Lui guardò Altea e non disse nulla.
La prese allora in braccio, tradendo una forza ed un vigore fisico non comuni, portandola verso il letto.
La posò fra le lenzuola e poi si tolse la giacca, la camicia e le scarpe.
Infine i pantaloni, mostrando un fisico asciutto e ben fatto, coperto ora solo dai pantaloni.
“Dimmi...” disse stendendosi accanto a lei “... raccontami ogni tua paura... e nel farlo spogliati, mia cara...” con un tono caldo ed ammaliante.

Sorrisi appena a quelle parole, e mi voltai verso il panorama.
"Giusto, dovremmo andare ad avvertire gli altri e vedere cos'hanno scoperto!" annuii.
Lavoro, lavoro, lavoro.
Come avevo potuto dimenticarmene e pensare per un momento che avrei potuto approfittare di quello scenario e di tutta l'atmosfera.

Accennai un sorriso a quelle parole, ripensando al bacio che gli avevo rubato pochi minuti prima, come un mio personale piacere intimo e segreto, quando forse non era sveglio a sufficienza per notarlo.
"Certo" risposi "A più tardi" lo salutai.
Staccai i miei occhi dai suoi e lasciai la camera, un po' più leggera di quando ero arrivata.

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Mi posò su quel giaciglio morbido ed intriso del suo profumo. Lo osservai mentre si spogliava e rimase coi pantaloni e si avvicinò a me nel letto. Un gesto che mi colpi, così confidenziale e quasi di rassicurazione. Rimasi stupita della sua domanda, come avesse letto il mio timore. Mi alzai, iniziai a sfilare le calze e dissi.. "Temo che poi.. Non ti interessero' più. Non so se ami altre donne.. Se lo fai con altre, e dopo avermi avuta mi lascerai". Sganciando il reggiseno e gettandolo a terra e rimanendo con gli slip davanti a lui, aspettando una risposta.

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Gwen lasciò la camera di Elv e lui poté riposare.
Era una bella mattinata di Sole ed un vento inquieto batteva sul bare azzurro, disegnando alla perfezione i tratti pittoreschi della costa Fleegese.

Fessen sorrise.
“Forse il capo” disse guidando “il capo pensava ad altro?” Guardando Destresya col suo fare brillante.

Lui guardò Altea che si sfilava le calze e poi che si toglieva il reggiseno.
Accarezzò con lo sguardo le sue gambe lunghe e nude, i seni sodi e ben disegnati.
“Potrai restare in questo palazzo per sempre, con me, se lo vorrai...”

"Per sempre.. È una parola grande.. Mi sposeresti pure?" curiosa della sua risposta.

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La giornata era limpida, turchese e dorata insieme.
Il sole era forte e luminoso, schermato da me attraverso gli occhiali scuri.
Camminavo all'ombra degli alberi mossi dal vento, che lasciavano dondolare alcune foglie giù dai rami.
Il panorama era come emerso da un quadro, perfetto nei colori e nelle forme appena arroccate sulle colline.
Mentre passeggiavo tranquillamente, pensavo che non fosse un posto così male, tranne per quel qualcosa che cercava di far fuori tutta la popolazione di Las Baias.

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Lo guardai con uno sguardo pungente.
"Come, credevo fossi tu il capo!" con un leggero sorrisetto impertinente.
"Non facevi tanto il brillante, prima? O lo sai fare solo con le assistenti oche ma le vere donne ti intimidiscono?" con aria provocatoria.
Nonostante fossi una donna di potere amavo i ruoli ben definiti, la cavalleria e tutto il resto, non amavo le donne che prendevano l'iniziativa nè gli uomini che non erano capaci di prendere la situazione in mano.
C'era un motivo se me ne andavo a spasso nel tempo, senza legami nè affetti.
Gli uomini non amavano certo donne come me, amavano le ochette, o le poco di buono, me n'ero fatta una ragione da tempo.