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Cavaliere25 seguì così quegli uomini.
Salirono su un carretto e si inoltrarono nella selva. Il cielo era cupo e un freddo vento ululava tra le alte cime degli alberi e i monti vicini. Nell’aria si respirava qualcosa di enigmatico, mutevole, inquietante. Gli uomini non dissero nulla per tutto il viaggio. Alla fine, il carretto arrivò davanti ad una piccola casa. Era fatiscente e tutt’intorno si sentiva un fetido che toglieva il respiro. “Mia moglie è chiusa li dentro…” disse l’uomo a Cavaliere25 “… nessuno osa avvicinarsi… chiunque ci prova si ritrova ad essere aggredito dal demone che la possiede…” |
La mia piccola fuga durò poco... decisamente poco!
Guisgard e Sheylon mi raggiunsero in pochi minuti e mi bloccarono... Luthien si innervosì, tanto che dovetti fermarla per farla calmare... Citazione:
“Traditore!” sibilai a Sheylon, passandogli di fronte. Camminai per qualche momento, consentendo così alla cavallina di tornare tranquilla... quando finalmente ciò avvenne, lasciai le briglie e le carezzai delicatamente il muso... “Lo trovi divertente?” mormorai, sollevando su Guisgard uno sguardo furibondo “Bene... mi fa piacere! Mi perdonerai se non rido, ma io non ci trovo niente di allegro in tutto questo! Per te è un gioco, forse... una prova! Ma che cosa ne sai tu di cosa significhi per me, questo? Tu che te ne vai di nuovo, io che di nuovo resto da sola... da sola al Casale aspettando che da qualche parte decidano che cosa fare di me... mio padre o, non so, chiunque sia il mio ‘possessore’ ora! Già... perché io appartengo a qualcuno... è sempre stato così... come... come un oggetto qualsiasi! E tu lo trovi divertente! Trovi che ci sia da ridere!” Inspirai profondamente, i miei occhi erano larghi, incandescenti e vagamente lucidi... la mia voce bassa e aspra... “Vuoi andartene, Guisgard? Vuoi andare a fare il vendicatore solitario in giro per il mondo? Bene... vai! Vai... non ti trattengo più, dato che non vuoi! Ma lasciami in pace, almeno!” Mi voltai, quindi, e presi a camminare in direzione opposta a dove si trovava lui. Luthien mi seguì. |
Guisgard sorrise e Sheylon brontolò.
“Ti ha offeso, amico mio?” Disse alla tigre. “Eh, benvenuto nella gilda! La gilda di quelli detestati da lady Talia!” E rise di gusto. Si mosse allora a passo lento nella direzione di Talia. “Suvvia, mi fai un bel sorriso?” Affiancando la ragazza. “Eh, adoro quando mi tieni il broncio e lo sai! Quante volte da piccoli, dopo averti fatto arrabbiare, ho poi dovuto trovare il modo di farmi perdonare? E chi ti dice che non possa riuscirci ancora?” Ad un tratto si alzò un vento freddo. Il cielo allora cominciò a minacciare pioggia. Guisgard, all’improvviso, si chinò verso Talia e la prese in braccio, facendola poi sedere in sella accanto a lui. Afferrò le redini di Luthien e le legò al suo cavallo. “Passeggerei per ore con te, mia cara…” fissando Talia con un sorriso “… ma temo che tra un po’ giungerà una tempesta… non sarà stata causata dalla tua ira verso di me?” Rise nuovamente e lanciò al galoppo il suo cavallo. “Mi raccomando, tieniti stretta o finirai per cadere!” Galopparono così fino al Casale degli Aceri. |
Elisabeth era intenta ad aiutare quella gente dopo l’incendio alla torre, quando all’improvviso giunge qualcuno.
Erano dei funzionari del regno. “Una donna che si presta ad un lavoro da uomini…” avvicinandosi uno di quelli ad Elisabeth “… ben fatto, milady… del resto, ciò che può fare un uomo, può benissimo essere eseguito anche da una donna…” diede una mano alla donna, per aiutarla ad alzarsi “… milady, sono Berengario di Taburn, Primo Ministro del regno… posso conoscere il vostro nome?” |
Citazione:
Ma lui non mi ascoltava... al contrario, correva come il vento. Io tentai oppormi per qualche momento, ma tutto era inutile, il vento mi sibilava nelle orecchie e mi costringeva a chiudere gli occhi... Poi finalmente il cavallo diminuì l'andatura ed io tornai a guardarmi intorno... gli alberi si stavano diradando, un debole sole illuminava ogni cosa di una tonalità particolare... Poi vidi due alte colonne di pietra ed una sagoma familiare... Eravamo al Casale. Spostai gli occhi su Guisgard... avrei voluto dirgli mille cose... e invece non dissi niente. |
Arrivarono al Casale.
Guisgard fissò Talia. “Non ti avrei mai fatta cadere…” e per qualche istante il suo braccio restò stretto attorno ai fianchi di lei “… e se hai pensato il contrario, allora sei stata sciocca…” I volti erano tanto vicini che i loro respiri sembravano unirsi e confondersi. Poi lui ebbe quasi un sussulto, come a volerla stringere a sé ancora di più. Come a voler cercare le sue labbra e lasciare che tutto il mondo morisse e si annientasse in quel momento. Ma fu un attimo ed il suo sguardo si destò un istante dopo da quella sensazione. “Ecco, ora ti sentirai al sicuro…” mormorò senza togliere mai i suoi occhi da quelli di lei “… ora nessuno di prenderà, forzandoti a fare ciò che non vuoi…” Scese dal cavallo e aiutò poi Talia a fare lo stesso. Un attimo dopo, Brand, riconoscendo la sorella, corse verso di lei. Subito dopo apparvero padre Anselmo e i frati francescani. Infine, restando però qualche passo più indietro, arrivarono quei cavalieri. Nel vederli, Guisgard restò turbato. Riconobbe poi il sigillo della Luna Nascente. Restò inquieto. “E’ lei, padre?” Domandò Carolus, mentre fissava Talia. “Si, milord.” Annuì il chierico. “Cosa sta succedendo?” Domandò Guisgard. “Lui chi è?” Fissandolo Carolus. “Perché era con la ragazza?” “Non temete, milord…” fece padre Anselmo “… è uno dei suoi fratelli.” Guisgard avvertì un’angoscia nel cuore. “Talia, ti prego, seguimi…” prendendo la mano della ragazza padre Anselmo “… accompagnami nel Tempio…” E lì, rimasti da soli, il chierico raccontò tutto a Talia. Guisgard si mise in disparte e qualche istante dopo gli si avvicinò Brand. “Cosa c’è?” Chiese il cavaliere al fratello. “Mi detesti anche tu, immagino…” Brand fece no con il capo. Poi si sedette accanto a lui. “Cosa sta succedendo, Brand?” Fissandolo Guisgard. “Dimmelo, ti prego…” |
Citazione:
Mille pensieri mi vorticavano nella mante, tanto velocemente da produrre un frastuono capace di stordirmi! Sapevo che qual giorno sarebbe arrivato... lo avevo sempre saputo... eppure non me lo ero mai immaginato. Al contrario, avevo sempre fatto di tutto per non pensarci. Per crederlo lontano, in un futuro indefinito e indefinibile. Ed invece... Pensai a Guisgard, alla sera precedente, alla nostra colazione di quella mattina... se solo mi avesse portata via... se solo... Di colpo chiusi gli occhi ed inspirai profondamente. “Capisco...” mormorai infine, riaprendoli e costringendomi a tornare a guardarlo “Però, credevo... insomma... il Maestro ha sempre detto che sarebbe spettato a me decidere il momento di abbracciare quel destino. Insomma... so di non avere scelta, ma almeno... almeno il momento!” |
Non avevo piu' pensato a nulla tranne che a spostare pietre.....la gente era cordiale e nessuno mi chiese nulla,tranne che farmi spazio e collaborare...la cosa migliore quando si stava riflettendo su cosa fare....avevo sentito il rumore dei cavalli...ma nonalzai la testa dal mio lavoro sinoa quando una voce non si rivolse alla mia persona.......avevo le mani nere e le unghie spezzate, il volto era quello di una crbonaia...e il mio bell'abito da ballo adesso non avrebbe fatto girare gli occhi di nessuno....ma mi sentivo piu' in sintonia con quel mondo......" Si...penso anch'io che la donna ha le stesse capacita' di un uomo e viceversa....e' possibile compensarsi......sono Lady Elisabeth Fraser......perdonate se non posso porgervi la mano...non e' nelle condizioni giuste per Vostra Eccellenza....."...........
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Padre Anselmo fissò Talia.
Restò a guardarla per qualche istante, poi scosse il capo. “Forse neanche il maestro immaginava questo giorno…” mormorò “… forse ignorava il loro arrivo… forse aveva pensato a te in questo Tempio e non nel lontano mare Egeo… ma ora tutto è relativo, figlia mia… pensa a te come una privilegiata, una fortunata… sarai come una regina con tanti campioni… e potrai fare tanto bene… aiutare i poveri e proteggere i deboli… Talia…” avvicinandosi a lei “… stai servendo Dio… e forse sei nata per questo ruolo…” Prese allora la mano della fanciulla ed uscirono dal Tempio. Trovarono ad attenderli i francescani e gli uomini giunti dall’Oriente. Nel vedere Talia, i cavalieri mostrarono un solenne inchino. “Siamo giunti per te dall’Oriente…” disse Carolus alla ragazza “… da oggi per te inizierà una nuova vita.” “Dov’è Nestos?” Domandò il chierico a Brand. “Non so…” rispose il ragazzo “… è un bel po’ che non si vede…” “E l’altro tuo fratello?” Chiese ancora padre Anselmo. “Quello giunto con Talia?” “E’ andato via…” rispose Brand “… è corso via in sella al suo cavallo poco fa… era deluso e arrabbiato…” “Noi partiremo all’alba.” Disse Carolus. “Così presto?” Stupito padre Anselmo. “Talia non potrà neanche salutare gli altri suoi fratelli?” “Non abbiamo tempo, padre.” Fece Carolus. “Il nostro vascello partirà domani presto… siamo attesi a Tessalonica.” “Allora sarà meglio che tu vada a riposare, Talia.” Disse il chierico alla ragazza. Era ormai buio. Talia fu allora accompagnata nella sua stanza da padre Anselmo e dopo averla confessata e benedetta, il chierico la lasciò. Anche Carolus e i suoi andarono a dormire. Così, sul Casale, una malinconica e silenziosa sera scese a ricoprire tutto. |
Berengario sorrise ad Elisabeth.
“Il lavoro nobilita sempre, milady.” Disse. “Non devo perdonarvi nulla. Vedendovi, non ho potuto fare a meno di cogliere il vostro sguardo… credo siate una donna molto in gamba.” In quel momento giunse Reas. “Cosa fate, milady?” Meravigliato. “Ci sono i servitori e i soldati! Vi prego, lasciate questa ingiusta fatica!” E prese le mani di Elisabeth, come a volerla allontanare da lì. “Il capitano Reas infondo dice il vero…” sorridendo Berengario “… dedicatevi ad altro, milady… qualcosa di più degno della vostra intelligenza… dono assai raro.” In quel momento arrivò anche la regina, scortata dalle sue dame e da Isolde. “Lady Elisabeth…” fece la regina fissando la donna “… non siate sciocca! E’ lodevole il vostro impegno, ma fuori luogo…” “Magari riesce bene questo lavoro alla nostra dama…” sorridendo Isolde “… del resto, come afferma lei stessa… lady Elisabeth ama i boschi e i lavori campestri.” E rise. “Lasciate questo lavoro” ordinò la regina ad Elisabeth “e abbigliatevi come si conviene ad un ospite.” Fece cenno alle sue dame. “Accompagnate lady Elisabeth nei suoi appartamenti e procuratele abiti adatti. Dopo averle offerto un bagno caldo.” |
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