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Un attimo di silenzio.
Che poi divenne un lungo istante, quasi infinito. Un silenzio infinito ed insopportabile. Gurez fissò Clio senza dire nulla. Poi, all'improvviso, fece un passo in avanti, fino a quando la punta di Damasgrada fu contro il suo petto. “Avanti, premi...” disse piano Gurez con un sorriso enigmatico “... è contro il mio cuore, il punto meno sensibile che ho... su, basta un attimo... avanti, un colpo e mi spaccherai il petto in due... ma bada di farlo bene, altrimenti sarò io ad ucciderti...” “Avanti, piantatela voi due...” seccato Dort. “Stanne fuori...” mormorò Gurez “... è una questione tra me e questo Angelo biondo, dal corpo di una fata e la mente di una sciocca marmocchia...” |
Mi sciolsi letteralmmente a quelle parole. Non si poteva dire che Jean fosse di bell'aspetto, di quella bellezza oggettiva che ti colpisce al primo impatto, ma sua dolcezza e sensibilita` non passavano inosservate.
"Bene, quando si comincia?" chiesi eccitata. |
“Quando lo deciderà il maestro, immagino.” Disse Ilamei.
“Anche subito, milady.” Fece Jean. “Magari con una lezione preliminare. Giusto per conoscere bene le conoscenze di damigella Gwen.” “Allora vi lascio la biblioteca a disposizione per le lezioni.” Sorridendo la contessa. “Per oggi no, milady.” Disse Jean. “Preferirei mettere da parte libri e quaderni per oggi. Ho visto, arrivando qui, la bellissima torre di questo palazzo. Ecco, vorrei condurre damigella Gwen lassù, col vostro permesso, contessa.” “Che richiesta singolare.” Meravigliata Ilamei. “Comunque per me non vi è problema. Prego dunque.” “Grazie, milady.” Ringraziò Jean. |
Risi appena a quelle parole di Gurz,e mi avvicinai a mia volta, sempre di più.
Finchè non fui alla distanza giusta. "Non vuoi affrontarmi da uomo?" con un sorrisetto divertito "Come vuoi..". Potevo sentire la lama accarezzare la giubba, quasi fosse la mia mano. "E io che me ne faccio di colpire la parte meno sensibile che hai?" pianissimo con gli occhi nei suoi. Ma poi invece di colpirlo con la spada, all'improvviso, gli tirai un calcio, potente, preciso, che l'avrebbe steso per un bel po'. Era sempre un uomo, dopotutto. Sarebbe stato più onorevole affrontarmi come si deve, cane.. "Non meriti la mia lama..." con disprezzo. Indietreggiai e lanciai uno sguardo agli altri nella stanza. Molti erano con me da anni, alcuni no, ma nessuno mi aveva difeso. Come dargli torto? Lui era il capo. Era riuscito a intaccare anche i miei fratelli, che mi avrebbero sempre difeso, da tutto e tutti. Probabilmente ero io che vivevo in un mondo diverso. Annuii piano. "Tenetevelo..." lanciando un'occhiata a Gurez "È evidente che questo non è più il posto per me..." con un'immensa tristezza "Buona fortuna... Non avete certo bisogno di me..". Così me ne andai, in fretta, con la morte nel cuore, da quella che avevo sempre considerato la mia casa, la mia famiglia. Ma evidentemente mi sbagliavo. Quello non era più il mio posto, e di certo non avrei mai accettato Gurez come capo, avevo sopportato anche fin troppo per il bene della causa. Ma ora era troppo, e c'erano cose che non ero minimamente in grado di tollerare. A costo di perdere tutto. |
Torre? Molto singolare, in effetti. Mi affidai comunque alle parole del maestro.
Ci congedammo dalla contessa e ci dirigemmo verso la torre. Ero sempre piu` curiosa. |
Quel calcio e Gurez cadde a terra, contorcendosi per il dolore ed inveendo contro Clio.
Poi la ragazza andò via tra lo stupore generale. “Ehi, aspetta...” disse Dort dopo averla raggiunta e bloccata “... ma cosa stai facendo? Molli tutto così? Per uno scatto d'orgoglio? Così tieni alla nostra causa? Facendo in questo modo sarà solo Maruania ad uscirne vincitrice!” |
Jean portò Gwen sulla torre del palazzo.
Era ormai sera e solo da poco il crepuscolo aveva abbandonato la campagna di Nuova Camelot, liberando così le stelle del suo cielo tra i misteri dell'oscurità. “L'aria è fresca e gradevole...” disse il maestro “... provate a chiudere gli occhi, respirate profondamente e liberate la mente da ogni altro pensiero che non sia questa sera e le sue fattezze... ecco... ora senza aprire gli occhi ditemi cosa vede la vostra immaginazione... lasciatevi andare e parlate a ruota libera... siamo solo io e voi, non temete dunque...” |
Alzai gli occhi su Dort.
"Maruania ha già vinto se nessuno di voi ha compreso quanto profondamente mi abbia insultata, e quanto sia indegno di guidare questa impresa... Per che cosa combattiamo allora? Perché comportamenti del genere siano accettati? Oh, a Maruania non farebbero scandalo, ma è proprio per questo che la combattiamo!" con un'infinita tristezza "E se questa è la dimostrazione della fratellanza di cui abbiamo sempre vaneggiato.. allora erano solo parole, illusioni..." con un leggero sorriso triste "Tu più di tutti sai che per me l'Onore è la cosa che più conta, e non posso restare dove viene messo in discussione continuamente... mi dispiace, ma sono troppo delusa, troppo schifata.. e comunque io sto lasciando voi, non la causa... continuerò a combattere a modo mio... Andrò da Guio.. ma non posso più stare qui..." scossi la testa. "E dire che era casa mia..." mormorai, cercando di trattenere il nodo alla gola, sapevo di avere gli occhi lucidi, ma finsi di non farci caso, dovevo andarmene, non potevo restare molto "I compromessi non son mai stati il mio forte.." con un leggero sorriso "Buona fortuna..". Perché era così difficile da capire, perché mi sembrava di parlare una lingua diversa, che nemmeno chi avrebbe dovuto sostenermi capiva. Avevamo vissuto praticamente insieme per anni, condiviso esperienze di ogni tipo, eravamo legati più che molti altri. O forse mi ero immaginata tutto? Già, forse era così. Forse era stato un sogno, un'illusione a cui avevo voluto incredibilmente credere. A cui avevo votato tutta me stessa. E che mi aveva ferito, più di quanto potessi immaginare. Mi accorsi di non essermi mai sentita tanto sola in vita mia, che sola lo ero stata per la maggior parte del tempo. E di solito la cosa non mi pesava affatto. Chi riusciva a comprendermi meglio di me stessa? D'altronde ero fatta così, buona o cattiva, non sarei certo cambiata per far piacere a loro. Così ripresi il mio cammino. |
L'aria era molto gradevole e le stelle brillavano luminose. Ad un certo punto, Jean mi disse dichiudere gli occhi e lasciarmi guidare dall'immaginazione.
Cosi`, chiusi gli occhi, respirai a fondo e pensai solo a questa serata, tiepida e piacevole. "Quest'aria fresca e leggera mi fa pensare alle serate d'estate che trascorrevo in riva al lago. Non si sentivano rumori, se non il suono dei grilli e non vi era altra luce al di fuori di quella della luna piena. Era grande e luminosa e lasciava una stupenda scia a riflettersi sull'acqua. Vedo anche delle lucciole, che al tramonto iniziano a brillare frenetiche e a sfrecciare come stelle cadenti. E` tutto cosi`.......... magico" dissi, ridendo piano. Era vero: tutto diventava magico, sebbene non fosse stato compiuto alcun incanto. |
Dort non si diede per vinto e rincorse Clio.
“E' fatto così, lo sai...” disse “... insulta tutti... anche a me manca spesso di rispetto, ma è coraggioso e leale e non tradisce, per questo tutti lo seguono... e quel ragazzo prigioniero? Abbandoni anche lui? Resta almeno per tentare di liberarlo... ti prego, Clio... sei l'unica che può entrare nella casa del Vice Procuratore... resta per aiutarci a salvarlo e dopo, se vorrai, sarai libera di andare via...” |
Jean ascoltò Gwen e sorrise.
“Molto bene...” disse “... è importante vivere il luogo in cui abitiamo... continuate a respirare e la sua magia, con i suoi sapori, i profumi, i suoni, vi raggiungerà...” chiudendo anche lui gli occhi “... respirate... respirate a lungo ed assaporate il profumo delle eriche, dei trifogli selvatici e dei primi frutti maturi... lasciatevi andare all'odore della campagna notturna, guidata dal musicale gorgoglio di quel ruscello che scorre laggiù... ascoltate il debole fruscio del vento tra le foglie che vibrano come sonaglini e fatevi rapire dall'incanto e dallo scintillio delle stelle... questa è Nuova Camelot...” |
Lo ascoltai. Dall'inizio alla fine, perche era semplicemente impossibile non farlo.
Prestai attenzione ad ogni profumo, suono o rumore che ci circondasse. Lo facevo spesso durante la meditazione, andando appositamente nei boschi, ma stavolta era diverso. "E` incredibile" dissi, con un po' di emozione nella voce e gli occhi ancora chiusi. |
“Questa spada” disse Ozilon ad Altea “non significa nulla. Anzi, a giudicare da essa potrebbe appartenere a chiunque. Io mi intendo di spade e posso assicurarvi che è una comune spada come quelle che si trovano ai vecchi mercati in buone quantità.”
I tre poi si separarono e continuarono a cercare. Altea imboccò un corridoio e le parve quasi di vedere qualcosa. Suggestione? Forse. Continuò fino a quando udì qualcosa. Era vago e lontano. Sembrava però una voce. La voce di una donna che rideva. |
"O certo, posso entrare nella casa del Vice procuratore... Ti ci metti anche tu adesso?" sarcastica "Ma ti svelerò un segreto, potrebbe farlo qualunque ragazza... magari una di quelle che va a genio al tuo capo..".
Alzai gli occhi al cielo. "Se tu accetti di farti mettere i piedi in testa sono affari tuoi, io l'ho sopportato anche troppo, sono stanca.... Voi mi conoscete come chiunque altro... Cosa ti aspetti che faccia? Che mi lasci insultare in quel modo vergognoso?" scossi la testa "No, Dort, la situazione è davvero insostenibile, devo fidarmi ciecamente di chi combatte con me, questo ci ha sempre insegnato Guio... e non posso combattere al suo fianco... no.." possibile che non capisse? "Per l'amor del Cielo hai sentito una parola di quello che mi ha detto?" adesso cominciavo ad infuriarmi seriamente. Adesso ero io che dovevo lasciar perdere. Come se fosse possibile. Dovevano aver conosciuto una Clio incredibilmente diversa se pensava quello. "In che mondo dovrei rispettare, e accettare come capo per di più un uomo che si permette di parlarmi in quel modo? No, con lui non voglio avere più niente a che fare.." lanciai un'occhiata malinconica al casolare "Vi avrei detto o lui o me, ma ho avuto la decenza di farmi da parte io... se volevate me mi avreste difeso... adesso è troppo tardi, e troppo comodo.." sospirai "Vedrò che posso fare per quel ragazzo... ma sappi che se lo vedo, stavolta finisce male.." sbottai. Ero davvero esasperata. "In ogni caso io lì non ci torno.." lanciando un'occhiata al casolare "Se vuoi radunare qualcuno e portare a termine l'operazione va bene.... ma ci organizzeremo altrove, e poi andrò per la mia strada..". Ero davvero distrutta e disorientata. |
“Aprite pure gli occhi ora...” disse Jean a Gwen e l'incanto della sera tornò davanti agli occhi della ragazza “... un'antica poesia bucolica racconta di come per ogni donna ci sia un fiore e che in esso sia racchiusa l'essenza di quella donna... qual'è il vostro fiore preferito, damigella?”
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Dort ascoltò Clio e prima che lui potesse dire qualcosa, all'improvviso, arrivarono due uomini.
Erano quelli che Dort aveva inviato per spiare la casa del Vice Procuratore. “Vi ascoltiamo...” disse ai due Dort. “La casa solitamente è sempre ben sorvegliata” spiegò uno dei due “ma stasera sono rimaste solo due sentinelle che compiono giri regolati attorno all'edificio. Sono armati ma essendo solo due impiegano circa un quarto d'ora per compiere una ronda completa.” “Si vede che vuol restare solo con te il nostro uomo...” Dort a Clio. |
Riaprii gli occhi e tornai alla realta`.
"Il mio fiore preferito? Adoro la lavanda. Amo il suo profumo particolare e tutte le sue diverse sfumature" risposi. |
Se c'era una cosa che odiavo, era non ricevere risposta.
Allora stavo zitta, no? Già, probabilmente avrei fatto meglio, visto che nessuno sembrava capire quello che dicevo. Probabilmente parlavo una lingua diversa dalla loro. Ascoltai gli uomini e Dort con un'espressione indecifrabile. "E io che ti avevo detto?" Alzando gli occhi al cielo "Facciamola finita, per quel ragazzo.." sospirai "Serve un bel piano...". |
“Grazie, Clio...” disse Dort, per poi sorriderle.
Dort era saggio e coraggioso, ma gli mancava quell'audacia e quella risolutezza tipica di chi è nato per comandare. Si era unito alla ribellione perchè amava la pace e la giustizia, ma in sé non vi era l'animo del vero soldato, anche se, a causa della situazione, non si era mai tirato indietro in battaglia. “Direi di fare così...” mormorò poi a Clio “... tu raggiungerai la casa di quel funzionario e darai inizio alla recita... io e questi due resteremo fuori ed al momento giusto metteremo fuorigioco le due sentinelle... a quel punto attenderemo che tu, dall'interno, ci aprirai... ovviamente dopo che avrai sistemato quell'uomo...” le diede una fiala “... al momento giusto fagli bere questa e lui cadrà a terra come una pera cotta...” |
“Lavanda...” disse Jean a Gwen, per poi fissare la campagna silenziosa e selvaggia “... nel linguaggio dei fiori simboleggia l'indifferenza... per qualcuno può dunque sembrare un fiore oscuro, ma in realtà la diffidenza è spesso la prima prova che un innamorato deve vincere per raggiungere il cuore dell'amata... la lavanda è dunque il fiore del coraggio e della determinazione, capace di aprire anche i cuori più indifferenti e sospettosi...” tornò a guardare Gwen “... domattina, prima di cominciare la nuova lezione usciremo per la campagna a cercare questo fiore e voi comporrete versi una volta che l'avremo trovato.” Sorridendole.
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"E poi?" allargai le braccia "Che ne faremo di lui? Come lo porterete via, dove lo terrete?" sbuffai.
Ero davvero esasperata. "Beh, queste sono cose che dovete vedere voi..." tagliai corto "Ma bada di avere un piano decente per tutte le evenienze... io vado a casa a cambiarmi, c'è ancora tempo.." secca. Ero incredibilmente stanca e delusa, disorientata, distrutta. Non avevo nemmeno mangiato. Non vedevo l'ora di andarmene da lì, di lasciarmi alle spalle tutto quello che mi sembrava un incubo senza senso. Forse avevo vissuto in una favola per tutti quegli anni, se non conoscevo le persone che avevo avuto accanto ogni giorno. Forse avevo immaginato ogni cosa. Doveva essere così, non c'era altra spiegazione. E non mi ero mai sentita così ferita, probabilmente perché non c'era nessuno a cui tenessi così tanto. Perché a volte sono le persone di cui più ti fidi quelle che ti feriscono maggiormente. Ora ero davvero sola, tanto valeva rimanerlo. Almeno di me potevo fidarmi. Chiusi gli occhi, cercando di concentrarmi sulla scelta del vestito da mettere quella sera. Anche perché piangere in mezzo alla strada non mi andava proprio a genio. |
“Con le sentinelle fuorigioco” disse Dort a Clio “sarà semplice portarlo fuori da lì, in un luogo sicuro dove metterlo poi sotto torchio. Se riusciremo, non solo libereremo quel ragazzo, ma daremo un bel colpo a Maruania. Su, va a prepararti. Ci ritroveremo qui fra tre quarti d'ora.”
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“Io invece sono diretto a Nuova Camelot...” disse l'anziano a Parsifal “... dunque la mia meta è di strada per raggiungere la vostra... se volete, allora, si potrebbe fare lo stesso cammino insieme... accettate?”
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Già, senza di me...
Mi limitai ad annuire a Dort e andarmene, finalmente. Casa mia non era molto lontana, e fu un sollievo chiudere la porta dietro di me, chiudere tutto il mondo fuori da quelle mura. E crollare, crollare a terra, appoggiata alla porta, come non avevo potuto fare davanti a Dort. Crollare come era crollato tutto il mio mondo e le mie certezze. E piangere, fino a non avere più lacrime. Cos'avrei dato per una parola di conforto in quel momento. Una soltanto. Ma ormai era ovvio che non ne avrei avuta mezza. E ti stupisci? Incredibilmente era così, errore che non avrei ripetuto in futuro. Potevo contare solo su me stessa. Avanti, Clio.. ripigliati, su.. Un sospettoso Nero fece capolino dalla cucina e mi si avvicinò, posandosi incurante sulle mie gambe. "Ciao bestiaccia.." sorrisi, accarezzandolo piano, grata che almeno lui ci fosse. Che almeno lui mi fosse vicino. Non hai tempo da perdere, su.. Mi alzai, e preparai qualcosa da mangiare, dopodiché mi diedi una ripulita per poi ispezionare l'armadio. Alla fine scelsi un particolare abito nero, lungo e drappeggiato, con l'unica manica in pizzo nero, e la scollatura impreziosita da borchie dorate. Un paio di scarpe nere, eleganti ma sufficientemente comodi, anche per nascondere un paio di pugnali, e un corto mantello nero con cappuccio. Raccolsi i capelli in un raffinato chignon usando uno spillone che poteva tranquillamente essere un'arma, ma non indossai altri gioielli. Ero pronta, e tornai da Dort e gli altri. |
Clio si preparò per l'occasione e uscì di casa, per tornare da Dort e gli altri sul luogo dell'appuntamento.
Ma mentre raggiungeva quel posto, sempre accompagnata dai commenti e dalle proposte, poco cortesi e cavalleresche, di giovinastri per le strade (sia uomini che donne), ad un tratto vide entrare in città, da una stradina laterale, un buffo carrozzone, adornato di cianfrusaglie di ogni genere e con due buffi individui sui sedili di guida. Era quello che la gente chiamava turbocarro, essendo alimentato a carburante e non trainato da cavalli. E proprio il suo curioso andamento, cigolante e traballante, lo rendeva grottesca ed assurdo insieme. “Perdonate...” disse a Clio uno dei due conducenti, vestiti entrambi con abiti farseschi, “... potete indicarci una stazione di servizio o una locanda dove poter fare rifornimento?” Col suo accento straniero. |
Ormai non sentivo nemmeno le pittoresche e luride voci di Maruania.
A quelle ero abituata, e non me ne curavo. D'un tratto vidi un curioso turbocarro, che entrava in città. E mi chiesero informazioni. "Salve.." sorrisi "Sì, guardate..." e spiegai ai due uomini dove si poteva trovare la locanda più vicina "Non potete sbagliare, buona giornata...". |
I due uomini sul turbocarro seguirono con lo sguardo la direzione descritta loro da Clio, ma restarono visibilmente perplessi.
“Purtroppo siamo forestieri e conosciamo poco o niente questa città...” disse uno dei due alla ragazza “... in verità ci hanno intimato di andar via, o vi era il rischio di spedirci al fresco... per questo cerchiamo con una certa fretta di far rifornimento... voi non potete, per gentilezza, magari accompagnarci? Non vi ruberemo molto tempo... anche perchè non ne abbiamo neanche noi...” |
Eh sì, è una città davvero ospitale la nostra...
Sorrisi ai due, ci mancava altra gente al fresco. In effetti nemmeno io avevo molto tempo, ma una donna può anche farsi attendere ad un appuntamento galante, dopotutto, e non avevo tutta questa voglia di vedere Dort e gli altri. "Volentieri.." sorrisi "Seguitemi.." dirigendomi verso la strada dove c'era la locanda "Da dove venite?" alzai gli occhi su di loro, incuriosita. |
I due furono lieti di vedere Clio così gentile e disponibile.
E subito le chiesero di salire sul turbocarro, attenti però che quel suo bel vestito non andasse rovinato. “In realtà” disse uno dei due “non abbiamo un luogo da poterlo definire casa. Siamo attori girovaghi e viaggiamo da città a città, mettendo in scena i nostri spettacoli. Qui però, a Maruania, la nostra satira sembra non essere molto gradita ed il Vice Procuratore ci ha tolto la licenza e minacciato di arrestarci... comunque io mi chiamo Sbriz, specializzato nel ruolo di forzuto nei vari spettacoli e questi” indicando il suo amico “è Loi, abile come nessun altro ad impersonare la figura del servitore saggio e pacato. Il resto della compagnia è nel carro. Ed il vostro nome?” Chiese poi a Clio. |
"Attori girovaghi?" Sorrisi "Oh ma che bello... Eh, già.. Questa è una città... Come dire... Particolare, ecco..." Alzando appena gli occhi al cielo.
"Piacere di conoscervi, il mio nome è Clio..". |
“Piacere, Clio.” Dissero in coro Sbriz e Loi.
“Ehm, così, per curiosità...” fece poi Sbriz “... andate in giro sempre così elegante?” Guardando il vestito. “O siete attesa ad un appuntamento galante col vostro amato?” “Idiota!” Lo riprese Loi. “Sono domande da farsi?” Fissò poi Clio. “Perdonatelo, non è un cattivo soggetto. Solo un po' ingenuo.” E finalmente giunsero alla locanda indicata da Clio. "Ora faremo rifornimento e ripartiremo!" Raggiante Sbriz. "Dimentichi che senza licenza non possiamo esibirci, nè dunque guadagnare..." mormorò Loi. |
Sorrisi a Sbriz "Fuochino... Ho un appuntamento sì, ma niente amato..." Alzai le spalle.
E dovevo anche andarci. Eravamo arrivati, non potevano restare. "Beh, mi spiace che non possiate esibirvi qui, vi auguro di trovare una città che vi dia la licenza.." Sorrisi "Io ora devo andare, però..". |
“Se avete fretta” disse Sbriz a Clio “magari possiamo condurvi noi al vostro appuntamento. Farete di certo prima. Il tempo di fare rifornimento.”
Intanto Loi saltò giù dal turbocarro e chiamò il locandiere per il carburante. |
Sorrisi piano ai due.
"Oh, siete gentili ma non occorre.. in realtà mi avete già avvicinato, e mi piace camminare.." gentilmente. Ci mancava solo che conducessi degli estranei nei pressi del casolare. Sembrava gente a posto, ma la prudenza non era mai troppa. Sperai per loro che si lasciassero la città, per trovare lidi più osptali. Ma per quanto ne sapevo potevano essere inviati del Vice Procuratore per controllarmi. Non era uno sprovveduto, dopotutto. Sperai vivamente di no, perché sembravano brave persone, ma la fiducia nel prossimo era un lusso che non potevo permettermi. |
"Perfetto. Sono sicura che sara` una piacevole mattinata" sorridendogli.
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Guardai la spada pensando alle parole di Ozilon..era una spada nobiliare si era detto e si vedeva dalle fattezze..e aveva detto si trovava nelle bancarelle del mercato? Scossi il capo..eh no..i nobili si fanno fare le spade dai fabbri mica le comprano alle bancarelle del mercato.
Poi vidi l' ombra...non era nulla...oh, ma non potevo crederci..io così fredda e tranquilla potevo mai farmi prendere dalla suggestione di quel luogo? Anzi...ne ero attratta dall' aspetto gotico. Mi fermai un attimo a pensare...il misterioso personaggio aveva, stranamente, deciso di non lasciare più traccia di sè...era normale..mia mamma diceva molte persone cambiavano le idee come cambia la direzione del vento, non era il mio modo di pensare...altrimenti non sarei stata tanto stupida da vagare in un castello diroccato a cercare non si sa cosa. A conti fatti..tornando al personaggio misterioso si sapeva che era un devoto a San Michele Arcangelo, amava la frittata a differenza di me che la detestavo..e poi non si sapeva se questa spada era nobiliare o un tarocco in pratica..come tutta questa storia. Ad un tratto sentii ridere una donna da lontano..chi mai poteva essere. Non certo Shaile poichè odiava Jade e non gli rivolgeva nemmeno la parola, e nemmeno Jaime che era seria come Andro. Alzai le spalle..continuiamo..tutto al pù troverò le camere..e vidi delle scalette di pietra che portavano al piano superiore..ma certo..facciamoci questo giretto panoramico del castello, non trovavo nessun senso in quello che stavo facendo..e riguardai la spada.."Eppure sembra quella del mio bel ribelle dagli occhi azzurri e misteriosi..ma no..è solo suggestione Altea". Salii le scale e mi trovai al piano superiore e iniziai a gironzolare per il corridoio. |
“Come volete.” Disse Sbriz a Clio, mentre Loi pagava il locandiere per il rifornimento.
Ad un tratto dal turbocarro uscì un altro individuo. Era giovane, alto, robusto e dall'aspetto bonario. “Dunque?” Rivolto a Sbriz e a Loi. “Fatto rifornimento?” “Si, ora ripartiamo.” Annuì Loi. “La destinazione è decisa, no?” Chiese il giovane. “Si, Nuova Camelot.” Fece Sbriz. “Ah, ti presento Clio, ci ha aiutato a raggiungere questa locanda...” indicando la ragazza che era sul punto di andarsene “... questi è Orden, specializzato nel ruolo del giovane scanzonato ed amante della musica.” “Piacere.” Orden a Clio. “Come faremo con la licenza?” Domandò poi ai suoi due compagni. “Non ne ho idea...” mormorò Loi. “E se andassimo a chiedere scusa al Vice Procuratore?” Propose Sbriz. “Non dire sciocchezze!” Lo riprese Loi. “Quell'uomo ci detesta e meno lo vediamo, meglio è!” |
Sorrisi appena, e salutai il nuovo venuto.
Ah, sì.. proprio non ve lo consiglio il Vice Procuratore.. Mi spiaceva per la loro licenza, ma certo non c'era nulla che potessi fare, anche se stavo per vedere il Vice Procuratore. Oh, Nuova Camelot! Come vi invidio... "Avete forse offeso il Vice Procuratore?" con aria vagamente divertita "Allora immagino vi convenga lasciare al più presto la città...". |
Gwen e Jean tornarono dalla contessa.
Così Ilamei e la sua dama di compagnia si misero a tavola e la contessa invitò il maestro a far loro compagnia. “Dunque...” disse la donna “... com'è andata la prima lezione?” Mentre i servitori portavano la cena in tavola. |
Altea prese a salire le scale di quel maniero fatiscente, mentre la sera era ormai calata ed il buio aveva invaso le antiche murature del castello.
Si udivano rumori strani, suoni vaghi e lontani, spifferi ed echi simili a voci, ma forse erano solo di uccelli notturni. La gitana vagava in cerca di quell'intruso, mentre Ozilon e Shamon giravano altrove. E ad un tratto Altea si ritrovò davanti ad muro che impediva di andare oltre, con alcune misteriose parole incise sulla pietra: “Senza sosta fuggi l'Amore o la Gioia lo muterà in dolore” |
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