione..."
rimasi in attesa di una sua risposta mentre mi reggevo allo stipite della porta per non cadere.

Melisendra 15-04-2011 21.18.46

"Non scherzare col fuoco, ragazzina..." risi, serafica e divertita.
Non appena scorse il bracciale, il suo viso mutò. Potevo quasi sentire il rumore dei suoi pensieri, si stava domandando chi fossi e quale vantaggio avrebbe tratto dalla mia morte... o dalla mia vita. Cercava di stabilire se ci fosse un'occasione da cogliere oppure no. Probabilmente mi avrebbe uccisa per semplice piacere.
"Uccidermi..." sorrisi sprezzante "che idea ridicola!" Con un rapido movimento sciolsi il polso dalla frusta e me lo massaggiai con indolenza. Con due passi aggraziati mi avvicinai a uno dei cavalieri e sfiorai la lama della spada sguainata. Poi risi, come se l'intera situazione avesse qualcosa di sottilmente comico noto solo a me.
"Il mio nome è Melisendra..." Il bracciale tintinnò al mio polso. "E credetemi, ho un valore decisamente più alto quando la mia testa è ben salda sul mio collo" Mi accarezzai il collo con teatralità e per un attimo la voce si modulò a tal punto da esercitare l'incanto... i cavalieri abbassarono la spada, seguendo il mio volere, quello accanto a me vacillò. Una piccola dimostrazione della mia arte. Sorrisi e mi accomodai su un tronco, congiungendo le mani in grembo come se mi fossi trovata in un elegante salotto da tè.

Guisgard 15-04-2011 21.35.35

Pasuan aveva le redini del suo cavallo fra le mani.
L’aria della sera era intrisa di una leggera umidità e piccole goccioline d’acqua cominciavano a cadere sulla campagna.
Sistemava la sua sella, stringendola al fedele scudiero.
“Hai ragione…” disse senza voltarsi “… ho taciuto la verità ed è come se avessi mentito… ma…” mormorò malinconicamente “… non ti avrei mai fatto del male…”
Respirò profondamente.
“Forse ora è meglio che vada…” aggiunse stringendo nervosamente le staffe della sua sella.

Guisgard 15-04-2011 21.42.50

Quei cavalieri erano come intorpiditi dalla presenza di Melisendra.
Aytli invece sembrava immune a quegli incanti.
“Quel bracciale” disse uno dei suoi “non è un oggetto comune… per averlo lei, o è una nobile, o una ladra. Forse dovremmo interrogarla… non credete, milady?”
“E sia…” mormorò Aytli senza smettere di fissare il bracciale al polso di Melisendra “… la porteremo con noi… datele un cavallo… ma che sia ben legato al mio!”
“Si, milady!”
Poi si avvicinò alla bella incantatrice.
“Ti osserverò con attenzione…” disse Aytli fissandola diritta negli occhi “… e se sei una spia io lo scoprirò… ed allora ti ucciderò con le mie stesse mani…”
Melisendra conosceva bene i suoi simili.
Sapeva che negli occhi si cela la vera natura del nostro prossimo.
E scrutando nel profondo dello sguardo di Aytli, Melisendra comprese che quella donna sarebbe stata il suo nemico più pericoloso.

Lady Dafne 15-04-2011 21.55.22

"No! Resta, entra almeno per un pasto caldo. Hai ragione, sono stata troppo severa con te. Solo un piatto di zuppa per ringraziarti, poi sarai libero di andare per la tua strada"
Per la prima volta quel giorno gli sorrisi, apersi la porta e gli feci segno di entrare.

Mentre cucinavo mi voltai per chiedergli
"Il tuo nome? Non mi hai ancora detto chi sei..."

Melisendra 15-04-2011 22.28.21

Gli occhi di quella donna erano feroci. Non era più vecchia di me, ma qualcosa di crudele sembrava aver già posto radici nella sua anima.
Non le piacevo. Affatto.
Conoscevo quel genere di persona.
Ricambiai l'occhiata malevola con un placido sorriso a fior di labbra e mi alzai. Salii sul cavallo che mi indicarono e la seguii.

"L'hai ucciso?"
"Sì, mio signore", sussurrai continuando a tenere gli occhi rivolti verso il prezioso tappeto su cui appoggiavano le mie scarpine.
"Bene... che ne è stato del prezioso metallo che dovevi localizzare per me?" la domanda mi fece tremare.
"Io... è stato spostato, mio signore..." la sola idea della collera che si poteva scatenare a quelle parole mi fece sbiancare.
"Cosa?" tuonò... mi preparai alla sfuriata, ma parve calmarsi. "Uhm... manderò qualcuno a cercarlo. Tu non mi servi più. Vai, riposati e dimentica questa storia...."
Sollevai lo sguardo e mi ritrovai a fissare i veli neri che gli coprivano il volto. Un lampo d'odio mi accese gli occhi. Dimenticare? Impossibile. Probabilmente me lo lesse negli occhi.
"Oh, sì... piccola mia, dimenticherai... qualche mese e ci libereremo anche di questa spiacevole conseguenza..." Mi girò attorno e mi cinse la vita, abbracciandomi da dietro. Appoggiò le mani sul mio ventre e la rabbia montò dentro di me. Lo respinsi con violenza.
"Non oserete!" tentai di strappargli i veli e di colpirlo, ma con un gesto mi fece mancare il respiro. Rideva, con quella risata beffarda che avrei voluto ricacciargli in gola insieme a tutte le sue minacce.
"Non sei nata per essere come le altre donne... piccola mia... e non permetterò che questo ci distragga!" Finalmente potei respirare nuovamente. "E ora andiamo. Si torna a casa."

Quei pensieri si interrupero bruscamente. Il sole andava abbassandosi dietro gli alberi. Mi strinsi nel mantello e fissai la schiena della donna davanti a me con cupa determinazione e consapevolezza: quella donna sarebbe stata la mia morte o io la sua.

Guisgard 16-04-2011 02.35.15

Il gruppo di cavalieri avanzava a passo breve, addentrandosi sempre di più in un territorio ormai lontano dalla legge e dai valori di Capomazda.
Ad un tratto una vasta conca si aprì davanti a loro, cosparsa di chiazze verdeggianti, dalle quali sorgevano a fatica spuntoni di pietra che il Sole morente rendeva simili a luccicanti speroni conficcati nella nuda terra.
Querce, olmi e abeti, piegati e contorti dal secolare vento che soffiava su quel luogo, si ergevano in quella depressione, rendendola oscura e impenetrabile.
E sopra quegli alberi si ergevano quattro massicci dongioni che, come pilastri, sembravano sorreggere un cupo cielo che appariva sul punto di travolgere ogni cosa sotto di esso.
Aytli fece cenno ad uno dei cavalieri e questo soffiò nel suo poderoso corno.
Un suono simile, come risposta, si diffuse dal castello celato tra quei secolari alberi.
Il gruppo allora avanzò e giunto davanti al maniero fu calato il ponte levatoio.
Una poderosa costruzione in pietra, preceduta da un padiglione ed un portico di granito nero, rappresentava la parte signorile del castello.
Le quattro torri erano unite da alte e massicce mura che correvano intorno all’intera costruzione, avvolgendola e rendendola praticamente inespugnabile.
Contrafforti e barbacani si ergevano lungo quelle mura, rafforzandole e munendole di numerosi punti di difesa, atti a scoraggiare qualsiasi tentativo di attacco.
Il gruppo fu accolto dai servitori ed ognuno tornò al proprio posto.
Aytli chiese udienza al signore del maniero, conducendo con sé Melisendra.
E attesero l’arrivo del loro padrone in una grande sala, arredata da rozzi mobili di gusto sassone, stendardi consumati dal tempo e dalle polvere e teste di animali impagliati inchiodate alle pareti di legno scuro.
All’improvviso si udirono dei passi ed un uomo, dal portamento fiero e scortato da un giovane e da alcuni cavalieri, entrò nella sala.
“Lord Cimarow, sir Nyclos i miei omaggi.” Disse Aytli accennando un lieve inchino.
“Com’è la situazione lungo i confini orientali?” Chiese Cimarow.
“Per ora sembra tranquilla, milord.”
“Vedo che portate con voi delle novità!” Esclamò Nyclos guardando Melisendra. “E’ forse un bottino predato in qualche villaggio, lady Aytli?”
“L’abbiamo incontrata nel bosco… era inseguita da alcuni cavalieri di Capomazda… i cavalieri sono morti, mentre lei…” si avvicinò a Melisendra e, afferrandole il polso, mostrò il bracciale ai due fratelli “… è viva solo perché mi ha incuriosito questo bracciale al suo polso!”
“E’ quindi grazie a quell’oggetto che l’avete risparmiata, milady?” Domandò Nyclos senza riuscire a togliere gli occhi di dosso a Melisendra. “Eh, è proprio vero allora che una donna non deve mai giudicarne un’altra! Sarebbe stato davvero un peccato che una simile bellezza fosse stata uccisa solo per un vostro capriccio, lady Aytli!”
“Quel bracciale…” intervenne Cimarow e zittendo con un cenno suo fratello Nyclos “… non mi è nuovo… eppure non riesco a ricordare dove l’ho veduto… chi siete voi?” Rivolgendosi a Melisendra. “E come avete avuto quell’oggetto?”
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Guisgard 16-04-2011 03.43.05

“No, non devi sentirti in obbligo…” disse Pasuan a Dafne, continuando a sistemare la sella del suo cavallo “… non occorre che tu sia gentile perché ti ho riportata a casa… meglio che ora torni in caserma…”
Accarezzò il suo cavallo e prese le redini per montare in sella.
“Ah…” mormorò senza voltarsi “… ricorda che quella fasciatura domani va cambiata… non fare sforzi inutili… e… scusami ancora, ti prego... ti auguro dolci sogni per stanotte…”
La pioggia aveva bagnato il suo viso e piccole gocce gli scendevano lungo le guance, immalinconendone l’espressione, mentre i suoi occhi sembravano attraversati da tutti i sogni che quella notte poteva portare.
Sogni che, proprio in quella notte, sembravano lontani ed inafferrabili.

Guisgard 16-04-2011 03.50.55

Il cucciolo di drago sguazzava nell’acqua della fontana, tenendo fra i denti un piccolo ramo preso chissà dove.
Agitava a destra e sinistra la testa, schizzando ovunque l’acqua e sempre stringendo il ramo in bocca.
Si immergeva e riemergeva, per poi accanirsi per gioco su quel ramo che sembrava essere diventato il suo compagno di giochi.
Ma a furia di stringere, il ramo, pur se abbastanza massiccio, finì per rompersi tra le acerbe fauci del draghetto, che restò un attimo stupido dalla fine fatta da quel suo primo giocattolo.
Ma appena vide Talia, saltando fuori dalla vasca, le corse incontro, quasi a volerla salutare con i suoi strani versi.
Kodran giocò prima con l’orlo della sua gonna, per poi sdraiarsi a pancia sotto, scodinzolando, come ad attendere le coccole della sua padrona.
“Ma… è incredibile! Non ho mai visto un animale simile!” Disse Matthias stupito. “Che cosa è? Dove l’hai trovato?”

Guisgard 16-04-2011 04.27.29

August sgranò gli occhi.
Incredulo, sorpreso, meravigliato.
Quel volto, quegli occhi, era lui.
Una vita insieme. Fanciullezza e giovinezza.
Nei momenti più difficili, di indecisione, di paura, gli bastava cercare quello sguardo.
Ed ora, di colpo, l'aveva ritrovato.
Avanzò, titubante, di alcuni passi.
I due uomini a cavallo arrestarono il loro cammino quando furono davanti al gruppo di volontari.
“Mio signore…” disse August inginocchiandosi “… Dio sia lodato…” mormorò con un fil di voce.
Perecourt invece non ebbe la forza di dire neanche questo, gettandosi ai piedi del cavallo di Icarius e abbandonandosi ad un pianto quasi infantile.
Icarius si voltò turbato verso Lho.
“Cavalieri…” disse questi “… sua signoria è vivo solo per miracolo…”
“Chi siete voi?” Chiese Icarius.
A quelle parole August e Perecourt si scambiarono uno sguardo di profonda meraviglia.
“Mio signore…” mormorò il fedele cavaliere “… non mi riconoscete?”
“Io… no, non so chi voi siate…”
“Mio signore, io sono Perecourt! Da fanciullo vi tenevo sulle mie ginocchia, rammentate? Vi ho visto crescere!”
Icarius li fissava turbato, tradendo anche una sorta di sincero dispiacere per quella sua impotenza nel ricordare quegli uomini.
“Sua signoria è stato ferito” intervenne Lho “e probabilmente il forte trauma gli ha fatto perdere la memoria…”
“Come sarebbe?” Domandò incredulo August. “E voi chi siete?”
“Sono Lho Tanziul, antica guardia del corpo dell’Arciduca Rauger. Ho raccolto io sua signoria quando è caduto ferito nel Lagno.”
“Mio signore…” avvicinandosi August al cavallo di Icarius “… non temete, ora vi riporteremo a Capomazda, dove sarete al sicuro…” e gli sorrise. “Sir Finiwell, Cavaliere25!” Chiamò poi voltandosi verso i suoi. “Tornate più velocemente possibile a Capomazda ed informate, con la massima segretezza, Izar dell’accaduto e pregatelo di venirci incontro lungo la strada con una carrozza per accogliere sua signoria! Andate, ci ritroveremo lungo la via.”
Senza esitare, Finiwell e Cavaliere25 tornarono subito a Capomazda per informare il filosofo.
Poco dopo anche gli altri presero la via per Capomazda.
Finiwell e Cavaliere25, tornati al palazzo, raccontarono ogni cosa ad Izar.
Questi allora, con la massima segretezza, andò incontro al gruppo di August con una carrozza per accogliere il duca.

Melisendra 16-04-2011 09.47.32

Ero in un mondo che non aveva niente a che fare con le finezze e la grazia capomazdese. Lì tutto sembrava essere un riflesso della spietatezza che scorsi nello sguardo degli uomini intorno a me.
Il signore del feudo era davanti a me e mi guardava con i suoi occhi acuti.
Liberai il polso con uno strattone.
"Mio signore, il mio nome è Melisendra.." mi inchinai di fronte al lord. "Il bracciale apparteneva a Lady Talia, ma ora appartiene a me. E questo deve aver causato quell'indelicato inseguimento fino alla vostra foresta..." Sorrisi. "Una dama deve pur sopravvivere", dissi con un sospiro.
Mi tolsi il bracciale dal polso e mi avvicinai al lord.
"Non so nulla di questa guerra in cui pare che io sia caduta proprio in mezzo... sicuramente Vostra Grazia sa cosa sia un'incantatrice... ed è questa la mia natura, così viaggio e sopravvivo al mondo." Gli porsi il pesante bracciale.
"Se ho fatto qualcosa per attirare le vostre ire, mi auguro che questo piccolo dono possa in qualche modo porvi rimedio." Sfiorai le sue dita, mentre le stringevo attorno al bracciale.
Quel contatto mi fece gustare tutta la forza che scorreva sotto quella pelle. Era come accarezzare un lupo affamato che avrebbe potuto in qualunque momento affondare le fauci nel mio collo. Ma la brama di sangue assomiglia al desiderio più cieco e istintivo, in entrambi i casi vi è una bestia affamata che si risveglia nell'animo umano e grida a gran voce il proprio appagamento.
Arretrai di un passo e squadrai bene tutta la corte del Lord. Cavalieri in arme che mi guardavano curiosi. Il giovane uomo che non mi toglieva gli occhi di dosso doveva essere un parente del Lord, la somiglianza lo suggeriva. Aitly avrebbe tanto voluto sgozzarmi in quel preciso momento, ne ero certa dalla tensione che proveniva dalla sua direzione. Ma io continuai a guardare verso il Lord. A quel punto feci quello che mi suggeriva la prudenza e con un movimento fluido mi inginocchiai.
La veste bianca si era aperta come i petali di un fiore intorno a me e, inginocchiata, con la testa bassa, nella posizione di chi riconosce la superiorità del proprio interlocutore e sa che la propria vita si trova tra le sue mani mani, mi rimisi alla sua benevolenza.

llamrei 16-04-2011 11.40.52

Presi il codice in mano. Lo nascosi sotto la tonaca e lo tenni stretto a me con tutte le cure come se fosse un neonato.
Mi avviai lungo il corridoio cercando l'abate Ravus e pensando a quanto stesse accadendo.
"La porta dovrebbe essere quella" dissi tra me e me. Provai a bussare una volta,..una seconda volta...una terza volta con più forza..ma nessuno mi invitò ad entrare. Afferrai la maniglia. La porta si aprì con poca fatica. La stanza era illuminata dalla luce di alcune candele. Vidi l'ombra sul muro e volsi lo sguardo in direzione dell'unico rumore che sentivo. Un respiro affannoso proveniva dalla mia destra. Vidi un uomo chino su una scrivania

Hastatus77 16-04-2011 13.13.12

"Signore, mentre eravamo nei pressi del monastero, abbiamo assistito al massacro delle monache... il vostro uomo, ha affermato di conoscere gli uomini che hanno compito l'azione. Ha parlato della Legione degli Imperiali, che pensa sia al servizio dei vostri nemici... ora io pensavo che due o tre uomini in seno ai vostri nemici, potrebbe, se questi riescono ad ottenere la fiducia, aiutarvi a risolvere questo conflitto. So che è un piano folle, rischioso e che non vi è certezza della sua riuscita, per questo, se voi accetterete, mi offrirò volontario, e se mi è concesso, cercherò un paio di volontari fra gli uomini che sicuramente vi saranno stati inviati da Camelot... per questo compito, ritengo che siano necessari uomini che non sono del posto.
Mi dispiace imporre tutti questi vincoli... so di non avere poteri qui presso di voi, quindi la decisione finale la lascio a voi."

Lady Dafne 16-04-2011 21.27.43

Non proferii più verbo e lo lasciai andare via. Mi rendevo conto che forse non l'avrei più rivisto, magari era meglio così visto che avrei dovuto portare il mio lutto e che un corteggiatore non sarebbe stato opportuno.
Lo guardai allontanarsi, malgrado non avesse che da percorrere alcune centinaia di metri, correva via veloce approfittando della strada deserta.

Entrai in casa e decisi di mangiare solo un po' di pane, non avevo appetito. Mi coricai subito dopo una velocissima toilette. Non riuscii a dormire sia per il dolore, sia per il freddo che per i pensieri che sembravano rincorrersi l'uno dopo l'altro nella mia mente.
Ripensai a Friederich, alla prima volta che lo vidi. Era stato al matrimonio del Duca con Lady Talia:

"Milady, non avete voglia di ballare? Vi osservo da mezz'ora, siete sempre appoggiata a questo muro. Non vi state divertendo?"

"A dire il vero non volevo nemmeno venire, mi manca l'aria quando ci sono così tante persone in un'unica stanza"
"Signora, questa non è una stanza, è la sala più grande del Palazzo, credo che a nessuno abbia mai fatto quest'impressione tranne che... a me. Anche io odio queste occasioni mondane. Vi piacerebbe se vi mostrassi i giardini del palazzo?"
"Beh sì, mi piacerebbe ma non amo stare sola con persone che non conosco..."
"Avete ragione Milady, sono Sir Friederich, cavaliere del Duca e voi?"
"Sono Lady Dafne di Camelot, sono qui con la rappresentanza di Artù in onore degli sposi."

Già quella sera ci demmo il primo bacio e pochi mesi dopo mi aveva già chiesta in sposa. Era stato un buon marito, l'unico uomo della mia vita e, ovviamente, l'unico che avessi mai amato. Non avrei potuto dimenticarlo mai, e non l'avrei fatto se non altro per il bambino che aspettavo e che era figlio suo.

Però, stranamente, appena chiudevo gli occhi per il sonno era il viso di quel cavaliere misterioso che vedevo, non quello di mio marito. Così preferii rimanere sveglia e la notte passò completamente in bianco.


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