Camelot, la patria della cavalleria

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Altea 13-10-2014 18.25.36

Sorrido benevolmente..i padri hanno sempre avuto un debole per le loro principesse e quanta dolcezza vedo in questo..
p.s. non entro nel discorso di messer Lepre..preferisco ammirare il sorriso di una bella principessina e vorrei immaginarla in un girotondo di arcobaleno assieme ad altre due principessine.:smile:

Buona serata Camelot... :smile:

Guisgard 13-10-2014 19.08.31

Sir Galgan, che splendida giornata avete descritto.
Siete un uomo fortunato, un re nel vostro mondo di felicità.
Quel “poco” di cui parlate è invece tanto, è tutto.
E' Gioia, quella vera.

Buon pomeriggio, Camelot :smile:

Guisgard 15-10-2014 16.14.21

Il nostro buon bardo nel topic degli aforismi ha citato uno straordinario estratto dei pensieri della Santa che si festeggia oggi: Santa Teresa d'Avila.
Una donna meravigliosa, Dottore della Chiesa e tra le Sante più venerate ed amate nella mia antica terra.
Santa Teresa tra le varie virtù annoverava anche uno straordinario senso dell'umorismo che non perdeva neanche nei momenti più difficili.
Si racconta, infatti, che ella soffrisse di gravi dolori alle gambe e che un giorno le apparve un Angelo per consolarla.
Il Divino Messaggero le disse: “Coraggio, queste pene ti sono state inviate da Dio e dovresti rallegrartene, poiché Egli così tratta i Suoi amici.”
E la Santa, lesta, rispose: “Ah, ecco perchè ne Ha così pochi di amici il Signore!”
http://c3.quickcachr.fotos.sapo.pt/i...191_MZzAh.jpeg

Buon pomeriggio, Camelot :smile:

Altea 15-10-2014 16.33.47

Ringrazio sir Taliesin, prima negli aforismi, e poi qui sir Guisgard per avermi parlato di questa Santa o donna straordinaria.
L'ultima frase citata da questa santa e riportata da sir Guisgard ha, comunque, in sè un significato che va oltre alla risposta ironica.

Buon pomeriggio Camelot..:smile:

Galgan 15-10-2014 17.29.46

Concordo con voi, lady Altea, sia per i ringraziamenti ai due nobili messeri, sia per il commento alla frase della santa, oltre il gioviale senso dell'ironia, esprime il senso del fardello e della predestinazione.
E' proprio vero, che certe anime riescono a far piangere ridendo.

Taliesin 16-10-2014 11.59.02

Buongiorno Camelot...
Ierinotte nella vana speranza di cercare tra gli scaffali polverosi delle mie librerie un attimo di sonno ristoratore e rigenerante che non è mai arrivato, mi sono imbattuto in una vecchia antologia per la scuola d'infanzia datata 1891, dove tra varie prose e poesie che richiamavano alle quattro stagioni simboleggiando le varie età ed attività degli uomini, ho raccolto un'insolita ed eretica espressione, considerando l'epoca della stampa del suddetto libro, circa il fenomeno atmosferico della pioggia:

"Piove, Governo Ladro"

Credo che in questi giorni di lacrime e pioggia, dopo tanti anni trapassati, tanti luoghi comuni, tanta "acqua" sotto e sopra i ponti, oltre le facili e prevedibili retoriche, mai espressione potrebbe essere più appropriata.

Taliesin, il Bardo

L'espressione Piove, governo ladro! è usata come bonaria parodia degli slogan contro il Governo e in generale contro il Potere costituito, colpevole di tutti i mali possibili e quindi anche della pioggia.

Secondo Alfredo Panzoni (Dizionario moderno, 1095), la frase nacque come didascalia di una vignetta. Nel 1861 i mazziniani avevano preparato a Torino una dimostrazione; ma il giorno fissato pioveva, e la dimostrazione non si fece. "Il Pasquino" (una rivista satirica) pubblicò allora una vignetta di Casimiro Teja rappresentante tre mazziniani al riparo della pioggia dirotta e ci mise sotto la legenda: "Governo ladro, piove!".L'espressione divenne poi il motto della rivista.

Popolarmente l'espressione si ripete comunemente per satireggiare l'abitudine diffusa di dare la colpa di ogni cosa al governo, talora anche come espressione di sfogo polemico.

Qualcuno fa risalire l'espressione al fatto che il Granduca di Toscana mise la tassa sul sale. La pesa veniva effettuata sempre nei giorni di pioggia e il sale pesa di più quando è bagnato.

Secondo altri l'espressione "Piove, governo ladro!" nasce nei territori del nord-italia (Regno Lombardo-Veneto 1815-1848) sotto occupazione Austriaca. I contadini, tassati in base al raccolto, sapevano che ad annata piovosa con presunto (dai governanti austriaci) raccolto più abbondante ci sarebbe stato un conseguente aumento delle tasse. Da qui l’uso di imprecare contro il governo quando piove.

Secondo un'altra ipotesi il detto deriva dall' antica Roma, quando i magistrati ed i soldati romani venivano pagati con grano, vino, olio ma maggiormente sale, che quindi quando veniva a piovere nei giorni di paga, questo, il sale, con l'umidità acquistava di peso e quindi ne veniva spartito meno.

Vi è infine un'ipotesi che fa risalire l'espressione alla tassa applicata alla raccolta dell'acqua piovana ai cittadini che avevano come fonte di raccolta le cisterne alimentate dalle grondaie.

Altre fonti la ricondurrebbero al tempo degli egizi, quando il governo dell'epoca aumentava le tasse nei territori che venivano sommersi dalle acque durante le esondazioni del Nilo, ricoprendo il terreno di limo il terreno era più fertile e ciò dava origine alla maggior tassazione.

Taliesin, il Bardo

tratto da: wikipedia

Altea 16-10-2014 14.53.10

Sir Taliesin..grazie per averci fatto conoscere tutto questo e vi stringo la mano...fosse che la pioggia la manda il Governo ma il dissesto ecologico e geologico l'ha creato l'uomo stesso...ma potremmo aprire una parentesi che non si chiuderebbe mai su questo (come l' abusivismo, la sterminazione di foreste........etc) ed entrare in discorsi diciamo troppo "politici".
...ma non può piovere per sempre!!!!

Buon pomeriggio Camelot :smile:

Galgan 16-10-2014 18.58.25

Così è, lady Altea, ed invero taccio perchè ho troppo da dire :neutral_doh:.
Comunque, è vero, non può piovere per sempre.

Taliesin 17-10-2014 12.00.59

Buongiorno Camelot...
Questa notte, nel cuore del dormiveglia di Morfeo nel mezzo al vortice di Ulisse, la Terrra ha tremato ancora come quel lontano giorno sul Sacro Monte, quando l'Infinitamente Piccolo ricevette i segni del Redentore...

Primavera del 1213, probabilmente nel Mese delle Rose, Mmaggio.

San Francesco in compagnia di Frate Leone, divagando sui massimi sistemi alla ricerca della perfetta letizia, girovagavano tra la Toscana e la Romagna in quella terra ancor'oggi chiamata Montefeltro.
Francesco giunse nei pressi della Rocca dei Signori del Montefeltro, dove si stava celebrando un banchetto, e, una volta invitato, tenneuna grande orazione sull' orrore del peccato.

Noi la facciamo facile e veloce ma pensate di essere in una festa medioevale del duecento, chiedete e Vi danno la parola per fare un'orazione "sull'orrore del peccato".

Tra quelle persone, ammaliate dalla su arte oratoria, c'era Messer Orlando Cattanei Conte di Chiusi in Casentino, che rimase profondamente colpiti dalle parole di Francescoe. Tanto è che propose al Santo di regalargli un monte solitario noto con il nome di La Verna, a suo modo di vedere, molto adatto per chi vuol fare penitenza.

Chiusi di Verna divenne la seconda casa di Francesco

Nel settembre 1224, in occasione della Sua ultima salita sul Monte della Verna, Francesco compì il miracolo dell'acqua sgorgante dalla roccia in modo da dissetare la grande sete che era venuta ad un contadino che lo accompagnava verso il Santuario.

In quell'occasione Francesco era stato accolto da una moltitudine di uccelli festanti di fronte alla presenza del Santo ed anticipatori del grande prossimo miracolo.

Infatti fu proprio durante questa ultima ascesa alla Verna che San Francesco ricevette, tra due ali di angeli serafini, le Sacre Stimmate.

Il Divin Poeta Dante all'uopo scrive:


"Nel crudo sasso intra Tevere ed Arno

da Cristo prese l'ultimo sigillo

che le sue membra due anni portarno"

(Dante, Paradiso,cap. XV, vv.106-108)


Ora il Suo corpo portava le piaghe profonde e grondanti sangue come se anch'Egli avesse subito il supplizio della crocifissione.



"Sulle palme delle mani e sul dorso dei piedi si manifestarono delle escrescenze carnose come capocchie di chiodi e, dalla parte opposta, punte acuminate profonde.

Sul costato poi una larga ferita, dai lembi rosseggianti, che versava continuamente sangue, imbrattava le vesti e rigava le carni".



tratto da Vita di San Francesco di Assisi
Casa editrice francescana frati minori conventuali pag. 119

Dal 1226, ogni giorno, all'Ora Nona (le quindici) la processione dei frati attraversa il Santuario per recarsi a pregare alla Cappella delle Stimmate a ricordo di questo grandissimo miracolo.
Nel 1431 La Verna passò (con concessione di Papa Eugenio IV) sotto il dominio di Firenze.

Firenze a sua volta l'affidò ai Consoli dell'Arte della Lana ... che a loro volta l'affidarono alla bravura dei Della Robbia.
La Verna pertanto segue la storia della Signoria Medicea prima e del Granducato di Toscana poi fino all'Unità d'Italia.

Con il Regio Decreto del 1866 che istituì la soppressione degli ordini religiosi, il Comune di Firenze ne rivendicò lo "ius patronati" e ne divenne proprietario fino al 1933.
Infine, a seguito dei Patti Lateranensi, La Verna fu restituita, sotto forma di affitto, ai Frati Minori Francescani.

Tra le tante vicissitudini si segnala che il Santuario fu bombardato durante la seconda guerra mondiale.
Taliesin, il Bardo

brianna85 17-10-2014 12.42.49

Buon giorno camelot come state? Qui piove ogni giorno


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