Quel rumore.
Mi guardai intorno, non c'era nessuno.
Eppure l'avevo sentito.
Che fosse il vento?
Ma poi lo sentii nuovamente.
Allora seguii quello scricchiolio.

"Smettila Trevor...tra me e lui non vi è nulla..non sono un' oca che si vanta di storie non esistenti" ma lesta tirai fuori il pugnale dal bustino e lo feci premere sullo stomaco.."vuoi dirmi o ti devo infilzare..avanti.." premendo e guardandolo con occhi di fuoco.

“No, nessun accento straniero.” Disse il medico scuotendo il capo. “Se proprio non sapete chi possa essere, magari lo potreste incontrare...” guardandosi intorno “... era qui fino a poco fa... magari non è ancora andato via...” a Gwen.

Vivian seguì lo scricchiolio.
E fu allora che vide un'ombra scivolare silenziosa tra le nicchie dei Santi.

Ero ancora più perplessa.
Allora probabilmente non era nemmeno Misk.
E allora?
"Grazie mille" sorridendo e incamminandomi poi in cerca di questo misterioso uomo.

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Trevor rise.
“E va bene, non ti scaldare...” disse ad Altea “... ecco... io so dove si trova stanotte il tuo amico... lo sta attendendo una persona che conosco bene... a casa sua...”

Lo sapevo!
Guardai quella figura, e rapida e silenziosa la seguii.

Lo guardai perplessa..fidarsi o no..tanto valeva rischiare "Aspettami..mi porterai li..devo vestirmi.." premendo per far capire io non scherzavo.
Lo feci entrare e indossai la veste bianca indossata quel giorno e misi la pistola in borsa. Scesi e sorridente dissi.."Andiamo..con la mia carrozza" e salimmo.."Louis..Lord Trevor ti dirà dove andare" giocherellando col pugnale.

Gwen comminò per l'ospedale, cercando la misteriosa persona di cui aveva parlato il dottore, senza però vederla in giro.
Fino a quando vide un gruppo di infermiere nel corridoio che parlavano fra loro.

Vagai per i corridoi, ma non vidi nessuno.
Scorsi poi un gruppo di infermiere e mi avvicinai, chiedendo loro se avessero visto qualcuno che corrispondeva a quella descrizione.

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Vivian seguì quell'ombra.
Allora ne vide un'altra muoversi vaga nella navatella, un'altra lungo il presbiterio ed un'altra ancora nel transetto.

“Al Palazzo degli Scrofani...” disse Trevor al cocchiere di Altea.
E la carrozza partì.
“Su, metti via quel pugnale ora...” ridendo Trevor “... non scappo mica...”

Oh, la cosa si faceva interessante.
Ci avevo visto giusto, con Guisgard impegnato a combattere il loro capo, la manovalanza sarebbe venuta qui, credendo di non trovare nessuno.
La cosa migliore era concentrarli in un unico punto, in modo da poterli tenere d'occhio.
Dopotutto ero una fanciulla indifesa, pensai con un sorriso beffardo.
Così uscii nella navatella, leggera e rapida come un'ombra.
"Non perdete il vizio, voialtri, vedo..." La mia voce risuonò nella sala, mentre Damasgrada attendeva impaziente.

"Lo so non scappi ma non mi fido..pensa tu..chi lo sta aspettando e perché invece?" . A parte tutto ero certa lui se la sarebbe cavata ma volevo essergli vicina.

“Si...” disse annuendo una delle infermiere “... era un tipo simpatico, affascinante e galante.”
“Ed anche farfallone direi.” Un'altra di quelle.
“Tutti i ricchi lo sono.” Fece un'altra. “Comunque l'ho visto andare verso la cappellina dell'ospedale.” Indicò a Gwen.

Mi trattenni dall'alzare il sopracciglio stranita a quelle parole.
"Grazie, vado subito allora" mi congedai e mi diressi alla cappellina.

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A quelle parole di Vivian, le ombre, come per un oscuro incanto, presero forma e si materializzarono attorno alla ragazza.
“Togliti di mezzo...” disse uno di quella “... vogliamo solo i tesori custoditi qui... voi...” con un cenno alle altre ombre “... uccidete il resto dei custodi... a lei penso io...” fissando Vivian.
La sua voce, notò Vivian, aveva un che di famigliare.
Le altre ombre obbedirono e svanirono.
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“In verità” disse Trevor ad Altea “è il tuo amico che sta andando a casa del mio conoscente.” Sorridente.

"Ah davvero" imitando il suo stupido sorriso "Vorrà dire lo accompagnero' nella visita di cortesia..almeno dimmi il nome del padrone di casa..Ordifren?" sorridendo col pugnale ben puntato.

Sorrisi a quelle parole dell'ombra.
"Non ci crederai, ma l'avevo immaginato che eravate qui per questo..." Ridendo appena "Ma temo di non potervelo lasciar fare..." Cambiando sguardo.
Restai immobile a quelle parole sui custodi, perché diavolo Guisgard non avesse pensato a delle guardie armate lo sapeva solo lui.
Ma ciò che contava era proteggere i tesori, e mi aveva anche dato un vantaggio, restando da solo con me.
Però quella voce, quella voce aveva un che di familiare.
Ma non mi feci distrarre da quello ed estrassi Damasgrada.

Gwen raggiunse la cappellina dell'ospedale, dove sull'Altare c'era la tatua della Madonna col Bambino.
E davanti ad esso stava una figura, nobile ed elegante, immobile a pregare, quasi assorta ed indifferente al via vai che si sentiva dai corridoi.

“Si...” disse Trevor ad Altea “... è proprio il professor Ordifren... e se gli accadrà qualcosa io denuncerò il tuo amico...”

Vivian non esitò.
Estrasse Damasgrada ed il combattimento iniziò.
La ragazza si mostrò subito abile, ma anche il suo avversario lo era.
E non poco.
I due si batterono tra le nicchie e le semi colonne della navatella, senza però che nessuno dei due prevalesse sull'altro.

Raggiunsi la cappellina.
Davanti all'altare vidi l'uomo di cui parlava il dottore: era elegante, dal portamento nobile, ed era intento a pregare, in maniera così assorta che sembrava quasi indifferente a tutto il resto.
"Perdonate..." mormorai, il più piano possibile, quasi per evitare di turbare la quiete di quel luogo.
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Damasgrada danzava con me, rapida, veloce, affamata.
Come affamato era il mio corpo di tutto quello.
Quel brivido che mi pervadeva, quel lucido sguardo che vedeva ogni cosa, quei pensieri catalizzati e finalizzati solo all'obbiettivo.
Non faticavo a capire cosa spingesse Clio a fare quello che faceva, io stessa ero sedotta ed ammaliata da tutto quello.
Ed era incredibile come mi venisse naturale, come il mio corpo sapesse perfettamente i passi di quella danza ancestrale.
E quanto fosse appagante.
Ero anche quello, e non potevo negarlo.
Così continuai a combattere, anche se il mio avversario era abile.
Ma la cosa non mi dispiaceva, anzi, rendeva tutto ancora più intrigante.
Un colpo, un altro, una finta, un fendente, una puntata.
Un susseguirsi infinito di mosse e contromosse in quello scenario sacro e surreale.

Quella parola appena sussurrata da Gwen e l'uomo, dopo essersi Segnato, si voltò a fissarla.
“Salve.” Disse sorridendo.
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Le spade che tintinnavano, sibilavano, affondavano, paravano.
Ma i due contendenti non riuscivano a primeggiare.
La foga dello scontro li portò a percorrere tutta la navatella, fino a ritrovarsi fuori dalla cappellina.
“Sei abile...” disse l'ombra “... ed io l'ho sempre saputo.”

Non potei non confermare la descrizione che mi era stata fornita dal dottore, era assolutamente attendibile, non c'era dubbio e ricambiai il sorriso.
"Il dottore mi ha parlato di voi, poco fa, e oltre a ringraziarvi per ciò che avete fatto per mio marito, volevo sapere il motivo del vostro gesto, dal momento che noi non conosciamo voi e viceversa... Come mai?" chiesi, incuriosita.
"Oh, scusate... Che maleducata... Mi chiamo Gwen" con un sorriso cortese, porgendogli la mano.
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Quel duello ci prese a tal punto, che ci ritrovammo fuori dalla chiesa, nel giardino rinfrescato dalla brezza notturna.
Poi quelle parole, che mi stupirono, ma continuai a combattere.
Chi poteva essere?
Forse quel tizio conosceva Clio, magari era un altro mercenario e ci eravamo trovati su fronti diversi, o sullo stesso fronte, chi poteva saperlo?
Eppure la sua voce aveva qualcosa di familiare.
"Chi diavolo sei?" Chiesi, senza fermarmi.

Lui prese la mano di Gwen e la sfiorò con un bacio, per poi sorriderle.
“Dalla mano di una ragazza” disse guardando il palmo della mano di lei “si possono conoscere molte cose...” sfiorandolo delicatamente con il dito, quasi volesse leggerne il futuro “... ad esempio la linea di Venere è ben tracciata e lunga... segno che siete amata e felice...” guardandola con i suoi occhi azzurri “... dunque non è certo merito mio che vostro marito sia fuori pericolo... è il Destino... piacere di conoscervi, Gwen...” con un lieve inchino “... io sono Guisgard de' Taddei...”

L'ombra si fermò ed abbassò la spada.
“Io so chi sei tu...” disse, fissando Vivian.

Abbassò la spada, e istintivamente feci altrettanto, tenendo però l'impugnatura tesa.
Poteva essere un trucco, e certo non mi sarei fatta cogliere impreparata.
"E chi sono?" Guardandolo torva "Sentiamo..".
Possibile che fosse di nuovo Armor?
Che fosse uno di loro?
Amore passato o no, l'avrei ammazzato lo stesso.

Prese la mia mano, sfiorandola con un bacio, poi sorridendo rimase ad osservarne e accarezzarne il palmo con un dito, quasi studiandolo ed io rimasi in silenzio, incuriosita, ad ascoltarlo.
Poi sorrisi riguardo la felicità.
"Già, sono amata e felice, ma non soddisfatta, non avete risposto alla mia domanda..." con un leggero sorriso "Suvvia, è semplice curiosità, null'altro..."
Poi, scoprii chi era.
"Dunque siete voi il proprietario della Taddeus?" chiesi, lievemente sorpresa.

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“Sei stata una di noi, un tempo...” disse l'uomo mascherato a Vivian.

“Si, sono io.” Disse annuendo Guisgard a Gwen. “Non siete soddisfatta? Oh, che cosa spiacevole... come potrei ovviare a ciò, ditemi? Rispondendo forse alla vostra domanda? Ma perdonatemi, sono sbadato e temo di averla dimenticata... qual'era?” Fissandola.

Risi appena, scuotendo la testa.
"No, non credo c'entri la soddisfazione o la delusione, ma solo la fisiologica sorpresa nell'incontrare una persona che fa parlare così tanto di sè, in città" sorridendo.
"Io invece" iniziai, con un sorriso irriverente "Credo che l'abbiate evitata di proposito, di nuovo... E sia... Vi avevo chiesto il motivo per cui avevate fatto tutto ciò per mio marito."

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Lo guardai stranita.
"Una degli Illuministici?" Guardandolo torva "Benedetto il giorno in cui ho perso la memoria allora..." Alzando gli occhi al cielo, sarcastica.
Ecco, ci mancava solo quello adesso.
Possibile che avesse ragione?
O era solo uno dei Montanari?

“Dunque” disse Guisgard a Gwen “sono davvero così famoso in città? Per Bacco, dovrei pensare seriamente a candidarmi al Senato allora.” Divertito. “Peccato che bisogni avere almeno sessant'anni per potervi accedere. Beh, aspetterò di essere vecchio.” Sorridendo. “Magari l'ho fatto per voi... perchè amo vedere le belle ragazze felici, sorridenti, innamorate. Infondo sono un romantico...”

“E' la verità, Clio.” Disse l'ombra a Vivian. “La verità. Per questo sai combattere così bene. Perchè sei una di noi.” Fissandola. “Il Maestro ti aspetta...”

Risi di gusto alle sue parole.
Poi, alla sua ultima frase, alla sua ennesima risposta non data, lo osservai a lungo.
"Non vi credo..." con un sorriso enigmatico.

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